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Diamanti acquistati in banca: la tempesta è passata?

La vicenda dei diamanti venduti da alcune banche ai propri clienti è un argomento tabù, specialmente per chi come me li tratta per lavoro. Tuttavia continuo a credere che spiegare correttamente i fatti sia un’opportunità e non un rischio.

 

Com’è nata l’idea di vendere diamanti in banca

 

In breve: alcune banche commerciali si sono accorte che investire in queste gemme poteva essere un’idea vincente.

Fin qui tutto bene, molte banche lo hanno fatto e continuano a farlo con una sostanziale differenza: sono banche d’affari e non commerciali.

I clienti di una banca d’affari sono fondi di investimento e multinazionali, non privati. In tempi non sospetti, prima del famoso servizio di Report, ne avevo già parlato in questo articolo.

Le banche commerciali non hanno scelto di investire direttamente in diamanti ma hanno proposto questa attività ai loro clienti, servendosi di due grosse aziende specializzate.

Nuovamente, fin qui tutto bene anche perchè le pietre vendute erano di qualità elevata e con certificati prestigiosi.

 

Dove nasce il problema

 

Come spesso capita le sorprese arrivano al momento del conto! Ma perchè?

Immaginate di andare in banca per comprare una pietra da 1 ct., colore D, purezza IF, in altre parole il meglio possibile.

Benissimo: secondo il listino usato da alcune banche bastano 48.705 € ed il diamante è vostro, addirittura ne bastano 48.049 se capitate nella banca che vende i diamanti dell’altra società.

Se un cliente mi chiedesse la stessa identica pietra al cambio di oggi la venderei a 20.238 €, iva compresa.

 

Ecco il problema: un sovrapprezzo del 140% (o 28.467 € che colpisce molto di più)

 

Perchè questa differenza? Ad oggi sono state proposte le motivazioni più fantasiose, tra le più note il costo dei servizi aggiuntivi offerti, come la garanzia di riacquisto.

Purtroppo questa garanzia non è mai stata prestata. Il servizio promesso era il “mandato a vendere”, cioè l’impegno di provare a vendere la pietra sul mercato ad un determinato prezzo, senza garanzie di successo. Questo servizio è lecito e proposto da molti operatori ma non è una “garanzia di riacquisto”.

Scoperto il sovrapprezzo molti clienti si sono preoccupati e hanno cercato una soluzione. Alcuni sono riusciti ad esercitare il diritto di recesso, altri hanno minacciato il disinvestimento dell’intero patrimonio in caso di mancato rimborso. E tutti gli altri dove sono finiti?

Alcuni mi ha chiesto informazioni e, purtroppo, ho dovuto dargli una risposta brutale: “l’unico modo che avrei per farvi recuperare i soldi spesi sarebbe passare la “patata bollente” ad un altro cliente e non voglio farlo”.

Perchè? Un semplice calcolo rivela l’enormità del problema: come ho scritto sopra posso vendere quel diamante perfetto a 20.238 €, ovvero 16.588 € + iva.

Sono un commerciante quindi l’utile che ho sulle vendite è il mio stipendio. Secondo l’Agenzia delle Entrate il mio margine minimo dovrebbe essere del 50% (purtroppo non è così, anche se sarebbe bello, ma usiamolo per i calcoli).

Il prezzo massimo che potrei pagare per quella pietra sarebbe di 11.058 € che, aggiungendo l’iva per onestà, diventano 13.490 €: una perdita per il cliente del 72%!

 

Cosa posso fare adesso

 

Oltre alle soluzioni indicate prima resta solo l’azione legale, meglio se di gruppo tramite le associazioni dei consumatori, facendo leva sull’informazione fornita dal venditore come non sufficiente o ingannevole.

Queste aziende, di concerto con banche e associazioni dei consumatori stanno cercando di creare un organismo di conciliazione per risolvere la situazione ma, ad oggi, la situazione appare nebulosa.

 

È finita qui?

 

Per il singolo cliente forse sì ma non per il sistema. Parlando con un fornitore ci siamo chiesti cosa capiterebbe se tutti i clienti che hanno acquistato diamanti in banca li restituissero e volessero essere rimborsati. Una delle società interessate ha dichiarato di aver venduto 1,5 miliardi in diamanti ad oltre 70.000 clienti, per l’altra società non sono riuscito a trovare dati affidabili ma è presumibile che l’ordine di grandezza sia simile.

