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Le nuove frontiere della perfezione

La perfezione è forse la chimera più classica della nostra società. Cercata e ambita, in realtà sconosciuta, viene rincorsa con un impiego di energie a volte incomprensibile.

Senza cadere nella filosofia dobbiamo fermarci e pensare a cosa sia davvero la perfezione.

Anche nelle pietre preziose la perfezione assoluta è relativa.

Relativa ai gusti del cliente (e qui già ci si potrebbe fermare), relativa al costo che si è disposti a pagare per averla, relativa ai confronti disponibili.

Ma se diventa un indice per valutare e scegliere allora assume un nuovo significato.

La pietra perfetta

Nel mio settore una pietra è perfetta quando rispetta un insieme di parametri che ne esaltino la bellezza per quanto natura, tecnica e portafoglio permettano.

Spesso è semplicemente impossibile avere una gemma perfetta da un determinato minerale perché sarebbe impossibile indossarla: magari brilla benissimo ma, per farlo è spessa 2 centimetri.

Altre il costo economico per la perfezione è tale da rendere invendibile la pietra: una fluorite, meravigliosa per colore e purezza per essere lucidata a specchio veniva passata infinite volte su una tavoletta di legno e il costo della manodopera diventava stratosferico.

La perfezione tuttavia ci affascina e non siamo disposti a rinunciarvi.

Ecco perché è giusto trovare un equilibrio che ci permetta di ottenere il massimo senza doverci sciroppare ricerche interminabili.

Ogni minerale, per diventare una gemma, deve rispettate alcuni parametri. Anche i diamanti non fanno eccezione.

La perfezione nei diamanti

In molti conoscono le “4C”, Color, Cut, Clarity, Carat (Colore, Taglio inteso come forma, Purezza e Peso), che vengono usate per valutare i diamanti, ma sono solo l’inizio!

Come ben sanno i miei clienti (lo confesso, sono piuttosto insistente su questo) occorre valutare la fluorescenza della pietra e altri 3 parametri qualitativi: taglio, finitura e simmetria.

La fluorescenza è una caratteristica comune a moltissime pietre, nel diamante meno ce n’è meglio è.

Gli altri tre parametri possono essere Excellent, Very Good, Good, Fair, and Poor (Eccellente, molto buono, buono, discreto e scarso). Quando tutti e tre sono al massimo si ottiene l’ambita 3x” o “Triple Excellent”.

Il fatto è che i tagliatori sono anche dei virtuosi e amano eccellere quindi sul mercato si trovano, relativamente, sempre più pietre “3x” e questo pare le renda meno esclusive!

Un’azienda di New York ha introdotto un certificato dove la perfezione richiede addirittura 8 excellent.

Ha diviso i parametri in tre categorie: Fisica (finitura, simmetria esterna, proporzioni), Resa luminosa (brillantezza, fuoco, scintillio) e Ottica (simmetria ottica, “Hearts & Arrow”).

Sono sicuramente parametri importanti che, nel loro massimo grado, descrivono una gemma stupenda ma ne vale la pena?

La mia opinione

Dipenderà dal surplus di prezzo che sarà richiesto per questo certificato.

Ogni volta che scelgo una gemma per voi valuto moltissime caratteristiche, fa parte del mio servizio.

Trovare tutte queste informazioni in un certificato potrebbe essere utile ma forse è molto più di quanto un cliente si aspetti e gradisca.

Non sono così sicuro che, mentre acquistate un’auto, abbiate voglia di sorbirvi un corso di ingegneria meccanica!

L’auto deve piacervi, essere affidabile e, possibilmente, non costare una fucilata. Il resto lo date giustamente per scontato e forse vi piace anche farvelo dire dal venditore.

Quante volte avete guardato le schede tecniche nel manuale d’uso?

Lo stesso vale per una gemma: deve piacervi, deve essere autentica e rientrare nel vostro budget. Tutto il resto, certamente molto importante, rientra tra le informazioni che un venditore professionista saprà darvi.

Ovviamente se lo vorrete ma comunque le avrà già selezionate per offrirvi il meglio.

Non dimentichiamoci poi che molte gemme sono meravigliose proprio per i difetti” che le rendono uniche.

Anche perché la perfezione ha un grave difetto: ha la tendenza ad essere noiosa.

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Alla prossima,

Paolo Genta

I prezzi dei diamanti salgono, ecco perché.

I prezzi salgono”, “tutto costa di più”. Questi sono i nuovi mantra dei discorsi che sento sempre più spesso.

Già a giugno 2020  vi avevo parlato dei miei timori su prezzi e inflazione e lo scorso luglio avevo fatto un primo punto sulla situazione.

Alcuni lettori non concordavano con le mie aspettative. Ipotizzavano uno scenario deflattivo con un eccesso di offerta sistematico, crollo dei prezzi e carenza drammatica di clienti.

Quando operavo in borsa una regola ferrea che dovevo ricordare era che i prezzi non venivano determinati dalle mie aspettative ma dal mercato.

Quindi se le cose non andavano secondo le ipotesi non era il mercato che sbagliava ma io.

Indipendentemente dalle nostre opinioni l’unica cosa saggia da fare oggi è prendere atto della situazione e agire di conseguenza.

