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Dazi

Dazi: cosa possiamo imparare

Come ho scritto nel precedente articolo la conseguenza più pericolosa dell’assurda politica americana sui dazi è il danno alla fiducia.

Abbiamo costruito un mondo dove ci siamo abituati a credere quasi a tutto.

Un mondo dove chi urla più forte ha ragione, indipendentemente dal fatto che, magari, stia dicendo enormi sciocchezze.

Tuttavia non ci eravamo accorti che alcune regole restavano scritte dentro di noi a prescindere dagli eventi.

Una di queste riguarda la fiducia, specialmente quando questa ci tocca il portafoglio.

Se ne stanno accorgendo, in modo diverso, moltissime persone in tutto il mondo:

  • Gli americani si stanno rendendo conto che aver insultato i propri creditori con un linguaggio da bullo e aver portato accuse fasulle per giustificare un tentato furto non è stata proprio una mossa geniale.
  • Il resto del mondo sta iniziando a mandare un messaggio “sommesso”. Io alleggerisco le mie posizioni su di te, o ti dai una calmata o vediamo dove vai da solo.

La situazione è certamente molto più complessa ma, per ora, bastano un paio di linee guida.

Gi americani hanno avuto un piccolissimo assaggio di cosa capita quando si gioca con il dazi. Il mercato ha risposto, chiaro e forte, suonando la sveglia.

Le conseguenze

Il dollaro ha infranto quota 1,12 ed è arrivato a 1,14, perdendo oltre il 10% da inizio anno. I tassi sul debito stanno crescendo, invece di calare come sperava Trump.

Ciliegina finale il geniale presidente imprenditore si è accorto che, se non toglieva i dazi sull’elettronica, avrebbe ottenuto:

  • una gravissima carenza di prodotti
  • un impulso inflattivo “sgradevole”
  • probabilmente avrebbe rivissuto un nuovo assalto a Capitol Hill e non con l’esito che sperava 4 anni fa.

Ovviamente non si è smentito e ha fatto passare quest’ennesimo voltafaccia per una gentile concessione verso la Cina, per di più temporanea.

Dazi

Vogliamo poi notare che siamo anni luce oltre la turbativa dei mercati?

Non conosco un termine (usabile in società) per definire quello che sta facendo Trump.

La cosa più civile che posso scrivere è che, con il suo comportamento, ha rotto il giocattolo lasciando le conseguenze agli altri.

Cosa imparare dai dazi

In attesa della candidatura al Nobel per l’economia per il Presidente americano mi sono accorto che questa situazione ne rispecchia un’altra che mi tocca, professionalmente, molto più da vicino.

Anche se il mondo dei diamanti e dei preziosi in generale è strettamente correlato con l’andamento economico (ne parlavo nel mio articolo di febbrario) questo non basta a spiegare il calo dei prezzi e dei volumi avvenuto negli ultimi due anni e mezzo.

L’ho realizzato pienamente analizzando la reazione dei mercati alle mosse di Trump.

Ebbene i dazi del mio settore sono stati i diamanti sintetici.

Nello specifico è stata la folle idea di farli passare come sostituti economici dei diamanti naturali.

Quelli che lo hanno proposto hanno letteralmente segato il ramo su cui stavano seduti.

I sintetici esistono da un oltre un secolo. Già due millenni fa si parlava di come trattare le pietre per simularne altre ma mai si era provato a venderle come sostitute, eticamente migliori e indistinguibili, delle pietre naturali.

Rubini, zaffiri e quarzi sintetici sono diventati utilissimi per la tecnologia moderna e non hanno minimamente intaccato il mercato delle pietre naturali.

Per i diamanti sintetici (senza i quali non esisterebbero molti prodotti d’avanguardia) invece qualche genio ha pensato di fare il colpaccio vendendoli come la panacea a tutti i mali, presunti, delle pietre naturali.

In realtà si era accorto che il sintetico costava pochissimo ed era rivendibile con margini enormi. Peccato che questa, a mio parere, si chiami truffa!

Un copione già visto

Ed ecco perché, oltre a tutte le naturali reazioni a quanto è successo (e sta succedendo) nel mondo si percepisce una nuova nota: lo scetticismo.

I clienti si sono giustamente sentiti presi in giro e hanno messo in dubbio tutto il settore.

Esattamente come quando le banche hanno provato a vendere i diamanti al 250% del loro valore.

I clienti se la sono presa non (solo) con le banche ma con i diamanti, così come oggi non se la prendono solo con i venditori disonesti ma mettono in discussione il prodotto.

Questo offre un’altra spiegazione ai grafici sui prezzi dei diamanti naturali.

Le pietre più grandi non hanno risentito di questa crisi, sia perché i loro acquirenti non erano interessati ai sintetici, sia perché, essendo più informati e attenti li hanno riconosciuti subito per quello che erano: una bufala.

Anche se già molto tempo fa avvertivo del rischio  di acquistare sintetici, adesso mi resta il difficilissimo compito di recuperare la fiducia di chi ha creduto a questi venditori di fumo.

Alla prossima,

Paolo Genta

Dazi

Dazi: tutti a bordo del Titanic!

Sui dazi abbiamo letto le notizie più disparate. Ho volutamente atteso qualche giorno, prima di scrivere la mia opinione, per valutare meglio la situazione.

Abbiamo assistito tutti al patetico balletto di affermazioni, smentite e minacce del Presidente americano.

Alla fine ha trovato un modo creativo” per dire che il mondo è cattivo e che lui deve difendere l’America.

Per prima cosa stabiliamo alcuni fatti. Certamente esistono dei dazi: alcuni reciproci, altri protezionistici e alcuni per sterilizzare illeciti aiuti di stato.

Riguardavano però una piccola percentuale del commercio mondiale.

La minaccia

Il Presidente Trump ha riscoperto un vecchio (e sconsigliato) modo per calcolarli, degno dell’equivalente economico dei “Darwin Awards”.

Ha rapportato import ed export con una certa nazione (o gruppo di nazioni) e, visto che gli Usa sistematicamente consumano molto più di quanto esportano, ha chiamato il deficit commerciale “dazio” che, imposto ai creditori, servirà a ripagare il debito.

In numeri: importa per 100, esporta per 60 quindi (100 – 60) / 100 = 40% di dazio che quei ladri degli stranieri gli hanno fatto pagare.

Visto che lui è più bravo gli impone un “dazio” solo del 20% e tutti sono contenti.