Premesso che un diamante, come ogni altro bene, può essere venduto solo al prezzo che il mercato decide si pongono due problemi:

  • chi assorbirà la quantità di diamanti restituita?
  • chi si farà carico della perdita, stimabile al 70%?

Certamente non sarà il mercato ad assorbire questo surplus, considerando anche che non ha alcuna responsabilità per questa operazione. Si cercherà di accollare la perdita al cliente utilizzando le già abusate motivazioni sulle condizioni di mercato e sull’eccesso di offerta ma, come ho scritto qui, anche se il mercato si sta riprendendo non lo fa certo a prezzi “fantasiosi” ma a prezzi di mercato, appunto

Quindi sia le perdite esorbitanti che i diamanti in eccesso dovrebbero essere assorbiti dalle banche e dalle società che hanno venduto queste gemme meravigliose a prezzi troppo elevati. In ultima analisi sono loro i responsabili di questa situazione e sarebbe giusto che se ne facessero carico anzichè provare a spalmare sulla collettività il costo delle loro azioni.

Speriamo che questo auspicio non resti un sogno ma che o per senso di responsabilità o per intervento di legge diventi realtà.

 

Meglio stare alla larga dai diamanti?

 

No è l’unica risposta possibile perchè sono e restano un valido strumento per proteggere parte del patrimonio a patto di avere tutte le informazioni necessarie. Smettereste di comprare case perchè c’è stata una bolla speculativa? Oppure cerchereste la casa perfetta per voi rivolgendovi a chi vi spiega tutti gli aspetti del mercato con professionalità e trasparenza?

Paolo Genta

La carta d'indentità di un diamante

Vero o falso? Il dilemma dei diamanti sintetici

Lo scorso ottobre ho scritto un articolo sui diamanti sintetici e qualche giorno fa ho avuto modo di ascoltare le impressioni di alcune persone che lo avevano letto.

È stata una grande opportunità perche ho capito di aver trascurato un aspetto importante: la percezione dei diamanti sintetici da parte dei clienti.

L’argomento principale della conversazione riguardava proprio i dubbi sulla possibilità di riconoscerli e i dubbi ancora più grandi sulla professionalità dei venditori che affermavano che era impossibile distinguerli senza costosissime analisi.

Iniziamo con un’affermazione importate:

 

I diamanti sintetici sono riconoscibili

 

Anche se chimicamente uguale ai diamanti naturali i sintetici sono costruiti in laboratorio dall’uomo.  E proprio la mano dell’uomo lascia tracce fisiche e chimiche che ne permettono l’identificazione. Allora perchè i clienti hanno questa paura?

Semplice: perchè non hanno tutte le informazioni necessarie per fugare i loro dubbi.

Esistono strumenti capaci di individuare senza errori le pietre artificiali ma, essendo molto costosi, sono usati solo dagli istituti gemmologici.

Ed ecco la soluzione: acquistare pietre certificate. Sembra un suggerimento banale ma non lo è.

Quando vado a comprare un qualunque oggetto io per primo mi servo da chi, per esperienza, reputazione o passaparola, mi ispira fiducia. Se non ho informazioni sul venditore allora chiedo una garanzia (e spesso la chiedo comunque!).

Il mio ragionamento è semplice: sono disposto a spendere del denaro per un oggetto ma solo se corrisponde a quanto promesso dal venditore.

Perchè per un diamante o un gioiello dovrebbe essere diverso? I sintetici e le contraffazioni esistono in tutti i campi. Non per questo smettiamo di comprare cibo, vestiti, oggetti, viaggi. Abbiamo imparato a fare attenzione e a valutare i venditori.

Nella stessa conversazione si parlava del dubbio sull’autenticità del certificato. “E se poi mi rifilano un certificato falso?”

Anche in questo caso la tecnologia ci aiuta:

 

I certificati si possono controllare online.

 

È un servizio offerto dai tre istituti gemmologici più famosi: Igi, Gia e Hrd. Ogni loro certificato ha un numero. Per sapere se è originale basta collegarsi al sito, inserirlo e verificare che le informazioni siano le stesse del cartaceo.

