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Le nuove frontiere della perfezione

La perfezione è forse la chimera più classica della nostra società. Cercata e ambita, in realtà sconosciuta, viene rincorsa con un impiego di energie a volte incomprensibile.

Senza cadere nella filosofia dobbiamo fermarci e pensare a cosa sia davvero la perfezione.

Anche nelle pietre preziose la perfezione assoluta è relativa.

Relativa ai gusti del cliente (e qui già ci si potrebbe fermare), relativa al costo che si è disposti a pagare per averla, relativa ai confronti disponibili.

Ma se diventa un indice per valutare e scegliere allora assume un nuovo significato.

La pietra perfetta

Nel mio settore una pietra è perfetta quando rispetta un insieme di parametri che ne esaltino la bellezza per quanto natura, tecnica e portafoglio permettano.

Spesso è semplicemente impossibile avere una gemma perfetta da un determinato minerale perché sarebbe impossibile indossarla: magari brilla benissimo ma, per farlo è spessa 2 centimetri.

Altre il costo economico per la perfezione è tale da rendere invendibile la pietra: una fluorite, meravigliosa per colore e purezza per essere lucidata a specchio veniva passata infinite volte su una tavoletta di legno e il costo della manodopera diventava stratosferico.

La perfezione tuttavia ci affascina e non siamo disposti a rinunciarvi.

Ecco perché è giusto trovare un equilibrio che ci permetta di ottenere il massimo senza doverci sciroppare ricerche interminabili.

Ogni minerale, per diventare una gemma, deve rispettate alcuni parametri. Anche i diamanti non fanno eccezione.

La perfezione nei diamanti

In molti conoscono le “4C”, Color, Cut, Clarity, Carat (Colore, Taglio inteso come forma, Purezza e Peso), che vengono usate per valutare i diamanti, ma sono solo l’inizio!

Come ben sanno i miei clienti (lo confesso, sono piuttosto insistente su questo) occorre valutare la fluorescenza della pietra e altri 3 parametri qualitativi: taglio, finitura e simmetria.

La fluorescenza è una caratteristica comune a moltissime pietre, nel diamante meno ce n’è meglio è.

Gli altri tre parametri possono essere Excellent, Very Good, Good, Fair, and Poor (Eccellente, molto buono, buono, discreto e scarso). Quando tutti e tre sono al massimo si ottiene l’ambita 3x” o “Triple Excellent”.

Il fatto è che i tagliatori sono anche dei virtuosi e amano eccellere quindi sul mercato si trovano, relativamente, sempre più pietre “3x” e questo pare le renda meno esclusive!

Un’azienda di New York ha introdotto un certificato dove la perfezione richiede addirittura 8 excellent.

Ha diviso i parametri in tre categorie: Fisica (finitura, simmetria esterna, proporzioni), Resa luminosa (brillantezza, fuoco, scintillio) e Ottica (simmetria ottica, “Hearts & Arrow”).

Sono sicuramente parametri importanti che, nel loro massimo grado, descrivono una gemma stupenda ma ne vale la pena?

La mia opinione

Dipenderà dal surplus di prezzo che sarà richiesto per questo certificato.

Ogni volta che scelgo una gemma per voi valuto moltissime caratteristiche, fa parte del mio servizio.

Trovare tutte queste informazioni in un certificato potrebbe essere utile ma forse è molto più di quanto un cliente si aspetti e gradisca.

Non sono così sicuro che, mentre acquistate un’auto, abbiate voglia di sorbirvi un corso di ingegneria meccanica!

L’auto deve piacervi, essere affidabile e, possibilmente, non costare una fucilata. Il resto lo date giustamente per scontato e forse vi piace anche farvelo dire dal venditore.

Quante volte avete guardato le schede tecniche nel manuale d’uso?

Lo stesso vale per una gemma: deve piacervi, deve essere autentica e rientrare nel vostro budget. Tutto il resto, certamente molto importante, rientra tra le informazioni che un venditore professionista saprà darvi.

Ovviamente se lo vorrete ma comunque le avrà già selezionate per offrirvi il meglio.

Non dimentichiamoci poi che molte gemme sono meravigliose proprio per i difetti” che le rendono uniche.

Anche perché la perfezione ha un grave difetto: ha la tendenza ad essere noiosa.

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Alla prossima,

Paolo Genta

I prezzi dei diamanti salgono, ecco perché.

I prezzi salgono”, “tutto costa di più”. Questi sono i nuovi mantra dei discorsi che sento sempre più spesso.

Già a giugno 2020  vi avevo parlato dei miei timori su prezzi e inflazione e lo scorso luglio avevo fatto un primo punto sulla situazione.

Alcuni lettori non concordavano con le mie aspettative. Ipotizzavano uno scenario deflattivo con un eccesso di offerta sistematico, crollo dei prezzi e carenza drammatica di clienti.

Quando operavo in borsa una regola ferrea che dovevo ricordare era che i prezzi non venivano determinati dalle mie aspettative ma dal mercato.

Quindi se le cose non andavano secondo le ipotesi non era il mercato che sbagliava ma io.

Indipendentemente dalle nostre opinioni l’unica cosa saggia da fare oggi è prendere atto della situazione e agire di conseguenza.

Non voglio parlare degli stessi argomenti che sentiamo tutti i giorni, in mille modi diversi, su tutti i media esistenti. Vorrei invece condividere con voi un “dietro le quinte” per capire cosa sta succedendo nel mondo dei preziosi e dei diamanti in particolare.

Si fa in fretta a dire “i prezzi salgono” per capire il motivo della salita, se è semplice speculazione o l’inizio di un trend duraturo, bisogna capirne le cause.

Il lato della domanda

La pandemia ha avuto (e avrà) conseguenze rilevanti. In occidente, causa lockdown e timori vari, si sono ridotte drasticamente le spese, i contributi dei governi hanno generato, almeno per una parte delle persone, un ulteriore surplus di denaro.

Le ricorrenze e i matrimoni, rinviati a periodi più “semplici”, sono state l’innesco dell’esplosione della domanda.