Sembra folle ma i conti li ha fatti proprio così, e pazienza se sta affossando il commercio mondiale e insultando i suoi creditori.

I rischi

Già, perché l’aspetto delicato non è la guerra commerciale, ma il fatto di entrare in conflitto con chi detiene il 25% dei suoi debiti e che può decidere di scaricarli facendogli molto ma molto male.

Vi consiglio una fonte autorevole come il Sole 24 Ore per capire meglio il rischio che, grazie a Trump, grava sugli States.

In estrema sintesi: del debito Usa detenuto all’estero (oltre 8.500 miliardi di $ sui 36.218 complessivi) l’Europa ne possiede il 20%, quanto Cina e Giappone messi insieme.

Si parla di 1.700 miliardi di dollari, non proprio bruscolini.

Negli ultimi 3 giorni il mercato obbligazionario ha visto salire i tassi di 60 punti base, mentre Trump spinge per un taglio dei tassi!

È un allarmante segno di sfiducia verso il debito americano. Un debito che a breve dovrà rifinanziare circa 6.400 miliardi di titoli in scadenza e che non sembra più così appetibile.

Le conseguenze

Un altro esempio dell’autolesionismo di questi dazi: gli Usa non producono (internamente) un solo pc, notebook o smartphone. Sono prodotti o assemblati tutti all’estero.

Fino al 2 aprile il costo di produzione di un iphone era di circa 550 $, oggi è di 850 $: un aumento del 54%. Chi lo paga?

O Apple riduce i profitti (e, oltre a crollare in borsa, licenzia) o alza i prezzi generando un’inflazione folle che richiederà tassi più alti (non certo più bassi) rendendo il debito pubblico ancora più pesante.

Ed Apple è solo una delle aziende colpite, varrà anche per le altre.

Il sistema economico che abbiamo creato è fortemente interconnesso, quasi nessuno può proclamare l’autarchia senza pesanti ripercussioni.

Gli americani sono drogati di acquisti: appena hanno un dollaro in tasca lo spendono, se non ne hanno finanziano gli acquisti con le carte di credito, per garantirle accendono una seconda ipoteca sulla casa (o una terza!).

Il loro deficit commerciale con il resto del mondo non deriva dai dazi ma è il risultato della bilancia commerciale di un bulimico.

Non credo che dei contro dazi speculari siano la giusta soluzione, finiremmo per darci la zappa sui piedi, esattamente come stanno facendo gli americani adesso.

Se fossimo davvero uniti la risposta sarebbe relativamente semplice: o togli questi dazi assurdi o iniziamo a tassare le tue aziende (Meta, Amazon, Google) esattamente come le altre, senza accordi privilegiati.

Purtroppo ci sono nazioni come Irlanda, Paesi Bassi (ed altre) che prosperano su regimi fiscali estremamente accomodanti e sono sempre pronte a “remare contro”.

L’impatto sui preziosi

Ma veniamo al mio settore: si credeva che i dazi avrebbero riguardato solo” gli scambi tra India e Stati Uniti ma poi sono stati proclamati i dazi universali!

Quindi anche le esportazioni di diamanti, gioielli e pietre preziose sono state colpite, ovviamente con aliquote diverse per ogni paese in base all’estro di Trump.

L’india, maggior produttore mondiale di diamanti tagliati, ha spostato presso le sue filiali americane circa il 10% delle scorte.

GIA ha bloccato la certificazione delle pietre estere presso i suoi laboratori sul suolo americano, reindirizzandole presso i suoi numerosi laboratori sparsi nel mondo, visto che i clienti si sono rifiutati di pagare un dazio sul valore della pietra per una semplice certificazione.

Rapaport ha invitato i suoi iscritti a trasferire quanti più preziosi possibile negli States perché “in America varranno di più”.

A inizio giugno ci sarà il JCK a Las Vegas, un evento molto importante per il settore.

Sarà interessante vedere quanti decideranno di portarvi le loro gemme e quanti vorranno comprarle viste le condizioni tariffarie tutt’altro che chiare.

Risultato? Il mercato si è inchiodato come al lockdown del 2020. E così resterà fino a che non si farà chiarezza.

Se volete un’indicazione di cosa succederà all’inflazione americana eccola: in una settimana i prezzi dei diamanti, presenti sul suolo americano, è salito del 2,5%.

Tutti gli operatori, non avendo margini di manovra sugli utili, scaricheranno gli aumenti sui consumatori finali.

E noi? Cosa facciamo?

Questo per gli Stati Uniti. E per il resto del mondo? Le cose sono decisamente più tranquille.

Da un lato si aspetta per vedere che strada prenderanno i dazi e le gemme non vendute in America, dall’altro le relazioni commerciali sono solide e non è più necessario recarsi in America per fare acquisti.

I prezzi sono stabili e si cerca di trasformare questa follia in una nuova opportunità.

Non credo che i dazi possano durare a lungo, certo non in questa forma, ma dureranno a lungo le conseguenze della sfiducia creata.

Non dimentichiamoci che, in teoria, Usa e occidente erano amici e alleati: io non mi comporterei mai così con un amico o con un partner commerciale.

Esistono svariati modi migliori per risolvere eventuali problemi o per trattare nuove condizioni, se li conosco io mi aspetto che un Capo di Stato li conosca molto meglio e che non si comporti come un bullo in una rissa da bar.

Alla prossima,

Paolo Genta

Prezzi dei diamanti: cosa è cambiato.

I prezzi dei diamanti hanno avuto, negli ultimi due anni, cali importanti, tuttavia per capire il quadro complessivo bisogna estendere il campo di analisi almeno fino al 2020.

Il Covid è stato lo spartiacque tra un “prima”, che conoscevamo abbastanza bene e che non ci sorprendeva troppo, e un “dopo” nel quale ci siamo scoperti molto vulnerabili.

Il mercato dei diamanti, bianchi in questo caso, ha avuto movimenti che non si vedevano dagli anni ’70 del secolo scorso con gli shock petroliferi e le crisi inflattive.

Analizzando le quotazioni da inizio 2020 fino a oggi notiamo alcuni trend importanti dei prezzi:

  • Un grosso rialzo fino a marzo 2022
  • Un naturale (e moderato) storno nei mesi successivi
  • Un calo marcato nel 2023 e 2024

Il tutto favorito dal cambio $/€ che è passato da oltre 1,11 a 1,03/1,04 di oggi.

