Tanzanite

Tanzanite, il colore del sogno

Finalmente riesco a mantenere la promessa e tornare a scrivere di gemme, colore, passione ed emozioni.

Lo faccio grazie alla tanzanite, una gemma meravigliosa, scoperta nel 1967 in Tanzania da Ndugu Jumanne Ngoma che solo nel 1984 riuscì a farsi riconoscere la paternità della scoperta prima attribuita a Manuel D’Souza.

La tanzanite è una gemma meravigliosa, con una caratteristica ottica particolare che la rende ancora più rara. Il suo colore cambia in base all’angolo di osservazione.

Tecnicamente si chiama pleocroismo e, visto che i colori visibili sono tre (blu, viola, rosso), la tanzanite è tricroica.

In realtà i colori principali sono il blu e il viola, il terzo colore può essere anche rosa, grigio o giallo in base ai diversi contenuti di elementi secondari. È pratica comune il trattamento termico di questa gemma per eliminare questo terzo colore.

Tanzanite grezza

È un trattamento lecito perché non influenza i colori principali, elimina solo quello secondari.

Le origini della Tanzanite

Fu la Maison Tiffany a coniare il nome anche perché la sua definizione gemmologica, zoisite, in inglese suona molto simile a “suicidio”. Davvero poco appetibile per una gemma!

Non fu facile identificare questo minerale, nel luglio del ’67 un articolo di giornale citava “Tanzanite: qualcosa di nuovo dall’Africa… Ma nessuno sapeva cosa fosse!”.

Prima fu scambiata per un peridoto e poi per una dumortierite. Entrambe classificazioni errate.

Fu un geologo del governo, Ian McCloud, a identificarla come zoisite come poi confermato da due università, Harvard e Heidelberg.

Esiste un unico giacimento sulla terra che ci dona queste meraviglie: un fazzoletto di terra al confine tra Tanzania e Kenya.

La zoisite è presente anche in altre aree, dall’africa alla Norvegia, ma i colori sono diversi e poco appetibili.

Questa varietà unica è diventata famosa grazie al suo blu che, quando la pietra è tagliata correttamente, è più intenso e luminoso di quello dello zaffiro!

Tanzanite marquise

La fama

Spesso il grezzo era spedito in India per la lavorazione ma nel 2003 il governo della Tanzaniane ha vietato l’esportazione per stimolarne la valorizzazione sul proprio territorio.

Negli anni ci sono stati ritrovamenti, rari ed eccezionali, di cristalli del peso di qualche kilogrammo ma, in media, le gemme sono notevolmente più piccole.

Questa splendida gemma è protagonista a livello mondiale non solo come sostituta dello zaffiro ma per le sue caratteristiche uniche. In lingua Swahili è nata la parola “Skaiblu”, dall’inglese “sky blue” proprio per definire il suo colore migliore.

La fama ha portato purtroppo conseguenze meno piacevoli per i clienti: essendo una pietra rara e molto richiesta sempre più spesso si trovano in vendita tanzanti dal colore pallido o violaceo, spacciate come varietà rare della massima qualità.

Tanzanite chiara

La gemma che ammirate in questa foto è splendida, tagliata molto bene ma… Semplicemente non è del colore più pregiato e quindi non può costare come una gemma blu intenso.

Anche sul tipo di blu esistono i tranelli: in commercio si trovano sempre più tanzaniti blu-porpora e meno blu-viola.

La ragione è semplice, tagliare una gemma che sia blu con riflessi viola costringe il tagliatore a sacrificare una grossa quantità del cristallo di partenza mentre accontentandosi della sfumatura porpora si ottengono pietre più grosse.

Sinceramente le trovo tutte belle e mi affascina la varietà di colori che la natura offre ma, da professionista, devo dirvi che il colore più pregiato, raro e ambito, per il quale è giusto pagare un prezzo superiore è solo il blu con minimi riflessi viola.

Incidentalmente la tanzanite è anche la pietra del mese di dicembre quindi sarebbe perfetta per un regalo di Natale!

Se trovate interessanti queste notizie iscrivetevi alla mia newsletter, otterrete anche offerte riservate.

Alla prossima,

Paolo Genta

Scelte consapevoli

Scelte consapevoli

Le scelte possono essere difficili, la recriminazione è sempre in agguato, se poi le vogliamo anche consapevoli si apre il dilemma sulle conseguenze.

Le mie scelte

Il 3 settembre a Torino è scoppiato un incendio in un palazzo del centro. Quando ho visto le prime immagini mi è corso un brivido gelido lungo la schiena: l’edificio in questione era quello dove, 22 anni or sono, avevo aperto Coronado, la mia azienda.

Per prima cosa ho pensato alle persone che ancora conosco e che continuano a vivere e lavorare lì poi il brivido è diventato un immenso sollievo quando ho pensato alla scelta fatta, molti anni fa, di vendere la splendida sede per trasferirmi in Lungo Po.

Mi è costato vendere quell’immobile, lo avevo scelto con cura, ristrutturato integralmente per renderlo un ambiente accogliente, sicuro ed elegante dove incontrare i clienti, in altre parole me ne ero innamorato.