Appena possibile molti si sono buttati a capofitto sul mercato per recuperare il tempo perso.

Anche se parliamo di diamanti non dobbiamo dimenticarci che il mercato è composto da persone di ogni estrazione sociale, ciascuna con il proprio budget.

Questo ha causato un aumento della domanda su tutti i tipi di diamante, non solo i classici tagli rotondi “a brillante” ma anche i tagli smeraldo, ovale, princess, radiant e tanti altri.

Ma la domanda è selettiva: non si accettano più tagli fuori moda o mediocri, si esigono tagli di altissima qualità.

Oltre a essere cambiato anche l’approccio alla purezza delle gemme, ci si è finalmente accorti che non si può più transigere sulle qualità del taglio.

Pur di trovare la pietra perfetta per le proprie esigenze si cercano anche le purezze inferiori.

Il lato dell’offerta

Tutto questo ha rapidamente esaurito le scorte dei venditori finali.

Purtroppo l’offerta è rigida, perché la produzione si adegui serve tempo e non sempre è possibile farlo.

Negli scorsi anni i tagliatori si sono via via spostati verso pietre più grandi che garantivano loro un maggior reddito a parità di lavoro, perdendo purtroppo la manualità per tagliare le pietre più piccole.

Gli acquisti per ripristinare le scorte hanno gettato ulteriore benzina sul fuoco che scalda i prezzi ma questo indica anche un marcato ottimismo per il futuro.

Se fosse un fuoco di paglia i commercianti sarebbero felici di aver vuotato il magazzino e certo non avrebbero fretta di acquistare nuova merce!

Il mercato

Mentre il mercato americano cerca pietre di qualità medio bassa, almeno fino ai 2 ct, la Cina impazzisce per le pietre “triplo excellent”, ovvero quelle tagliate meglio.

L’unica azienda che è riuscita ad adeguare rapidamente la produzione è quella dei diamanti sintetici, con rialzi a 2 cifre ma prezzi in forte calo, come era prevedibile per qualsiasi bene industriale offerto a cascata sul mercato. Ne avevo già parlato a maggio e novembre del 2019.

Il mercato, come il covid, procede a ondate: il calo dei prezzi di marzo 2020 ha innescato acquisti speculativi, ma è la domanda a dare il reale impulso ai prezzi.

Che siano pietre piccole o grandi, perfette o di bassa qualità la domanda è esplosa in tutti i settori. Le fabbriche e miniere tuttavia non possono fisicamente farvi fronte nel breve periodo e molte neppure sembrano intenzionate a farlo nel medio.

Pensate al look Hip-Hop che spopola in America. Si vendono catene d’oro con incastonati da 20 a 50 ct. di diamanti a prezzi che variano da 3.000 a 20.000 $: ovviamente la qualità non può che essere molto bassa.

Ma i lotti che DeBeers vende, a prezzi sempre maggiori, contengono anche pietre di maggior qualità che fanno aumentare il prezzo medio che però i grandi marchi non vorrebbero pagare.

Ciliegina finale la chiusura della mitica miniera di Argyle che, oltre ai favolosi diamanti rosa, produceva anche 10.000.000 di ct. all’anno. Erano di bassa qualità ma ora sono richiestissimi e sono spariti dal mercato mentre nessuno può rimpiazzare l’offerta.

Il prezzi nel lungo termine

Questo è il vero punto della questione: il lungo termine. La storia dei diamanti è avventurosa, spesso travagliata ma i numeri non mentono.

Questo semplice grafico racchiude 37 anni di quotazioni Rapaport: indica l’aumento di valore per tre pietre “simbolo” da 1 carato.

La perfezione (D/IF, linea blu), l’alta qualità (F/Vvs2, linea rossa) e una buona qualità commerciale (H/Vs2, linea verde).

Prezzi dal 1985 al 2022

Mentre la perfezione è cresciuta solo del 66%, l’alta qualità ha capitalizzato un aumento del 170% mentre la qualità commerciale ha raggiunto un incredibile +210%.

Mentre state già pensando ai futuri utili che guadagnerete investendo in diamanti voglio farvi notare anche il periodo 2011 – 2019.

Le vicende economiche sono note e anche i diamanti ne hanno pagato lo scotto. A fronte di una sostanziale stabilità per le pietre commerciali quelle eccelse hanno patito un forte calo, non ancora recuperato.

Per questo vi parlo sempre di lungo periodo e di consulenza professionale: non esistono investimenti sicuri, esistono opportunità che, per diventare successi, necessitano della competenza di chi le propone e di orecchie ben aperte di chi le cerca.

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Alla prossima,

Paolo Genta

Normalità

Normalità – Atto IV

La normalità è una condizione ambita ma non sempre facile da ottenere.

Molti la cercano, chi nella vita quotidiana, chi nel lavoro, tutti la desideriamo come simbolo della fine di questo difficile periodo.

La normalità è percepita come consuetudine, regolarità, ordine.

Naturale quindi cercarla dopo un periodo che di normale ha avuto ben poco.

Per me la normalità, sul lavoro, sarà tornare a parlare di gemme e gioielli più che di finanza ed economia.

Non posso esimermi da valutazioni economico finanziarie, specialmente se si parla di investire in diamanti, ma ho voglia di tornare a quello che mi ha fatto scegliere questo lavoro: la passione per il colore e il design.

Prima però devo ancora soffermarmi sulle dirette conseguenze della pandemia sul mercato dei preziosi perché porteranno molte novità, alcune utili altre meno.

Normalità e innovazione

Nello scorso articolo vi ho parlato di transizione e di come influenzerà il mercato.

Se da un lato è giusto ridurre al minimo l’impatto ambientale delle estrazioni minerarie, dall’altro si cerca di sfruttare il sentimentogreen” per proporre modelli di consumo a volte pericolosi.

L’industria mineraria è molto sensibile all’argomento, anche per i notevoli ritorni d’immagine, e collabora con i governi per risolvere il problema.