Ecco i siti dove verificare: IGIGIAHRD

Potete inserire il numero di un certificato già in vostro possesso oppure verificare i seguenti:

  • IGI 296721306: ct. 2.12, colore G, purezza VVS1
  • GIA 2185421482: ct. 8.49, colore D, purezza FL
  • HRD 170003127741: ct. 4.36, colore N-O, Purezza VS2

L’ultimo dubbio è il costo. Non è necessario accendere un’ipoteca e spesso il costo del certificato è ampiamente ripagato dalla certezza sulle caratteristiche del diamante.

Il primo certificato che vi ho indicato è relativo ad una pietra che, al cambio attuale, ha un prezzo di circa € 42.000, la sua certificazione è costata € 400: meno dell’1% del valore!

Avere dubbi è naturale, spesso è anche sano perchè ci porta alla prudenza ma le risposte esistono e, se voglio conquistarvi come clienti, devo darvele. Adesso voi sapete cosa chiedere.

Paolo Genta

Diamanti sintetici: sono un pericolo?

Spesso sentiamo parlare di diamanti sintetici come di una minaccia che distruggerà il mercato dei diamanti.

È già successo in passato, si è cercato di sostituire i diamanti naturali con altri minerali trasparenti, con vetri e cristalli, con la Moisanite e con il “cubic zirconia”, pietre create in laboratorio che hanno penalizzato i magnifici zirconi naturali anzichè che i diamanti.

Oggi è il turno dei diamanti sintetici. La tecnologia permette di costruirne di magnifici a costi inferiori alle pietre naturali.

 

Allora perchè non sfondano sul mercato?

 

Perchè anche se è sempre più diffusa la cultura dell’imitazione tutti noi siamo stregati dal fascino dell’autentico. Per quanto ci piaccia apparire la nostra passione più profonda si ferma dove sente il vero. Può essere irraggiungibile ma lo ammiriamo, gli diamo valore e ci attira.

Victoria’s Secret Fantasy Bra 2012 – Model: Alessandra Ambrosio

Anche un colosso mondiale come Victoria’s Secret ha scelto di mettere sul suo iconico “Fantasy Bra” pietre colorate e diamanti rigorosamente naturali.

Famosi gioiellieri, case di moda prestigiose e tutte le aziende del lusso spesso usano pietre coreografiche anche se di modesto valore ma non cedono mai alla lusinga dei diamanti sintetici.

I clienti li percepirebbero come dei falsi, delle imitazioni che sminuiscono la soddisfazione dell’acquisto.

La tentazione di comprare un diamante sintetico è frenata dalla certezza che non sarà mai rivendibile. La possibilità di essere scoperti se lo si fa passare per naturale aumenta con le dimensioni della pietra.

Il pensiero poi va subito al prezzo ma la triste sorpresa è che anche se meno costosi (circa il 35% in meno) delle gemme naturali i diamanti sintetici non sono certo regalati.

Spesso vengono proposti come tali altre pietre che imitano il diamante.

Il vero pericolo è l’uso di questi sintetici per i pavè. Immaginate quanto è difficile valutare l’autenticità di tutti i diamanti di quest’anello…sono centinaia!

Questo però è il mio compito: selezionare lotti di diamanti non solo belli ma tutti naturali per poter costruire gioielli realmente autentici e garantire a voi la tranquillità dell’acquisto.

Lo scrivo spesso: non è necessario spendere un capitale per un gioiello. L’importante è scegliere qualcosa di bello e autentico.

Chiamiamo gioiello un oggetto vero che ci sappia emozionare. Anche se monta pietre comuni devono essere naturali altrimenti qualcosa in noi ci avverte che stiamo sbagliando.

Paolo Genta

Il valore della fiducia si costruisce

Il valore del cliente perfetto

Individuarlo è un’operazione di marketing vitale, il suo valore è inestimabile. Conoscerlo è il sogno di imprenditori e professionisti. Servirlo e soddisfarlo certifica una carriera costruita con serietà.

Per conquistarlo io per primo devo offrire alcuni servizi che sono anche i diritti del cliente:

  • Informazione: adeguata alle domande, veritiera ed esaustiva.
  • Qualità: la migliore possibile per il budget che mi viene dato.
  • Convenienza: la concorrenza di prezzo esiste quindi devo affrontarla.