I prezzi nell’area Euro

Come è noto, un’immagine vale più di tante parole: nel grafico che segue vi indico le variazioni di prezzo dei diamanti, divisi per classi di peso, tra il 2020 e oggi. È incluso il cambio $/€.

In blu è indicata la variazione complessiva, in verde gli aumenti della prima fase e in rosso i cali dell’ultimo biennio.

La cosa che salta all’occhio è che la concentrazione della ricchezza non è solo un’ipotesi ma una realtà.

Mentre le pietre tra il mezzo carato e il caratoabbondante” hanno perso circa il 25% del loro valore, quelle oltre i 2 ct. hanno avuto un incremento, che nella fascia oltre i 3 ct. ha superato il 20%.

Per trasparenza e precisione questa è la tabella con le variazioni esatte dai listini Rapaport tra gennaio 2020, marzo 2022 e gennaio 2025.

Variazione % quotazioni per classi di peso (€)

Ct2020-20222022-20252020-2025
0,30 – 0,394,05%-16,36%-13,39%
0,40 – 0,494,46%-16,83%-13,59%
0,50 – 0,695,44%-24,46%-20,92%
0,70 – 0,893,92%-23,42%-21,02%
0,90 – 0,997,11%-23,46%-18,69%
1,00 – 1,498,70%-26,68%-21,22%
1,50 – 1,9922,36%-18,86%-1,56%
2,00 – 2,9924,04%-14,05%6,01%
3,00 – 3,9921,18%-1,99%18,78%
4,00 – 4,9916,72%5,08%22,76%
5,00 – 5,9920,01%2,67%23,44%
10,00 – 10,9917,29%2,62%20,53%

La cosa importante da notare è che non sono cambiati i diamanti offerti, è cambiata la domanda.

Il grosso del mercato, che comprava pietre fino a 0,90 ct., e la famosa classe media che si spingeva fino al carato e mezzo, hanno dovuto fare i conti con l’inflazione.

Come sappiamo sono stati conti salati che hanno fatto ridurre la domanda di questa tipologia di pietre in modo drastico. Da qui il calo delle quotazioni.

D’altra parte chi è invece riuscito ad incrementare la propria ricchezza, o ne possedeva già una consolidata, ha fatto aumentare la domanda di pietre grandi che, essendo più rare, hanno un’offerta rigida.

Da qui la crescita rilevante delle quotazioni.

La situazione per chi usa i dollari

Infine la rivalutazione del dollaro ha favorito, per noi Europei, questi movimenti ma anche se guardiamo il grafico quotato in dollari, pur vedendo valori mediamente più bassi, avremo la stessa tendenza.

Il mercato americano ha sempre comprato pietre più appariscenti, quindi la classe “di svolta”, la prima ad aver incrementato il valore, è quella dei 3 ct. mentre per noi erano i 2 ct.

La musica tuttavia è la stessa: le pietre grandi hanno incrementato i prezzi, e in modo sostanziale.

Ecco i dati grezzi del grafico in dollari:

Variazione % quotazioni per classi di peso ($)

Ct2020-20222022-20252020-2025
0,30 – 0,393,70%-28,11%-24,60%
0,40 – 0,494,80%-27,09%-24,83%
0,50 – 0,695,86%-33,93%-30,40%
0,70 – 0,893,60%-31,48%-27,93%
0,90 – 0,997,43%-32,17%-27,52%
1,00 – 1,498,15%-35,58%-28,12%
1,50 – 1,9921,14%-27,57%-9,48%
2,00 – 2,9923,05%-22,19%-2,35%
3,00 – 3,9920,32%-11,23%10,38%
4,00 – 4,9916,68%-4,14%14,67%
5,00 – 5,9919,30%-6,62%15,53%
10,00 – 10,9915,57%-6,60%11,68%

Tuttavia c’è una tipologia di diamanti che non ha subito questo destino. Si tratta dei diamantiOversize”.

Sono le pietre di poco inferiori alla cifra tonda inferiore di ogni classe, come le 0,95 – 0,99 ct. rispetto alla classe 1,00 – 1,50 ct. o le 1.45 – 1.49 ct. rispetto alle classe 1,50 e 1,99 ct.

Se volete saperne di più su queste pietre leggete il mio articolo.

Brevemente vi rivelo che, anche se sono calate, hanno perso molto meno della media, in alcuni casi sono addirittura cresciute.

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Alla prossima,

Paolo Genta

Diamanti Oversize

Oversize me!

Dire che il mercato dei diamanti stia attraversando una fase di debolezza è affermare l’evidenza.

Questa fase, che dura da 2 anni, segue la brusca impennata dei prezzi post Covid ed è causata dalla naturale reazione del mercato ai folli aumenti dei prezzi in tutti i settori.

Molte persone hanno logicamente dato la precedenza alle spese correnti, sempre più alte, a scapito delle spese voluttuarie in gioielli.

Il settore investimenti invece è stato colpito dal successo delle borse: viste le performance si è scelto di investire in ciò che si pensava desse ritorni maggiori e più rapidi.

Tuttavia come è sbagliato parlare di borsa senza distinguere tra titoli, settori e mercati, lo è anche parlare di diamanti senza distinguere tra le diverse classi di peso.

I diamanti sono quotati per classi: una pietra da 0.75 ct. viene valutata in base ai prezzi della classe di peso 0.70 – 0.89, una da 1.05 ct. farà riferimento alla classe 1.00 – 1.49.

Diamanti e lentino, il cuore di un lavoro affascinante

Diamanti Oversize

Tra una classe e l’altra l’incremento di prezzo al carato è consistente: una pietra da 1 ct. può costare dal 30 al 50% in più rispetto ad una, identica, ma appena sotto la fatidica soglia.

Facile quindi pensare che le pietre più vicine al limite superiore di ciascuna classe siano le più ambite.

Prima venivano etichettate come pietre “fuori taglia”, poi “tagli premium” e oggi vengono definite pietreoversize”.

Sono le gemme leggermente sotto il peso tondo di ogni classe. Come esempio:

  • tra ct. 0,95 e ct. 0.99 (classe superiore: ct 1.00 – ct 1.49)
  • tra ct. 1.30 e ct. 1.49 (classe superiore: ct. 1.50 – ct. 1.99)
  • tra ct. 2.50 e ct. 2.99 (classe superiore: ct. 3.00 – ct. 3.99)

Sorprendentemente questa passione è esplosa solo di recente!

In precedenza prevaleva la percezione dello status symbol del peso “tondo”: “IL” carato oppure “I” 2 ct. o “I” 3 ct. e così via.

