Diamanti coltivati, diamanti sintetici, diamanti artificiali, diamanti cresciuti in laboratorio.
Le operazioni di “marketing semantico” sono servite per creare una lucrosa speculazione per l’ennesimo sostituto delle pietre naturali ma non sono bastate per costruire un mercato stabile.
Ho iniziato 6 anni fa a scrivere su questo argomento e, nel tempo, le previsioni si sono realizzate.
Riassunto delle puntate precedenti
Per trasparenza vi lascio i link ai miei articoli:
Non credo di essere un veggente, semplicemente a furia di vedere bolle e speculazioni ho imparato a riconoscerle da lontano.
A chi tocca il cerino?
Oggi il bubbone è scoppiato ma rischia di far ancora male a qualcuno.
I diamanti sintetici al momento vengono acquistati al 2% del valore dell’omologo naturale.
Si parla di decine di dollari al carato, raramente di centinaia, ben lontani dai prezzi del naturale.
Walmart, la famosa catena americana vende un solitario da 3 ct., colore F/G e purezza Vs1/Vs2 (e già ci sarebbe molto da dire su una classificazione così ampia) per 2.975 $ mentre Blue Nile di Signet vende un 3 ct., G/Vs1 per 8.190$.
Per Blu Nile si parla di circa il 10% del valore del naturale mentre per Walmart si parla del 4%, ovvero da 2 e 5 volte il costo della pietra.
Non male come utile, vero?
Soprattutto se si pensa che si sta comprando un oggetto replicabile all’infinito e quindi privo di un qualunque valore intrinseco.
Epilogo
Il problema è che molti commercianti continuano a quotare i diamanti sintetici in funzione dei diamanti naturali, vendendo al cliente l’idea di concludere un buon affare (cosa vera, ma non per il cliente).
Dopo i primi fallimenti di aziende che vendevano solo sintetici e la chiusura del programma DeBeers per gli anelli di fidanzamento con pietre “cresciute in laboratorio” quale coniglio zoppo uscirà dal cappello per far sopravvivere ancora un po’ questo mercato?
Un cliente non va illuso (e tantomeno raggirato), decide lui quanto vuole spendere.
Esistono diamanti naturali (e molte altre pietre) per tutte le tasche, e sono tutte belle e ottime soluzioni per i vostri desideri.
Comprereste mai una stampa di Marilyn per 3.900.000 $ o di un Magritte per 1.600.000 $ (il 2% del loro ultimo prezzo d’asta)?
Ecco, chi compra diamanti sintetici fa di peggio, solo che non se ne accorge.
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Sono passati appena tre giorni da quando ho scritto l’articolo sui diamanti sintetici (e neppure uno dalla sua pubblicazione) ed ecco la notizia che tanto aspettavo.
De Beers ha comunicato di aver “cancellato il test di mercato per gli anelli di fidanzamento con diamante cresciuto in laboratorio”
“La proposta commerciale per (…) anelli di fidanzamento è probabilmente insostenibile”.
Qui potete leggere, in inglese, lanotizia appena uscita.
Riassunto delle puntate precedenti
Nel maggio2018DeBeers ha creatoLightbox, un nuovo marchio di gioielleria dedicato ai diamantisintetici.
Alcuni operatori si sono scandalizzati per il “cambiamento di rotta”, i più invece hanno subodorato il ghiottoaffare e si sono messialvento.
Già a ottobre 2017 scrivevo dei mieidubbi su questo prodotto, sviluppando poi il discorso a febbraio 2018.
In sintesi purriconoscendo uno spazio di mercato ai sinteticinon li consideravo utilizzabili per rimpiazzare il naturale in tutte le situazioni.
A giugno2023Lightbox, smentendo le precedenti affermazioni, ha introdotto una piccolalinea di anelli di fidanzamento per testare il mercato.
La reazione del mercato
Rabbia e, a volte, mancanza di sorpresa. Rabbia per il tradimento di quantoDeBeers ha affermato per decenni, mancanza di sorpresaperché la retromarcia in nome del fatturato eranell’aria.
In pratica iltest di mercato harivelato che noncisonoprospettive commerciali profittevoli.
Leggendo più a fondo si capiscono un paio di fatti:
Peravere un profitto si dovrebbero raddoppiareognidueanni i carati di diamanti sinteticivenduti, cosa impossibile, specialmente in questo mercato
I consumatoricompravano solo perilprezzoma, a quanto pare, chiriceveva l’anello con il sintetico “non gradiva”.
Molto diplomaticamente la compagniaafferma che “continuerà a concentrarsi su dove vede le opportunità future più promettenti nel settore”.
In altre parole continuerà a vendere sintetici dove potrà, almeno finoa che avrà un margine.
Legittimo ma non proprio strategico.
E adesso?
Sembra che DeBeers si sia dimenticata la base del suosuccesso: i diamantinaturalisonorari, quelli sinteticino.