Non voglio parlare degli stessi argomenti che sentiamo tutti i giorni, in mille modi diversi, su tutti i media esistenti. Vorrei invece condividere con voi un “dietro le quinte” per capire cosa sta succedendo nel mondo dei preziosi e dei diamanti in particolare.

Si fa in fretta a dire “i prezzi salgono” per capire il motivo della salita, se è semplice speculazione o l’inizio di un trend duraturo, bisogna capirne le cause.

Il lato della domanda

La pandemia ha avuto (e avrà) conseguenze rilevanti. In occidente, causa lockdown e timori vari, si sono ridotte drasticamente le spese, i contributi dei governi hanno generato, almeno per una parte delle persone, un ulteriore surplus di denaro.

Le ricorrenze e i matrimoni, rinviati a periodi più “semplici”, sono state l’innesco dell’esplosione della domanda.

Appena possibile molti si sono buttati a capofitto sul mercato per recuperare il tempo perso.

Anche se parliamo di diamanti non dobbiamo dimenticarci che il mercato è composto da persone di ogni estrazione sociale, ciascuna con il proprio budget.

Questo ha causato un aumento della domanda su tutti i tipi di diamante, non solo i classici tagli rotondi “a brillante” ma anche i tagli smeraldo, ovale, princess, radiant e tanti altri.

Ma la domanda è selettiva: non si accettano più tagli fuori moda o mediocri, si esigono tagli di altissima qualità.

Oltre a essere cambiato anche l’approccio alla purezza delle gemme, ci si è finalmente accorti che non si può più transigere sulle qualità del taglio.

Pur di trovare la pietra perfetta per le proprie esigenze si cercano anche le purezze inferiori.

Il lato dell’offerta

Tutto questo ha rapidamente esaurito le scorte dei venditori finali.

Purtroppo l’offerta è rigida, perché la produzione si adegui serve tempo e non sempre è possibile farlo.

Negli scorsi anni i tagliatori si sono via via spostati verso pietre più grandi che garantivano loro un maggior reddito a parità di lavoro, perdendo purtroppo la manualità per tagliare le pietre più piccole.

Gli acquisti per ripristinare le scorte hanno gettato ulteriore benzina sul fuoco che scalda i prezzi ma questo indica anche un marcato ottimismo per il futuro.

Se fosse un fuoco di paglia i commercianti sarebbero felici di aver vuotato il magazzino e certo non avrebbero fretta di acquistare nuova merce!

Il mercato

Mentre il mercato americano cerca pietre di qualità medio bassa, almeno fino ai 2 ct, la Cina impazzisce per le pietre “triplo excellent”, ovvero quelle tagliate meglio.

L’unica azienda che è riuscita ad adeguare rapidamente la produzione è quella dei diamanti sintetici, con rialzi a 2 cifre ma prezzi in forte calo, come era prevedibile per qualsiasi bene industriale offerto a cascata sul mercato. Ne avevo già parlato a maggio e novembre del 2019.

Il mercato, come il covid, procede a ondate: il calo dei prezzi di marzo 2020 ha innescato acquisti speculativi, ma è la domanda a dare il reale impulso ai prezzi.

Che siano pietre piccole o grandi, perfette o di bassa qualità la domanda è esplosa in tutti i settori. Le fabbriche e miniere tuttavia non possono fisicamente farvi fronte nel breve periodo e molte neppure sembrano intenzionate a farlo nel medio.

Pensate al look Hip-Hop che spopola in America. Si vendono catene d’oro con incastonati da 20 a 50 ct. di diamanti a prezzi che variano da 3.000 a 20.000 $: ovviamente la qualità non può che essere molto bassa.

Ma i lotti che DeBeers vende, a prezzi sempre maggiori, contengono anche pietre di maggior qualità che fanno aumentare il prezzo medio che però i grandi marchi non vorrebbero pagare.

Ciliegina finale la chiusura della mitica miniera di Argyle che, oltre ai favolosi diamanti rosa, produceva anche 10.000.000 di ct. all’anno. Erano di bassa qualità ma ora sono richiestissimi e sono spariti dal mercato mentre nessuno può rimpiazzare l’offerta.

Il prezzi nel lungo termine

Questo è il vero punto della questione: il lungo termine. La storia dei diamanti è avventurosa, spesso travagliata ma i numeri non mentono.

Questo semplice grafico racchiude 37 anni di quotazioni Rapaport: indica l’aumento di valore per tre pietre “simbolo” da 1 carato.

La perfezione (D/IF, linea blu), l’alta qualità (F/Vvs2, linea rossa) e una buona qualità commerciale (H/Vs2, linea verde).

Prezzi dal 1985 al 2022

Mentre la perfezione è cresciuta solo del 66%, l’alta qualità ha capitalizzato un aumento del 170% mentre la qualità commerciale ha raggiunto un incredibile +210%.

Mentre state già pensando ai futuri utili che guadagnerete investendo in diamanti voglio farvi notare anche il periodo 2011 – 2019.

Le vicende economiche sono note e anche i diamanti ne hanno pagato lo scotto. A fronte di una sostanziale stabilità per le pietre commerciali quelle eccelse hanno patito un forte calo, non ancora recuperato.

Per questo vi parlo sempre di lungo periodo e di consulenza professionale: non esistono investimenti sicuri, esistono opportunità che, per diventare successi, necessitano della competenza di chi le propone e di orecchie ben aperte di chi le cerca.