Trovo quest’attenzione doverosa e responsabile e potrà portare solo miglioramenti al mercato.

Credo invece che altre scelte ecologiste siano solo uno specchietto per le allodole.

L’esempio perfetto sono i diamanti “lab-grown”, nome orecchiabile per descrivere le pietre sintetiche fatte dall’uomo in laboratorio.

Non ho nulla contro i diamanti “lab-grown”, a patto che siano venduti come tali. Sono invece meno convinto che siano più ecologici dei diamanti naturali.

A parte l’altissimo costo energetico necessario per produrre i diamanti in laboratorio le materie prime necessarie per realizzarli provengono da miniere, esattamente come i diamanti naturali.

Non esiste un solo studio serio e completo in grado di quantificare e confrontare il reale impatto complessivo di questi due prodotti.

La cosa che trovo subdola è far leva sul giusto sentimento ecologista per vendere un oggetto artificiale in base ad una sostenibilità ambientale tutta da dimostrare.

Se cercate dei diamanti “lab-grown” sarò felice di fornirveli ma non come sostituti di quelli naturali.

Sono semplicemente un altro prodotto.

Il nuovo marketing

Per porre l’accento su questa diversità la Diamond Producers Association (DPA) si è trasformata in Natural Diamond Council (NDC), scegliendo David Kellie come amministratore delegato.

Kellie è un mago del marketing, come ha ampiamente dimostrato negli anni creando brand mondiali di successo, particolarmente per gli orologi di lusso, trasformandoli da costosi accessori in oggetti iconici da collezione.

Adesso la sua attenzione è sul diamante naturale per separarne definitivamente l’immagine da quella dei diamanti “lab-grown”.

Contemporaneamente De Beers ha introdotto il “codice di origine” come parte di una completa ristrutturazione volta a raccontare cosa l’azienda sta facendo realmente per l’ambiente.

L’idea è di associare il marchio De Beers, che sarà presente sulle sue pietre, ai concreti interventi fatti dall’azienda sia in campo ecologico che sociale.

È sicuramente un’operazione di marketing ma con risvolti concreti che sembrano reali e meritevoli.

La mia normalità

Questa nuova normalità sarà per me una sfida che richiederà altro studio e molta attenzione.

Dovrò selezionare la parte sana di tutte queste novità per offrirvi un prodotto all’altezza dei nuovi standard senza cadere nei tranelli del marketing.

Anche se vendo lusso, credo che la sostanza debba sempre esserci, così come l’attenzione per il cliente.

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Alla prossima,

Paolo Genta

Quotazioni dei diamanti

Quotazioni dei diamanti: la marcia continua.

Dopo quasi un anno dallo shock delle quotazioni dei diamanti molta acqua è passata sotto i ponti.

Purtroppo non solo siamo lontani dalla soluzione della crisi pandemica ma stiamo iniziando a renderci conto delle conseguenze economiche a lungo termine.

Non sono un catastrofista ma mettere la testa sotto la sabbia in attesa che la tempesta passi non è semplicemente nella mia natura.

In questo lungo anno ho scritto diverse volte sulle mie aspettative economiche e sulle opportunità nel mio settore.

È vero, per vivere vendo diamanti quindi qualcuno potrebbe credere che la mia obbiettività sull’argomento sia pilotata dall’interesse personale.

Fortunatamente i listini non li pubblico io ma mi limito a interpretarli così come cerco di leggere i trend di mercato.

Venerdì 5 marzo abbiamo avuto il sesto rialzo consecutivo delle quotazioni dalla scorsa primavera.

Ma quanto è robusta questa corsa? Dal 3 all’11%. Tutte le categorie di diamanti sono state toccate, in tutti i colori e fasce di purezza.

Naturalmente alcune categorie si sono comportate meglio di altre e questo è il vero cuore del mio lavoro: identificare per voi le pietre con il maggior potenziale di rivalutazione delle quotazioni.

Anche se non siete interessati ai diamanti come investimento ma “solo” come splendido regalo perché non scegliere il meglio disponibile?

Diamante rosa Winston Pink Legacy

Ognuno di noi guarda il mondo anche attraverso i suoi occhi professionali. I miei mi dicono che il mondo si sta muovendo.

Volenti o nolenti la globalizzazione è un fatto, saperne riconoscere i movimenti è l’unico modo per non restarne travolti.

Vi invito sempre a parlare insieme su questi argomenti perché credo fermamente che dal confronto nascano idee utili per tutti.

Anche per questo sono felice di collaborare con Andrea Boffa di NoRisk, per potervi offrire una consulenza globale in un mondo dove professionalità e autorevolezza sono sempre più le uniche monete a corso legale.

Alla prossima,

Paolo Genta

Diamanti GIA

Contrordine: i diamanti non si sigillano più!

Ormai è risaputo, i diamanti devono essere certificati.

Il certificato è garanzia per il cliente di non comprare un falso, mette al riparo il venditore da eventuali contestazioni, rende assicurabile la pietra eliminando i dubbi sul reale valore della gemma.

Come ulteriore sicurezza si sono studiati sigilli anti manomissione, detti blister, per rendere ancora più affidabili i certificati.

Questo sistema ha funzionato egregiamente per anni proteggendo benissimo il mercato, almeno fino a dicembre 2019.

Il problema

Si sa che le soluzioni semplici sono le migliori e i truffatori lo sanno benissimo.

Alcuni simpatici personaggi hanno preso dei magnifici diamanti certificati GIA, hanno cercato pietre identiche ma sintetiche o trattate e le hanno sigillate in blister fasulli assegnando loro il numero del vero certificato.

Le hanno poi immesse sul mercato sfruttando l’incauto desiderio di molti consumatori di acquistare online, evitando la consulenza di un professionista, nella speranza di risparmiare.

Purtroppo, per bravi che fossero questi truffatori replicare perfettamente un diamante vero in tutte le caratteristiche descritte nel certificato è praticamente impossibile.

È impossibile trovare una pietra identica ma non una simile che, all’interno del blister, può trarre in inganno un non addetto ai lavori.