La produzione di sintetico ha, come unicolimite, la convenienzaeconomica, non certo la scarsità di materie prime.
Era ovvioche il prezzo di questi ultimi prima e i marginipoi sarebbero crollati.
Se neisecoli il diamantenaturale ha conquistato un valoresimbolico ben preciso è per lo meno incautoproporre una pietraartificiale come “convenientesostituto”.
Ognunosceglie i simboli che preferisce e mai mi permetterò di giudicare il budget di spesa di una persona ma è altrettanto certo che mai gli dirò di acquistare un sintetico per spendere meno, tantonessunonoterà la differenza.
Le pietresinteticheesistono da oltre un secolo: rubini, zaffiri, smeraldi e, più recentemente, anche quarzi, topazi e molte altre.
Sono sempre state usatecomecopie per realizzare oggetti anche molto belli ma maicomesostituti economici delle pietre naturali.
Anchese chimicamente identiche alle naturali i clientinonattribuivano loro lo stessovalore.
Apprezzo le riproduzionid’arte e le foto di un capolavoro, ma non li spaccerei mai comeoriginali, e di certo non ne comprerei una che costasse migliaia di euro, anchesel’originale ne valessedecine di migliaia.
A mioparerel’errore di DeBeers è stato proprio proporre e assecondarel’idea della sostituibilità: diamanti naturali e sinteticinon sono la stessa cosa.
Sono prodottidiversi con mercati e usidiversi, ciascuno valido nel suo settore.
Una lezione molto dura che, insieme ad altri fattori è costata a DeBeers1,9 miliardi di $ di fatturato (-29%).
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https://coronado.it/wp-content/uploads/2023/09/Fidanzamento_2-e1694684747978.jpg400600Paolo Gentahttps://coronado.it/wp-content/uploads/2015/11/Logo-rosso.pngPaolo Genta2023-09-14 12:11:382023-09-14 12:11:41Diamanti sintetici per il fidanzamento: no grazie!
Non ho maicreduto che i diamantisintetici potessero spodestare le pietre naturali dal podio delle gemme più ambite.
Questo nonvuoldire che non possanoesserepericolose per il mercato.
A guardare i numeri c’è di che avere paura: De Beers nell’ultimo bilancio ha perso1.9 miliardi di dollari di fatturato. Un calo del 29% da 6,6 a 4,7 miliardi.
Questo calo è dovuto sia alla prepotentecrescita del sintetico ma ancheall’avidità di molti intermediari.
Confidando nella costante crescita dei prezzi nel post covid, hanno compratosenzavalutazionistrategiche per trovarsi poi pieni di invenduto a causa dalla crisi inflattiva e dei tassi.
Nel B2B si assiste ad un marcato calo di ordini e prezzi per la produzione nondimarca, dove l’uso dei diamantisintetici permette utilielevatissimi.
Tuttavia i prezzi di produzione del sintetico crollano giornalmente.
Ormai ci stiamo avvicinando alle due cifre al carato.
Calano anche i prezzi al dettaglio: nessuno comprasintetici per il magazzino ma solosulvenduto.
Se da un lato la clientelapiùgiovane, americana in particolare, non ha maipensato ai diamanti in termini di investimento ma solo di apparenza dall’altro molti hanno acquistatosintetici, perché più economici, senzarealizzare che il loro valore sarebbe affondato come il Titanic.
Cosa penseranno i clienti che hanno pagato un solitario sintetico 9.000 $ (contro i 12/15.000 dell’omologo naturale), che oggi lo vedono a 2.500 $ e che presto ne costerà 200?
Reciteranno un meaculpa perché hanno creduto ad una bufala, saranno soddisfatti di aver spesomeno o se la prenderanno con il mercato?
I numeri del mercato
Dalcrollo del Lockdown (20 marzo 2020) almassimo del 4 marzo 2022 i diamantinaturali hanno guadagnato, in media, oltre il 20% per poiperdere quasi il 13% dal picco a oggi.
Tuttavia la media del periodo resta positiva per circa il 7.87%. Ulteriori cali sono possibili ma credo che presto la situazione si stabilizzerà per riprendere il sentiero di crescita.
I diamantisintetici sono usati in massa per gli accessorinell’abbigliamento, come lo sono stati gliSwarovsky anni fa.
Vengono comprati da clienti che, non potendo o volendo affrontare la spesa di una pietra naturale, anche di bassa qualità, preferiscono il più appariscente sintetico.
Infatti le pietre naturali di bassa qualità sono le più colpite in termini di prezzo.
La solidità dei diamanti naturali
Christies Cullinan Dream
Ho recentemente avuto la prova sia della solidità del mercato naturale che del caro prezzo che si paga se ci si affida a intermediari non professionali:
Una pietra, comprata nel lontano 1976 in Israele, certificataTopWesselton / Vvs2 (F/G – Vvs2 secondo lo standard attuale), è risultataaddirittura una E/Vvs2 ed è stata venduta in meno di duesettimane con soddisfazione di tutte le parti.