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Alla prossima,

Paolo Genta

Scelte consapevoli

Scelte consapevoli

Le scelte possono essere difficili, la recriminazione è sempre in agguato, se poi le vogliamo anche consapevoli si apre il dilemma sulle conseguenze.

Le mie scelte

Il 3 settembre a Torino è scoppiato un incendio in un palazzo del centro. Quando ho visto le prime immagini mi è corso un brivido gelido lungo la schiena: l’edificio in questione era quello dove, 22 anni or sono, avevo aperto Coronado, la mia azienda.

Per prima cosa ho pensato alle persone che ancora conosco e che continuano a vivere e lavorare lì poi il brivido è diventato un immenso sollievo quando ho pensato alla scelta fatta, molti anni fa, di vendere la splendida sede per trasferirmi in Lungo Po.

Mi è costato vendere quell’immobile, lo avevo scelto con cura, ristrutturato integralmente per renderlo un ambiente accogliente, sicuro ed elegante dove incontrare i clienti, in altre parole me ne ero innamorato.

Purtroppo tra difficoltà di parcheggio per i clienti, zone a traffico limitato in espansione e imminente crisi immobiliare decisi di vendere e di ridimensionare la mia sede per limitare i costi.

Dopo l’incendio mi sono trovato a pensare di aver appena evitato un proiettile: cosa sarebbe successo se fossi rimasto in quell’edificio?

Dopo la crisi finanziaria del 2008, la conseguente crisi economica e la pandemia trovarsi bloccati, magari per mesi, prima del Natale poteva essere letale.

Quando cercavo la nuova sede avevo trovato uno stabile molto interessante ai piedi della collina di Torino, in piena ristrutturazione, perfetto per le mie esigenze.

Durante la trattativa il venditore ha commesso, a mio parere, il peggior errore possibile con un potenziale acquirente.

Serafico e un po’ supponente aveva affermato che il prezzo era quello, tanto lui lo avrebbe potuto vendere quando voleva.

Per un insieme di indizi e anche per questo commento sopra le righe, scelsi di rinunciare.

Ogni mattina passo davanti a quell’edificio, fermo da un decennio allo stesso punto dei lavori, disabitato e usato come magazzino edile dal venditore dell’epoca.

Rimpianti? No, grazie!

Cosa sarebbe successo se lo avessi acquistato e oggi mi trovassi con un ufficio in un cantiere perenne e disabitato?

Molte volte ho ripensato a queste scelte, senza mai rimpiangerle. Non che non avessi dubbi o che fossero scelte semplici ma avevo deciso al meglio delle mie capacità in base a tutte le informazioni che avevo raccolto.

Trovare tutte le informazioni rilevanti, decidere secondo logica e con attenzione non garantisce l’assenza di recriminazioni future ma aiuta molto!

Aiutare a scegliere

A volte i clienti sono in dubbio tra due o tre gemme e mi chiedono un parere. Dopo aver descritto pregi e difetti di ognuna la mia domanda finale è sempre la stessa: “Quale pietra l’ha colpita di più appena vista?”.

In questo caso è l’istinto a dover lavorare quindi se lo si lascia libero di solito si fa la scelta giusta.

Mi sono trovato anche sul fronte opposto, a dover “frenare” l’entusiasmo del cliente per un acquisto di diamanti.

Per quanto meravigliosi, preziosi e magici si parlava di un investimento e non di un regalo emozionale. Obbiettivi diversi esigono parametri di scelta diversi.

Nel mio lavoro la consulenza ha una grandissima rilevanza.

Anche se rischio di annoiare il cliente (e quindi di perderlo) per me è importantissimo capire esattamente i suoi obbiettivi, lo trovo addirittura più importante della vendita in se.

Spendo quindi molto del mio tempo per aiutare il cliente a fare la scelta migliore per ottenere cosa desidera.

Non posso garantire che il regalo sarà gradito o l’investimento un successo ma di certo, aiutandolo a effettuare scelte consapevoli, sposto molto l’ago della bilancia verso il successo.

Non ho un libro magico con tutte le soluzioni pronte e, per natura, diffido da chi si presenta come la miracolosa soluzione a tutti i miei problemi.

Credo invece nel dialogo, nel confronto e nella professionalità, valori spesso più preziosi delle gemme che vendo.

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Alla prossima,

Paolo Genta

Normalità

Normalità – Atto IV

La normalità è una condizione ambita ma non sempre facile da ottenere.

Molti la cercano, chi nella vita quotidiana, chi nel lavoro, tutti la desideriamo come simbolo della fine di questo difficile periodo.

La normalità è percepita come consuetudine, regolarità, ordine.

Naturale quindi cercarla dopo un periodo che di normale ha avuto ben poco.

Per me la normalità, sul lavoro, sarà tornare a parlare di gemme e gioielli più che di finanza ed economia.

Non posso esimermi da valutazioni economico finanziarie, specialmente se si parla di investire in diamanti, ma ho voglia di tornare a quello che mi ha fatto scegliere questo lavoro: la passione per il colore e il design.

Prima però devo ancora soffermarmi sulle dirette conseguenze della pandemia sul mercato dei preziosi perché porteranno molte novità, alcune utili altre meno.

