Inflazione

Tassi, inflazione e aspettative

Nel celebre film “Il diavolo veste Prada” una glaciale Meryl Streep, parlando di un servizio di moda, liquidava una collaboratrice con un lapidario “Floreale? Per la primavera? Avanguardia pura!”.

Negli anni è diventata una delle mie battute preferite per sottolineare cose ovvie o banali elevate al rango di idee innovative.

Proviamo ad analizzare una cosa ovvia e vediamo se nasconde informazioni importanti.

Inflazione e tassi oggi

La situazione dei tassi di interesse è sotto gli occhi di tutti (questo è stato il nono rialzo consecutivo) e chi paga un mutuo sa molto bene cosa questo significhi.

Anche se l’inflazione sta rallentando, pochi credono che i prezzi scenderanno grazie alla maggior propensione al risparmio prodotta dai tassi elevati a discapito dei consumi.

Molti in realtà credono che i prezzi resteranno alti.

Se andrà bene smetteranno di crescere o ripiegheranno leggermente ma non torneranno ai livelli precedenti.

Si consumerà certamente meno, semplicemente perché non si hanno risorse infinite e, ad un certo punto, si dice basta e si seleziona.

La reale fonte dell’inflazione

In pochi tuttavia si accorgono che la maggior componente dell’inflazione arriva dal lato dei servizi e non dei prodotti.

Le vacanze hanno dato l’ultima botta ai prezzi, in attesa del classico “autunno rovente”.

In questo contesto apparentemente ovvio ci vengono suggerite molte aspettative, dalle più rosee alle più cupe.

Chi suggerisce improbabili tetti ai prezzi (ovviamente partendo da ottobre, ad aumenti già ben consolidati).

Altri propongono la redistribuzione degli extra profitti (ma non hanno fatto nulla per bloccare gli aumenti insensati e ingiustificati che abbiamo subito da quasi due anni (tre se si considera solo l’energia).

Alcuni infine vedono una forte crescita dell’economia che ci permetterà di affrontare il maggior costo della vita.

La mia interpretazione

Quando non riesco ad individuare il futuro più probabile mi rivolgo al passato, in questo caso ai dati Istat sull’inflazione media negli ultimi 70 anni.

inflazione

Alla fine degli anni ’60 l’inflazione è passata da un 1.4% – 2.6% a circa un 5% dei primi anni ’70 per poi esplodere al 19.1% nel 1974 e toccare il 21.2% nel 1980.

Fortunatamente oggi la situazione è molto diversa.

Non si parla più di Italia e di Lira ma di Europa e di Euro, tuttavia mi ricordo gli effetti sui beni di investimento (case, oro, diamanti) e sulla borsa di un’inflazione così elevata.

Le case hanno triplicato i prezzi, idem hanno fatto i diamanti, l’oro è addirittura cresciuto di 17 volte, anche se all’epoca si potevano solo comprare monete d’oro e non lingotti.

Questa volta le cose andranno in modo diverso ma non vedere l’opportunità sarebbe un peccato.

Un possibile futuro

Le case hanno un carico fiscale ben diverso da quello degli anni ’80, gli investimenti in oro sono tassati (al 26% sia sul fisico che sul cartaceo), i diamanti continuano a essere esenti ma risentono maggiormente degli umori del mercato.

Ai clienti che vogliono investire nel mio settore suggerisco di acquistare o diamanti bianchi con particolari sconti oppure diamanti colorati, rosa soprattutto.

Comprare bene serve per ammortizzare eventuali cali nelle quotazioni massimizzando le possibilità di rivendita.

Acquistare un diamante colorato significa salire su un treno che, pur avendo quintuplicato i prezzi negli ultimi 15 anni, sembra avere ancora molta voglia di correre.

In questo caso il mio compito professionale è di razionalizzare l’acquisto eliminando la maggior parte possibile dei costi, accorciare la filiera e minimizzare il rapporto rischio-rendimento.

Come in tutti i settori il risultato lo potrà stabilire solo il mercato ma affrontarlo preparati e con le migliori armi è più “saggio”.