Di tre pietre, comprate in banca, per circa 12.000 € due sono state vendute per 1.800 € e la terza non supererà i 2000 €. L’unico prezzo valido è quello di mercato.
Diamanti sintetici: quale futuro?
Personalmente non credo che i diamantisinteticisiano una bufala e neppure una rivoluzione.
Semplicemente sono unaltroprodotto, che segue il suociclo di vita.
Ma su questo prodotto si sta speculandotantissimo in nome di un grandeprofitto a brevesenzacurarsi dei danni al mercato del naturale.
Non sembra neppure un cambiamento nelle abitudini di spesa, se non per la fascia di clientela che preferisce comprare una pietra (artificiale) più grande invece che naturale di qualità (e dimensione) inferiore.
In mezzo a questa lotta i diamanti rosa (e i fancy in generale) sembrano insensibili e proseguono sulla loro strada.
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Lo scorso maggio avevo scritto un articolo sulla spinosa questione dei diamantirussi.
Dopo 4 mesi il mercato è cambiatomolto ma non la situazione delle gemmerusse.
Al solito l’occidente, bravissimoastrepitare, lo è meno ad agire, almenofino a quando non viene toccato nel portafoglio.
La corona imperiale russa (Smolensk Diamonds company – photo by Shakko)
La situazione attuale
Inteoria i diamantirussi sarebbero merceproibita ma, in realtà e con gli Stati uniti in testa, sono regolarmente venduti poiché gli Usa, anche se primi promotori delle sanzioni, non hanno maichiarito le norme sanzionatorie.
Dopo aver inserito i diamanti russi nella “Specially Designated Nationals List” dell’OFAC (l’agenzia governativa Usa che si occupa di far rispettare le sanzioni contro quelli che ritiene i suoi “nemici”), poco o nulla si è mosso.
In Europa li abbiamo vietati, masoloquellitagliati sul nostro territorio.
Limitazione ridicola, visto che oltre il 90% dei diamanti mondiali è tagliato a Surat, in India, che delle sanzioni se ne interessa poco.
Le conseguenze sul mercato
Scarse, ma solo perché definirle nulle mi pareva brutto.
Cosa sono delle sanzioni che dovrebbero limitare il commercio di un bene se quel bene continua a essere commerciato senza problemi? Inutili? Ridicole?
Se vogliamo fare sceltemorali allora dobbiamo accettare che queste avranno dei costi, e quei costi andranno pagati.
Un po’ come la telenovela dell’elettrificazione dei trasporti e dello stop ai motori a combustioneinterna dal 2035.
Giusto? Certamente sì! Praticabile? Solo nel mondo dei sogni.
Intanto abbiamo consegnato il nostrofuturo energetico in mano alla Cina (batterie, pannelli solari) e ci stiamo dando la zappasuipiedi con assurde limitazioniunilateraliininfluenti in termini planetari.
Cosa accadrà
Fortunatamente i diamantinonprovengonosolo dalla Russia e, con un minimo di attenzione, se vogliamo li possiamo evitare.
In realtà nonhomaiutilizzatomercerussa, semplicemente perché o non corrispondeva al target della mia clientela o aveva un peggior rapporto qualità/prezzo rispetto ad altre fonti.
Dal 1 gennaio 2024 il Belgio vuole (o meglio, vorrebbe) introdurre un certificato di origine e un’analisistrumentale per escludere dal mercato i diamanti russi.
Tuttavia questa limitazione si applicherebbe solo alle pietreoltreil carato.
Ironico notare che la merce russa è mediamente inferiore al carato.
Il problema nascerà nei lotti: i pacchetti che, preparati per l’industria, sono composti da centinaia o migliaia di pietre che semplicemente non possono essere esaminate una per una.
Lo stesso problema era già sorto nel controllo dei diamanti sintetici nei lotti di diamanti naturali: una vera spina nel fianco!
Discutere di queste regole al G7, in un mercato già provato dalla crisi inflattiva, dalla crescita dei tassi e dalla concorrenza del sintetico (questo sarà l’argomento del prossimo articolo) porterà altra incertezza, non necessaria, e rischierà di affossare il mercato.
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Nel celebre film “Il diavolo veste Prada” una glaciale Meryl Streep, parlando di un servizio di moda, liquidava una collaboratrice con un lapidario “Floreale? Per la primavera? Avanguardia pura!”.
Negli anni è diventata una delle mie battute preferite per sottolineare cose ovvie o banali elevate al rango di idee innovative.
Proviamo ad analizzare una cosa ovvia e vediamo se nasconde informazioni importanti.