Normalità e innovazione

Nello scorso articolo vi ho parlato di transizione e di come influenzerà il mercato.

Se da un lato è giusto ridurre al minimo l’impatto ambientale delle estrazioni minerarie, dall’altro si cerca di sfruttare il sentimentogreen” per proporre modelli di consumo a volte pericolosi.

L’industria mineraria è molto sensibile all’argomento, anche per i notevoli ritorni d’immagine, e collabora con i governi per risolvere il problema.

Trovo quest’attenzione doverosa e responsabile e potrà portare solo miglioramenti al mercato.

Credo invece che altre scelte ecologiste siano solo uno specchietto per le allodole.

L’esempio perfetto sono i diamanti “lab-grown”, nome orecchiabile per descrivere le pietre sintetiche fatte dall’uomo in laboratorio.

Non ho nulla contro i diamanti “lab-grown”, a patto che siano venduti come tali. Sono invece meno convinto che siano più ecologici dei diamanti naturali.

A parte l’altissimo costo energetico necessario per produrre i diamanti in laboratorio le materie prime necessarie per realizzarli provengono da miniere, esattamente come i diamanti naturali.

Non esiste un solo studio serio e completo in grado di quantificare e confrontare il reale impatto complessivo di questi due prodotti.

La cosa che trovo subdola è far leva sul giusto sentimento ecologista per vendere un oggetto artificiale in base ad una sostenibilità ambientale tutta da dimostrare.

Se cercate dei diamanti “lab-grown” sarò felice di fornirveli ma non come sostituti di quelli naturali.

Sono semplicemente un altro prodotto.

Il nuovo marketing

Per porre l’accento su questa diversità la Diamond Producers Association (DPA) si è trasformata in Natural Diamond Council (NDC), scegliendo David Kellie come amministratore delegato.

Kellie è un mago del marketing, come ha ampiamente dimostrato negli anni creando brand mondiali di successo, particolarmente per gli orologi di lusso, trasformandoli da costosi accessori in oggetti iconici da collezione.

Adesso la sua attenzione è sul diamante naturale per separarne definitivamente l’immagine da quella dei diamanti “lab-grown”.

Contemporaneamente De Beers ha introdotto il “codice di origine” come parte di una completa ristrutturazione volta a raccontare cosa l’azienda sta facendo realmente per l’ambiente.

L’idea è di associare il marchio De Beers, che sarà presente sulle sue pietre, ai concreti interventi fatti dall’azienda sia in campo ecologico che sociale.

È sicuramente un’operazione di marketing ma con risvolti concreti che sembrano reali e meritevoli.

La mia normalità

Questa nuova normalità sarà per me una sfida che richiederà altro studio e molta attenzione.

Dovrò selezionare la parte sana di tutte queste novità per offrirvi un prodotto all’altezza dei nuovi standard senza cadere nei tranelli del marketing.

Anche se vendo lusso, credo che la sostanza debba sempre esserci, così come l’attenzione per il cliente.

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Alla prossima,

Paolo Genta

Ripartenza

Ripartenza – Atto II

Ripartenza: tutti la cercano ma pochi sanno come attuarla mentre qualcuno invece l’ha già ottenuta.

Dopo avervi parlato di inflazione mantengo la promessa e vi parlo di cosa succede nel mio mondo lavorativo, quello della gioielleria e dei diamanti.

Non mi interessa la polemica sterile ma desidero imparare da chi ha fatto meglio di me, quindi vediamo chi è ripartito e come ha fatto.

Nel mercato dei preziosi non si parla di ripartenza solo per perorare il proprio punto di vista ma si è affrontata la sfida già nei mesi passati per sopravvivere oggi e crescere domani.

Il settore è ben lontano dal poter dire di essere ripartito ma molti protagonisti internazionali hanno fatto passi importanti per rimuovere il maggior numero possibile di ostacoli dalla strada della ripartenza.

La ripartenza delle nazioni

Cina e Usa: nel bene o nel male hanno fatto le loro scelte sociali e oggi stanno guidando la corsa al diamante e ai gioielli di qualità.

La fine delle restrizioni ha provocato alcuni effetti a cascata.

Tra chi finalmente ha potuto sposarsi, chi ha deciso di “recuperare” i regali mancati durante le chiusure e chi vuole celebrare il ritorno a una maggiore normalità, si registra ovunque un forte aumento della domanda.

Anche se sono popolazioni profondamente diverse, la loro parte più benestante ha lo stesso interesse per i preziosi: marginalmente è interessata alla celebrazione del lusso, sostanzialmente investe strategicamente in beni rari.

Oltre all’aumento della domanda ci sono due colli di bottiglia molto importanti che contribuiscono al rialzo delle quotazioni.

Il primo è l’India che tagliando oltre il 90% dei diamanti ed essendo tuttora alle prese con i lockdown presenta un quadro difficile da prevedere sia per la domanda di grezzo sia per l’offerta di pietre tagliate. Ve ne parlavo già lo scorso aprile in questo articolo.

La ripartenza delle aziende

DeBeers: Il grezzo ha registrato aumenti di prezzo del 10%, sempre a causa dell’eccesso di domanda. Nel primo semestre 2021 ha registrato utili per 267 milioni di dollari a fronte di una perdita da 214 nel primo semestre 2020. Anche il fatturato è raddoppiato, passando da 1.22 a 2.9 miliardi di dollari, sempre sullo stesso periodo.