Poi però ci si è accorti che una pietra da 0,95 ct o da 1,95 è spesso identica, per diametro, a una da 1 ct. o da 2 ct. e, oltre a costare decisamente meno, è anche molto più facile da monetizzare rispetto alle gemme appena più pesanti.

Ho sempre avvertito i miei clienti di questa possibilità e in molti l’hanno colta.

Oggi pare che tutto il mercato si sia reso conto di questo segreto di Pulcinella e iniziano a comparire studi e analisi per spiegare l’ovvio.

Il più quotato è quello pubblicato da Rapaport che ha notato come queste pietre non solo abbiano retto molto meglio alla crisi dei prezzi ma, a volte, siano addirittura cresciute.

oversize

Moda o nuovo mercato?

Le analisi forniscono varie spiegazioni per questo fenomeno, principalmente attribuendolo ad una serie di concause:

  • Miglior valutazione, da parte dei clienti, dei parametri di taglio e non del solo peso
  • Inflazione e tassi alti spingono i consumatori verso una maggior oculatezza
  • La crisi cinese ha ulteriormente avvantaggiato la domanda americana che ha sempre amato queste pietre
  • Scarsità di offerta in seguito al calo della produzione indiana
  • Brillante marketing dei venditori

Certamente tutte queste motivazioni sono valide e influiscono sul successo dei diamanti Oversize ma, in base alla mia esperienza, è la prima ad essere dominante.

A furia di ripetere che il peso non è l’unico parametro da valutare il messaggio sembra essere passato.

Le proporzioni, la fluorescenza, quanto e come un diamante brilla credo siano aspetti molto più importanti del semplice peso di una pieta.

Quando il cliente ha deciso il budget è molto più saggio scegliere una pietra ben tagliata rispetto a una pietra solo grossa.

Accettato questo semplice fatto improvvisamente ci si rende conto che le pietre Oversize sono le vere occasioni da cercare.

Proprio perché costano meno si può investire il risparmio in una pietra perfetta.

E la perfezione, tanto più se economicamente concorrenziale, ha sempre pagato.

Vorrei sottolineare un aspetto che nessuno studio ha evidenziato: chi fa il mio lavoro deve informare il cliente, segnalando e spiegando queste opportunità.

È una fase di mercato già abbastanza dura, quindi è ancora più importante fornire una consulenza completa ed esaustiva che sia davvero al servizio delle esigenze del cliente.

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Alla prossima,

Paolo Genta

Rubino

Il rubino, il re delle gemme

Quando si parla del rubino spesso lo si considera “solo” un comprimario, insieme a smeraldo e zaffiro, alla corte di Sua Maestà il diamante.

In realtà, nel variegato mondo delle pietre preziose, il rubino è un protagonista assoluto.

Non solo per il suo colore iconico ma per la sua rarità.

Mentre per comprare un diamante, uno zaffiro o uno smeraldo perfetti bastano semplicemente molti soldi, per comprare un rubino perfetto, oltre ad un budget adeguato, prima lo si deve trovare.

Negli anni 60 e 70 del novecento le fonti principali erano la Thailandia e la Cambogia ma le loro miniere sono praticamente esaurite. Stessa sorte è capitata a quelle in Kenya e in Malawi.

Oggi le maggiori fonti di rubini sono in Birmania e in Mozambico.

Mentre la prima, con una giunta militare al governo e le miniere in esaurimento, fornisce pochissimo materiale, è il Mozambico a doversi sobbarcare praticamente l’intera domanda mondiale.

Domanda che resta alta contro un’offerta fisicamente limitata.

Quanto è raro un rubino?

rubino

Geologicamente i rubini vengono rinvenuti in sacche isolate all’interno dei potenziali giacimenti, è quindi assai difficile programmarne la produzione, che risulta molto costosa.

Trovare poi gemme grandi non è facile, le pietre oltre i 3 ct. non sono comuni e le carature maggiori sono delle vere rarità.

Quanto costa un rubino?

Si parte dalle centinaia di Euro al carato per arrivare alle decine di migliaia!

I prezzi poi hanno un andamento esponenziale: una pietra da 10 ct. costa dal 50 al 70% in più rispetto a una da 9 ct.

Nell’ultimo anno i prezzi del grezzo sono cresciuti del 30%, aiutati anche dalla nuova politica di vendita ad aste sigillate.

Oggi ci sono solo due società venditrici, che consorziano anche i piccoli minatori, e preparano lotti fissi di pietre che gli acquirenti possono solo scegliere se acquistare o no.

Se da un lato questo permette di avere pietre di ogni qualità e una remunerazione più equa lungo tutta la filiera, dall’altro rende inevitabilmente più costose le pietre pregiate.

L’investimento

Ecco perché il rubino è il re delle pietre preziose, perché è bello, raro, prezioso e desiderato.

È una gemma che ha tutti gli ingredienti necessari per essere un ottimo investimento.

Ovviamente bisogna saper scegliere, tra i molti certificati esistenti, quelli con la miglior reputazione, accettati ovunque.

Guidarvi in questa scelta è una parte importante del mio lavoro. L’altra è fornirvi la gemma più adeguata ai vostri desideri.

Il mercato dei rubini, come quello di tutte le gemme di qualità elevata, non sfugge al trend dominante in tutti i mercati: i clienti target sono le persone ricche o molto ricche, tramite continui rialzi dei prezzi si punta solo al top.

Capisco la scelta di marketing, ma non la condivido.

È certamente la scelta vincente per pochi marchi con un elevato branding ma non tutti possono o dovrebbero farla.

Rubino

Marchi come Cartier, Louis Vuitton o Bulgari sono unici ma anche loro, di fianco alle linee esclusive per pochi fortunati, offrono prodotti accessibili a diversi segmenti di clientela.

Purtroppo in molti (troppi) credono di avere un branding unico ed esclusivo mentre, in realtà, stanno solo cercando di marginare il più possibile a danno del cliente finale.

Avere una clientela molto facoltosa è certamente il sogno di imprenditori e commercianti e non nascondo che piacerebbe anche a me averne qualcuno in più.

Tuttavia ne percepisco anche il rischio: oltre a non essere strutturato, come azienda, per avere solo quel target di clientela, so che basta un cambiamento di moda per portarti dal successo più sfrenato al fallimento in brevissimo tempo.

Fortunatamente il mercato delle gemme di qualità, pur essendo di nicchia, offre anche un’opportunità unica: è ancora possibile trovare gemme magnifiche, a prezzi accessibili, che vi permettano di investire in un settore che ha visto performance davvero interessanti.