Inflazione e tassi oggi
La situazione dei tassi di interesse è sotto gli occhi di tutti (questo è stato il nono rialzo consecutivo) e chi paga un mutuo sa molto bene cosa questo significhi.
Anche se l’inflazione sta rallentando, pochi credono che i prezzi scenderanno grazie alla maggior propensione al risparmio prodotta dai tassi elevati a discapito dei consumi.
Molti in realtà credono che i prezzi resteranno alti.
Se andrà bene smetteranno di crescere o ripiegheranno leggermente ma non torneranno ai livelli precedenti.
Si consumerà certamente meno, semplicemente perché non si hanno risorse infinite e, ad un certo punto, si dice basta e si seleziona.
La reale fonte dell’inflazione
In pochi tuttavia si accorgono che la maggior componente dell’inflazione arriva dal lato dei servizi e non dei prodotti.
Le vacanze hanno dato l’ultima botta ai prezzi, in attesa del classico “autunno rovente”.
In questo contesto apparentemente ovvio ci vengono suggerite molte aspettative, dalle più rosee alle più cupe.
Chi suggerisce improbabili tetti ai prezzi (ovviamente partendo da ottobre, ad aumenti già ben consolidati).
Altri propongono la redistribuzione degli extra profitti (ma non hanno fatto nulla per bloccare gli aumenti insensati e ingiustificati che abbiamo subito da quasi due anni (tre se si considera solo l’energia).
Alcuni infine vedono una forte crescita dell’economia che ci permetterà di affrontare il maggior costo della vita.
La mia interpretazione
Quando non riesco ad individuare il futuro più probabile mi rivolgo al passato, in questo caso ai dati Istat sull’inflazione media negli ultimi 70 anni.
Alla fine degli anni ’60 l’inflazione è passata da un 1.4% – 2.6% a circa un 5% dei primi anni ’70 per poi esplodere al 19.1% nel 1974 e toccare il 21.2% nel 1980.
Fortunatamente oggi la situazione è molto diversa.
Non si parla più di Italia e di Lira ma di Europa e di Euro, tuttavia mi ricordo gli effetti sui beni di investimento (case, oro, diamanti) e sulla borsa di un’inflazione così elevata.
Le case hanno triplicato i prezzi, idem hanno fatto i diamanti, l’oro è addirittura cresciuto di 17 volte, anche se all’epoca si potevano solo comprare monete d’oro e non lingotti.
Questa volta le cose andranno in modo diverso ma non vedere l’opportunità sarebbe un peccato.
Un possibile futuro
Le case hanno un carico fiscale ben diverso da quello degli anni ’80, gli investimenti in oro sono tassati (al 26% sia sul fisico che sul cartaceo), i diamanti continuano a essere esenti ma risentono maggiormente degli umori del mercato.
Ai clienti che vogliono investire nel mio settore suggerisco di acquistare o diamanti bianchi con particolari sconti oppure diamanti colorati, rosa soprattutto.
Comprare bene serve per ammortizzare eventuali cali nelle quotazioni massimizzando le possibilità di rivendita.
Acquistare un diamante colorato significa salire su un treno che, pur avendo quintuplicato i prezzi negli ultimi 15 anni, sembra avere ancora molta voglia di correre.
In questo caso il mio compito professionale è di razionalizzare l’acquisto eliminando la maggior parte possibile dei costi, accorciare la filiera e minimizzare il rapporto rischio-rendimento.
Come in tutti i settori il risultato lo potrà stabilire solo il mercato ma affrontarlo preparati e con le migliori armi è più “saggio”.
Nuovi servizi
Per eliminare un punto debole dell’investimento in diamanti sto trattando con un broker assicurativo per potervi offrire una polizza contro il furto, a prezzi competitivi, per i preziosi custoditi in cassaforte o in cassetta di sicurezza.
Al momento si parla di un capitale assicurabile tra i 5.000 e i 50.000 € ma sto lavorando per offrirvi polizze ad hoc per importi maggiori o per coprire i rischi fuori dalla cassaforte.
Alla classica domanda “Ma adesso dove li tengo?” rispondo sempre “in cassaforte o banca” e, fino ad ora, non potevo suggerire altre soluzioni.
Con la newsletter di agosto spero di darvi maggiori dettagli e costi precisi.
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Questa splendida foto di Jens Cullmann, vincitrice nel 2022 del World Nature Photography Awards, sintetizza perfettamente cosa sta facendo De Beers oggi parlando di diamanti sintetici.
Lo scorso 23 giugno Il Sole 24ore ha pubblicato un articolo di Sissi Bellomo che titolava “I diamanti naturali deludono e De Beers ora promuove il solitario sintetico”.
È un titolo altisonante, solo parzialmente vero, che tuttavia non svela fatti ben più complessi.
Si inizia con l’affermazione che, a causa di crisi e inflazione, i diamanti sono in crisi, come dimostrato dal calo di circa il 20% dai massimi di febbraio 2022.