Purtroppo tra difficoltà di parcheggio per i clienti, zone a traffico limitato in espansione e imminente crisi immobiliare decisi di vendere e di ridimensionare la mia sede per limitare i costi.

Dopo l’incendio mi sono trovato a pensare di aver appena evitato un proiettile: cosa sarebbe successo se fossi rimasto in quell’edificio?

Dopo la crisi finanziaria del 2008, la conseguente crisi economica e la pandemia trovarsi bloccati, magari per mesi, prima del Natale poteva essere letale.

Quando cercavo la nuova sede avevo trovato uno stabile molto interessante ai piedi della collina di Torino, in piena ristrutturazione, perfetto per le mie esigenze.

Durante la trattativa il venditore ha commesso, a mio parere, il peggior errore possibile con un potenziale acquirente.

Serafico e un po’ supponente aveva affermato che il prezzo era quello, tanto lui lo avrebbe potuto vendere quando voleva.

Per un insieme di indizi e anche per questo commento sopra le righe, scelsi di rinunciare.

Ogni mattina passo davanti a quell’edificio, fermo da un decennio allo stesso punto dei lavori, disabitato e usato come magazzino edile dal venditore dell’epoca.

Rimpianti? No, grazie!

Cosa sarebbe successo se lo avessi acquistato e oggi mi trovassi con un ufficio in un cantiere perenne e disabitato?

Molte volte ho ripensato a queste scelte, senza mai rimpiangerle. Non che non avessi dubbi o che fossero scelte semplici ma avevo deciso al meglio delle mie capacità in base a tutte le informazioni che avevo raccolto.

Trovare tutte le informazioni rilevanti, decidere secondo logica e con attenzione non garantisce l’assenza di recriminazioni future ma aiuta molto!

Aiutare a scegliere

A volte i clienti sono in dubbio tra due o tre gemme e mi chiedono un parere. Dopo aver descritto pregi e difetti di ognuna la mia domanda finale è sempre la stessa: “Quale pietra l’ha colpita di più appena vista?”.

In questo caso è l’istinto a dover lavorare quindi se lo si lascia libero di solito si fa la scelta giusta.

Mi sono trovato anche sul fronte opposto, a dover “frenare” l’entusiasmo del cliente per un acquisto di diamanti.

Per quanto meravigliosi, preziosi e magici si parlava di un investimento e non di un regalo emozionale. Obbiettivi diversi esigono parametri di scelta diversi.

Nel mio lavoro la consulenza ha una grandissima rilevanza.

Anche se rischio di annoiare il cliente (e quindi di perderlo) per me è importantissimo capire esattamente i suoi obbiettivi, lo trovo addirittura più importante della vendita in se.

Spendo quindi molto del mio tempo per aiutare il cliente a fare la scelta migliore per ottenere cosa desidera.

Non posso garantire che il regalo sarà gradito o l’investimento un successo ma di certo, aiutandolo a effettuare scelte consapevoli, sposto molto l’ago della bilancia verso il successo.

Non ho un libro magico con tutte le soluzioni pronte e, per natura, diffido da chi si presenta come la miracolosa soluzione a tutti i miei problemi.

Credo invece nel dialogo, nel confronto e nella professionalità, valori spesso più preziosi delle gemme che vendo.

Se trovate interessanti queste notizie iscrivetevi alla mia newsletter, otterrete anche offerte riservate.

Alla prossima,

Paolo Genta

Normalità

Normalità – Atto IV

La normalità è una condizione ambita ma non sempre facile da ottenere.

Molti la cercano, chi nella vita quotidiana, chi nel lavoro, tutti la desideriamo come simbolo della fine di questo difficile periodo.

La normalità è percepita come consuetudine, regolarità, ordine.

Naturale quindi cercarla dopo un periodo che di normale ha avuto ben poco.

Per me la normalità, sul lavoro, sarà tornare a parlare di gemme e gioielli più che di finanza ed economia.

Non posso esimermi da valutazioni economico finanziarie, specialmente se si parla di investire in diamanti, ma ho voglia di tornare a quello che mi ha fatto scegliere questo lavoro: la passione per il colore e il design.

Prima però devo ancora soffermarmi sulle dirette conseguenze della pandemia sul mercato dei preziosi perché porteranno molte novità, alcune utili altre meno.

Normalità e innovazione

Nello scorso articolo vi ho parlato di transizione e di come influenzerà il mercato.

Se da un lato è giusto ridurre al minimo l’impatto ambientale delle estrazioni minerarie, dall’altro si cerca di sfruttare il sentimentogreen” per proporre modelli di consumo a volte pericolosi.

L’industria mineraria è molto sensibile all’argomento, anche per i notevoli ritorni d’immagine, e collabora con i governi per risolvere il problema.

Trovo quest’attenzione doverosa e responsabile e potrà portare solo miglioramenti al mercato.

Credo invece che altre scelte ecologiste siano solo uno specchietto per le allodole.

