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Diamanti da investimento

Banche e diamanti: Atto III

Ci siamo! Adesso che il caso dei diamanti da investimento è diventato un caso giudiziario tutti si possono ergere a giudici, giuria e boia non solo delle banche ma anche di tutto il settore che tratta diamanti.

Questa reazione capita sempre, capita su ogni argomento, fa danni e poi si perde nell’oblio.

Io preferisco un approccio diverso dettato dalla mia abitudine a chiedermi perché i fatti seguano un certo percorso.

 

Riassunto delle puntate precedenti

 

13 luglio 2017: Appena inaugurato il mio blog ho deciso di scrivere subito dell’argomento più scottante, il rapporto tra banche e diamanti. Il punto focale era sul tipo di banche interessate ai diamanti da investimento: erano (e sono) le grandi banche d’affari, non le banche commerciali.

I diamanti da investimento devono essere certificati

Il giorno dopo ho pubblicato una breve guida alla scelta dei diamanti da investimento. Sottolineavo quanto fosse vitale avere le informazioni giuste per scegliere un investimento, di qualunque tipo esso fosse.

Proprio l’informazione è stata l’argomento dell’articolo successivo dove proponevo un approccio trasparente al mercato dei diamanti.

Ho completato poi il panorama scrivendo sui punti caldi per i clienti: la poca liquidità del mercato, il rendimento dei diamanti e le fake news che li circondano.

 

Si arriva così all’8 marzo 2018. Dopo le numerose richieste di informazioni, consulenza e valutazioni ho tratto alcune considerazioni sulla tempesta in corso.

Ho cercato di spiegare con chiarezza perché i prezzi delle banche fossero folli e come calcolavo il prezzo di riacquisto quando una persona mi offriva uno di questi diamanti da investimento.

 

Il senso della giustizia

 

Ed eccoci al proverbiale nodo: di chi è la colpa?

Già, perché se non riusciamo a trovare qualcuno al quale dare la colpa ci sentiamo defraudati, patiamo per l’ingiustizia della cosa.

Che sia la formazione della squadra del cuore dopo una sconfitta, la personale interpretazione dell’ultima legge o sentenza oppure che si debba giudicare l’ultimo fatto di cronaca non possiamo evitare le critiche feroci. Ci serve almeno un capro espiatorio e noi ci assolviamo così da ogni responsabilità.

 

La morale della storia: l’avidità

 

Per lavoro vendo diamanti e come tutti gli imprenditori cerco sempre nuovi clienti.

Il mio dovere, che spero sia anche un fattore strategico di successo, è informare al meglio i clienti senza creare false aspettative pur di vendere qualcosa.

Ma qual è il dovere delle persone? Esistono infinite tipologie di clienti per i diamanti da investimento, alcune estremamente prudenti e attente altre spregiudicate.

Questo è il cuore del problema: acquistare un diamante da investimento oggi, rivenderlo pochi mesi dopo ed andare in vacanza ai tropici con gli utili. È una chimera,  possibile ma molto, molto improbabile.

Soprattutto può capitare una volta ma non è certo la regola sulla quale programmare tutto il proprio reddito.

 

Il furbo della storia

 

E le banche? Hanno semplicemente approfittato di una situazione perfetta commettendo però due errori gravissimi: cedere all’avidità e non tutelare i clienti.

A pensarci bene non è certo una novità, gli scandali in campo bancario sono noti (Parmalat, Bond argentini, mutui sub prime, obbligazioni subordinate) come anche le scuse usate (è il mercato, sono le condizioni internazionali, ci hanno nascosto la reale situazione, il nostro prodotto perso meno di altri) eppure molti continuano a fidarsi ciecamente. Lo sbaglio non è fidarsi ma farlo ad occhi chiusi.

Un personaggio dello spettacolo coinvolto in questa truffa ha stigmatizzato la situazione: “se si fosse presentato alla mia porta un venditore di diamanti senza aver dietro una banca gli avrei chiuso la porta in faccia”. Comprensibile ma anche sbagliato.