La seconda strozzatura è il GIA, il maggior certificatore mondiale di diamanti, che già da un anno ha cambiato la sua politica di certificazione non sigillando più le gemme.

Al momento ha un ritardo superiore alle quattro settimane, solo in parte dovuto ai laboratori in India che, ovviamente, seguono la stessa sorte delle industrie.

Il resto deriva dall’incremento di domanda di pietre certificate da Cina e Usa.

Per darvi un’idea concreta della ripartenza si devono guardare i numeri. Le certificazioni sono cresciute del 31% rispetto al 2020 e del 37% rispetto al 2019.

I diamanti inviati alla certificazione (e in attesa) sono il 71% in più rispetto al 2019. Ecco perché GIA si sta organizzando per essere operativo 24 ore al giorno e 7 giorni alla settimana.

Anche i produttori mondiali si sono mossi, alcuni hanno addirittura riaperto stabilmente delle miniere in zone così inospitali da far dubitare della loro convenienza economica.

La forte domanda e, soprattutto, la convinzione che non sia transitoria, li ha convinti a fare questi importanti investimenti.

Il gigante russo Alrosa, leader mondiale in campo minerario, sta comprando diamanti (anziché venderli!) da Gokhran, il deposito statale russo di gemme e metalli preziosi.

Lo fa per tamponare la carenza di forniture ma ha già dichiarato che non riuscirà comunque a saturare la domanda.

Il mercato

La sintesi della situazione appare evidente: molti stanno celebrando lo scampato pericolo, ciascuno secondo i criteri della propria società, e insieme hanno generato un boom di richieste.

Altri hanno fiutato l’opportunità di guadagno, rafforzando ulteriormente la domanda.

Le aziende si sono mosse per soddisfarla, innescando un circolo virtuoso per i lavoratori e per tutti i partecipanti al mercato.

Il prossimo articolo sarà dedicato alla transizione, altro tema caldo anche per il settore dei preziosi. Parlerà di razionalizzazione produttiva, “Green diamonds” e delle conseguenze dei ritardi GIA.

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Alla prossima,

Paolo Genta

Inflazione: un'onda che può travolgerci o un'opportunità da cavalcare?

Inflazione – Atto I

Sono passati 2 mesi dal mio ultimo articolo, un tempo lungo ma necessario per mettere a fuoco la realtà che mi circonda.

Siamo abituati a divorare notizie, discutiamo anche violentemente sul tema del momento e poi? Via verso il prossimo caso!

Farlo non è necessariamente un errore ma, a mio parere, ci abitua alla superficialità e si perde la visione d’insieme.

Lo scrivo ogni volta che posso: sono un ottimista e spero per il meglio ma, per non farmi sorprendere dal peggio, studio proprio il quadro generale.

Ovviamente studio per primo il mio settore ma credo che il discorso sia valido anche per altri campi.

Oggi ogni ragionamento è imprescindibile dalla pandemia: ha permeato tutti gli aspetti della nostra vita e non possiamo ignorarla. L’importante è volgere la nostra attenzione al futuro, non al passato.

Ci sarà tempo per giudicare e recriminare, ma ora ci sono questioni più importanti.

Circa un anno fa scrivevo un articolo sul mondo post-pandemia e oggi sembra che le previsioni stiano diventando realtà. Sempre più operatori economici si rendono conto che l’inflazione, anche se non dichiarata, c’è, è arrivata ed ha tutte le intenzioni di restare.

Il primo attore: l’inflazione

Quotazioni dei diamanti

Per il mio compleanno mi sono regalato 4 giorni a Roma come avevo fatto anche lo scorso anno, quando avevo scovato un piacevole B&B in zona Prati.

Essendoci stato bene l’ho cercato anche quest’anno, peccato che il prezzo fosse più alto del 75%!

Non tutto è aumentato così ma i prezzi sono cambiati e ben più dello 0.7 – 0.9% delle stime ufficiali.

L’inflazione ha un forte impatto sul debito, crea conflitti sociali perché tutti la vogliono scaricare sugli altri. Ci illudiamo che sia transitoria ma quello che divora è perso, definitivamente.

Il palcoscenico: il mercato

Tanti aggregati statistici vengono utilizzati per “addomesticare” i dati economici: avete presente l’inflazioneCore”, che non tiene conto di energia e alimentari?

Non so voi ma io mangio e consumo energia e i conti li devo pagare!

Un altro aggregato molto interessante è la spesa discrezionale cioè quella non destinata alla vita di base (cibo, acqua, vestiti, alloggio) ma che nella nostra società è la base della vita.

Cultura, svaghi, viaggi, investimenti e ogni altro tipo di desiderio non sono strettamente necessari alla sopravvivenza a breve termine ma definiscono la qualità di una vita intera.

Per molte famiglie la situazione non è rosea e i soldi saranno necessariamente indirizzati verso i bisogni primari.

Per molte altre, a reddito medio alto, la questione è diversa. Aiuti, risparmio, minori spese da lockdown e boom di borsa hanno creato la situazione perfetta per un boom transitorio negli acquisti, specialmente nel settore del lusso.