La soluzione

Semplice la truffa, semplice la soluzione: via il blister e largo alla verifica del professionista che può facilmente determinare se la pietra corrisponde al certificato.

Ecco perché GIA dal 1 gennaio 2020 ha smesso definitivamente di sigillare le sue pietre.

Gli acquisti online hanno un fascino irresistibile e a volte sono delle vere occasioni. Tuttavia non ogni oggetto può essere acquistato ad occhi chiusi tramite web.

I gioielli, e i diamanti in particolare, hanno bisogno dell’intermediazione di un esperto.

I parametri da conoscere sono semplicemente troppi per le competenze del consumatore medio e minime differenze comportano rilevanti divari di prezzo.

E la concorrenza?

Ma IGI e HRD che fanno? Al momento continuano a sigillare.

Per capire i motivi di queste strategie opposte occorre pensare alla reputazione dei certificati GIA: sono semplicemente considerati i migliori e quindi hanno la maggiore autorevolezza possibile.

La stragrande maggioranza delle pietre GIA sono vendute negli States dove i consumatori sono tutelati dalla legge anche se tengono comportamenti assurdi.

Anni fa un coppia di fidanzatini americani ha ricevuto un risarcimento milionario da un produttore di profumi perché sulla boccetta non c’era scritto “vietato versare su fiamme libere” e loro hanno legittimamente pensato fosse un’ottima idea “aromatizzare” l’ambiente versando il profumo sulle candele che decoravano la tavola della loro cenetta romantica.

Di fronte a queste situazioni GIA ha scelto di eliminare il blister per non rischiare pericolose richieste di indennizzo.

In Europa invece, dove operano maggiormente HRD e IGI, la legge è chiara: il certificatore è responsabile se certifica il falso, non se qualcuno sostituisce la pietra certificata per commettere una truffa.

Ma come posso difendermi?

Basta rivolgersi ad un professionista competente che abbia i necessari strumenti gemmologici.

I diversi strumenti di analisi che uso sono ormai un’estensione dei miei occhi, sia perché controllo sempre ogni singola pietra prima di consegnarla sia perché quando ho un momento libero analizzo tutte le pietre che posso per mantenere l’allenamento.

Per me è inevitabile, sono curioso per natura! Quando mi passa per le mani una gemma devo analizzarla in tutti i suoi aspetti e svelarne i suoi segreti.

Francamente mi ispirano poca fiducia i colleghi che, pur vendendo pietre preziose, non hanno neppure un microscopio in ufficio.

La conoscenza delle gemme non è un processo taumaturgico ma deriva da molto lavoro e tanta, tanta esperienza sul campo.

Ecco perché rinunciare alla consulenza di un esperto nella speranza di risparmiare può rivelarsi un doloroso autogol.

Alla prossima,

Paolo Genta

Opportunità

Gli effetti della pandemia alla prova dei fatti.

La pandemia ci sta mettendo alla prova su molti fronti. Nell’immediato la salute è certamente il più importante ma quello economico è l’aspetto al quale siamo più sensibili, soprattutto nel medio e lungo periodo.

I punti di vista pessimistici abbondano quindi non mi sembra il caso di cercarne di nuovi, anche perché cercandoli ci sfuggono le soluzioni.

Il passato

Nel settore del lusso i diamanti e alcuni gioielli hanno sempre rivestito una duplice funzione: oltre ad appagare il senso estetico proteggono il capitale investito (se volete approfondire quest’ultimo aspetto leggete qui).

A fine marzo avevo scritto su diamanti e oro, suggerendoli come possibili soluzioni per i vostri investimenti in tempo di pandemia. Ho rimandando a fine aprile l’articolo sul terremoto del 20 marzo sulle quotazioni per valutarne gli effetti reali nel mercato.

oro da investimento

È vero che in tempo di crisi si deve essere tempestivi nelle scelte ma, a mio parere, prendersi il tempo per valutare le reali conseguenze delle mille ipotesi che sentiamo è altrettanto importante.

Tra le ipotesi, come nell’articolo di giugno, sugli effetti dei miliardi stanziati, e le analisi, con l’articolo di agosto sugli sconti sui diamanti, siamo arrivati al temuto autunno.

Il futuro

Adesso abbiamo l’opportunità di giocare di anticipo dando uno sguardo al futuro.

A ottobre Sotheby’s ci offrirà una prova molto importante sulla solidità del mercato dei diamanti: manderà in asta ad Hong Kong un diamante ovale, perfetto (D / Flawless) del peso di 102.39 ct, senza prezzo di riserva. (Fonte: Diamonds.net).

Durante una pandemia questo sembra un dettaglio da poco ma, in realtà, è una rivoluzione epocale.

Il prezzo di riserva in un’asta serve per proteggere il venditore da offerte troppo basse, garantendogli di non svendere il proprio bene.

Fino ad oggi solo 8 diamanti oltre i 100 ct e con queste caratteristiche sono stati battuti all’asta, offrire quindi una simile rarità senza una garanzia di prezzo indica una forte fiducia nel mercato.

La famosa casa d’aste ha espressamente dichiarato che, vista la resilienza della domanda in questi mesi, è ora di lasciare la parola al mercato e ha aggiunto che questo tipo di aste suscita interessi ben superiori al tradizionale gruppo di collezionisti.

Proprio questa ultima affermazione, lanciata quasi per caso nel discorso, mi ha fatto riflettere molto.

Se consideriamo che presto ci sarà anche la penultima asta di diamanti rosa prima della chiusura della miniera di Argyle (prevista per fine anno, ne parlavo qui), il quadro inizia a chiarirsi.

L’opportunità

Beyond Rare It’s a trademark of Rio Tinto London Limited

Anche se stiamo affrontando una pandemia, una recessione globale e i problemi sembrano accumularsi all’infinito la luce in fondo al tunnel esiste, per alcuni sotto forma di diamanti rari e splendidi, sui quali investono cifre considerevoli certi del guadagno futuro.