E il cliente? Quali obblighi ha? Pochi in effetti ma importanti. Il principale è quello di saper cosa chiedere.

Sembra strano ma questo punto davvero strategico spesso viene affrontato con gravi errori di comunicazione.

 

Le domande classiche sono: qual è il valore di questa pietra? Quanto vale?

 

Sono poche parole apparentemente innocue che hanno causato problemi a non finire.

Questo perché chi deve rispondere spesso non resiste alla tentazione di spandere letame su lavoro altrui andando così a ingrossare le fila di chi giura che se solo lo avesse saputo prima avrebbe fatto il lavoro per la metà.

Frase pronunciata sempre dopo che il lavoro lo ha già fatto qualcun’altro, mai quando gli è richiesto un preventivo.

 

La domanda giusta dovrebbe essere: quanto mi costa questa pietra?

 

La differenza tra valore e costo è abissale:

  • Quando fornisco un prezzo comunico che ho realmente la merce richiesta e che accetto di cederla per l’ammontare dichiarato.
  • Se parlo di valore comunico un importo teorico slegato sia dalla reale disponibilità del bene sia dalla mia intenzione di venderlo.

Chi mi segue da più tempo avrà intuito che quanto sopra è frutto di un’esperienza diretta con un cliente che si è sentito truffato a causa di una maldestra perizia.

In breve e senza facili polemiche: tempo fa ho contattato un imprenditore edile per un lavoro e, per coincidenza, nella stessa occasione l’imprenditore ha deciso di acquistare una pietra per la moglie.

Ci accordiamo per un generoso sconto reciproco e, entrambi soddisfatti, concludiamo l’accordo. Il lavoro edile viene effettuato, la pietra consegnata.

Il problema è nato quando un collega, interpellato dagli acquirenti, ha dichiarato: “il valore di questa pietra è la metà di quanto avete pagato”.

Avrei sperato che il mio cliente chiedesse subito: “Lei dice che mi può vendere una pietra identica a questa alla metà?”

Invece si è precipitato da me e, arrabbiatissimo, mi ha chiesto legittime spiegazioni.

Anni di esperienza mi hanno insegnato che fornirle in prima persona sarebbe stato inutile e controproducente.

Quindi davanti al cliente ho chiamo il mio fornitore e, in vivavoce, ho spiegato la situazione. La risposta è stata lapidaria:

  • Ritira la pietra e restituisci il denaro.
  • Condizione: di al cliente che compri dal collega tutte le pietre disponibili, al prezzo indicato nella perizia, sarò felice di riacquistarle subito con una provvigione del 20%.

Ero certo della qualità della pietra venduta e della convenienza del prezzo nonché dell’infondatezza della perizia (ovviamente non scritta) ho quindi girato l’offerta all’imprenditore.

 

Rassicurato dalle spiegazioni ha deciso di tenere la pietra.

 

Ironia della sorte il lavoro edile commissionato ha presentato dei difetti e quindi la necessità di una riparazione secondo la garanzia prestata.

Dopo un’iniziale disponibilità a risolvere il problema e mille telefonate e appuntamenti saltati come da previsioni e da manuale salta fuori il problema: “Io non lavoro né riparo gratis! Con quella pietra mi hai fregato, ho chiesto anche ad un altro e mi ha confermato che vale la metà!”.

Farò finta di non notare l’uso strumentale di un presunto problema per non prestare la garanzia dovuta e continuerò ad attendere le perizie scritte o la restituzione della pietra con le sostitute a metà prezzo o l’incontro con i colleghi per sentire le loro opinioni.

 

L’insegnamento da trarre è semplice: un cliente ha molti diritti ma ha anche dei doveri.

 

Se avete dei dubbi che non ho saputo fugarvi allora prima dell’acquisto tenete il mio preventivo e chiedete a chi preferite.

Ma non chiedete il valore, che è arbitrario, chiedete di acquistare una pietra con le stesse caratteristiche e lo stesso certificato. Solo allora potrete scegliere il prezzo migliore.

Il cliente perfetto non è quello che paga e non “rompe” e neppure quello che non ti fa perdere tempo con mille domande.