Parafrasando uno slogan di un istituto di credito posso affermare che “Gli investimenti si faranno anche in banca ma i diamanti si comprano dal gioielliere”.

Mi ricordo perfettamente quante porte in faccia ho ricevuto, fa parte del lavoro e lo accetto. Mi spiace solo di non aver avuto la possibilità (o la capacità) di provare a queste persone la validità dei diamanti da investimento comprati al giusto prezzo.

 

A volte ritornano

 

Alcune persone, dopo avere legittimamente rifiutato le mie proposte, hanno acquistato i diamanti in banca e adesso sono tornate da me per rivenderli, rimanendoci molto male quando comunicavo loro il reale valore delle pietre. Questa è una cosa che accetto con difficoltà.

Con alcuni sono riuscito ad approfondire l’argomento perché volevo capire come la banca fosse riuscita dove io avevo fallito. Tutte le risposte avevano in comune due elementi:

  • “Mi hanno detto che il prezzo era sempre in crescita
  • “Mi hanno garantito che potevo rivenderli quando volevo

Non vorrei essere brutale ma devo dirlo: sono delle balle colossali.

 

Il brusco risveglio

 

In economia vigono alcune leggi ferree: una vendita si conclude solo quando domanda e offerta si accordano su un determinato prezzo. Se la domanda supera l’offerta il prezzo sale, altrimenti scende.

Questa legge non ammette eccezioni ma ammette dei trucchi, alcuni leciti altri truffaldini.

Le quotazioni dei diamanti nel lungo periodo si sono apprezzate ma non sempre e non costantemente.

Andamento diamanti da investimento

Immaginiamo di aver comprato nel lontano 1985, per un simbolico “100”, un diamante da 1 carato di una buona qualità commerciale, senza esagerare, diciamo di colore H e purezza VS2 (non conoscete le classi dei diamanti? Le potete leggere qui).

Oggi quello stesso diamante varrebbe 271 ma dopo un picco a 217 nel 1999 è sceso leggermente fino a 210 nel 2001, 2002 e 2003. Anche negli anni successivi oltre alla crescita ci sono state delle leggere correzioni. Nulla cresce sempre e senza pause.

 

E adesso cosa posso fare?

 

Anche i clienti hanno una responsabilità: non hanno saputo trarre i dovuti insegnamenti dai molti rovesci bancari degli ultimi anni ed hanno continuato a riporre la loro fiducia in chi l’aveva tradita ripetutamente.

Ma la loro responsabilità è lievissima se paragonata a quella enorme delle società coinvolte che hanno abusato della loro posizione, hanno illuso i clienti, fornito informazioni false e approfittato del legittimo desiderio di protezione del proprio patrimonio.

A quanti mi hanno interpellato ho fornito la documentazione comprovante i sovrapprezzi e ho consigliato loro di rivolgersi alla banca venditrice. L’obbiettivo di ottenere il rimborso integrale ed il ritiro dei diamanti minacciando la chiusura dei conti ed un’azione legale spesso è stato raggiunto. Oggi la questione potrebbe essere più complicata a causa dell’elevato numero di richieste che inevitabilmente arriveranno.

Piazzare queste pietre sul mercato sarà possibile ma solo accettando una perdita almeno del 70 % di quanto investito. Ecco perché è una scelta che sconsiglio fortemente.

 

Cosa ci riserva il futuro?

 

Questa truffa ha danneggiato molto l’immagine dei diamanti da investimento creando una sfiducia ingiustificata verso un investimento potenzialmente remunerativo.

Stranamente si tende a dare la colpa dell’accaduto ai diamanti anziché alle banche. La responsabilità non è dell’oggetto ma del truffatore che lo ha fatto pagare tre volte il suo giusto prezzo.

E come se dessimo la colpa alla mela perché l’abbiamo acquistata per 15 € ad una sfilata di moda anziché al venditore che ci aveva illuso sulle sue qualità magiche.