Quale futuro?

Questa è da sempre la domanda più delicata! Sarà sempre e solo il mercato a decretare il successo o il fallimento di un investimento, ma sta a noi scegliere i “cavalli migliori”, basandoci non sulla pancia ma sulle migliori informazioni disponibili.

Le informazioni oggi ci dicono che

  • Le gemme di qualità sono sempre più ambite, che siano diamanti colorati, rubini o altro si cerca sempre di più il meglio.
  • Il meglio è disponibile ma ad un prezzo sempre più elevato.
  • È ancora possibile trovare gemme accessibili che un domani ci riserveranno grosse soddisfazioni
  • Le occasioni ci sono ma bisogna coglierle, quando quasi mai ritornano.

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P.s.: volete saperne di più sui rialzi del mercato e sulle performance di questi investimenti? Allora vi suggerisco di leggere due miei articoli di gennaio 2024 e gennaio 2021: “Cicli di mercato, opportunità e bolle” e “Tutti i colori del diamante

Alla prossima,

Paolo Genta

sanzioni

Sanzioni 3.0: capitolo finale?

Le sanzioni occidentali contro i diamanti russi finalmente potrebbero ottenere un effetto combinato.

Ma non contro la Federazione Russa, bensì contro chi le ha imposte.

Potrebbero affossare l’industria dei diamanti in occidente causando, in contemporanea, un consistente aumento dei prezzi.

Dopo una prima fase poco più che simbolica si è passati  a sanzioni draconiane (per le pietre oltre il carato).

Montagne di documentazione, dubbi sul tipo di controlli richiesti e scarica barile tramite autocertificazioni hanno creato non pochi ingorghi sul mercato.

Le novità

In sintesi, dal primo gennaio 2024 è richiesta la prova fisica che i diamanti venduti non siano di provenienza russa. Tuttavia non è stato specificato in modo univoco come provarne l’origine.

Nel tempo necessario per capirlo si sono intasati i laboratori, è rallentata moltissimo la filiera e sono state firmate montagne di documenti per attestare, sotto la propria responsabilità penale, che i diamanti non fossero russi.

Tuttavia i profitti di Alrosa (l’azienda che produce i diamanti russi) nel 2023 sono addirittura cresciuti!

Questo non solo perché, grazie alla triangolazione su Dubai, i diamanti arrivano ancora in occidente ma soprattutto perché il G7 rappresenta meno del 10% della popolazione mondiale.

Cina e india, da sole, ne rappresentano oltre il 35% e questo la dice lunga sul peso che abbiamo sullo scacchiere mondiale.

Dal primo settembre, le sanzioni si applicheranno a tutte le pietre oltre il mezzo carato.

Questo sarà un evento molto importante perché riguarderà praticamente la totalità del mercato finale.

Le conseguenze

Verranno al pettine i problemi riguardo le analisi fisiche per garantire la provenienza e la quantità di carta da produrre crescerà ulteriormente.

Temo che la carta servirà solo per scaricare le responsabilità lungo la catena di approvvigionamento.

Naturalmente i costi saranno rilevanti e i prezzi ne rifletteranno gli aumenti.

Tutti, dagli analisti agli addetti ai lavori e al mercato stesso, se li aspettano in consistente crescita.

Questo potrebbe essere il detonatore che spaccherà il mercato: uno, di fascia alta, che si rivolgerà solo alle pietre naturali e uno di fascia bassa, che ripiegherà sulle pietre sintetiche.

Photo courtesy: Christie’s – The art of De Grisogono

I gioielli sono prodotti di lusso e i clienti che li vogliono pretendono sostenibilità, trasparenza ed etica: questo sarà un rischio ma anche un’opportunità.

Inutile nascondersi dietro ad un dito, siamo alla vigilia di un cambiamento radicale che aumenterà ancora la differenza tra le classi sociali.

I costi cresceranno e l’aumento sarà scaricato sui prezzi poiché negli ultimi due anni l’industria ha già assorbito molti rincari e oggi i margini di manovra si sono esauriti.

Questo purtroppo renderà i diamanti naturali meno accessibili per molti.

Ci saranno diamanti controllatissimi, praticamente con il pedigree, ma riservati ha chi potrà pagarne il prezzo e diamanti sintetici che, pur non avendo valore intrinseco, daranno l’illusione di avere un gioiello unico.

Alternative e soluzioni

Personalmente mi baso sulla ciclicità del mercato.

Se da un lato mi fa sorridere che ci siano voluti due anni e mezzo per imporre sanzioni che danneggiano più il mercato che l’economia russa, dall’altro so che esistono meravigliose pietre, diverse e anche più emozionanti dei diamanti, che non sono coinvolte in tutte queste vicende.

Ne ho parlato qualche tempo fa, se volete rifarvi gli occhi con le meravigliose alternative disponibili seguite i link:

Tanzanite
Tanzanite: il colore del sogno
Tsavorite garnet
Tsavorite: il tesoro perfetto di un romanzo di avventura
Padparadscha 28.04 Christies's 11_2017
Zaffiro Padparadscha

Smeraldo Maximilian
Verde smeraldo

Se invece siete innamorati esclusivamente dei diamanti non resta che acquistarli prima di settembre oppure accettare i nuovi prezzi.

Anche se costosa resta poi valida la scelta di puntare sui diamanti colorati.

In ogni caso ricordiamoci che anche se la guerra in Ucraina prima o poi finirà (e speriamo per il “prima”) ben difficilmente i prezzi faranno marcia indietro.

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Alla prossima,

Paolo Genta

De Beers

De Beers in vendita: vero, falso, ma soprattutto perché?

Questa volta i protagonisti sono De Beers e la sua parent company Anglo American.

Negli anni molte volte si è parlato di una possibile vendita di De Beer, da parte di Anglo American.

Le motivazioni sono state le più disparate:

  • per far cassa
  • per ristrutturare un settore non più strategico
  • per non affrontare le cicliche crisi di domanda e offerta del settore dei diamanti
  • per scappare da un settore definitivamente compromesso dai diamanti sintetici

A rendere ancora più nebulosa la situazione Anglo American ha ricevuto, pochi giorni fa, una curiosa offerta di acquisto: ben 36 miliardi di euro da parte di BHP, un colosso minerario a livello planetario.

L’offerta è stata rifiutata sdegnosamente dichiarando che sottovalutava pesantemente il reale valore di Anglo American.