Nuovi servizi

Per eliminare un punto debole dell’investimento in diamanti sto trattando con un broker assicurativo per potervi offrire una polizza contro il furto, a prezzi competitivi, per i preziosi custoditi in cassaforte o in cassetta di sicurezza.

Al momento si parla di un capitale assicurabile tra i 5.000 e i 50.000 € ma sto lavorando per offrirvi polizze ad hoc per importi maggiori o per coprire i rischi fuori dalla cassaforte.

Alla classica domanda “Ma adesso dove li tengo?” rispondo sempre “in cassaforte o banca” e, fino ad ora, non potevo suggerire altre soluzioni.

Con la newsletter di agosto spero di darvi maggiori dettagli e costi precisi.

Se vi piacciono gli argomenti che tratto iscrivetevi alla mia newsletter: avere le giuste informazioni potrebbe esservi molto utile.

Alla prossima,

Paolo Genta

diamanti sintetici

Nel torbido si pesca meglio

Questa splendida foto di Jens Cullmann, vincitrice nel 2022 del World Nature Photography Awards, sintetizza perfettamente cosa sta facendo De Beers oggi parlando di diamanti sintetici.

Lo scorso 23 giugno Il Sole 24ore ha pubblicato un articolo di Sissi Bellomo che titolava “I diamanti naturali deludono e De Beers ora promuove il solitario sintetico”.

È un titolo altisonante, solo parzialmente vero, che tuttavia non svela fatti ben più complessi.

Si inizia con l’affermazione che, a causa di crisi e inflazione, i diamanti sono in crisi, come dimostrato dal calo di circa il 20% dai massimi di febbraio 2022.

Peccato che il dato non sia esatto.

Come sono cambiate le quotazioni

La tabella che segue indica la variazione percentuale assoluta, divisa per classi di peso, tra l’11 febbraio 2022 e il 16 giugno 2023.

Nella colonna “Best” è indicata la variazione per le pietre di migliore qualità (colore da D a E e purezza da IF a VS2) mentre nella colonna “Tot” è indicata la variazione media dell’intera classe (colore da D a M e purezza da IF a I3).

CtBestTot
0,30 – 0,39-5,84%-9,98%
0,40 – 0,49-0,76%-7,27%
0,50 – 0,69-11,16%-13,80%
0,70 – 0,89-2,93%-6,99%
0,90 – 0,99-8,15%-7,46%
1,00 – 1,49-8,06%-9,46%
1,50 – 1,99-8,00%-7,03%
2,00 – 2,99-6,69%-6,26%
3,00 – 3,990,91%0,83%
4,00 – 4,992,96%4,40%
5,00 – 5,991,79%3,90%
10,00 – 10,992,12%3,08%

Come si nota si passa dal dato negativo peggiore (-13.80% per le pietre da mezzo carato) a diversi valori positivi con un +4.40% per le pietre da 4 carati.

Se però confrontiamo i prezzi con inizio 2020, ultimo dato significativo, ante covid, inflazione, crisi e guerra, le cose cambiano.

CtBestTot
0,30 – 0,39-3,73%-11,20%
0,40 – 0,491,71%-8,83%
0,50 – 0,69-4,05%-11,91%
0,70 – 0,890,69%-7,43%
0,90 – 0,993,39%-3,87%
1,00 – 1,495,05%-5,54%
1,50 – 1,9910,63%10,73%
2,00 – 2,998,97%13,41%
3,00 – 3,9910,39%17,09%
4,00 – 4,998,31%16,38%
5,00 – 5,997,26%18,32%
10,00 – 10,997,67%14,58%

Anche se le pietre da 30 e 50 punti hanno perso l’11-12% non si può ignorare la nutrita serie di performance positive, anche rilevanti.

Interessante poi notare come le pietre più piccole, inferiori al carato e mezzo, ma della selezione “Best”, si siano comportate meglio rispetto alle “colleghe” della stessa classe ma di qualità inferiore, da sempre considerate più facili e competitive.

Come manipolare i dati…

L’articolo prosegue cercando di dare l’idea che i diamanti creati in laboratorio stiano soppiantando quelli naturali, citando improbabili statistiche secondo le quali, numericamente, la metà circa dei diamanti venduti sono artificiali…

È vero che i diamanti sintetici si stanno diffondendo molto, specialmente nelle carature piccole usate per la gioielleria di largo consumo o per la bigiotteria di lusso e posso affermare che, numericamente, rappresentano oltre il 99% del mercato.