Facili battute a parte mi aspetto ancora pesanti strascichi. Queste pietre troveranno sicuramente una collocazione sul mercato ma ai prezzi correnti. Temo anche che molti proveranno a pagarle pochissimo per tentare la speculazione.

Il mio consiglio è di lottare per ottenere il rimborso dalle banche, riacquistare le stesse pietre tramite i canali giusti ed al giusto prezzo ed utilizzare l’avanzo per quello che preferirete.

Abbandonare questo settore di investimento sarebbe come dire che consideriamo l’investimento immobiliare una truffa perché un intermediario ci ha convinto a comprare un alloggio in periferia al prezzo di un attico in centro. Il problema non sono le case, ma i professionisti ai quali ci affidiamo.

 

Paolo Genta

Tormalina Canary

Terzo articolo del mio viaggio nel colore, la protagonista è la tormalina gialla.

Nota commercialmente come tormalina Canary il suo nome gemmologico, anche se poco accattivante, è “Elbaite”.

Le tormaline esistono in tutti i colori dell’arcobaleno, la varietà gialla, anche più rara della favolosa Paraiba, deve il suo colore al contenuto di Manganese (fino al 9%), a tracce di Titanio ed alla mancanza di ferro.

Tormalina Canary 14 ct. Malawi

Per essere classificate “Canary” le tormaline devono avere come colore primario il giallo. Una leggerissima nota verde come colore secondario dona l’ambito colore “Neon” mentre un leggero arancione rende la pietra dorata.

Per i gioielli autunnali si scelgono gemme con il marrone come colore secondario.

Le tormaline Canary arrivano principalmente da Malawi, Zambia, Mozambico e Nigeria. Alcune gemme favolose sono state scoperte in Afghanistan e Pakistan.

Tormalina canary 7.11 ct.

Le pietre di grandi dimensioni esistono ma sono rare e molto costose. Sopra potete ammirare una pietra da 7.11 ct. del valore di 64.500 dollari.

Si possono trovare pietre sotto il carato a prezzi contenuti mentre oltrepassare i 2 carati fa lievitare esponenzialmente i prezzi.

Per natura è una pietra con inclusioni, se sono leggere è considerata già una bella gemma, se sono assenti si ha una gemma eccezionale.

Il suo colore naturale non necessita di trattamenti termici. Alcuni minatori tuttavia la trattano a “bassa temperatura” (500 – 700 °C) per ridurre le componenti verde e marrone.

Oltre che splendida protagonista per qualunque gioiello questa tormalina è anche un’interessante opportunità di investimento.

Le cose belle e rare hanno la piacevole abitudine di rivalutarsi nel tempo. Molti anni fa un collezionista lungimirante acquistava gli “scarti” dei diamanti, quelli colorati.

Oggi la sua collezione ha un valore superiore ai 100 milioni di dollari! Perché non imitarne l’esempio?

Se l’opportunità vi incuriosisce contattatemi, risponderò con piacere a ogni vostra domanda.

 

Paolo Genta

Credits per l’immagine in evidenza: Collana in platino e oro verde con tormalina canary da 30 ct. (la più grande conosciuta di questa qualità) e 19 ct. di diamanti. Design by Eddie Sakamoto. Image by Dave Cruz Photography. Photo courtesy of Shelly Sergent.

Padparadscha 28.04 Christies's 11_2017

Zaffiro Padparadscha: la gemma del fiore di loto

Una gemma antica il cui nome, Padparadscha, deriva dal sanscrito e significa “colore del fiore di loto”. È una varietà di corindone dal colore complesso: una magica unione di rosso, giallo e bianco che rendono questa pietra rara e ambita.

 

Qual è il “vero”colore del Padparadscha?

 

Gli esperti stanno dibattendo da 1.500 anni su quale sia il colore perfetto (si parla di “arancione rosato”).  Nei secoli ci si è avvicinati a ciò che quest’immagine rappresenta benissimo.

