L’eterna attesa
Ho passato gli ultimi quattro mesi nell’attesa di capire da che parte avrebbe tirato il vento della commedia sui dazi.
Non ci sono riuscito perché, come vi raccontavo nello scorso articolo, l’originale metodo comunicativo di Trump ha raggiunto almeno un obbiettivo.
Ha convinto il mondo che, in attesa della nuova puntata del suo personalissimo show, tutto può andare avanti come prima.
A patto di passare il tempo a immaginare i possibili scenari della sua prossima sparata.
Non è certo una situazione che giovi a economia e politica ma è quella nella quale viviamo.
Purtroppo la situazione va presa molto seriamente perché questa commedia ha risvolti concreti sulla vita di molti.
La situazione attuale
A inizio agosto speravamo che, secondo uno dei tanti proclami trumpiani, saremmo arrivati al dunque.
Inutile dire che così non è stato: a fronte di dazi medi al 15% sull’acciaio sono arrivati al 50% e le esenzioni coprono i beni che interessano gli States, non quelli che avremmo voluto tutelare noi.
E continuiamo a raccontarci che è stato un buon accordo e stiamo trattando per migliorarlo.
In realtà ci siamo fatti spennare…
Che l’Europa non sia la Cina è abbastanza evidente ma la nostra eterna attesa va oltre il ridicolo.
È inutile sottolineare che, per decenni, abbiamo appaltato molte produzioni in estremo oriente e ricerca, sviluppo, alta tecnologia e difesa agli Stati Uniti.
Quello che è fatto è fatto, l’importante è cosa fare ora.
Cambiare rotta richiederà moltissimo tempo oltre a una coesione che non sappiamo neppure immaginare.
Quale futuro?
Intanto Trump sta già pensando a una nuova tosata sulle regole dell’high tech e sta continuando a espandere il suo potere cercando di portare sotto il suo controllo la FED.
Continuerà fino a che i suoi stessi cittadini non si opporranno.
Perché è così che funziona la democrazia: oltre alle regole e alla separazione dei poteri la variabile più importante sono le persone.
Trump continuerà a fare quello che sta facendo (e tanto altro che vorrebbe fare), sfruttando o ignorando le pieghe della legge, fino a che un numero sufficiente di persone non diranno basta (obbligandolo a rispettare le leggi).
Il problema è che il presidente americano è bravissimo a interpretare e stuzzicare i sogni proibiti del suo elettorato, specialmente quelli che riguardano la folle propensione al consumo, la presunta superiorità americana rispetto al resto del pianeta e l’ovvia avidità che non guasta mai.
È un teatrino che ho visto molte volte, anche nel mio settore, come per la “saga” delle tormaline Paraiba.
Il caso Paraiba

Scoperte nello stato brasiliano di Paraiba (da cui il nome) sono delle normali tormaline che però contengono rame e manganese.
Questo dona loro una trasparenza e una luminosità uniche ed eccezionali.
Inutile dire che sono diventate velocemente tra le gemme più desiderate (e care) del mercato.
Anni dopo, in Nigeria, sono state trovate tormaline con le stesse caratteristiche, vendute come “Paraiba” a una frazione del prezzo brasiliano, scatenando un putiferio legale sulla titolarità del nome e sulla presunta superiorità della merce brasiliana.
Era ovvio che i brasiliani si “risentissero”: riuscivano a vendere in monopolio, a 200/500 volte il prezzo delle normali tormaline, una gemma meravigliosa guadagnando cifre importanti mentre i nigeriani, leggermente meno avidi, si accontentavano di guadagnare 50/100 volte il prezzo delle tormaline classiche.

Il caso si è sgonfiato (con una sonora sconfitta per il Brasile), quando qualcuno si è accorto che le tormaline Paraiba brasiliane e nigeriane erano chimicamente e fisicamente identiche…
Semplicemente arrivavano dallo stesso giacimento di formazione separato dalla deriva dei continenti!
Siccome il fato non difetta di ironia pochi mesi dopo la storica e definitiva sentenza sono state scoperte altre di queste favolose gemme in Mozambico, dall’altra parte dell’Africa ma ormai il monopolio era stato rotto.
Così come gli americani, che consumano senza freni e poi si lamentano per la bilancia commerciale, anche i brasiliani si sono sentiti derubati dai cattivi africani che hanno avuto il coraggio di cercare, trovare, tagliare e vendere (a molto meno) le stesse pietre, spesso anche più grandi e più belle.
Vi ricorda nulla?
Il limite del potere
Presto vedremo altri scontri nei tribunali americani, fino alla Corte Suprema.
Tramite le sentenze su dazi, immigrazione e quant’altro, ci sarà un solo obbiettivo: stabilire il limite del potere presidenziale.
Come scrivevo ad aprile i dazi hanno minato la fiducia portando il mondo a dubitare, tra l’altro, della solidità del debito americano.
La FED, come organismo indipendente dal governo, ha sempre garantito i titoli che rappresentano questo debito.
Vi immaginate le conseguenze di una FED sotto controllo governativo che cambia i tassi o che acquista titoli del debito secondo le istruzioni della Casa Bianca?
Quale credibilità avrebbe ancora il dollaro come valuta di riserva?
In una situazione così complessa, mutevole e instabile si può solo navigare a vista con tutta la prudenza del caso.
Prudenza che richiede la consulenza di professionisti preparati per ogni settore nel quale si desidera investire, per non prendere la proverbiale “sola” scambiandola per opportunità (che ci sono, sempre).
Se siete curiosi di conoscere le opportunità nel mondo delle gemme preziose dovete solo contattarmi.
Alla prossima,