Peccato che il dato non sia esatto.
Come sono cambiate le quotazioni
La tabella che segue indica la variazione percentuale assoluta, divisa per classi di peso, tra l’11 febbraio 2022 e il 16 giugno 2023.
Nella colonna “Best” è indicata la variazione per le pietre di migliore qualità (colore da D a E e purezza da IF a VS2) mentre nella colonna “Tot” è indicata la variazione media dell’intera classe (colore da D a M e purezza da IF a I3).
Ct
Best
Tot
0,30 – 0,39
-5,84%
-9,98%
0,40 – 0,49
-0,76%
-7,27%
0,50 – 0,69
-11,16%
-13,80%
0,70 – 0,89
-2,93%
-6,99%
0,90 – 0,99
-8,15%
-7,46%
1,00 – 1,49
-8,06%
-9,46%
1,50 – 1,99
-8,00%
-7,03%
2,00 – 2,99
-6,69%
-6,26%
3,00 – 3,99
0,91%
0,83%
4,00 – 4,99
2,96%
4,40%
5,00 – 5,99
1,79%
3,90%
10,00 – 10,99
2,12%
3,08%
Come si nota si passadal dato negativo peggiore (-13.80% per le pietre da mezzo carato) a diversi valori positivi con un +4.40% per le pietre da 4 carati.
Se però confrontiamo i prezzi con inizio 2020, ultimo dato significativo, ante covid, inflazione, crisi e guerra, le cose cambiano.
Ct
Best
Tot
0,30 – 0,39
-3,73%
-11,20%
0,40 – 0,49
1,71%
-8,83%
0,50 – 0,69
-4,05%
-11,91%
0,70 – 0,89
0,69%
-7,43%
0,90 – 0,99
3,39%
-3,87%
1,00 – 1,49
5,05%
-5,54%
1,50 – 1,99
10,63%
10,73%
2,00 – 2,99
8,97%
13,41%
3,00 – 3,99
10,39%
17,09%
4,00 – 4,99
8,31%
16,38%
5,00 – 5,99
7,26%
18,32%
10,00 – 10,99
7,67%
14,58%
Anche se le pietre da 30 e 50 punti hanno perso l’11-12% non si può ignorare la nutrita serie di performance positive, anche rilevanti.
Interessante poi notare come le pietre più piccole, inferiori al carato e mezzo, ma della selezione “Best”, si siano comportate meglio rispetto alle “colleghe” della stessa classe ma di qualità inferiore, da sempre considerate più facili e competitive.
Come manipolare i dati…
L’articolo prosegue cercando di dare l’idea che i diamanti creati in laboratorio stiano soppiantando quelli naturali, citando improbabili statistiche secondo le quali, numericamente, la metà circa dei diamanti venduti sono artificiali…
È vero che i diamanti sintetici si stanno diffondendo molto, specialmente nelle carature piccole usate per la gioielleria di largo consumo o per la bigiotteria di lusso e posso affermare che, numericamente, rappresentano oltre il 99% del mercato.
Basta considerare la vendita di 1 carato di pietre sintetiche da 1 punto (0,01 ct. l’una quindi 100 pietre) e di una pietra naturale da 1 carato: il sintetico rappresenterà oltre il 99% del mercato (100 pietre sintetiche su 101 totali) oppure il 50% se guardo il peso…
…e come interpretarli correttamente
Gli studi seri però valutano le vendite in base al valore.
Le 100 pietre sintetiche valgono meno di 400 $ complessivi mentre la pietra naturale da un carato ne vale 22.000 e, questa volta, il naturale rappresenta oltre il 98% del mercato!
Un’altra fonte citata afferma che in un anno le pietre da 1 ct. di qualità superiore alla media sono calate di quasi il 21%, passando da 6.700$ a 5.300$.
I diamanti che un anno fa costavano 6.700 $ sono gli I/SI1, quindi il minimo della fascia commerciale, non certo delle eccellenze!
I diamanti superiori alla media sono i G/VVS2 che nello stesso periodo sono calati di circa l’11%, passando da 11.700$ a 10.400$.
Confrontando questi valori con quelli di inizio 2020 si scopre che la pietra “mediocre” costava 6.200$ mentre quella veramente superiore alla media quotava 9.500$.
Questo vuol dire che la mediocrità ha perso quasi il 15% mentre la qualità ha guadagnato oltre il 9%.
Citare numeri è facile come lo è creare false idee di un mercato quando non lo si conosce a fondo.
La vera questione, che l’articolo sfiora e poi trascura, è la posizione di De Beers su questo mercato.
Il reale interesse di De Beers per i diamanti sintetici
Con l’apertura del sito Lightbox, De Beers ha iniziato a proporre diamanti sintetici non solo come bigiotteria di lusso ma anche per gli anelli di fidanzamento fino a 2 ct.