Questo anche se rappresentava un premio del 31% rispetto all’ultima chiusura di borsa e del 78% rispetto al valore medio degli ultimi 90 giorni.

Che però l’offerta fosse bassa lo si poteva intuire dal balzo del 13% che BHP ha fatto in borsa dopo l’annuncio dell’offerta!

Un balzo che, in termini di capitalizzazione, vale ben 30 miliardi di sterline!

Perché se ne riparla

Le voci per la vendita di De Beer sono tornate recentemente alla ribalta.

Molti si chiedono se il calo dei prezzi del 2023 sia stato solo l’ennesimo ciclo, già visto più volte, oppure se sia il primo segnale di un futuro crollo dovuto all’avvento del sintetico.

Dubbi legittimi, specialmente se si ricorda che a febbraio Anglo American ha svalutato di 1,56 miliardi di dollari il valore contabile di De Beers.

De Beers
De Beers Exceptional Blue Collection

Questa visione stride con il calibro dei potenziali acquirenti: fondi sovrani e grandi case del lusso.

Mi sembra che queste entità economiche non siano proprio facili da raggirare e che investano solo in settori ampiamente remunerativi.

Basta guardare le performance stellari del gruppo LVMH, giusto per citare il più famoso. Ogni acquisto che ha effettuato si è trasformato in un grande successo.

La mia opinione

A mio modestissimo parere sembra che Anglo American voglia togliersi dai piedi tutti i conflitti aziendali che hanno afflitto De Beers in questi anni. Anche a costo di rinunciare (in cambio di una montagna di soldi) a corposi utili.

Perché in effetti De Beers sta litigando un po’ con tutti.

Litiga con il Botswana per gli accordi minerari, con i Sightholders che lavorano in perdita e con giganti come HB (forse il maggiore grossista di diamanti di Anversa).

Per la cronaca: De Beers è controllata al:

  • 45% da Anglo American
  • 40% da Central Holdings (controllata a sua volta dalla famiglia Oppenheimer, fondatrice nel 1917 di Anglo American)
  • 15% dalla Repubblica del Botswana.

De Beers e il mercato

Comunque, pur in mezzo a tutte queste incognite, De Beers continua a restare fedele alla sua tradizione di regolatore del mercato.

Dopo aver analizzato le condizioni economiche mondiali la sua risposta a guerre, tassi, borse da record e agli elevati stock dei grossisti è stata di ridurre la produzione di 3.000.000 di ct.

Questo vuol dire che nel 2024 estrarrà “solo” tra 26 e 29.000.000 di carati invece dei previsti 29/32.000.000. Si tratterà comunque di un ribasso attorno 10%!

Questa operazione servirà non tanto a evitare cali di prezzo piuttosto permetterà al mercato di riassorbire il surplus generato nei mesi passati.

Pink Jubilee

Scenari futuri: De Beers e non solo

Come sempre non ho la sfera di cristallo. Posso solo basarmi sui segnali di mercato e sulle informazioni disponibili.

Sembra che il mondo del diamante sia sotto attacco su più fronti. Molti pensano addirittura che i topi stiano abbandonando la nave prima del proverbiale naufragio.

Tuttavia mi sembra assurdo dare per spacciato un settore nel quale sono stati investiti decine di miliardi di dollari e che ne vale circa 100 (solo per la parte lusso)!

Le ristrutturazioni aziendali sono sempre esistite, e a volte anche delle grandi aziende muoiono ma quasi mai è il settore a sparire.

Cosa dire, per esempio, del fatto che mentre l’oro è ai suoi massimi storici molte miniere siano in vendita? Chi mai venderebbe una miniera quando il metallo costa oltre 70 €/g? L’oro sta forse per non valere più nulla?

Anche se De Beers dovesse sparire non è affato detto che spariscano i diamanti: le miniere continuano ad esistere e le gemme continuano ad essere desiderate.

Certamente si dovranno valutare le conseguenze sui prezzi ma credo che l’eventuale assenza di un gigante come De Beers porterà a un sano riaggiustamento del mercato, a vantaggio della merce di qualità.

Sarà un caso che da tempo indirizzi i miei clienti verso i diamanti colorati oppure su pietre bianche con sconti importanti?

Mentre i diamanti colorati sono immuni a queste vicende quelli bianchi, se comprati bene, vi permetteranno di attendere l’esito del conflitto senza troppi rischi e senza aver rinunciato ad un’opportunità.

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Alla prossima,

Paolo Genta

Diamonds & chocolate

Diamanti e cioccolato sono un’accoppiata inconsueta, tranne quando si incontrano all’interno della stessa famiglia.

Se state leggendo questo articolo è abbastanza evidente quale sia il mio lavoro. Quello che non potete sapere è che mia moglie lavora presso un importatore del “cibo degli Dei”, il cioccolato!

I nostri amici hanno sempre scherzato su questa strana coppia di lavori, tanto che, quando ho aperto la mia azienda, uno dei nomi in ballo era proprio “Diamonds & Chocolate”.

Siccome non opero negli States ma in Italia, dove le regole sul commercio dell’alimentare sono molte e complesse, ho preferito non causare dubbi e optare per Coronado, in omaggio al parco naturale a Sud Est di Tucson dove ho deciso di svolgere questo lavoro.

Il cioccolato però è rimasto sempre nell’aria, solitamente come regalo per i miei clienti, a volte come caso di studio.

E proprio come caso di studio lo userò oggi.

Sul mercato dei derivati la materia prima, il cacao, è arrivato a costare quasi 10.000 $ a tonnellata, ben più del rame.

Se consideriamo che lo scorso anno era già cresciuto del 70% e da gennaio ha guadagnato un altro 135% è facile intuire che natura (pessimi raccolti) e speculazione (che tanto ha fatto lo scorso anno) non sono i soli responsabili.

La cosa incredibile è che questo rialzo sembra auto alimentarsi senza alcuna ragione apparente.

Le vere ragioni di questo rialzo forse sono nascoste nella miscela esplosiva di:

  • condizioni climatiche (pessime)
  • funghi e parassiti (in abbondanza e assai dannosi)
  • speculazione (tanta)
  • maldestri tentativi di molti operatori di lucrare sulla situazione (avidità)
  • domanda finale (rinuncereste mai all’uovo a Pasqua?).

Proprio come nella “tempesta perfetta” a volte molte cause si incontrano, nella giusta sequenza e intensità per generare un disastro.