 

È quello che sa cosa vuole e se non è sicuro non ha paura di chiedere, è quello che fa i giusti confronti prima e non dopo l’acquisto, è colui che se riceve un’informazione troppo bella per essere vera è abbastanza smaliziato da intuire che probabilmente non è vera.

 

Saggezza popolare diceva: chi ha il sospetto ha il difetto. Come sempre il valore di questa esperienza è inestimabile.

Paolo Genta

Diamanti colorati, sogno e investimento

Rari, unici e ambiti. I diamanti colorati sono il vero gotha della gioielleria mondiale.

Oppenheimer Blue, un diamante da sogno.

Oppenheimer Blue – Image courtesy Christie’s Images Ltd. 2016

Da sempre consideriamo queste gemme solo per il loro bianco affascinante. La natura tuttavia ha introdotto delle microscopiche imperfezioni sufficienti a generare dei capolavori.

 

Pochi atomi di azoto, boro, nichel o idrogeno inclusi nel reticolo cristallino di carbonio ci donano i diamanti colorati.

 

Un diamante rosso magnifico

Il rosso è un colore raro per i diamanti ma è affascinante

Non hanno minimamente risentito della crisi, sono estremamente rari, sempre più desiderati e con quotazioni in costante crescita.

Per queste gemme preziose non si parla più di moda del momento, ma di leggenda.

Si entra in un mondo che per secoli ha ammaliato e sedotto imperatori e regine.

Pur essendo esclusivi oggi i diamanti colorati sono maggiormente accessibili, le moderne tecniche permettono tagli che prima si potevano solo sognare.

 

Per chi sono i diamanti colorati?

 

L’acquirente ideale è un investitore attento, con un solido patrimonio, che voglia puntare su un bene unico che non teme concorrenza.

Per i diamanti colorati non esiste un listino ma una tangibile base statistica di prezzi, realmente pagati, nelle aste più famose del mondo.

Il colore dell'oro, la luce del diamante.

Anche il giallo è un colore affascinante, se poi ha la luce del diamante innamorarsene è un attimo!

Come per il mercato dell’arte e delle auto d’epoca anche per queste magnifiche gemme è indispensabile l’assistenza di un professionista che ne verifichi sia l’autenticità sia la convenienza economica.

 

Questo investimento ha una caratteristica rara: è più difficile entrarci che uscirne.

 

Presa la decisione e stabilito il budget inizia la mia caccia per individuare la gemma perfetta. Considerando che per certificare alcuni colori si può aspettare un anno la ricerca può diventare davvero lunga!

Trovare un venditore non è difficile, ma serve una ricerca approfondita e molta esperienza per scovare le pietre con i colori migliori e che siano delle vere opportunità per l’acquirente.

Possedere un oggetto simile è un’innegabile fonte di benessere e questo sogno che può diventare realtà proteggerebbe benissimo il patrimonio degli investitori più accorti.

Se per voi il bianco dei diamanti classici è irrinunciabile ma l’esclusività vi affascina allora suggerisco i diamanti Tipo IIA. Solo il 2% dei diamanti esistenti è di questo tipo, sono composti di carbonio senza alcuna traccia di altri elementi.

Il loro bianco è il più puro esistente! Se voleste cedere a questa tentazione al momento ad Anversa è disponibile una pietra, tagliata a goccia, del peso di 8,49 carati, perfetta e con un prezzo inferiore del 20% alle quotazioni d’asta.

Quanto costa un sogno? Al cambio attuale 865.000 €.

Dimenticavo, sapete quali sono alcuni famosi diamanti Tipo IIA? Il Cullinan e il Centenary.

Volete saperne di più sulla causa del colore nei diamanti? Vi segnalo questo articolo molto chiaro.

Paolo Genta

Investimento in diamanti e fake news

Il dilagare delle fake news è sotto gli occhi di tutti. Per fortuna sempre più persone iniziano a chiedersi il perchè di questa invasione.

 

La comunicazione ha regole precise, seguirle è indispensabile per ottenere credibilità.

 

Esistono tuttavia molti trucchetti per ottenere visibilità e attenzione. Primo tra tutti denigrare, secondo instillare dubbi e paura.

No, non voglio parlare di politica, sarebbe troppo facile! Scriverò invece di ciò che molti, presunti esperti, definiscono punti deboli dell’investimento in diamanti mentre, secondo me, sono solo fake news.