Gli operatori percepiscono il cambiamento di rotta come un vero tradimento poiché dopo aver sempre negato la validità di questi prodotti adesso si è accorto che la torta è golosa e cerca di marginare il più possibile.
Purtroppo anche se i diamanti sintetici costano meno non costano poco: spendere 3-4-5000$ per una pietra artificiale da 2 ct. (anche se l’omologo naturale costa 5 o 10 volte tanto) non mi sembra un grande affare visto che il costo di produzione è in costante calo (dallo scorso anno si è più che dimezzato) ma non lo è il prezzo, tralasciando poi che nessuno mai me lo ricomprerà.
De Beers sta conducendo una geniale campagna di marketing partita con la garanzia di prezzi inferiori a 1000 $ per una gioielleria “facile”, senza certificazioni di sorta, per approdare ad un mercato completamente privo di sostanza ma ricco di fascino.
Oggi De Beers propone sintetici da migliaia di dollari, sia nella qualità “standard” che “finest”, tutti rigorosamente certificati e venduti come rare meraviglie anziché per quello che sono realmente: prodotti industriali, replicabili all’infinito, fino a saturazione del mercato.
Il vero volto dei diamanti sintetici
È il trionfo dell’apparire sulla sostanza. Non affermerò mai che ci si può fidanzare solo con un diamante naturale ma non accetterò che se si sceglie un simbolo per celebrare un’occasione allora sia legittimo usare una replica artificiale per spendere meno magari spacciandola pure per autentica.
Compleanni, anniversari, lauree, nascite, fidanzamenti, matrimoni sono solo alcuni dei momenti di una vita che posso decidere di celebrare e sono ovviamente libero di celebrarli come meglio credo.
Tuttavia se attribuisco un valore ad un simbolo, che sia un fiore, un diamante, un panino o uno sgabello allora quel simbolo deve essere autentico, il migliore possibile in base alle mie scelte e possibilità, non certo una copia dozzinale.
De Beers si sta comportando come il coccodrillo della foto, si è appostato in mezzo al fango che lui stesso ha creato in attesa di ghermire la preda.
Purtroppo la preda siamo noi: attirati dal risparmio non ci accorgiamo che paghiamo un falso 10 o 20 volte il suo costo.
I diamanti sintetici sono un ottimo prodotto ma non a questi prezzi e, soprattutto, non sono dei sostituti dei diamanti naturali, non sono eticamente superiori e neppure ecologici.
Queste affermazioni sono solo luoghi comuni usati per intorbidire l’acqua e prendervi all’amo.
https://coronado.it/wp-content/uploads/2023/08/Coccodrillo-e1691082921993.jpg408600Paolo Gentahttps://coronado.it/wp-content/uploads/2015/11/Logo-rosso.pngPaolo Genta2023-08-04 11:45:322024-03-29 09:23:56Nel torbido si pesca meglio
L’etica, associata ai diamanti, è un argomento spinoso. Dibattuto da anni è diventato una specie di mantra fortemente distorto da posizioni partigiane.
Voglio essere molto chiaro, anche se rischio di essere brutale: i diamanti “insanguinati” o “di guerra” esistono?
Sì, esistono.
Esattamente come esite il petrolio sotto embargo che consumiamo regolarmente grazie alla triangolazione di paesi compiacenti.
Come esiste il traffico di rifiuti che dalla raccolta finisce all’altro capo del mondo ad avvelenare intere popolazioni.
E come esistono mille altre attività illecite, fatte sulla pelle di innocenti, sulle quali sorvoliamo più o meno coscientemente.
Quindi? Al diavolo l’etica e facciamo finta di niente? Continuiamo a comprare diamanti per la loro bellezza e valore senza altre valutazioni?
No, assolutamente no!
I fatti dell’etica
Forse è ora di guardare alla realtà dell’industria dei diamanti.
Per vedere cosa è diventata grazie alle regole introdotte negli ultimi trent’anni e a cosa potrà diventare.
Molti colleghi parlano di “diamanti etici” solo per poterli vendere ad un prezzo maggiore, sorvolando sul fatto che i diamanti in commercio sono etici, per oltre il 97%.
Il rimanente 3% è, per la quasi totalità, rappresentato da diamanti di origine incerta, spesso perché venduti da produttori legittimi che però non aderiscono ai cartelli o alle associazioni internazionali.
Il Natural Diamond Council (NDC), precedentemente noto come World Diamond Council (WDC), è l’autorità che controlla globalmente la legalità del commercio, dalla miniera fino al mercato.
Attualmente sta negoziando un accordo con le otto maggiori aziende che tagliano e commercializzano diamanti per sopperire al bando del produttore russo Alrosa dal mercato e quindi per coprire il suo mancato apporto finanziario all’organizzazione.
Le azioni
Ma cosa fa realmente l’NDC?