Basta considerare la vendita di 1 carato di pietre sintetiche da 1 punto (0,01 ct. l’una quindi 100 pietre) e di una pietra naturale da 1 carato: il sintetico rappresenterà oltre il 99% del mercato (100 pietre sintetiche su 101 totali) oppure il 50% se guardo il peso…

…e come interpretarli correttamente

Gli studi seri però valutano le vendite in base al valore.

Le 100 pietre sintetiche valgono meno di 400 $ complessivi mentre la pietra naturale da un carato ne vale 22.000 e, questa volta, il naturale rappresenta oltre il 98% del mercato!

Un’altra fonte citata afferma che in un anno le pietre da 1 ct. di qualità superiore alla media sono calate di quasi il 21%, passando da 6.700$ a 5.300$.

I diamanti che un anno fa costavano 6.700 $ sono gli I/SI1, quindi il minimo della fascia commerciale, non certo delle eccellenze!

I diamanti superiori alla media sono i G/VVS2 che nello stesso periodo sono calati di circa l’11%, passando da 11.700$ a 10.400$.

Confrontando questi valori con quelli di inizio 2020 si scopre che la pietra mediocre” costava 6.200$ mentre quella veramente superiore alla media quotava 9.500$.

Questo vuol dire che la mediocrità ha perso quasi il 15% mentre la qualità ha guadagnato oltre il 9%.

Citare numeri è facile come lo è creare false idee di un mercato quando non lo si conosce a fondo.

La vera questione, che l’articolo sfiora e poi trascura, è la posizione di De Beers su questo mercato.

Il reale interesse di De Beers per i diamanti sintetici

Con l’apertura del sito Lightbox, De Beers ha iniziato a proporre diamanti sintetici non solo come bigiotteria di lusso ma anche per gli anelli di fidanzamento fino a 2 ct.

Gli operatori percepiscono il cambiamento di rotta come un vero tradimento poiché dopo aver sempre negato la validità di questi prodotti adesso si è accorto che la torta è golosa e cerca di marginare il più possibile.

Purtroppo anche se i diamanti sintetici costano meno non costano poco: spendere 3-4-5000$ per una pietra artificiale da 2 ct. (anche se l’omologo naturale costa 5 o 10 volte tanto) non mi sembra un grande affare visto che il costo di produzione è in costante calo (dallo scorso anno si è più che dimezzato) ma non lo è il prezzo, tralasciando poi che nessuno mai me lo ricomprerà.

De Beers sta conducendo una geniale campagna di marketing partita con la garanzia di prezzi inferiori a 1000 $ per una gioielleria “facile”, senza certificazioni di sorta, per approdare ad un mercato completamente privo di sostanza ma ricco di fascino.

Oggi De Beers propone sintetici da migliaia di dollari, sia nella qualità “standard” che “finest”, tutti rigorosamente certificati e venduti come rare meraviglie anziché per quello che sono realmente: prodotti industriali, replicabili all’infinito, fino a saturazione del mercato.

Il vero volto dei diamanti sintetici

È il trionfo dell’apparire sulla sostanza. Non affermerò mai che ci si può fidanzare solo con un diamante naturale ma non accetterò che se si sceglie un simbolo per celebrare un’occasione allora sia legittimo usare una replica artificiale per spendere meno magari spacciandola pure per autentica.

Compleanni, anniversari, lauree, nascite, fidanzamenti, matrimoni sono solo alcuni dei momenti di una vita che posso decidere di celebrare e sono ovviamente libero di celebrarli come meglio credo.

Tuttavia se attribuisco un valore ad un simbolo, che sia un fiore, un diamante, un panino o uno sgabello allora quel simbolo deve essere autentico, il migliore possibile in base alle mie scelte e possibilità, non certo una copia dozzinale.

De Beers si sta comportando come il coccodrillo della foto, si è appostato in mezzo al fango che lui stesso ha creato in attesa di ghermire la preda.