Per qualche mese assisteremo a continui aumenti negli indici della “ripresa dei consumi” poi, dissipata la paura per la pandemia (e dissipati i risparmi), si tornerà alla normalità del quadro.

L’opinione più condivisa è per la crescita dell’inflazione, un dollaro debole e un rialzo dei tassi sul dollaro dal 2023.

La situazione europea rallenterà questo percorso ma non credo che lo fermerà.

I comprimari: le materie prime

Nel mio settore gli effetti, già presenti, aumentano: a parte l’oro che da un anno viaggia sui 50 €/g, con oscillazioni di prezzo del 10%, anche tutte le altre materie prime sono cresciute molto.

oro da investimento

Non fanno eccezione le gemme e, in particolare, il diamante.

Nei prossimi articoli analizzerò come e perché sta succedendo, per adesso mi basta notare che negli ultimi 13 mesi il Rapaport è aumentato 9 volte e i segnali di mercato dicono che non è ancora finita.

Ripresa economica dei giganti mondiali e scarsità di offerta sono solo alcuni dei fattori che stanno spingendo in alto le quotazioni dei diamanti.

I contendenti: produttori vs consumatori

Perché penso che stia iniziando una guerra commerciale? Perché la società che abbiamo costruito non può stare ferma, pena l’estinzione.

Deve muoversi, alimentarsi e crescere ed il nutrimento è proprio la spesa discrezionale delle persone.

Per aggiudicarsela si combatterà sia sul fronte del marketing sia della razionalizzazione produttiva, verranno offerte grosse opportunità e grossi rischi, molti informeranno altri inganneranno.

Da consumatore cercherò di informarmi al meglio per evitare gli errori, da professionista credo che i buoni affari si facciano sempre in due quindi darvi tutte le informazioni necessarie per collaborare sarà un piacere.

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Alla prossima,

Paolo Genta

Quanto dipendiamo dagli altri?

Oggi i numeri sono l’aspetto più importante di ogni comunicazione.

Possono tranquillizzare o impaurire, mostrare una situazione o nasconderla, come per molte altre informazioni tutto dipende da come vengono comunicati.

Il caso: l’India

I media ci stanno parlando della tragica situazione in India ma credo che la reale situazione e la portata delle sue conseguenze sia diversa.

I numeri dicono che una popolazione di circa 1,4 miliardi di abitanti (23 volte l’Italia) ha “solo” il 7,1% dei nostri morti (per milione di abitanti).

Quello che non dicono è che l’India è una gigantesca polveriere. Lo è a causa della sua densità abitativa, doppia rispetto all’Italia e con punte di quattro volte rispetto a Milano per città come Mumbai.

Le conseguenze generali

Umanamente ogni commento su morti e contagi sarebbe inutile. Personalmente spero per loro che la situazione non gli sfugga di mano e che gli aiuti, chiesti e promessi, non restino solo sulla carta o, peggio, diventino una scusa politica per sistemare vecchi rancori.

Economicamente sto notando invece una situazione molto delicata. Nel bene e nel male l’India è un importantissimo paese manifatturiero al quale tutto l’occidente ha delegato produzioni anche strategiche.

Già adesso si notano considerevoli rallentamenti nelle esportazioni. Se la situazione pandemica continuerà secondo questa progressione, si arriverà a pericolose strozzature che incideranno sui nostri cicli produttivi.

…e quelle particolari

Tra le tante cose che l’India produce per noi ci sono i diamanti, per la precisione il 92% dei diamanti mondiali sono tagliati nel distretto di Surat.

Secondo le stime più condivise il calo previsto per le forniture è del 30-40% nei prossimi mesi.

Questo causerà una forte volatilità sui prezzi oltre a difficoltà di approvvigionamento. Quanto questa situazione durerà non è chiaro ma temo non sarà una situazione di rapida soluzione.

A conferma di questi timori venerdì scorso il listino Rapaport è nuovamente cresciuto (e siamo a 7 aumenti in 12 mesi).

Siamo alle porte di un rally sul prezzo dei diamanti? Forse!

Siccome non mi piace speculare sulle altrui tragedie mi limito a sottolineare che in un mondo così interconnesso e che abbiamo scoperto molto vulnerabile, per sopravvivere economicamente si deve ragionare in termini globali.

Il mio lavoro è analizzare globalmente il mercato dei diamanti per assistere al meglio chi vorrà investire in queste meravigliose gemme.

Alla prossima,

Paolo Genta

Diamante o brillante?

Diamante o brillante?

DIamante o brillante? Tutto inizia da questa domanda. Ho sentito le descrizioni più fantasiose. Per molti sono sinonimi, per altri differenziano le gemme preziose dal cristallo grezzo o addirittura da un falso.

Sgombriamo il campo dai dubbi.

Il diamante è il minerale, proprio quello pregiato che desiderate. Brillante indica invece come è tagliato cioè la sua forma che è rotonda con 57 faccette.

Sono 33 nella parte superiore (cintura e corona) e 24 in quella inferiore (padiglione). Si arriva a 58 se l’apice, la “punta” del diamante, è tagliato.

Quindi quando cercate un diamante rotondo per un gioiello state cercando un “diamante tagliato a brillante”.

Questa semplice confusione, peraltro legittima da parte del cliente, ha aperto un mondo nuovo.