Oltre a curare la correttezza della filiera si occupa di sfatare i miti e le fake news sui diamanti. Si occupa anche di promuovere una corretta redistribuzione degli utili di questa industria.
L’industria dei diamanti contribuisce attivamente al benessere di milioni di persone.
In India e Africa principalmente, tramite accordi che permettano uno sviluppo delle popolazioni che estraggono e lavorano i diamanti.
Il Lesotho, grazie alla partnership con il famoso gioielliere Graff, ha potuto realizzare opere (scuole, strade, ospedali, infrastrutture base) impensabili senza gli utili dei diamanti.
Surat, in India, è una piccola Svizzera rispetto al resto del paese, grazie all’industria del taglio di diamanti che lavora oltre il 90% delle pietre mondiali.
Il Botswana, che rappresenta il 25% della produzione mondiale. È passato da una quota le 15% nella società con De Beers nel 1969, al 50% nel 1974. Dal 1991 ha il quartier generale della società nella sua capitale
Oggi ha deciso di vendere il 90% dei propri diamanti direttamente. Lo ha potuto fare solo grazie ai frutti prodotti dai diamanti e agli accordi etici stipulati.
Il futuro
No, non è un’industria perfetta o meritevole del Nobel per la pace ma credo abbia fatto molto più per i paesi produttori di quanto abbiano fatto tante altre aziende delle quali non ci sogniamo di criticare i prodotti.
Certamente si può fare sempre meglio e da anni questa è la strada intrapresa.
Sarebbe bello riuscire a far vedere ai consumatori la parte etica di questa industriaevitando che un vecchio luogo comune prosciughi una preziosa fonte di risorse per le popolazioni che si pensa di proteggere non acquistando diamanti.
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Tuttavia i diamanti russi continuano ad arrivare sulle principali piazze mondiali, tutti lo sanno ma nessuno sa esattamente come.
Soprattutto nessuno sa quali siano i veri volumi e chi gestisca i pagamenti. Molte sono le speculazioni ma pochi sono i fatti verificabili.
I rumors
Secondo alcuni il gigante minerario russo Alrosa, già pesantemente sanzionato, ha creato una sussidiaria tramite un intermediario, per vendere minerale grezzo ai produttori.
Secondo altri il grezzo arriva in India con la triangolazione di Dubai ma la cosa pare essersi arenata per non meglio identificati “problemi bancari”.
I report però hanno verificato una costante e massiccia riduzione dei flussi di grezzo dalla Russia verso l’India.
Iniziata a febbraio 2022 ha avuto un ulteriore calo a fine 2022.
Questo forse per la sempre maggior riluttanza delle banche a fare affari con la Russia o forse per paura della pessima immagine se venissero scoperte.
Le strategie
Certo non aiuta il fatto che Alrosa non pubblichi più dati sulla produzione e sulle scorte.
In questo settore tuttavia è quasi impossibile tenere nascoste le informazioni a lungo!
Quindi, per capire cosa succede, forse basta mettere insieme in modo corretto le informazioni disponibili da più fonti.
Se è vero che alcuni produttori indiani comprano diamanti russi grezzi ad Anversa da fornitori privati e alcuni di questi hanno notato un calo nella qualità allora questo vuol dire che le pietre migliori sono “riservate” a pochi grandi produttori che operano con un contatto diretto e privilegiato con Alrosa.
Cina e India, visti i legami con la Russia sono poco sensibili alle vicende geopolitiche e i loro cittadini praticamente non considerano le sanzioni.
Le conseguenze
Questi contatti diretti creano l’impressione che ci sia una penuria di diamanti di qualità.
In realtà le pietre belle, africane, australiane o canadesi, non mancano!
Il fatto è che una fonte abituale per il nostro mercato adesso vende in oriente snobbando il mercato europeo e americano, al quale non avrebbe comunque accesso visto il rigido controllo sulle certificazioni di provenienza che applichiamo.
In sintesi anche se nessuno sa con sicurezza quanta merce arrivi dalla Russia è certo che ne arrivi, come è anche certo che la quasi totalità di queste pietre finisca in India e Cina.
Questo sta causando crescenti tensioni internazionali con gli Stati Uniti che potrebbero introdurre nuove sanzioni, giusto per gettare altra benzina inutile sul fuoco già fin troppo vivo dei prezzi nel mondo.
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https://coronado.it/wp-content/uploads/2023/05/Diamanti-russi-e1683482867431.jpg338600Paolo Gentahttps://coronado.it/wp-content/uploads/2015/11/Logo-rosso.pngPaolo Genta2023-05-07 21:18:292023-05-07 21:18:36Che fine hanno fatto i diamanti russi?
In sintesi mi immaginavo le conseguenze della valanga di denaro introdotta nell’economia planetaria e dell’inflazione che ne sarebbe seguita.
Che poi la speculazione si manifestasse era inevitabile, ma non credo che tutto quello che stiamo vivendo dipenda solo da lei.