L’esempio perfetto sono i diamanti “lab-grown”, nome orecchiabile per descrivere le pietre sintetiche fatte dall’uomo in laboratorio.

Non ho nulla contro i diamanti “lab-grown”, a patto che siano venduti come tali. Sono invece meno convinto che siano più ecologici dei diamanti naturali.

A parte l’altissimo costo energetico necessario per produrre i diamanti in laboratorio le materie prime necessarie per realizzarli provengono da miniere, esattamente come i diamanti naturali.

Non esiste un solo studio serio e completo in grado di quantificare e confrontare il reale impatto complessivo di questi due prodotti.

La cosa che trovo subdola è far leva sul giusto sentimento ecologista per vendere un oggetto artificiale in base ad una sostenibilità ambientale tutta da dimostrare.

Se cercate dei diamanti “lab-grown” sarò felice di fornirveli ma non come sostituti di quelli naturali.

Sono semplicemente un altro prodotto.

Il nuovo marketing

Per porre l’accento su questa diversità la Diamond Producers Association (DPA) si è trasformata in Natural Diamond Council (NDC), scegliendo David Kellie come amministratore delegato.

Kellie è un mago del marketing, come ha ampiamente dimostrato negli anni creando brand mondiali di successo, particolarmente per gli orologi di lusso, trasformandoli da costosi accessori in oggetti iconici da collezione.

Adesso la sua attenzione è sul diamante naturale per separarne definitivamente l’immagine da quella dei diamanti “lab-grown”.

Contemporaneamente De Beers ha introdotto il “codice di origine” come parte di una completa ristrutturazione volta a raccontare cosa l’azienda sta facendo realmente per l’ambiente.

L’idea è di associare il marchio De Beers, che sarà presente sulle sue pietre, ai concreti interventi fatti dall’azienda sia in campo ecologico che sociale.

È sicuramente un’operazione di marketing ma con risvolti concreti che sembrano reali e meritevoli.

La mia normalità

Questa nuova normalità sarà per me una sfida che richiederà altro studio e molta attenzione.

Dovrò selezionare la parte sana di tutte queste novità per offrirvi un prodotto all’altezza dei nuovi standard senza cadere nei tranelli del marketing.

Anche se vendo lusso, credo che la sostanza debba sempre esserci, così come l’attenzione per il cliente.

Se trovate interessanti queste notizie iscrivetevi alla mia newsletter, otterrete anche offerte riservate.

Alla prossima,

Paolo Genta

Transizione

Transizione – Atto III

La transizione, oltre a essere l’argomento caldo del momento, è anche la più grande incognita per il futuro.

Può essere ecologica, digitale o sociale ma avrà comunque un forte impatto sulle basi stesse del commercio, anche nel mio settore.

È inutile nascondersi dietro un dito: la transizione, per quanto necessaria, ha dei costi che nessuno vorrebbe pagare.

Non vogliono pagarli gli stati perché sanno benissimo che la regolamentazione delle responsabilità spesso scoraggia lo sviluppo, aumenta i costi produttivi e non genera profitti.

Le imprese non vogliono ulteriori costi perché sanno quanto sarà difficile recuperarli e temono la concorrenza sleale.

I clienti, anche se favorevoli a prodotti socialmente e ecologicamente sostenibili, spesso non sono disposti a pagarne il maggior costo.

Transizione ecologica e responsabilità sociale

La transizione ecologica, a mio parere, è solo un aspetto della più complessa e ampia “responsabilità sociale”.

Tutto si giocherà sulla definizione di “buon prodotto”.

Un imprenditore attento ai clienti cerca sempre di offrire un buon prodotto ad un prezzo competitivo ma queste nuove esigenze cambieranno proprio il significato dell’aggettivo “buon”, ridefinendo il prodotto.

Aumentare la qualità di un prodotto significa aumentarne il costo e quindi il prezzo.

Alcuni clienti, per ottenere prodotti più sostenibili, accetteranno l’aumento, altri no.

Ecco perché nell’industria dei gioielli e particolarmente nell’estrazione dei diamanti la transizione passerà prima di tutto dalla razionalizzazione produttiva.

Si programma una minore offerta che sarà focalizzata sui clienti che accetteranno il prezzo più alto.

Alla fine i consumatori otterranno il livello di responsabilità sociale che saranno disposti a pagare.

Il commercio può certamente guidare la domanda verso prodotti migliori ma la decisione finale sarà sempre e solo dei consumatori.

Rispettare le regole o barare?

La transizione sarà molto complessa perché di fianco alle aziende che svilupperanno i buoni prodotti ce ne saranno altre che preferiranno i “cattiviprodotti, per lucrare sui minori costi.

Questo, alterando la concorrenza, creerà un effetto domino e spingerà altre aziende lontano dalla strada più virtuosa.

Il mondo dei gioielli sta lentamente costruendo catene di approvvigionamento “buone” e certificate che partano dalla miniera per arrivare al consumatore finale.