Anche se non si è miliardari o non si possiede una multinazionale si può usare il loro metodo, che resta valido: pregio e rarità pagano, sempre.

In questi mesi ho osservato con apprensione cosa accadeva sui mercati perché, anche se sono un ottimista, sono consapevole che il mercato è sovrano quindi se lui parla io devo ascoltarlo.

Quello che ho sentito non solo mi ha tranquillizzato ma mi fa ben sperare per il futuro: i prezzi dei diamanti bianchi sono rimasti stabili (alcuni sono addirittura cresciuti) e i diamanti colorati stanno continuando la loro crescita, quasi indifferenti alla crisi.

Il rischio

La differenza invece l’ho notata nell’atteggiamento dei clienti: in Italia domina ancora la paura e tutto sembra congelato.

Un conto è la prudenza, che apprezzo sempre, un altro è il panico che ci paralizza impedendoci di agire.

Mentre all’estero, principalmente in nord Europa, il mercato dei diamanti dimostra un buon livello di attività in Italia sembra che nessuno sia disposto a fare il primo passo.

Se prima dell’estate ero propenso a credere che le difficoltà economiche causate dalla pandemia fossero le responsabili dopo aver contato i cartelli “chiuso per ferie” e visto i telegiornali mi sono convinto che il problema fosse un altro.

Temo che molti connazionali siano vittime dell’inerzia e che tutti aspettino che sia qualcun altro ad agire per primo.

Purtroppo questo atteggiamento è letale quando si cercano nuove opportunità perché blocca il processo decisionale. Dietro la scusa del rischio presunto in realtà si cela o la scarsa voglia di informarsi o la bassa qualità dell’informazione fornita.

La soluzione

Scrivo solo quando ho qualcosa da dire perché ho scelto di fornire informazioni verificate che siano utili. Le opportunità ci sono ma coglierle dipende da voi. Il mio compito è analizzarne al meglio pregi ed eventuali difetti.

Tocca a voi agire, una chiacchierata su queste splendide gemme non vi costa nulla e potrebbe esservi molto utile.

Il primo passo lo faccio io: iscrivetevi alla newsletter e vi terrò sempre aggiornati su queste e altre novità.

Alla prossima,

Paolo Genta

Sconti

Sconti: la guerra infinita.

Gli sconti sono il simbolo del mercato di oggi: a volte vengono chiesti o pretesi, altre non sono neppure citati perché non è elegante chiederli.

Scherzi a parte gli sconti nascondono un mondo e non parlo solo di quelli al cliente finale ma anche di quelli aziendali che spesso rendono i listini anacronistici.

Argomento noioso? Spero di no, anche perché sto per svelarvi alcuni segreti sui prezzi dei diamanti.

La guerra su sconti e listini è comune a tutti i settori, dalla micro impresa alla multinazionale.

Tutti ci passano e tutti cambiano atteggiamento nello stesso modo, a seconda che siano acquirenti o venditori.

Gli spunti per questo articolo nascono ad aprile, dopo la stesura dell’articolo “Diamanti: molto rumore per nulla” dove parlavo proprio di come sono determinati i listini, e gli sconti, dei diamanti e di come stanno cambiando a causa della pandemia.

Altri mesi sono passati e il quadro appare più chiaro: l’impatto più rilevante sul mercato dei diamanti non è stato dato né dal Covid e neppure dalla conseguente crisi economica. Semplicemente il cambio $/€ è passato da 1,08 a 1,18, perdendo circa l’8,5%.

Naturalmente questo ha creato sia ottime occasioni di acquisto sia ritardi per chi voleva vendere, per non regalare gli utili conseguiti.

Utili?

Sì, utili. Perché in questi mesi si sono viste parecchie transazioni interessanti e i prezzi di molte gemme sono saliti: alcuni solo dell’1%, altri di oltre il 10%, in media del 4,3%.

Da un lato si potrebbe dire che Martin Rapaport, padre e padrone dell’omonimo listino, a marzo abbia preso una cantonata e sia dovuto tornare sui suoi passi, rivedendo al rialzo i prezzi che aveva avventatamente falcidiato.

Oppure si potrebbe dire che il mercato sta premiando le gemme più commerciali a discapito di quelle troppo pompate dallo status di “gemme perfette”.

A mio avviso invece è meglio cercare la direzione del mercato tramite i cambiamenti degli sconti sul mercato.

Il labirinto degli sconti

In un romanzo lo sconto sarebbe la parola melliflua che s’insinua nella mente del protagonista per stregarlo. La realtà, come sempre, supera notevolmente la fantasia: spesso vedo colleghi spendere quantità folli di tempo per ottenere sconti migliori senza rendersi conto che il tempo impiegato gli è costato dieci volte lo sconto ottenuto.

Altri cercano ossessivamente lo sconto “top” senza considerare le caratteristiche della pietra. Certamente un diamante al 50% di sconto sarà appetibile. Tuttavia un motivo per uno sconto simile ci dovrà essere e, dopo averlo scoperto, la stessa offerta forse non sarà così attraente.

In questi mesi difficili le costanti che ho notato sono state:

  • La qualità si paga
  • Nessuno regala niente
  • A tirar troppo sul prezzo si resta a bocca asciutta.

Non è un elenco di luoghi comuni ma la logica conseguenza di quanto successo da marzo a oggi:

  • Pandemia
  • Chiusura dei mercati
  • Panico (principalmente per il listino Rapaport ridotto arbitrariamente del 6/7%)
  • Reazione degli operatori
  • Risposta del mercato

Gli ultimi due punti sono i più importanti:

Gli operatori hanno rifiutato il nuovo listino ed hanno continuato a usare quello precedente.

In pochi giorni gli sconti si sono stabilizzati con differenze minime rispetto al periodo precedente.

Il mercato, prima impaurito, ha dimostrato apprezzamento per la scelta degli operatori ed è tornato, seppur con molta calma, ad acquistare.