In natura non esiste un solo standard, il fascino di una gemma risiede proprio nella sua unicità.

Sul mercato si trovano Padparadscha con colori differenti ma tutti hanno il calore di un tramonto sfumato dalla delicatezza del rosa del fiore di loto.

I colori del Padparadscha

Attualmente tutti i corindoni con sfumatura rosa e colori tra il giallo-arancio e il rosso-arancio sono considerati Padparadscha.

I primi provenivano da Ceylon, l’attuale Sri Lanka. In seguito altri fortunati giacimenti sono stati scoperti in Madagascar, in Vietnam nel distretto Quy Chau e in Tanzania nella regione Tunduru.

Padparadscha ct. 20.84 Christies's 2005

Alcuni collezionisti ritengono che il titolo di Padpardscha dovrebbe appartenere solo ai corindoni originari dello Sri Lanka ma è più un vezzo da puristi che una regola di mercato.

 

Quanto costa una gemma così rara?

 

Moltissime pietre sono trattate termicamente per enfatizzarne la bellezza e non sempre questo processo è identificabile.

Questa difficoltà rende ancora più preziose quelle certificate come completamente naturali. I prezzi partono da 1000 $/ct e le quotazioni delle gemme più rare superano i 50.000 $/ct.

Padparadscha - Ph. Tino Hammid

Questo anello monta un Padpardscha da 30 ct. ed è considerato, al momento, il miglior esempio del colore perfetto. Posso solo immaginare la fatica che il fotografo ha dovuto fare per riprodurlo in un’immagine.

 

Quale Padparadscha scegliere?

 

Il mercato di oggi richiede definizioni sempre più dettagliate e precise.

Ma siamo sicuri che questo sia nell’interesse del consumatore?

Nessun laboratorio al mondo ha mai rifiutato la catalogazione di “zaffiro” per un corindone con colori tra il blu tenue e il blu quasi nero. Non importa il tono, la saturazione o l’uniformità del colore. Perché allora cercare di limitare ad un solo colore una gemma che per natura ne ha di meravigliosi?

Lasciatevi conquistare dalla bellezza della varietà e scegliete quello che vi colpisce di più.

Con il precedente articolo ho iniziato un viaggio nel colore per farvi scoprire pietre affascinanti e diverse dal diamante. Toccheremo tutti i continenti, scopriremo colori incredibili e nuove opportunità. Viaggiate con me?

Paolo Genta

Per scrivere questo articolo ho attinto a diverse fonti, tutte molto autorevoli, e ho rivissuto i primi anni della mia attività, quando divoravo i testi di gemmologia tanta era la curiosità. Le cito in ordine di apparizione:

  • Christie’s Images Ltd per l’immagine di copertina ed il primo anello
  • Tino Hammid per la foto del secondo anello
  • iStockphoto.com per l’immagine del fiore di loto e Richard W. Hughes per lo splendido tramonto su Bagan, in Myanmar
  • Richard Hughes, autore di Ruby & Sapphire e di molti interessanti articoli sulle gemme e sulle parole usate per definirle.
Diamanti gialli

Alrosa mining: una rivoluzione nel mercato dei diamanti?

Diamanti gialli

Il settore dei diamanti è sempre in fermento. L’ultima novità in questo mercato è l’idea del gigante russo Alrosa, primo estrattore mondiale, di integrare estrazione, taglio e vendita all’interno dell’azienda.

Il progetto è attualmente limitato alle pietre colorate per attaccare il predominio del Rio Tinto Group, proprietario della leggendaria miniera di Argyle, la miglior fonte al mondo di diamanti rosa.

Dubito che si estenderà anche al settore dei diamanti bianchi ma le ragioni di questa scelta sono molto interessanti.

Forte della sua posizione dominante nell’estrazione Alrosa vuole fornire un servizio “dalla miniera al consumatore” che garantisca la provenienza delle gemme più belle.