L’obbiettivo è riuscire a comunicare correttamente al cliente quali e quanti sono stati i miglioramenti del prodotto per essere così ripagati per aver seguito la strada virtuosa.

Premiare il buon comportamento

Questa è la base per un valore aggiunto socialmente responsabile.

È giusto poter dire al cliente che la pietra che desidera è stata scavata rispettando le leggi, che la taglieria dove è diventata una gemma non sfrutta i lavoratori, che il gioiello sul quale è montata è stato creato veramente da un artigiano italiano e non fatto in serie all’estero.

Tutti questi passaggi pur essendo giusti e doverosi hanno un costo. Se il cliente non accetterà di pagarlo l’azienda non potrà fare altro che abbandonare questa politica.

Transizione digitale

Nel mio settore, dal lato della produzione, è una realtà consolidata, ma è giusto estenderla anche alla vendita al consumatore finale?

Io non vendo solo un oggetto, fornisco anche le competenze necessarie per fugare i vostri dubbi.

Tramite un canale digitale posso incuriosirvi, spingervi all’acquisto ma sarà sempre il contatto diretto a fare la differenza per conquistare la vostra fiducia.

Questo perché sono una piccola realtà commerciale e, pur curando brand e marketing, mi concentro sulla sostanza del servizio ai clienti.

Per lo stesso motivo non vendo tramite Amazon: non ho la forza commerciale per negoziare commissioni che non siano un capestro (se siete curiosi qui le trovate tutte).

Il fatto che molti, dopo aver comprato sul web oggetti preziosi, si rivolgano a me e ad altri colleghi, per essere rassicurati sull’acquisto indica che in certi settori la transizione digitale non è un vantaggio per i clienti ma solo per alcuni venditori.

La transizione sarà buona o cattiva?

Come sempre non esiste una risposta univoca. Di sicuro sarà un’opportunità. Le aziende dovranno effettuarla, cercando di ottimizzare i costi senza scaricarli integralmente sui consumatori.

Per contro i consumatori dovranno scegliere se premiare le aziende virtuose o continuare a scegliere il prezzo più basso.

Un anno fa ho scritto un articolo sulla guerra degli sconti che, a mio parere, è valido anche per questa fase di mercato.

Nel prossimo articolo vi parlerò di quella che, secondo me, sarà la nuova normalità con i suoi pro e gli immancabili contro.

Se trovate interessanti queste notizie iscrivetevi alla mia newsletter e riceverete, oltre alle anteprime, interessanti offerte.

Alla prossima,

Paolo Genta

Ripartenza

Ripartenza – Atto II

Ripartenza: tutti la cercano ma pochi sanno come attuarla mentre qualcuno invece l’ha già ottenuta.

Dopo avervi parlato di inflazione mantengo la promessa e vi parlo di cosa succede nel mio mondo lavorativo, quello della gioielleria e dei diamanti.

Non mi interessa la polemica sterile ma desidero imparare da chi ha fatto meglio di me, quindi vediamo chi è ripartito e come ha fatto.

Nel mercato dei preziosi non si parla di ripartenza solo per perorare il proprio punto di vista ma si è affrontata la sfida già nei mesi passati per sopravvivere oggi e crescere domani.

Il settore è ben lontano dal poter dire di essere ripartito ma molti protagonisti internazionali hanno fatto passi importanti per rimuovere il maggior numero possibile di ostacoli dalla strada della ripartenza.

La ripartenza delle nazioni

Cina e Usa: nel bene o nel male hanno fatto le loro scelte sociali e oggi stanno guidando la corsa al diamante e ai gioielli di qualità.

La fine delle restrizioni ha provocato alcuni effetti a cascata.

Tra chi finalmente ha potuto sposarsi, chi ha deciso di “recuperare” i regali mancati durante le chiusure e chi vuole celebrare il ritorno a una maggiore normalità, si registra ovunque un forte aumento della domanda.

Anche se sono popolazioni profondamente diverse, la loro parte più benestante ha lo stesso interesse per i preziosi: marginalmente è interessata alla celebrazione del lusso, sostanzialmente investe strategicamente in beni rari.

Oltre all’aumento della domanda ci sono due colli di bottiglia molto importanti che contribuiscono al rialzo delle quotazioni.

Il primo è l’India che tagliando oltre il 90% dei diamanti ed essendo tuttora alle prese con i lockdown presenta un quadro difficile da prevedere sia per la domanda di grezzo sia per l’offerta di pietre tagliate. Ve ne parlavo già lo scorso aprile in questo articolo.

La ripartenza delle aziende

DeBeers: Il grezzo ha registrato aumenti di prezzo del 10%, sempre a causa dell’eccesso di domanda. Nel primo semestre 2021 ha registrato utili per 267 milioni di dollari a fronte di una perdita da 214 nel primo semestre 2020. Anche il fatturato è raddoppiato, passando da 1.22 a 2.9 miliardi di dollari, sempre sullo stesso periodo.

La seconda strozzatura è il GIA, il maggior certificatore mondiale di diamanti, che già da un anno ha cambiato la sua politica di certificazione non sigillando più le gemme.