Cosa dovrebbe essere la speculazione
La speculazione in sé non solo non è cattiva ma è sempre stata il simbolo della lungimiranza e della capacità umana.
L’origine della parola arriva dal latino “specchio” ed è sempre stata usata per indicare la capacità di vedere.
Di vedere lontano e prima degli altri i cambiamenti o le opportunità.
Speculare in borsa vuol dire (o voleva dire) saper leggere e interpretare report, bilanci e voci su una determinata società, saperne stimare gli effetti sulle quotazioni ed agire di conseguenza per ottenerne un profitto.
Nell’industria o nel commercio si speculava quando si vedeva un’opportunità, spesso lontana nel futuro, e ci si puntava sopra cercando di coglierla.
Lo ha fatto chi ha puntato sulle auto quando c’erano le carrozze, chi ha scommesso su internet quando era solo un sistema di comunicazione militare o, al più, una cosa da nerd.
Cos’è davvero
Poi purtroppo il mezzo, il denaro, è diventato il fine e la speculazione è diventato sinonimo di illecito profitto, di abuso delle situazioni di mercato.
Inutile recriminare, quello che è successo non lo si può cambiare, si può invece fare molto per affrontare quello che succederà.
La speculazione è presente anche nel mercato dei diamanti ma in un modo meno evidente e, a mio parere, molto più subdolo.
Non ha colpito i prezzi con aumenti folli ma ha introdotto beni che solo apparentemente erano un’opportunità: i famosi (o famigerati) diamanti sintetici.
Uno stimato professionista del mio settore, Martin Rapaport, ha scritto molto sull’argomento.
Padre dell’omonimo listino, gestisce un network che quota oltre 900.000 diamanti per un valore oltre 6 miliardi di dollari oltre ad essere molto attivo sul fronte etico dell’industria dei diamanti.
Per me è sempre stato una preziosa fonte di informazioni.
Depurando i suoi articoli dalla legittima componente commerciale mi ha fatto notare molti cambiamenti prima che piombassero sul mercato.
La bussola nella tempesta
L’ultima sorpresa è arrivata con gli auguri di Natale dove, senza allarmismi o accondiscendenza, parlava delle sfide che l’industria dei diamanti dovrà affrontare.
Il punto basilare e solo apparentemente ovvio è esercitare la propria attività solo su ciò che è certo e sostenibile.
Per i diamanti questo vuol dire basarsi sul desiderio di sicurezza emotiva e finanziaria delle persone.
Sicurezza e impegno sono componenti fondamentali della natura umana, legate ad essa in modo darwiniano.
Non importa chi sei, dove o quando sei, se vuoi avere figli o no: comunque hai bisogno di sicurezza emotiva e finanziaria.
Superata la soglia dell’economia di sussistenza si attivano meccanismi che ci fanno cercare la sicurezza.
Il ruolo di chi fa il mio lavoro è mantenere la relazione simbolica tra i diamanti e il dono di queste sicurezze.
Guerre, pandemie, dati demografici impatteranno sempre sui mercati finanziari e dei diamanti, creando infinite possibilità per fare (o perdere) montagne di soldi.
Tuttavia il futuro del mio settore non si basa sul breve termine.
I diamanti sono una riserva di valore di lungo termine utilizzata come simbolo di impegno.
Le scelte strategiche
Ed è qui che entra in scena la speculazione, sotto forma del mio peggior nemico: l’avidità.
Il marketing, la promozione e la vendita di diamanti sintetici come sostituti dei diamanti naturali sta distruggendo il valore di queste magnifiche gemme in nome di un fugace (ed enorme) profitto di breve termine.
I diamanti sintetici sono i “Bitcoin” del mercato dei diamanti.
Anzi ne sono la parte peggiore perché mancano di qualunque elemento di scarsità che ne giustifichi il valore.
Chi li vende paragonandoli alle pietre naturali non rivela mai la loro incapacità assoluta di mantenere il valore.
Ed infatti il loro prezzo è in costante calo.Alla fine il loro commercio crollerà, come stanno facendo i prezzi dei materiali sintetici, come già è successo per rubini, smeraldi e zaffiri sintetici.
Chi ha pagato 5.000 € un diamante sintetico anziché i 10/15.000 € per il suo omologo naturale quando scoprirà che adesso vale solo centinaia o decine di Euro si ricorderà molto bene il nome di chi glielo ha venduto.
Un diamante non èbigiotteria e la reputazione a lungo termine vale più del profitto a breve: su queste idee ho cercato di basare la mia azienda.
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https://coronado.it/wp-content/uploads/2023/01/mano-soldi.jpg410624Paolo Gentahttps://coronado.it/wp-content/uploads/2015/11/Logo-rosso.pngPaolo Genta2023-01-18 21:19:422023-01-18 21:33:08La vera faccia della speculazione
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