L’esperienza maturata durante gli ultimi anni nel taglio di gemme colorate di particolare bellezza è stata ammirata alla fiera di Hong Kong lo scorso settembre.

L’accento è stato posto sulla qualità del taglio ottenuta dai tagliatori russi. Il chiaro intento è la creazione di un brand per i diamanti più rari ed ambiti. La garanzia sull’etica dell’intera filiera crea un ulteriore vantaggio competitivo nel mercato più esclusivo del mondo.

Se siete curiosi di saperne di più sulla tracciabilità dei diamanti vi segnalo i miei articoli sulle strade che seguono e sull’uso della crittografia per identificarli.

Prossimamente vi parlerò del KYC form (Know Your Customer). È il modulo che devo compilare per poter acquistare diamanti dai fornitori più importanti e mi sottopone  ad una serie di controlli piuttosto approfonditi e invasivi.

Questo però mi permette di acquistare dalle migliori aziende pietre etiche ed offrire a voi una qualità senza compromessi.

Paolo Genta

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La tracciabilità dei diamanti: ecco le loro strade.

Oggi si stima molto la tracciabilità, viene considerata un valore aggiunto per ogni prodotto.

Proprio sulla tracciabilità dei diamanti si è scritto e detto molto, non sempre però rispettando la realtà dei fatti.

Ho già scritto un articolo sui problemi morali dei diamanti, adesso vorrei svelarvi i percorsi di queste gemme e il loro reale peso economico.

Le strade del minerale grezzo

Fino a pochi anni fa i diamanti grezzi dovevano seguire percorsi a volte tortuosi per arrivare nelle taglierie.

Una volta estratti erano spediti a Londra per la selezione, poi arrivavano ad Anversa per essere venduti e finalmente giungevano in taglieria dopo essere passati per 4 o 5 mani diverse.

Nel 2013 De Beers ha spostato le operazioni di selezione a Gaborone, in Botswana mentre Dubai è diventato il secondo centro mondiale per il grezzo grazie ai problemi fiscali e bancari di Anversa.

Anversa è ancora saldamente al comando con circa l’84% del grezzo mondiale che transita ancora qui.  Sono infatti le miniere piccole e medie che vendono il loro grezzo nelle aste della città belga a manternerla in vetta!

Dove si tagliano i diamanti?

L’80 / 90% del grezzo estratto è tagliato in India, nel distretto di Surat e da lavoro a mezzo milione di persone generando più di 70.000.000 $ di fatturato al giorno! Grazie ai diamanti e al settore tessile Surat è una delle aree di maggior benessere dell’India con il più alto tasso di crescita del Pil.

Circa un terzo dei diamanti tagliati in India è spedito direttamente dalle miniere di Russia, Canada, Botswana e da altre minori mentre il 57% arriva complessivamente da Belgio ed Emirati Arabi.

I protagonisti di questo mercato?

La spina dorsale degli scambi è rappresentata da accordi a lungo termine tra pochi selezionati acquirenti e le principali compagnie minerarie. De Beers, Alrosa, Rio Tinto e Dominion diamond rappresentano da sole circa il 70% del mercato globale.

Questi colossi sono gli unici in grado di programmare e garantire rifornimenti che permettano alle maggiori taglierie di operare senza interruzioni.

Le altre miniere, medie o piccole, solitamente organizzano aste o gare d’appalto per massimizzare il prezzo realizzato.

I grossisti di primo livello

Al momento esistono 124 società, dette Sightholders, che acquistano i diamanti tagliati grazie a questi contratti a lungo termine e si occupano di distribuirli a livello mondiale.

È tramite loro che i diamanti iniziano la strada che li porterà fino a voi.

Solo una piccola fetta del mercato è rappresentata da grossisti che acquistano il grezzo, solitamente di altissima qualità, per tagliarlo in proprio e vendere direttamente le gemme così ottenute.

La tracciabilità oggi

Tutti gli attori di questo mercato aderiscono al Kimberley Process: un accordo internazionale volto a stroncare l’uso illecito dei profitti di questo mercato. Di concerto con le Nazioni Unite questo sistema continua ad avere una grande efficacia.