Al momento ha un ritardo superiore alle quattro settimane, solo in parte dovuto ai laboratori in India che, ovviamente, seguono la stessa sorte delle industrie.

Il resto deriva dall’incremento di domanda di pietre certificate da Cina e Usa.

Per darvi un’idea concreta della ripartenza si devono guardare i numeri. Le certificazioni sono cresciute del 31% rispetto al 2020 e del 37% rispetto al 2019.

I diamanti inviati alla certificazione (e in attesa) sono il 71% in più rispetto al 2019. Ecco perché GIA si sta organizzando per essere operativo 24 ore al giorno e 7 giorni alla settimana.

Anche i produttori mondiali si sono mossi, alcuni hanno addirittura riaperto stabilmente delle miniere in zone così inospitali da far dubitare della loro convenienza economica.

La forte domanda e, soprattutto, la convinzione che non sia transitoria, li ha convinti a fare questi importanti investimenti.

Il gigante russo Alrosa, leader mondiale in campo minerario, sta comprando diamanti (anziché venderli!) da Gokhran, il deposito statale russo di gemme e metalli preziosi.

Lo fa per tamponare la carenza di forniture ma ha già dichiarato che non riuscirà comunque a saturare la domanda.

Il mercato

La sintesi della situazione appare evidente: molti stanno celebrando lo scampato pericolo, ciascuno secondo i criteri della propria società, e insieme hanno generato un boom di richieste.

Altri hanno fiutato l’opportunità di guadagno, rafforzando ulteriormente la domanda.

Le aziende si sono mosse per soddisfarla, innescando un circolo virtuoso per i lavoratori e per tutti i partecipanti al mercato.

Il prossimo articolo sarà dedicato alla transizione, altro tema caldo anche per il settore dei preziosi. Parlerà di razionalizzazione produttiva, “Green diamonds” e delle conseguenze dei ritardi GIA.

Non dimenticate che se vi iscrivete alla mia newsletter, oltre a queste notizie avrete anche offerte riservate e anteprime esclusive.

Alla prossima,

Paolo Genta

Inflazione: un'onda che può travolgerci o un'opportunità da cavalcare?

Inflazione – Atto I

Sono passati 2 mesi dal mio ultimo articolo, un tempo lungo ma necessario per mettere a fuoco la realtà che mi circonda.

Siamo abituati a divorare notizie, discutiamo anche violentemente sul tema del momento e poi? Via verso il prossimo caso!

Farlo non è necessariamente un errore ma, a mio parere, ci abitua alla superficialità e si perde la visione d’insieme.

Lo scrivo ogni volta che posso: sono un ottimista e spero per il meglio ma, per non farmi sorprendere dal peggio, studio proprio il quadro generale.

Ovviamente studio per primo il mio settore ma credo che il discorso sia valido anche per altri campi.

Oggi ogni ragionamento è imprescindibile dalla pandemia: ha permeato tutti gli aspetti della nostra vita e non possiamo ignorarla. L’importante è volgere la nostra attenzione al futuro, non al passato.

Ci sarà tempo per giudicare e recriminare, ma ora ci sono questioni più importanti.

Circa un anno fa scrivevo un articolo sul mondo post-pandemia e oggi sembra che le previsioni stiano diventando realtà. Sempre più operatori economici si rendono conto che l’inflazione, anche se non dichiarata, c’è, è arrivata ed ha tutte le intenzioni di restare.

Il primo attore: l’inflazione

Quotazioni dei diamanti

Per il mio compleanno mi sono regalato 4 giorni a Roma come avevo fatto anche lo scorso anno, quando avevo scovato un piacevole B&B in zona Prati.

Essendoci stato bene l’ho cercato anche quest’anno, peccato che il prezzo fosse più alto del 75%!

Non tutto è aumentato così ma i prezzi sono cambiati e ben più dello 0.7 – 0.9% delle stime ufficiali.

L’inflazione ha un forte impatto sul debito, crea conflitti sociali perché tutti la vogliono scaricare sugli altri. Ci illudiamo che sia transitoria ma quello che divora è perso, definitivamente.

Il palcoscenico: il mercato

Tanti aggregati statistici vengono utilizzati per “addomesticare” i dati economici: avete presente l’inflazioneCore”, che non tiene conto di energia e alimentari?

Non so voi ma io mangio e consumo energia e i conti li devo pagare!

Un altro aggregato molto interessante è la spesa discrezionale cioè quella non destinata alla vita di base (cibo, acqua, vestiti, alloggio) ma che nella nostra società è la base della vita.

Cultura, svaghi, viaggi, investimenti e ogni altro tipo di desiderio non sono strettamente necessari alla sopravvivenza a breve termine ma definiscono la qualità di una vita intera.

Per molte famiglie la situazione non è rosea e i soldi saranno necessariamente indirizzati verso i bisogni primari.

Per molte altre, a reddito medio alto, la questione è diversa. Aiuti, risparmio, minori spese da lockdown e boom di borsa hanno creato la situazione perfetta per un boom transitorio negli acquisti, specialmente nel settore del lusso.