Tra giugno e luglio si sono viste le prime novità:

  • Alcuni operatori hanno offerto pietre secondo il nuovo listino Rapaport ma o erano pietre mediocri o gli sconti erano tali da annullare i cambiamenti di prezzo.
  • Altri colleghi hanno ridotto gli sconti perché alcune tipologie di gemme iniziavano a scarseggiare.
  • Vista la debolezza del dollaro molti acquirenti dell’area Euro hanno approfittato dell’occasione per acquistare a prezzi migliori.

Luoghi comuni sugli sconti

Tra diamanti venduti dalle banche, crisi di mercato e pandemie si è diffusa la convinzione che i diamanti si trovino abitualmente al 50% del listino Rapaport.

Questa convinzione è stata avvalorata dalle cifre riportate in un altro listino, il Rapnet che, come s’intuisce dal nome, è sempre prodotto da Martin Rapaport e indica gli sconti massimi e medi che si trovano sull’omonimo circuito di scambio riservato agli operatori.

Un esempio: una pietra da ct. 0,70 è indicata sull’ultimo Rapnet con sconti da -46% a -25% per una E/Vs1 e da -51% a -28% per una J/Vvs1.

Quello che solitamente sfugge è che sul mercato mondiale esiste UNA pietra a -46% e UNA a -51% mentre la media di TUTTE le pietre, per categoria, è -25% e -28%.

Solitamente quando si legge -46 o -51 il cervello si blocca e non si cerca altro.

In teoria potrei iscrivermi a tutti i circuiti di scambio, farmi mandare tutte le liste del mondo e scegliere solo le pietre “civetta” con sconti elevatissimi per far felici i miei clienti o per guadagnare il massimo. Purtroppo questo avrebbe dei costi tali da renderlo semplicemente impraticabile.

Nel mio settore la fiducia conta più del denaro quindi si tende a selezionare e consolidare pochi rapporti di elevata qualità. Costruire questi rapporti richiede tempo, denaro e professionalità.

Tutti questi costi, anche ripartiti su un elevato numero di pietre, annullano di gran lunga gli sconti favolosi che avete visto.

A cosa serve un listino?

Vi chiederete allora il senso di un listino se poi il mercato in realtà è una giungla.

Il listino è una guida molto importante che uniforma, a livello mondiale, i prezzi suggeriti per il pubblico. Gli sconti in questo mercato sono fisiologici e riflettono realmente la situazione.

Pochi altri mercati hanno una simile trasparenza, normalmente si usano vari escamotage per vendere prodotti, comunque validi, a prezzi esorbitanti.

Si pensi all’uso delle firme famose nell’abbigliamento o agli slogan su “bio” e “naturale” nel cibo.

Che dire poi dei listini gonfiati a dismisura solo per fingere uno sconto del 70/80% ?

Il mercato dei diamanti è molto lineare. Un privato che acquisti una gemma a prezzi Rapaport dovrebbe essere molto soddisfatto, può accadere di pagarla più cara in determinate gioiellerie o di ottenere uno sconto, magari perché si è clienti fedeli o perché si è comprato molto, ma la regola permane.

Se si vuole pagare un diamante la metà del prezzo di listino o lo si “rapina” a chi è in stato di necessità oppure si apre un’azienda e lo si cerca. Non sono però sicuro che, in quest’ultimo caso, si sia poi disposti a rivenderlo allo stesso prezzo.

Alla prossima,

Paolo Genta

Diamanti e lentino, il cuore di un lavoro affascinante

Diamanti: molto rumore per nulla, o forse no?

Venerdì 20 marzo: una data che resterà impressa nel mercato dei diamanti. Come ogni venerdì i professionisti del settore attendevano l’uscita del nuovo listino Rapaport per capire l’andamento del mercato.

Immaginate la sorpresa quando, aperta la mail, abbiamo scoperto che i prezzi avevano subito un calo del 6 – 7%. Se qualcuno avesse rubato tutta la borsa diamanti di Anversa, edificio e caveau compresi, l’effetto sarebbe stato meno dirompente.

Sommerso da una valanga di mail da parte di clienti infuriati Martin Rapaport, presidente dell’omonimo gruppo, ha effettuato un sondaggio tra gli iscritti per chiedere se preferissero una sospensione delle pubblicazioni fino a maggio oppure la loro continuazione. Il 71,9% ha chiesto e ottenuto la sospensione fino al 1 maggio.

Cosa è successo dietro le quinte?

Il contesto è noto: pandemia e sistema economico in chiusura per limitare i contatti sperando di frenare così i contagi.

Chi ha potuto si è organizzato per continuare l’attività a distanza senza mettere a rischio la salute dei clienti, dei collaboratori oltre alla propria.

In questa situazione le scorte di magazzino sono l’ossigeno di un’azienda e vedersele deprezzare a sorpresa non fa esattamente piacere.

Tra grossisti si è felici quando si porta a casa un utile del 2 – 3% quindi un calo del 6 – 7% è l’equivalente di una coltellata alla gola.

Per non finire travolto Mr. Rapaport ha organizzato per il 31 marzo un webinar dove ha provato a spiegare le ragioni che lo hanno portato alla pubblicazione di un listino subito soprannominato “di guerra”.

Chiedersi “Ci è riuscito?” non è a mio avviso la domanda più importante. Credo sia molto più utile capire cosa sia realmente successo e provare a prevedere l’evoluzione del mercato. Facciamolo insieme per passi.

Passo n° 1: Analisi dei fatti

Ok, il listino è sceso ma… Come? Quanto? Rispetto a quando?

Martin Rapaport ha sempre dichiarato che il suo listino rappresenta i prezzi massimi richiesti, a livello professionale, per una certa categoria di diamanti con ben determinate caratteristiche.

Nei decenni questo listino è diventato il riferimento di prezzo per gli acquirenti finali mentre i grossisti acquistano con uno sconto più o meno ampio.

In questa analisi non sono importanti i valori ma il meccanismo quindi quantificare questi sconti non è utile.

Rapaport ha dichiarato di aver raccolto ed elaborato i dati secondo la solita procedura e di aver pubblicato con l’usuale trasparenza i risultati.