Ad oggi solo la Repubblica del Congo è esclusa dall’accordo mentre Costa d’Avorio e Liberia sono oggetto di sanzioni Onu.

Il futuro della tracciabilità

È in fase di test l’applicazione dell’algoritmo Blockchain per certificare ogni singolo passaggio dalla miniera fino a voi.

Ma questo lo approfondirò nel prossimo articolo!

Paolo Genta

Aste e diamanti: guida per il successo!

Partecipare alle aste di gioielli e diamanti e fare il colpo del secolo. Trovare il pezzo raro, pagarlo poco e realizzare una piccola fortuna rivendendolo. Questa è per molti la visione delle aste!

Nel bene e nel male, calza alla perfezione per un certo numero di esse, principalmente quelle collegate alle vendite giudiziarie o ai banchi dei pegni.

Tuttavia in queste aste si trovano un’infinità di oggetti ma raramente sono delle buone opportunità, i pezzi migliori sono i primi ad andarsene e seguono altre strade.

 

Esiste infatti un altro tipo di aste dove l’aria che si respira è decisamente più piacevole:

 

sono le aste internazionali, principalmente di Christie’s e Sotheby’s.

Si tengono a New York, Londra, Hong Kong e Ginevra, sono l’appuntamento mondiale per il lusso e per le vere opportunità, sia per gli acquirenti che per i venditori.

Qui si possono trovare diamanti colorati e pezzi davvero unici destinati a diventare icone mondiali del lusso.

Christie’s ci fornisce  due magnifici esempi:

  • Un diamante bianco da ct. 20,47, D/If, tipo IIa, venduto a New York il 12 giugno scorso per 2.700.000 $.
  • Un gioiello disegnato da Moussaieff con una goccia fancy vivid blue, If, da ct. 8,01, un fancy intense pink da ct. 1,6 e un diamante bianco da ct. 0,35 venduto a Hong Kong il 29 maggio per 20.500.000 $.

Per noi comuni mortali c’è comunque da imparare molto da queste aste, principalmente gli errori da evitare per non sbagliare l’investimento.

 

Pezzi importanti sono restati invenduti, come quest’anello con un diamante fancy blue, Vvs2, da ct. 14,15 che è rimasto da Sotheby’s a Hong Kong senza neppure avvicinarsi alla stima di 6 – 7.700.000 $.

Le cause? Fluorescenza elevata e non gradita, specialmente in oriente, oppure un colore non così saturo da farvi innamorare o, più semplicemente, una stima sbagliata.

 

Evitati gli errori, ecco l’opportunità

 

acquistare una pietra di pregio che arricchisca il proprio patrimonio e che possa essere rivenduta con profitto.

In barba alle politiche di marchio e al consumismo in questo settore il mantra è rappresentato da qualità, rarità e bellezza.

Chi ha seguito queste regole ha spesso fatto affari d’oro, stabilendo prezzi record.

Sempre Sotheby’s ha venduto lo scorso aprile a New York quest’anello con un fancy intense blue da ct. 3.47 per 6.700.000 $, polverizzando la stima di 2 – 2.500.000 $.

Diventa quindi importante conoscere bene il mercato per scegliere oculatamente.

Quando concludiamo accordi lavorativi siamo definiti professionisti se utilizziamo le competenze di esperti e tecnici per evitare trabocchetti o problemi futuri, perché dovrebbe essere diverso nella nostra vita privata?

Il mio compito è proprio far luce su questo mondo affascinante per permettervi, se lo vorrete, un acquisto o una vendita in totale serenità.

Paolo Genta

Photo courtesy of: Christie’s and Sotheby’s

Quanto ci piace il virtuale?

Mi piacerebbe vivere in un mondo meno virtuale, più a misura di persona e non di performance, ma il mondo nel quale vivo è differente. Per non subirlo devo quindi conoscerlo e quando è possibile sapere come volgerlo a mio vantaggio.