Per qualche mese assisteremo a continui aumenti negli indici della “ripresa dei consumi” poi, dissipata la paura per la pandemia (e dissipati i risparmi), si tornerà alla normalità del quadro.

L’opinione più condivisa è per la crescita dell’inflazione, un dollaro debole e un rialzo dei tassi sul dollaro dal 2023.

La situazione europea rallenterà questo percorso ma non credo che lo fermerà.

I comprimari: le materie prime

Nel mio settore gli effetti, già presenti, aumentano: a parte l’oro che da un anno viaggia sui 50 €/g, con oscillazioni di prezzo del 10%, anche tutte le altre materie prime sono cresciute molto.

oro da investimento

Non fanno eccezione le gemme e, in particolare, il diamante.

Nei prossimi articoli analizzerò come e perché sta succedendo, per adesso mi basta notare che negli ultimi 13 mesi il Rapaport è aumentato 9 volte e i segnali di mercato dicono che non è ancora finita.

Ripresa economica dei giganti mondiali e scarsità di offerta sono solo alcuni dei fattori che stanno spingendo in alto le quotazioni dei diamanti.

I contendenti: produttori vs consumatori

Perché penso che stia iniziando una guerra commerciale? Perché la società che abbiamo costruito non può stare ferma, pena l’estinzione.

Deve muoversi, alimentarsi e crescere ed il nutrimento è proprio la spesa discrezionale delle persone.

Per aggiudicarsela si combatterà sia sul fronte del marketing sia della razionalizzazione produttiva, verranno offerte grosse opportunità e grossi rischi, molti informeranno altri inganneranno.

Da consumatore cercherò di informarmi al meglio per evitare gli errori, da professionista credo che i buoni affari si facciano sempre in due quindi darvi tutte le informazioni necessarie per collaborare sarà un piacere.

Se poi volete le notizie più esclusive e le migliori offerte non vi resta che iscrivervi alla mia newsletter!

Alla prossima,

Paolo Genta

Quanto dipendiamo dagli altri?

Oggi i numeri sono l’aspetto più importante di ogni comunicazione.

Possono tranquillizzare o impaurire, mostrare una situazione o nasconderla, come per molte altre informazioni tutto dipende da come vengono comunicati.

Il caso: l’India

I media ci stanno parlando della tragica situazione in India ma credo che la reale situazione e la portata delle sue conseguenze sia diversa.

I numeri dicono che una popolazione di circa 1,4 miliardi di abitanti (23 volte l’Italia) ha “solo” il 7,1% dei nostri morti (per milione di abitanti).

Quello che non dicono è che l’India è una gigantesca polveriere. Lo è a causa della sua densità abitativa, doppia rispetto all’Italia e con punte di quattro volte rispetto a Milano per città come Mumbai.

Le conseguenze generali

Umanamente ogni commento su morti e contagi sarebbe inutile. Personalmente spero per loro che la situazione non gli sfugga di mano e che gli aiuti, chiesti e promessi, non restino solo sulla carta o, peggio, diventino una scusa politica per sistemare vecchi rancori.

Economicamente sto notando invece una situazione molto delicata. Nel bene e nel male l’India è un importantissimo paese manifatturiero al quale tutto l’occidente ha delegato produzioni anche strategiche.

Già adesso si notano considerevoli rallentamenti nelle esportazioni. Se la situazione pandemica continuerà secondo questa progressione, si arriverà a pericolose strozzature che incideranno sui nostri cicli produttivi.

…e quelle particolari

Tra le tante cose che l’India produce per noi ci sono i diamanti, per la precisione il 92% dei diamanti mondiali sono tagliati nel distretto di Surat.

Secondo le stime più condivise il calo previsto per le forniture è del 30-40% nei prossimi mesi.

Questo causerà una forte volatilità sui prezzi oltre a difficoltà di approvvigionamento. Quanto questa situazione durerà non è chiaro ma temo non sarà una situazione di rapida soluzione.

A conferma di questi timori venerdì scorso il listino Rapaport è nuovamente cresciuto (e siamo a 7 aumenti in 12 mesi).

Siamo alle porte di un rally sul prezzo dei diamanti? Forse!

Siccome non mi piace speculare sulle altrui tragedie mi limito a sottolineare che in un mondo così interconnesso e che abbiamo scoperto molto vulnerabile, per sopravvivere economicamente si deve ragionare in termini globali.

Il mio lavoro è analizzare globalmente il mercato dei diamanti per assistere al meglio chi vorrà investire in queste meravigliose gemme.

Alla prossima,

Paolo Genta

Diamanti colorati

Il valore della perfezione

The Perfect Pallete diamonds (Christie’s). Questi magnifici diamanti colorati sono stati venduti pochi giorni fa durante la Christie’s Magnificent Jewels auction a New York.

Senza scendere troppo nel tecnico si trattava di tre diamanti dal colore unico, classificati Fancy vivid (la categoria migliore) con quotazioni decisamente elevate.