Come  si può migliorare il taglio a brillante o identificare quelli fatti meglio?

Lo scopo legittimo è scegliere la miglior qualità possibile e cercare di guadagnare di più vendendo gemme più belle.

Negli anni molti hanno provato tagli nuovi, uno dei più famosi è il “Leo Cut”, con 66 faccette. Il taglio fu studiato per aumentare la dispersione della luce dentro la pietra (come l’arcobaleno) e farla brillare il più possibile.

Per quanto questo taglio, all’occhio dell’esperto, sia effettivamente superiore al taglio a brillante il maggior prezzo richiesto ne ha limitato la diffusione.

Il cuore del problema è proprio questo: tutti voglio la gemma perfetta ma chi decide cosa è perfetto? E, cosa non meno importante, siamo disposti a pagare la perfezione?

La perfezione ha un forte valore simbolico che rafforza l’idea stessa che abbiamo del diamante.

Io tuttavia invito sempre i clienti a riflettere bene su quale perfezione cercare:

  • Il massimo colore e purezza? D’accordo, ma suggerisco sempre di confrontare questa gemma favolosa con una appena inferiore per decidere se il 30/40% in più del prezzo richiesto vale la maggior bellezza.
  • La pietra tagliata meglio? Concordo con voi, un diamante più che grosso deve essere tagliato bene altrimenti farà una misera figura.

Gli istituti di certificazione (Igi, Gia, Hrd) giudicano taglio, simmetria e finitura del diamante, attribuendo per ogni categoria uno tra i 5 giudizi possibili: Poor, Fair, Good, Very good e Excellent, in italiano: Scarso, Giusto, Buono, Molto buono ed Eccellente.

Tralasciando il primo sembra logico pensare che “Giusto” sia già accettabile e “Buono” ampiamente soddisfacente.

Personalmente sconsiglio di scendere sotto “Molto buono” perché dietro questi giudizi si nascondono delle tolleranze di taglio ben codificate che distinguono una pietra mediocre (secondo la vostra percezione) da una molto bella o eccezionale.

Come spesso ripeto il cuore del mio lavoro è proprio questo: analizzare tutti i parametri di una gemma per fornirvi solo le migliori, non necessariamente le più care ma le più belle.

Naturalmente per fare questo ho dovuto studiare a fondo le pietre e le loro caratteristiche. Essendo anche un grande appassionato di gemme questo studio è stato piacevole, non certo un peso.

Tuttavia capisco che non tutti possano essere così appassionati o avere il tempo per questa preparazione ed ecco venire in loro soccorso le certificazioni.

Per i diamanti un certificato racconta tutto, a chi lo sa leggere.

Ecco perché una società americana si è inventata la certificazione “8X”. Ha deciso di classificare altri 5 parametri oltre quelli usuali usando la stessa scala di giudizi.

Questo nuovi parametri sono:

  • Brillantezza ottica: misura quanto brilla la pietra cioè quanta della luce che riceve torna ai nostri occhi
  • Fuoco: indica quando la pietra scompone la luce nei suoi colori, come l’arcobaleno
  • Scintillio: valuta quanto brillano le singole faccette della pietra mentre la si ruota
  • Simmetria ottica: giudica se le caratteristiche precedenti sono presenti da tutti i punti di vista
  • Cuori e frecce: Sono i disegni che si osservano in un diamante tagliato in modo perfetto. Se volete saperne di più leggete qui.

Lo scopo di questa nuova classificazione è di dare l’ambito giudizio “Excellent” solo ai diamanti che eccellono in tutte queste caratteristiche, ovviamente riducendo ulteriormente le tolleranze attualmente utilizzate.

L’idea potrebbe essere buona ma solo se non sarà usata per vendere molto cara una patente di eccezionalità per pietre che un buon professionista saprebbe già identificare.

In oltre vent’anni di attività ho venduto pietre anche molto belle ma, finora, nessuno mi ha chiesto un diamante perfetto sotto ogni punto di vista.

Questo può voler dire che i miei clienti non sono interessati a questo prodotto oppure che una classificazione così specifica è l’ennesimo tentativo di segmentare il mercato per incrementare gli utili.

Come sempre la risposta arriverà dal mercato, l’unico vero giudice implacabile.

Alla prossima,

Paolo Genta

Quotazioni dei diamanti

Quotazioni dei diamanti: la marcia continua.

Dopo quasi un anno dallo shock delle quotazioni dei diamanti molta acqua è passata sotto i ponti.

Purtroppo non solo siamo lontani dalla soluzione della crisi pandemica ma stiamo iniziando a renderci conto delle conseguenze economiche a lungo termine.

Non sono un catastrofista ma mettere la testa sotto la sabbia in attesa che la tempesta passi non è semplicemente nella mia natura.

In questo lungo anno ho scritto diverse volte sulle mie aspettative economiche e sulle opportunità nel mio settore.

È vero, per vivere vendo diamanti quindi qualcuno potrebbe credere che la mia obbiettività sull’argomento sia pilotata dall’interesse personale.

Fortunatamente i listini non li pubblico io ma mi limito a interpretarli così come cerco di leggere i trend di mercato.

Venerdì 5 marzo abbiamo avuto il sesto rialzo consecutivo delle quotazioni dalla scorsa primavera.