I suoi detrattori affermano che a mercati chiusi i prezzi rilevati erano al meglio teorici, più probabilmente casuali.

Se però consideriamo i prezzi in euro grazie alla svalutazione del dollaro la storia cambia: il calo è stato solo del 2,7 – 3,7% e se ricordiamo che dal 22 novembre 2019 i prezzi erano cresciuti del 2,5 – 4% il panorama appare ben diverso.

Tirando le somme per chi utilizza l’Euro da novembre a fine marzo alcuni diamanti sono calati dello 0,2% mentre altri sono cresciuti dello 0,3%. Nello stesso periodo la borsa italiana ha perso il 32,3%.

Passo n° 2: Reazioni

La stragrande maggioranza degli intermediari si è sentita comunque tradita in un momento estremamente delicato. Tutti stavamo impostando le strategie per il periodo di stop forzato e i nuovi prezzi hanno rischiato di far saltare molti contratti oltre a destabilizzare il mercato.

Da molti anni Rapaport ha istituito un circuito di scambio telematico, denominato Rapnet, sul quale moltissimi grossisti si scambiano i diamanti per rifornire i mercati mondiali generando miliardi di dollari di fatturato ed ottime commissioni per Rapaport!

La prima reazione è stata la minaccia di ritirare in blocco gli stock di diamanti dal circuito Rapnet migrando in massa verso altri circuiti disponibili.

La seconda è stata la promessa di non rinnovare l’abbonamento al listino Rapaport.

La terza è arrivata dai clienti finali di questo settore, i gioiellieri, che hanno accettato senza problemi il nuovo listino sperando in un inaspettato guadagno attraverso la rinegoziazione delle forniture, forti dei prezzi già fissati con i clienti privati.

A volte ripetere è utile: il prezzo dei diamanti a fine marzo era lo stesso dello scorso novembre.

Passo n° 3: Conseguenze

La conseguenza più interessante è, a mio parere, la scelta, praticamente globale, di rifiutare l’utilizzo del listino del 20 marzo mantenendo in vigore quello precedente.

La scelta è solo apparentemente dettata dall’avidità perché, nei fatti, i prezzi per i clienti finali non sono mutati. La reale motivazione è il desiderio di boicottare Rapaport.

L’opportunità interessante è dare la caccia alle pochissime pietre vendute secondo il nuovo listino e con uno sconto interessante. Ne ho trovata qualcuna ma, come potete immaginare, non sono l’unico alla ricerca di queste occasioni.

Passo n° 4: Strategie

Aspettando la nuova pubblicazione il mercato ha cercato e trovato un suo equilibrio: chi ha mantenuto il vecchio listino ha aumentato gli sconti, i pochi che utilizzano quello nuovo li hanno ridotti.

In altre parole non è cambiato molto. In attesa della riapertura, quando si scoprirà il reale andamento della domanda, i più hanno scelto di non agire.

Pochissimi operatori hanno scelto di offrire un numero esiguo di pietre al nuovo prezzo e con un generoso sconto, più per generare liquidità che per scelta strategica: si tratta spesso di pietre ferme da troppo tempo per le quali il rialzo dell’euro basta a generare l’utile sperato.

Passo n° 5: Futuro

La vera partita si giocherà adesso, e sarà variegata come lo sono state le politiche scelte per affrontare la pandemia. Tutto si giocherà sulla ripartenza del ciclo produttivo.

La prima distinzione sarà tra i diamanti utilizzati come beni di consumo (seppur di lusso) e quelli tesaurizzati per il futuro.

Inutile addolcire la pillola: si acquista un bene di consumo di lusso solo se non si hanno preoccupazioni economiche impellenti altrimenti ci si limita agli acquisti davvero importanti.

Credo che per molti mesi (anni probabilmente) i clienti che penseranno ad un gioiello con diamanti si ridurranno ulteriormente.

I regali preziosi non spariranno, fanno parte del nostro modo di essere animali sociali ma ci si orienterà verso altre pietre che pur essendo splendide sono economicamente meno impegnative.

Il diamante verrà riservato alle occasioni più importanti come lauree, fidanzamenti, nascite, anniversari o compleanni particolati.

Il successo dei diamanti come garanzia per il futuro dipenderà invece dalla paventata crisi di liquidità.

Mi ricordo che i miei nonni mettevano sempre da parte una quota del reddito: anche se non si aveva molto ci si ricordava di quando si aveva ancora di meno e, per prudenza, si risparmiava.

Le persone più benestanti si stanno interrogando su eventuali tasse patrimoniali e su come evitarle, altri sono stati scottati (per l’ennesima volta) dai mercati finanziari e stanno cercando alternative.

In sintesi chiunque abbia un minimo di disponibilità sta pensando a come proteggersi, molti pensano a come metterle a frutto e alcuni si stanno finalmente rivolgendo a oro e diamanti per non essere colti impreparati dalla prossima crisi.

Come nel precedente articolo oltre ad affrontare il tema della protezione dei risparmi, sottolineavo l’importanza della tempestività oggi vi ricordo che i trend vanno identificati il prima possibile per poterli cavalcare con successo.

In caso contrario si possono inseguire, rimpiangendo il treno mancato o, cosa peggiore, salire a bordo quando i giochi sono ormai fatti e rimanere con il proverbiale cerino in mano.

Alla prossima.

Paolo Genta

Diamanti rosa: il mistero diventa leggenda

Splendidi, ambiti, rari: i diamanti rosa sono pietre affascinanti e misteriose.

Così iniziava l’articolo che scrissi oltre un anno fa su queste gemme favolose. In 14 mesi il mercato ha riservato molte sorprese ma la notizia più importante è l’annunciata chiusura della miniera che li produce.

Tutti gli impianti hanno una vita operativa programmata e la miniera di Argyle, la miglior fonte mondiale di diamanti rosa, rossi e viola, ha quasi esaurito la sua.