Ecco la prima: sono beni al portatore (vero) facilmente occultabili (vero) e quindi rubabili (ma perché!?!) e non li ritroverete mai più (tutti gli altri beni rubati invece…).

Anche il portafoglio è un bene al portatore facilmente occultabile e, purtroppo, anche rubabile. Quindi? Dobbiamo smettere di comprare portafogli? Non è forse meglio chiudere la borsa o la tasca?

Se qualcuno svaligiasse casa vostra o la banca pensate davvero di ritrovare il maltolto? Per questo esistono le assicurazioni!

Il fatto che siano beni al portatore ha un altro vantaggio: sono invisibili a sequestri e pignoramenti, proprio come le polizze vita vendute da banche e assicurazioni, per le quali nessuno grida allo scandalo parlando di evasione fiscale.

 

Una fake news serve a distrarre la nostra attenzione dalle informazioni che davvero ci servono per decidere.

 

Altra critica: non esiste un book di contrattazione con prezzi di acquisto e vendita come per azioni e obbligazioni!

Vero, forse perché i diamanti non sono uno strumento finanziario né azionario né obbligazionario. Esiste forse un book per case, antiquariato, aziende e per un’infinità di altri beni?

Infine: il prezzo non è determinabile con precisione e si perde l’iva. Non so come dirlo diversamente, quindi: è una balla.

È vero, si devono valutare molti aspetti per sapere il valore di un diamante ma sono tutti codificati con precisione e un professionista serio ve li spiegherà.

L’iva poi si perde solo se il commerciante vuole lucrare di più: si “dice” che l’iva si perde, poi la si aggiunge al prezzo di rivendita, nel rispetto della legge si applica la disciplina del margine ed ecco un ulteriore 20% di utile.

Volete sapere come la mia azienda seleziona i diamanti da investimento? Seguite questo link!

Se questo articolo vi è piaciuto e siete interessati a questo argomento, potete approfondirlo qui:

Paolo Genta

Diamanti: alti costi e bassi rendimenti!

Quando si parla di rendimenti compare una bella serie di luoghi comuni, tutti da verificare, per scoraggiarvi dall’investire in diamanti!

  • Paghereste commissioni molto più alte che sui fondi

  • Sono denominati in dollari quindi rischiereste sul cambio

  • Non danno interessi periodici

  • Guadagnereste solo sull’incremento di capitale

  • Non garantiscono un interesse reale.

Davvero? Forse no:

  • Le commissioni posso essere stabilite a priori, anche in funzione dell’importo investito e poi, ad essere sinceri, le commissioni di entrata, gestione e uscita, bolli e costi per il deposito titoli non annullano i rendimenti di molti fondi?
  • I diamanti sono quotati in dollari. Esiste quindi un rischio di cambio che può essere sia negativo sia positivo, diventando un’opportunità di guadagno, non vi hanno mai proposto operazioni sulle valute?
  • Molte obbligazioni non hanno cedola, sono gli “zero coupon bond” (tra i più famosi i Bot, ma ne esistono di pluriennali) e sono regolarmente trattati, con ottimi rendimenti.
  • Gli interessi periodici oggi sono irrisori e pure tassati, molto se si pensa agli affitti, stesso discorso per i dividendi (quando ci sono): perché dovrei sentirne la mancanza per un diamante?
  • L’incremento di capitale è la ragion d’essere di moltissime attività finanziarie (azioni e derivati) ed economiche (case, arte, antiquariato, auto d’epoca, tutto il commercio). Quindi? Perché per il diamante sarebbe uno svantaggio?
  • Infine l’interesse reale, cioè un rendimento superiore all’inflazione: calcolata su quale paniere? L’esperienza insegna che l’inflazione si sa solo a posteriori ed è sempre superiore a quanto comunicato ufficialmente. Nessun prodotto ha garantito a priori un interesse reale.

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Paolo Genta

Diamanti: un investimento con scarsa liquidità?

Diamanti? Per carità! Sono un investimento con una liquidità scarsa se non nulla! Ecco una delle principali critiche usate contro questo impiego.

Ma è davvero così? No! Proprio no.