I prezzi stimati erano tra 2 e 3 milioni di dollari per il diamante blu (ct. 2.13) e circa 2,5 milioni l’uno per  i diamanti arancione (ct. 2,34) e rosa (ct.2,17).

Come è andata? Piuttosto bene direi!

Il blu è stato aggiudicato per 2,7 milioni, l’arancione per 2,2 milioni e il rosa addirittura per 3,5 milioni, superando del 40% la stima pre asta.

Questo conferma quanto avevo scritto nel mio articolo di gennaio sui diamanti colorati. L’interesse per queste splendide pietre non solo non si è mai sopito ma è in continua crescita, con una predilezione per i diamanti rosa.

Per quanto magnifici i diamanti gialli hanno già fatto molta strada e per il futuro non ci si aspetta una grossa crescita dei prezzi.

I diamanti blu invece, rarissimi e favolosi sono francamente inavvicinabili a meno di non disporre di un budget molto elevato.

Fortunatamente i diamanti rosa sono in piena corsa con grandi prospettive per il futuro.

Pur restando un mercato relativamente piccolo, visti i prezzi unitari, i diamanti colorati stanno soppiantando gradualmente i diamanti bianchi di grosse dimensione come scelta iconica e come diversificazione per i grandi investitori.

I diamanti bianchi sono sempre cercati ma quando si parla di cifre molto elevate l’interesse del mercato è chiaramente orientato verso il colore.

Perché? Forse la risposta è più semplice di quanto si pensi: perché si sono rivelati investimenti molto remunerativi.

Per noi comuni mortali, senza budget milionari, restano comunque aperte diverse opportunità.

Oltre ai diamanti bianchi che, se acquistati oculatamente, restano degli ottimi investimenti, il mercato del colore offre qualche opportunità per investimenti a lungo termine molto redditizi.

Cosa scegliere

Le cifre in gioco sono necessariamente più elevate poiché i diamanti colorati sono più rari di quelli bianchi e i prezzi lo riflettono ma sono più ampi anche i margini di rivalutazione sempre grazie alla loro rarità e alla domanda in costante aumento.

Il mercato del diamante non è un mercato mordi e fuggi, non è adatto alla speculazione veloce.

Se il vostro obbiettivo è fare un trading serrato per moltiplicare il vostro capitale il mercato dei diamanti non è quello che state cercando.

Investire in diamanti pensando che tra sei mesi per rifare il bagno vi basterà vendere una pietra per ripagarvi del lavoro significa sbagliare investimento.

Se invece volete pianificare un investimento a medio lungo termine che possa riservare piacevoli sorprese in futuro a voi e ai vostri figli allora le opportunità non mancano e sarei felice di illustrarvele.

Chiedere non costa nulla, non chiedere costa quanto un’opportunità mancata.

Alla prossima,

Paolo Genta

Diamante o brillante?

Diamante o brillante?

DIamante o brillante? Tutto inizia da questa domanda. Ho sentito le descrizioni più fantasiose. Per molti sono sinonimi, per altri differenziano le gemme preziose dal cristallo grezzo o addirittura da un falso.

Sgombriamo il campo dai dubbi.

Il diamante è il minerale, proprio quello pregiato che desiderate. Brillante indica invece come è tagliato cioè la sua forma che è rotonda con 57 faccette.

Sono 33 nella parte superiore (cintura e corona) e 24 in quella inferiore (padiglione). Si arriva a 58 se l’apice, la “punta” del diamante, è tagliato.

Quindi quando cercate un diamante rotondo per un gioiello state cercando un “diamante tagliato a brillante”.

Questa semplice confusione, peraltro legittima da parte del cliente, ha aperto un mondo nuovo.

Come  si può migliorare il taglio a brillante o identificare quelli fatti meglio?

Lo scopo legittimo è scegliere la miglior qualità possibile e cercare di guadagnare di più vendendo gemme più belle.

Negli anni molti hanno provato tagli nuovi, uno dei più famosi è il “Leo Cut”, con 66 faccette. Il taglio fu studiato per aumentare la dispersione della luce dentro la pietra (come l’arcobaleno) e farla brillare il più possibile.

Per quanto questo taglio, all’occhio dell’esperto, sia effettivamente superiore al taglio a brillante il maggior prezzo richiesto ne ha limitato la diffusione.

Il cuore del problema è proprio questo: tutti voglio la gemma perfetta ma chi decide cosa è perfetto? E, cosa non meno importante, siamo disposti a pagare la perfezione?

La perfezione ha un forte valore simbolico che rafforza l’idea stessa che abbiamo del diamante.

Io tuttavia invito sempre i clienti a riflettere bene su quale perfezione cercare:

  • Il massimo colore e purezza? D’accordo, ma suggerisco sempre di confrontare questa gemma favolosa con una appena inferiore per decidere se il 30/40% in più del prezzo richiesto vale la maggior bellezza.
  • La pietra tagliata meglio? Concordo con voi, un diamante più che grosso deve essere tagliato bene altrimenti farà una misera figura.