Purtroppo la preda siamo noi: attirati dal risparmio non ci accorgiamo che paghiamo un falso 10 o 20 volte il suo costo.

I diamanti sintetici sono un ottimo prodotto ma non a questi prezzi e, soprattutto, non sono dei sostituti dei diamanti naturali, non sono eticamente superiori e neppure ecologici.

Queste affermazioni sono solo luoghi comuni usati per intorbidire l’acqua e prendervi all’amo.

Alla prossima,

Paolo Genta

Etica

Diamanti ed etica

L’etica, associata ai diamanti, è un argomento spinoso. Dibattuto da anni è diventato una specie di mantra fortemente distorto da posizioni partigiane.

Voglio essere molto chiaro, anche se rischio di essere brutale: i diamanti insanguinati” o “di guerra” esistono?

Sì, esistono.

Esattamente come esite il petrolio sotto embargo che consumiamo regolarmente grazie alla triangolazione di paesi compiacenti.

Come esiste il traffico di rifiuti che dalla raccolta finisce all’altro capo del mondo ad avvelenare intere popolazioni.

E come esistono mille altre attività illecite, fatte sulla pelle di innocenti, sulle quali sorvoliamo più o meno coscientemente.

Quindi? Al diavolo l’etica e facciamo finta di niente? Continuiamo a comprare diamanti per la loro bellezza e valore senza altre valutazioni?

No, assolutamente no!

I fatti dell’etica

Forse è ora di guardare alla realtà dell’industria dei diamanti.

Per vedere cosa è diventata grazie alle regole introdotte negli ultimi trent’anni e a cosa potrà diventare.

Molti colleghi parlano di “diamanti etici” solo per poterli vendere ad un prezzo maggiore, sorvolando sul fatto che i diamanti in commercio sono etici, per oltre il 97%.

Il rimanente 3% è, per la quasi totalità, rappresentato da diamanti di origine incerta, spesso perché venduti da produttori legittimi che però non aderiscono ai cartelli o alle associazioni internazionali.

Il Natural Diamond Council (NDC), precedentemente noto come World Diamond Council (WDC), è l’autorità che controlla globalmente la legalità del commercio, dalla miniera fino al mercato.

Attualmente sta negoziando un accordo con le otto maggiori aziende che tagliano e commercializzano diamanti per sopperire al bando del produttore russo Alrosa dal mercato e quindi per coprire il suo mancato apporto finanziario all’organizzazione.

Le azioni

Ma cosa fa realmente l’NDC?

Oltre a curare la correttezza della filiera si occupa di sfatare i miti e le fake news sui diamanti. Si occupa anche di promuovere una corretta redistribuzione degli utili di questa industria.

L’industria dei diamanti contribuisce attivamente al benessere di milioni di persone.

In India e Africa principalmente, tramite accordi che permettano uno sviluppo delle popolazioni che estraggono e lavorano i diamanti.

Il Lesotho, grazie alla partnership con il famoso gioielliere Graff, ha potuto realizzare opere (scuole, strade, ospedali, infrastrutture base) impensabili senza gli utili dei diamanti.

Surat, in India, è una piccola Svizzera rispetto al resto del paese, grazie all’industria del taglio di diamanti che lavora oltre il 90% delle pietre mondiali.

Il Botswana, che rappresenta il 25% della produzione mondiale. È passato da una quota le 15% nella società con De Beers nel 1969, al 50% nel 1974. Dal 1991 ha il quartier generale della società nella sua capitale

Oggi ha deciso di vendere il 90% dei propri diamanti direttamente. Lo ha potuto fare solo grazie ai frutti prodotti dai diamanti e agli accordi etici stipulati.

Il futuro

No, non è un’industria perfetta o meritevole del Nobel per la pace ma credo abbia fatto molto più per i paesi produttori di quanto abbiano fatto tante altre aziende delle quali non ci sogniamo di criticare i prodotti.

Certamente si può fare sempre meglio e da anni questa è la strada intrapresa.

Sarebbe bello riuscire a far vedere ai consumatori la parte etica di questa industria evitando che un vecchio luogo comune prosciughi una preziosa fonte di risorse per le popolazioni che si pensa di proteggere non acquistando diamanti.

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Alla prossima,

Paolo Genta