Mi sono impegnato a rispondere a tono ai detrattori quindi eviterò di sottolineare che

 

I diamanti NON sono uno strumento finanziario, quindi NON devono essere valutati come tali

 

Negli ultimi 70 anni qualcuno si è forse preoccupato dell’eventuale scarsa rivendibilità delle case? Eppure il bene più amato e ambito dagli italiani è tragicamente crollato causando danni pesantissimi a milioni di persone. Tuttavia continua ad essere consigliato come un ottimo investimento!

Qualunque bene diventa illiquido se non viene gestito correttamente: la famosa frase “da amatore”, usata in molti annunci, ha una sola traduzione: “pollo cercasi”. La presenza di un listino ufficiale migliora la liquidabilità di un investimento ma migliora anche il suo rendimento?

Pensate a chi ha investito in Monte Paschi, o in Tiscali ai tempi delle “.com”. È così felice di poter liquidare velocemente il suo investimento?

 

Il “timing” è una delle variabili strategiche di un investimento. Se lo si sbaglia è inutile rifugiarsi dietro la presunta scarsa liquidità

 

Non hanno liquidità i diamanti comprati in banca al doppio del loro valore, quelli di bassa qualità spacciati per meravigliosi o comprati dall’amico che ha un contatto segreto che ha sempre buoni affari.

Oggi i mercati sono molto più duri e i rischi esistono: bisogna affrontarli con cautela. È importante ricordare che durante le peggiori crisi le persone più attente hanno trasformato i rischi prima in opportunità e quindi in un successo.

Agendo con oculatezza il presunto rischio diamanti può diventare una grossa opportunità.

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Paolo Genta

Paura di investire in diamanti?

Perché si ha paura di investire in diamanti?

 

Perché non si hanno tutte le informazioni necessarie e perché molti ne diffondono di false. Ecco come nasce la paura

 

Leggo spesso post e articoli che sconsigliano l’investimento e noto che sono quasi sempre dei copia incolla privi di reale affidabilità.

Ho deciso di scrivere una serie di articoli per spiegare e sfatare i luoghi comuni.  Questo è il secondo e riguarda la presunta mancanza di una quotazione ufficiale per i diamanti.

 

Il riferimento ufficiale esiste e si chiama Rapaport

 

È sì un’indicazione ma molto affidabile per i prezzi dei diamanti, con specifiche tecniche ben definite, ripartita per classi di peso, purezza e colore.

I grossisti acquistano e vendono basandosi su questi prezzi, spesso con uno sconto a volte con un premio determinati da domanda e offerta.

Troppo complicato? No, onesto e trasparente. Esiste forse un listino ufficiale per le case? È così difficile trovare un’auto, che ha un suo prezzo ufficiale, in vendita con un forte sconto?

Gli stessi listini azionari non riflettono forse domanda e offerta fortemente influenzate da infinite variabili spesso puramente emotive e artefatte?

Affermare che investire in diamanti è inutile o pericoloso è, come minimo, ipocrita. È mio compito spiegarvi questi aspetti per permettervi una scelta consapevole sottolineando sia i pregi che i rischi.

Nel prossimo articolo parlerò della presunta illiquidità dei diamanti ma già da adesso sono felice di rispondere alle vostre domande.

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Paolo Genta

Diamanti da investimento: come sceglierli

Diverse persone mi hanno chiesto come riconoscere i diamanti da investimento. Nel rispondere loro mi sono accorto che la spiegazione più onesta è anche la più semplice:

 

Tutti i diamanti possono essere da investimento. La differenza è fatta dal processo di selezione e dall’analisi degli obbiettivi del cliente

 

Prima di proporre le pietre al cliente devo compiere un’approfondita analisi tecnica e statistica della base dati che ho pazientemente raccolto e che copre diversi decenni!

Tra le tante informazioni necessarie per proporvi dei diamanti da investimento devo verificare:

  • la qualità della merce disponibile
  • cercare gli sconti migliori
  • identificare eventuali anomalie nei prezzi che possano essere profittevoli
  • cercare i cambiamenti nei prezzi che mi permettano di anticipare il mercato.

È un lavoro molto simile all’analisi finanziaria che deve essere fatta prima di un qualunque investimento.

Se sono riuscito a incuriosirvi contattatemi per avere maggiori informazioni, magari scoprirete un’interessante opportunità che prima non conoscevate.

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Paolo Genta