Gli istituti di certificazione (Igi, Gia, Hrd) giudicano taglio, simmetria e finitura del diamante, attribuendo per ogni categoria uno tra i 5 giudizi possibili: Poor, Fair, Good, Very good e Excellent, in italiano: Scarso, Giusto, Buono, Molto buono ed Eccellente.

Tralasciando il primo sembra logico pensare che “Giusto” sia già accettabile e “Buono” ampiamente soddisfacente.

Personalmente sconsiglio di scendere sotto “Molto buono” perché dietro questi giudizi si nascondono delle tolleranze di taglio ben codificate che distinguono una pietra mediocre (secondo la vostra percezione) da una molto bella o eccezionale.

Come spesso ripeto il cuore del mio lavoro è proprio questo: analizzare tutti i parametri di una gemma per fornirvi solo le migliori, non necessariamente le più care ma le più belle.

Naturalmente per fare questo ho dovuto studiare a fondo le pietre e le loro caratteristiche. Essendo anche un grande appassionato di gemme questo studio è stato piacevole, non certo un peso.

Tuttavia capisco che non tutti possano essere così appassionati o avere il tempo per questa preparazione ed ecco venire in loro soccorso le certificazioni.

Per i diamanti un certificato racconta tutto, a chi lo sa leggere.

Ecco perché una società americana si è inventata la certificazione “8X”. Ha deciso di classificare altri 5 parametri oltre quelli usuali usando la stessa scala di giudizi.

Questo nuovi parametri sono:

  • Brillantezza ottica: misura quanto brilla la pietra cioè quanta della luce che riceve torna ai nostri occhi
  • Fuoco: indica quando la pietra scompone la luce nei suoi colori, come l’arcobaleno
  • Scintillio: valuta quanto brillano le singole faccette della pietra mentre la si ruota
  • Simmetria ottica: giudica se le caratteristiche precedenti sono presenti da tutti i punti di vista
  • Cuori e frecce: Sono i disegni che si osservano in un diamante tagliato in modo perfetto. Se volete saperne di più leggete qui.

Lo scopo di questa nuova classificazione è di dare l’ambito giudizio “Excellent” solo ai diamanti che eccellono in tutte queste caratteristiche, ovviamente riducendo ulteriormente le tolleranze attualmente utilizzate.

L’idea potrebbe essere buona ma solo se non sarà usata per vendere molto cara una patente di eccezionalità per pietre che un buon professionista saprebbe già identificare.

In oltre vent’anni di attività ho venduto pietre anche molto belle ma, finora, nessuno mi ha chiesto un diamante perfetto sotto ogni punto di vista.

Questo può voler dire che i miei clienti non sono interessati a questo prodotto oppure che una classificazione così specifica è l’ennesimo tentativo di segmentare il mercato per incrementare gli utili.

Come sempre la risposta arriverà dal mercato, l’unico vero giudice implacabile.

Alla prossima,

Paolo Genta

Quotazioni dei diamanti

Quotazioni dei diamanti: la marcia continua.

Dopo quasi un anno dallo shock delle quotazioni dei diamanti molta acqua è passata sotto i ponti.

Purtroppo non solo siamo lontani dalla soluzione della crisi pandemica ma stiamo iniziando a renderci conto delle conseguenze economiche a lungo termine.

Non sono un catastrofista ma mettere la testa sotto la sabbia in attesa che la tempesta passi non è semplicemente nella mia natura.

In questo lungo anno ho scritto diverse volte sulle mie aspettative economiche e sulle opportunità nel mio settore.

È vero, per vivere vendo diamanti quindi qualcuno potrebbe credere che la mia obbiettività sull’argomento sia pilotata dall’interesse personale.

Fortunatamente i listini non li pubblico io ma mi limito a interpretarli così come cerco di leggere i trend di mercato.

Venerdì 5 marzo abbiamo avuto il sesto rialzo consecutivo delle quotazioni dalla scorsa primavera.

Ma quanto è robusta questa corsa? Dal 3 all’11%. Tutte le categorie di diamanti sono state toccate, in tutti i colori e fasce di purezza.

Naturalmente alcune categorie si sono comportate meglio di altre e questo è il vero cuore del mio lavoro: identificare per voi le pietre con il maggior potenziale di rivalutazione delle quotazioni.

Anche se non siete interessati ai diamanti come investimento ma “solo” come splendido regalo perché non scegliere il meglio disponibile?

Diamante rosa Winston Pink Legacy

Ognuno di noi guarda il mondo anche attraverso i suoi occhi professionali. I miei mi dicono che il mondo si sta muovendo.

Volenti o nolenti la globalizzazione è un fatto, saperne riconoscere i movimenti è l’unico modo per non restarne travolti.

Vi invito sempre a parlare insieme su questi argomenti perché credo fermamente che dal confronto nascano idee utili per tutti.

Anche per questo sono felice di collaborare con Andrea Boffa di NoRisk, per potervi offrire una consulenza globale in un mondo dove professionalità e autorevolezza sono sempre più le uniche monete a corso legale.

Alla prossima,

Paolo Genta