La reazione di una parte del mercato è di rivolgersi ai surrogati per risparmiare sul cacao, un po’ come ha fatto Pietro Ferrero nel 1946 inventando la Nutella: il cacao scarseggiava ed era caro quindi vai di nocciole! Il resto è storia.

Temo che oggi si andrà su ben altri surrogati e che il gusto al quale sono affezionato diventerà, purtroppo, sempre più raro.

Ma cosa centra l’amato cioccolato con i diamanti? Più di quanto ci si possa aspettare, se non altro per le dinamiche.

Se da un lato è vero che i diamanti non si coltivano (almeno quelli naturali) dall’altro tra l’embargo alla Russia (primo produttore mondiale), l’ammodernamento degli impianti estrattivi e l’esaurimento di molte miniere l’offerta si è contratta ai livelli del 2009, con un calo di oltre il 30% rispetto al picco del 2017.

È anche vero che dopo gli aumenti record del biennio 2021/2022 i prezzi hanno ripiegato ma principalmente per i diamanti bianchi.

Cioccolato e diamanti

I diamanti rosa, per esempio, dal 2000 hanno visto crescere le loro quotazioni del 500%.

Cioccolato e diamanti
Courtesy of Sothebys
Ct.133.03, Fancy Vivid, Vs2

I diamanti gialli, ormai dati per giunti al capolinea della loro corsa, sono di nuovo sotto i riflettori.

Cioccolato e diamanti
The Cullinan Blue – Ct. 15.10

Dei diamanti blu meglio non parlare: sono saliti su un razzo molti anni fa e sono inavvicinabili, a meno di avere un budget decisamente molto elevato (si parla di centinaia di migliaia di euro, come minimo, per una pietra appena valida).

Nel mercato dei diamanti sembra quindi che le tensioni si esprimano più con una rotazione tra i diversi settori piuttosto che con una fiammata dei prezzi.

Come per il cioccolato anche qui speculazione e scelte sbagliate hanno lasciato il segno: abbagliate dalla fiammata post covid molte aziende sono cresciute troppo, spesso contraendo debiti con le banche.

L’incertezza economica derivata dal costo dell’energia e dai tassi (per tacere del resto) è stata la classica ciliegina: improvvisamente il giocattolo si è rotto e la giostra si è fermata.

O forse no?

La domanda per la gioielleria classica si è ridotta molto mentre quella per le pietre particolari è addirittura cresciuta.

Si parla di una nuova attenzione dei clienti che, pur cercando pietre che possano diventare gioielli gradevoli, sono molto sensibili all’aspetto investimento.

Gli operatori aspettano che l’onda passi ma quelli più attenti individuano le occasioni da cogliere oggi.

Le fasi di mercato non sono una novità, per moltissime ragioni sono connaturate con il comportamento umano. L’importante è non fissarsi ma perseguire i propri obbiettivi con la giusta flessibilità.

Non esistono solo i diamanti bianchi, tagliati a brillante: esistono altri colori e altri tagli, tutti bellissimi.

Un ulteriore vantaggio dei tagli diversi dal rotondo è che hanno un listino a parte, inferiore anche del 40% rispetto a quello per i tagli brillante.

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Paolo Genta

Opportunità

Cicli di mercato, bolle e opportunità

Che i mercati si muovano secondo cicli è cosa ampiamente nota. Le bolle speculative invece, così come le opportunità, a volte si riconoscono solo a posteriori.

Neppure il settore dei preziosi si sottrae a questa regola non scritta.

Circa 15 anni fa il mercato ha spostato i suoi riflettori dalle pietre colorate ai diamanti, prima su quelli bianchi, poi su quelli colorati.

Opportunità
Foto: Sotheby’s – ct. 102.39 D/Fl

In effetti è stata colta una grossa opportunità visto che il colore aveva fatto molta strada e i diamanti promettevano performance notevoli.

Il tempo ha dato quasi interamente ragione a questa visione ma la pandemia ha creato una situazione particolare.

I diamanti bianchi hanno fatto un percorso da manuale. Dopo i record di prezzo post covid hanno stornato parte della crescita fatta e sembrano ora pronti a ripartire.

Rubini, zaffiri e, parzialmente, gli smeraldi invece, dopo aver condotto un’esistenza lineare dal 2007 al 2020, improvvisamente hanno deciso di prendere un razzo ed entrare in orbita.

Opportunità
6.29 ct Zaffiro di Ceylon con 2.27 ct. diamanti. By Gabriel Angulo

Opportunità o bolla?

Molti fattori concomitanti hanno portato a queste performance, facendo raddoppiare in due anni i prezzi per i rubini di qualità e triplicare quelli degli zaffiri più pregiati.

Pochi hanno fiutato l’opportunità e ancor meno sanno se questa sarà una bolla o il preludio di nuove incredibili performance.

Prima di loro già tutte le altre pietre di colore, dalle acquemarine ai topazi, dalle tormaline agli opali, avevano imboccato un percorso di crescita che negli anni le aveva proiettate a livelli di prezzo mai visti.

L’unica costante che ho trovato è la ricerca della qualità assoluta che è diventata più che maniacale.

Le leggi di mercato, tra speculazioni, oscillazioni di domanda e offerta e “problemi” geopolitici, basterebbero a spiegare il perché di tanto interesse.

Tuttavia la vera differenza è nata dalla richiesta di pietre perfette e non trattate, che sono rarissime.

Smeraldo Maximilian

Le cause

Facciamo un passo indietro: anche se la natura fa meraviglie siamo convinti di saper fare di meglio e quindi abbiamo inventato molti processi per “migliorare” quello che troviamo sulla terra.

Per le gemme, quando non ne troviamo di abbastanza belle, abbiamo imparato a trattarle per renderle più colorate, trasparenti o pure.

Rubini e zaffiri vengono ormai tutti trattati termicamente per saturarne il colore (e questo è l’unico trattamento accettato dal mercato) o migliorarne la purezza.

Alcuni vengono invece scaldati insieme a materiale vetroso colorato che, fondendosi, riempie le fratture, ma qui entriamo in un altro mondo e, a mio parere, si rovinano le gemme anziché migliorarle.

Il processo termico esiste in natura. Si misura in tempi geologici e non industriali, ma lascia tracce ben diverse nelle gemme, creando le meraviglie che collezionisti e investitori oggi cercano.

Credo che questo interesse per la qualità sia un effetto collaterale della bolla dei diamanti sintetici.