Ammirarne la complessità è magnifico, bisogna tuttavia saper riconoscere alcuni segnali di cambiamento. Negli ultimi anni abbiamo assistito all’esplosione del “fenomeno criptovalute“.

Nate dal desiderio di avere un metodo di pagamento globale affidabile e non ostaggio di governi ed istituzioni, sono rapidamente diventate l’ennesima bolla speculativa.

È un discorso troppo ampio e complesso per  essere affrontato in un blog ma, grazie ad un articolo apparso su Rapaport, posso approfondirne una piccola parte.

 

Dal virtuale al reale

 

In sintesi: una società che si occupa della produzione di criptovalute ha effettuato un primo acquisto di diamanti da offrire in libero scambio ai propri clienti.

La notizia è solo in apparenza banale mentre la sua portata potrebbe essere rivoluzionaria. La base è la nostra concezione di denaro: come lo definiamo? Perchè diamo valore ad un semplice pezzo di carta?

Oggi il denaro è molto più virtuale ma facendo un salto indietro nel tempo scopriamo che le banconote erano nate per non spostare fisicamente il mezzo di pagamento universalmente accettato cioè l’oro.

Per molto tempo la “carta monetaria” poteva essere convertita in oro e viceversa, l’emittente del denaro doveva custodire fisicamente tanto oro quanto era il denaro circolante.

Inutile dire che la naturale cupidigia umana ha complicato le cose: riserve sparite, denaro falso, proliferazione della carta finanziaria…

Nei secoli l’intero sistema si è mosso verso una virtualizzazione estrema e le criptovalute sono l’esempio del virtuale assoluto.

Talmente virtuali che sono diventate famose non per le loro qualità ma per il lauti guadagni che permettevano dalla loro conversione con le valute tradizionali.

 

Siamo agli albori di un “diamond standard”?

 

Che una società di criptovalute scelga di acquistare diamanti da custodire in cassaforte, dopo adeguata certificazione, è un potente segnale della necessità di una base reale e tangibile per sostenere il virtuale.

I diamanti sono passati attraverso molte bufere, spesso nate dall’avidità, a volte indicati come la causa dei mali del mondo, altre come simbolo del tesoro per eccellenza in realtà stanno ripercorrendo la stessa strada dell’oro.

Millenni fa il prezioso metallo è stato scelto come mezzo per regolare gli scambi perchè è colorato, lucente, resistente, facile da lavorare e raro. Si stima che tutto l’oro estratto nella storia sia circa pari ad un cubo di 20 metri di lato: ecco quanto è raro.

E i diamanti? A parte la facilità nella lavorazione hanno le stesse caratteristiche e sono anche più rari e preziosi. Un kilo d’oro costa circa 35.000 €, un kilo di diamanti da 1 ct., di qualità buona ma non eccelsa, costa 31.000.000 €!

Non più relegati a semplice componente di un gioiello i diamanti vengono utilizzati sempre più come forma di investimento. La novità è il loro utilizzo come garanzia reale del mezzo di pagamento più virtuale che esista!

È affascinante notare come dopo secoli di evoluzione del sistema economico l’ultimo prodotto finanziario ipertecnologico cerchi delle basi “antiche” per ottenere solidità!

Un po’ come le grandi famiglie del passato che per essere credibili dovevano accumulare ricche collezioni d’arte e sontuosi palazzi come prova della loro solidità finanziaria.

Ho la sensazione che questo argomento si svilupperà velocemente aprendo nuove ed interessanti opportunità non solo per le aziende ma anche per i singoli clienti.

Paolo Genta

Oro: investire conviene davvero?

L’oro è letteralmente la base della nostra civiltà: ha creato e distrutto imperi, ha permesso la nascita dell’economia moderna e del commercio.

È sempre stato considerato una protezione oltre che il mezzo di pagamento per eccellenza. Nel corso dei secoli si è passati dall’uso del nobile metallo in forma pura all’impiego di leghe meno nobili, alla carta ed alla moneta digitale.