Il Rio Tinto Group, proprietario del fortunato sito, prevede di chiudere gli scavi alla fine del prossimo anno. Intanto si gode i successi del lavoro compiuto, testimoniati dall’aumento dei prezzi negli ultimi anni:

 

+ 500% dal 2000 a oggi

 

Questo incremento non è dovuto solo all’imminente chiusura infatti nel 2018 i prezzi sono saliti “solo” del 18% mentre il numero di offerte durante l’asta annuale è cresciuto a doppia cifra ed i prezzi, seppur ancora segreti, hanno stabilito nuovi record.

 

Sono in molti quindi a credere che i diamanti rosa abbiano ancora grandi prospettive

 

Una società di Hong Kong ha acquistato in blocco i 64 lotti della “Argyle Pink Everlasting collection”, per un totale di 211 ct mentre un’azienda australiana si è aggiudicata le due pietre che potete ammirare qui sotto.

Diamante rosa

Diamante rosso

Sono, rispettivamente, la Argyle Verity (ct. 1.37, fancy purplish-pink) e la favolosa Argyle Enigma (ct. 1.75, Fancy red), a mio parere le più belle tra le 6 “Hero stones” regine dell’asta.

L’indicazione è chiara:

 

Gli investitori attenti che avevano fiutato l’affare continuano a crederci

 

Il mercato vuole queste pietre e l’offerta, già scarsa, si sta per ridurre ulteriormente. Quindi chi vuole un pezzo unico, degno di essere tramandato come un tesoro di famiglia, lo acquista adesso senza aspettare che i prezzi crescano ancora.

Credo molto nelle potenzialità di crescita dei diamanti rosa, per questo ho cercato a lungo una di queste gemme rare. Finalmente l’ho trovata, ad un prezzo non contenuto ma corretto.

Diamanti rosa

È una pietra di ct. 0,54, Fancy Vivid Purplish-Pink, venduta nell’asta del 2010 e finalmente tornata sul mercato.

Spero di avervi dato abbastanza elementi per incuriosirvi e valutare questo investimento, adesso tocca a voi agire.  Sono a vostra disposizione per approfondire questa opportunità.

Alla prossima,

 

Paolo Genta

globalizzazione pro e contro

Globalizzazione: il rovescio della medaglia

Nel mio settore la globalizzazione è una realtà consolidata da molti decenni, da ben prima che iniziassi a lavorare.

Ecco perché può essere un utile esempio per quei settori dove è relativamente recente.

Ho sempre lavorato in un mercato globale e questo mi ha fatto crescere molto. Parlare di gemme in un’altra lingua, con persone di ogni razza e religione, con abitudini spesso profondamente diverse dalle mie è stata una sfida esaltante.

Oltre alle conoscenze professionali il vero tesoro è stato imparare a considerare tutti questi “altri” semplicemente come esseri umani, identici a me.

È naturale che si sviluppino delle preferenze ma questo confronto continuo mi ha dato moltissimo.

 

Questa è la globalizzazione che mi piace, quella che promuove il contatto umano oltre a quello economico.

 

Tuttavia la globalizzazione causa anche la crescita delle dimensioni aziendali per semplici questioni di sopravvivenza. Nel settore delle gemme esistono diversi giganti, i più noti operano nel mercato dei diamanti.

La crescita purtroppo si è trasformata in qualcosa di meno piacevole per mercato globale: il cartello dei produttori.

Come scrivevo nel precedente articolo da questa crescita è iniziata la guerra commerciale con gli intermediari.

 

Purtroppo spesso la forza è l’unica risposta possibile alla forza.

 

Per difendersi da questo cartello gli acquirenti si sono presentati come un fronte unito. Forti delle gemme che avevano in cassaforte, hanno semplicemente smesso di comprare grezzo.

Risultato? I produttori sono dovuti tornare sui loro passi. Si stanno registrando cali nell’estrazione di diamanti in tutto il mondo e altri, più rilevanti, sono pianificati per i prossimi anni.

Questo è successo anche perché i consumatori non comprano più “di tutto” ma, visti i prezzi, pretendono la qualità.

È diventato quindi antieconomico trattare molte tonnellate di materiale per estrarre pochi carati di diamanti piccoli e di bassa qualità.

 

Quando si lotta sul mercato a volte si accusa il colpo e spesso non si capisce la lezione.

 

Ed ecco che i grandi gruppi provano a reagire con l’arma definitiva per vincere questa guerra: i diamanti sintetici. Non vi ripeterò quale gigantesca bufala siano, ne ho già parlato diffusamente qui.

 

Questa è la globalizzazione che non mi piace.

 

Quella che elimina i rapporti umani e persegue solo il dominio assoluto del mercato per massimizzare il profitto.

La crisi non piace mai, fa danni e vittime ma insegna sempre qualcosa.

I consumatori devono imparare a non accettare in silenzio le pubblicità e gli intermediari devono ascoltare davvero i clienti.

Solo così i grandi cartelli dovranno mitigare le loro pretese, non potendo più strangolare il mercato.

Cosa mi aspetto per il prossimo futuro? Un aumento dei prezzi al dettaglio per la riduzione dell’offerta di grezzo e l’esaurimento dei magazzini dei grossisti.

Non accadrà subito ma accadrà, specialmente per alcune tipologie di pietre.

Fuori da questa guerra si pongono invece i diamanti rosa, in particolare quelli della famosa miniera australiana di Argyle. Appartiene al colosso minerario Rio Tinto Group ed è la fonte del 90% dei diamanti rosa del pianeta.

Ho già scritto delle meravigliose gemme che vi si estraggono, quello che forse ancora non sapete è che l’anno prossimo, dopo 37 anni di attività, è prevista la chiusura di questa miniera leggendaria.

 

Riuscite a immaginare l’effetto che ci sarà sui prezzi con una riduzione del 90% della fornitura?

 

Ecco le sei pietre più belle delle 64 che andranno al miglior offerente il prossimo ottobre.

La globalizzazione sana

Courtesy of The Argyle Tender 2019

È possibile essere famosi a livello globale anche senza dominare il mercato con pugno di ferro ma facendolo crescere con prodotti di qualità indiscutibile.

Paolo Genta