Invece di scoraggiare i clienti ha portato una sensibilità maggiore verso le cose più belle, perfette e naturali.

Opportunità

Gli effetti

Se da un lato non ci sono problemi di approvvigionamento o di prezzo per le pietre trattate termicamente (e considerate normali sul mercato) dall’altro sono sparite le pietre non trattate.

I maggiori grossisti mondiali prima ne vedevano 7 / 8 alla settimana, adesso sono contenti quando ne vedono una al mese!

Naturale che con queste premesse i prezzi siano esplosi. Credo tuttavia che questa sia un’opportunità e non solo una bolla.

Certamente un acquisto fatto oggi esige cautela ma la ricerca della qualità assoluta è ormai una tendenza consolidata da anni.

A quanto pare i tentativi di imitazione e di miglioramento delle gemme hanno avuto un triplice effetto.

Se da un lato hanno permesso a un segmento del mercato di comprare pietre esteticamente belle a prezzi contenuti, facendo anche abbassare anche i prezzi delle pietre naturali omologhe, dall’altro hanno spinto il segmento più attento verso la qualità senza compromessi.

Opportunità

Sembra che gli acquirenti che considerano le gemme non solo un magnifico oggetto ma anche un investimento invece di farsi spaventare da trattamenti e pietre sintetiche si affrettino ad accaparrarsi le migliori pietre naturali disponibili.

In finanza questo si chiama fly to quality e indica un comportamento valido anche in economia: in momenti di incertezza e turbolenza ci si rifugia nella qualità.

È un comportamento che paga sempre perché ci permette di guardare alle mode e alle operazioni commerciali con la consapevolezza che loro “passeranno”, la qualità invece sarà sempre desiderata.

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Paolo Genta

Inflazione

Tassi, inflazione e aspettative

Nel celebre film “Il diavolo veste Prada” una glaciale Meryl Streep, parlando di un servizio di moda, liquidava una collaboratrice con un lapidario “Floreale? Per la primavera? Avanguardia pura!”.

Negli anni è diventata una delle mie battute preferite per sottolineare cose ovvie o banali elevate al rango di idee innovative.

Proviamo ad analizzare una cosa ovvia e vediamo se nasconde informazioni importanti.

Inflazione e tassi oggi

La situazione dei tassi di interesse è sotto gli occhi di tutti (questo è stato il nono rialzo consecutivo) e chi paga un mutuo sa molto bene cosa questo significhi.

Anche se l’inflazione sta rallentando, pochi credono che i prezzi scenderanno grazie alla maggior propensione al risparmio prodotta dai tassi elevati a discapito dei consumi.

Molti in realtà credono che i prezzi resteranno alti.

Se andrà bene smetteranno di crescere o ripiegheranno leggermente ma non torneranno ai livelli precedenti.

Si consumerà certamente meno, semplicemente perché non si hanno risorse infinite e, ad un certo punto, si dice basta e si seleziona.

La reale fonte dell’inflazione

In pochi tuttavia si accorgono che la maggior componente dell’inflazione arriva dal lato dei servizi e non dei prodotti.

Le vacanze hanno dato l’ultima botta ai prezzi, in attesa del classico “autunno rovente”.

In questo contesto apparentemente ovvio ci vengono suggerite molte aspettative, dalle più rosee alle più cupe.

Chi suggerisce improbabili tetti ai prezzi (ovviamente partendo da ottobre, ad aumenti già ben consolidati).

Altri propongono la redistribuzione degli extra profitti (ma non hanno fatto nulla per bloccare gli aumenti insensati e ingiustificati che abbiamo subito da quasi due anni (tre se si considera solo l’energia).

Alcuni infine vedono una forte crescita dell’economia che ci permetterà di affrontare il maggior costo della vita.

La mia interpretazione

Quando non riesco ad individuare il futuro più probabile mi rivolgo al passato, in questo caso ai dati Istat sull’inflazione media negli ultimi 70 anni.

inflazione

Alla fine degli anni ’60 l’inflazione è passata da un 1.4% – 2.6% a circa un 5% dei primi anni ’70 per poi esplodere al 19.1% nel 1974 e toccare il 21.2% nel 1980.

Fortunatamente oggi la situazione è molto diversa.

Non si parla più di Italia e di Lira ma di Europa e di Euro, tuttavia mi ricordo gli effetti sui beni di investimento (case, oro, diamanti) e sulla borsa di un’inflazione così elevata.

Le case hanno triplicato i prezzi, idem hanno fatto i diamanti, l’oro è addirittura cresciuto di 17 volte, anche se all’epoca si potevano solo comprare monete d’oro e non lingotti.

Questa volta le cose andranno in modo diverso ma non vedere l’opportunità sarebbe un peccato.

Un possibile futuro

Le case hanno un carico fiscale ben diverso da quello degli anni ’80, gli investimenti in oro sono tassati (al 26% sia sul fisico che sul cartaceo), i diamanti continuano a essere esenti ma risentono maggiormente degli umori del mercato.

Ai clienti che vogliono investire nel mio settore suggerisco di acquistare o diamanti bianchi con particolari sconti oppure diamanti colorati, rosa soprattutto.

Comprare bene serve per ammortizzare eventuali cali nelle quotazioni massimizzando le possibilità di rivendita.

Acquistare un diamante colorato significa salire su un treno che, pur avendo quintuplicato i prezzi negli ultimi 15 anni, sembra avere ancora molta voglia di correre.

In questo caso il mio compito professionale è di razionalizzare l’acquisto eliminando la maggior parte possibile dei costi, accorciare la filiera e minimizzare il rapporto rischio-rendimento.

Come in tutti i settori il risultato lo potrà stabilire solo il mercato ma affrontarlo preparati e con le migliori armi è più “saggio”.

Nuovi servizi

Per eliminare un punto debole dell’investimento in diamanti sto trattando con un broker assicurativo per potervi offrire una polizza contro il furto, a prezzi competitivi, per i preziosi custoditi in cassaforte o in cassetta di sicurezza.

Al momento si parla di un capitale assicurabile tra i 5.000 e i 50.000 € ma sto lavorando per offrirvi polizze ad hoc per importi maggiori o per coprire i rischi fuori dalla cassaforte.

Alla classica domanda “Ma adesso dove li tengo?” rispondo sempre “in cassaforte o banca” e, fino ad ora, non potevo suggerire altre soluzioni.

Con la newsletter di agosto spero di darvi maggiori dettagli e costi precisi.

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Alla prossima,

Paolo Genta