E oggi? Che fine ha fatto l’oro? È molto richiesto per l’industria orafa, elettronica ed aerospaziale ed è una delle la riserve degli Stati.  È anche la forma preferita da molti per tesaurizzare e proteggere la propria ricchezza. Parlando però di protezione del patrimonio è d’obbligo porsi una domanda:

 

l’oro è davvero un buon investimento?

 

A guardare il grafico si direbbe proprio di sì e molto! Prima di buttarci a comprare oro a più non posso ricordiamoci però che il principio base di qualunque investimento deve essere la prudenza, intesa come assunzione di tutte le informazioni necessarie prima di agire.

 

Considerare tutti i fattori

 

Prima di tutto dobbiamo ricordarci che un grafico indica quello che è successo, può aiutarci a stimare il futuro ma certo non lo può prevedere.

Viene usato per scegliere il “timing” dell’investimento e deve essere perfetto: un impiego diventa proficuo solo se si scelgono saggiamente sia il punto di ingresso che quello di uscita, altrimenti sono dolori.

Altro aspetto fondamentale è il tipo di strumento con il quale investire. Tra i tanti possibili ci sono obbligazioni, certificati di deposito, futures e options.

Questo per me è proprio il punto di debolezza più grande perchè introduce sul mercato una volatilità estrema. Quando si cerca un bene rifugio alternativo non è proprio la volatilità esagerata che l’investitore vorrebbe evitare?

Se la carta finanziaria emessa sull’oro dovesse essere convertita in metallo la sua quotazione non sarebbe di circa 35 €/g. ma, secondo una stima prudenziale, di 50/60.000 € /g!

Prima di scegliere questo impiego si deve essere consapevoli che si sta per investire in un prodotto finanziario e non in un bene rifugio.

 

Quale strumento scegliere

 

Ogni tipo di investimento nel nobile metallo ha pro e contro:

  • Un investimento finanziario in obbligazioni o certificati ha un’alta liquidabilità ma ha un’alta volatilità ed un rischio legato all’emittente
  • Gli strumenti derivati permettono di moltiplicare virtualmente il capitale impiegato e i potenziali utili ma anche le potenziali perdite
  • Le monete d’oro sono accettate in tutto il mondo, hanno un importo unitario modesto quindi è facile disinvestire anche solo una piccola parte. Lo spread denaro/lettera può essere elevato.
  • L’oro metallico ha l’indubbio vantaggio di azzerare il rischio di insolvenza dell’intermediario ma ha costi di intermediazione più elevati.

Non dimentichiamoci poi che la custodia fisica del metallo o delle monete potrebbe diventare un problema. Se si parla di una piccola quantità una cassaforte o una cassetta di sicurezza sono adeguate soluzioni.

Se invece parliamo di una strategia di investimento ben pianificata per la tutela del patrimonio allora le quantità possono diventare rilevanti e i rischi aumentare. Un rischio in particolare è ben descritto in questo articolo di Pierluigi Santacroce.

Esiste poi il vecchio mito secondo il quale se mai si dovesse “sparire” in fretta basterebbe mettersi in tasca il prezioso metallo e ricominciare la propria vita in qualche paradiso tropicale! Vi trovereste a vostro agio a passare il metal detector dell’aeroporto con 10 kili di oro addosso?

A parità di valore basta meno di un grammo di diamanti da investimento per sostituire un kilo d’oro e sono decisamente più discreti e trasportabili.

In sintesi l’oro è stato e sarà un buon investimento ma solo se affrontato con tutte le informazioni necessarie e gestendo alla perfezione il timing.

La consulenza di un esperto sarà determinante non solo per stabilire una giusta diversificazione in funzione dei vostri obbiettivi ma anche per curare tutti gli adempimenti legali e fiscali evitando spiacevoli “fraintendimenti” in caso di controlli.

Paolo Genta