Ma quanto è robusta questa corsa? Dal 3 all’11%. Tutte le categorie di diamanti sono state toccate, in tutti i colori e fasce di purezza.

Naturalmente alcune categorie si sono comportate meglio di altre e questo è il vero cuore del mio lavoro: identificare per voi le pietre con il maggior potenziale di rivalutazione delle quotazioni.

Anche se non siete interessati ai diamanti come investimento ma “solo” come splendido regalo perché non scegliere il meglio disponibile?

Diamante rosa Winston Pink Legacy

Ognuno di noi guarda il mondo anche attraverso i suoi occhi professionali. I miei mi dicono che il mondo si sta muovendo.

Volenti o nolenti la globalizzazione è un fatto, saperne riconoscere i movimenti è l’unico modo per non restarne travolti.

Vi invito sempre a parlare insieme su questi argomenti perché credo fermamente che dal confronto nascano idee utili per tutti.

Anche per questo sono felice di collaborare con Andrea Boffa di NoRisk, per potervi offrire una consulenza globale in un mondo dove professionalità e autorevolezza sono sempre più le uniche monete a corso legale.

Alla prossima,

Paolo Genta

Diamanti GIA

Contrordine: i diamanti non si sigillano più!

Ormai è risaputo, i diamanti devono essere certificati.

Il certificato è garanzia per il cliente di non comprare un falso, mette al riparo il venditore da eventuali contestazioni, rende assicurabile la pietra eliminando i dubbi sul reale valore della gemma.

Come ulteriore sicurezza si sono studiati sigilli anti manomissione, detti blister, per rendere ancora più affidabili i certificati.

Questo sistema ha funzionato egregiamente per anni proteggendo benissimo il mercato, almeno fino a dicembre 2019.

Il problema

Si sa che le soluzioni semplici sono le migliori e i truffatori lo sanno benissimo.

Alcuni simpatici personaggi hanno preso dei magnifici diamanti certificati GIA, hanno cercato pietre identiche ma sintetiche o trattate e le hanno sigillate in blister fasulli assegnando loro il numero del vero certificato.

Le hanno poi immesse sul mercato sfruttando l’incauto desiderio di molti consumatori di acquistare online, evitando la consulenza di un professionista, nella speranza di risparmiare.

Purtroppo, per bravi che fossero questi truffatori replicare perfettamente un diamante vero in tutte le caratteristiche descritte nel certificato è praticamente impossibile.

È impossibile trovare una pietra identica ma non una simile che, all’interno del blister, può trarre in inganno un non addetto ai lavori.

La soluzione

Semplice la truffa, semplice la soluzione: via il blister e largo alla verifica del professionista che può facilmente determinare se la pietra corrisponde al certificato.

Ecco perché GIA dal 1 gennaio 2020 ha smesso definitivamente di sigillare le sue pietre.

Gli acquisti online hanno un fascino irresistibile e a volte sono delle vere occasioni. Tuttavia non ogni oggetto può essere acquistato ad occhi chiusi tramite web.

I gioielli, e i diamanti in particolare, hanno bisogno dell’intermediazione di un esperto.

I parametri da conoscere sono semplicemente troppi per le competenze del consumatore medio e minime differenze comportano rilevanti divari di prezzo.

E la concorrenza?

Ma IGI e HRD che fanno? Al momento continuano a sigillare.

Per capire i motivi di queste strategie opposte occorre pensare alla reputazione dei certificati GIA: sono semplicemente considerati i migliori e quindi hanno la maggiore autorevolezza possibile.

La stragrande maggioranza delle pietre GIA sono vendute negli States dove i consumatori sono tutelati dalla legge anche se tengono comportamenti assurdi.

Anni fa un coppia di fidanzatini americani ha ricevuto un risarcimento milionario da un produttore di profumi perché sulla boccetta non c’era scritto “vietato versare su fiamme libere” e loro hanno legittimamente pensato fosse un’ottima idea “aromatizzare” l’ambiente versando il profumo sulle candele che decoravano la tavola della loro cenetta romantica.

Di fronte a queste situazioni GIA ha scelto di eliminare il blister per non rischiare pericolose richieste di indennizzo.

In Europa invece, dove operano maggiormente HRD e IGI, la legge è chiara: il certificatore è responsabile se certifica il falso, non se qualcuno sostituisce la pietra certificata per commettere una truffa.

Ma come posso difendermi?

Basta rivolgersi ad un professionista competente che abbia i necessari strumenti gemmologici.

I diversi strumenti di analisi che uso sono ormai un’estensione dei miei occhi, sia perché controllo sempre ogni singola pietra prima di consegnarla sia perché quando ho un momento libero analizzo tutte le pietre che posso per mantenere l’allenamento.

Per me è inevitabile, sono curioso per natura! Quando mi passa per le mani una gemma devo analizzarla in tutti i suoi aspetti e svelarne i suoi segreti.

Francamente mi ispirano poca fiducia i colleghi che, pur vendendo pietre preziose, non hanno neppure un microscopio in ufficio.

La conoscenza delle gemme non è un processo taumaturgico ma deriva da molto lavoro e tanta, tanta esperienza sul campo.

Ecco perché rinunciare alla consulenza di un esperto nella speranza di risparmiare può rivelarsi un doloroso autogol.

Alla prossima,

Paolo Genta