Oro: investire conviene davvero?

L’oro è letteralmente la base della nostra civiltà: ha creato e distrutto imperi, ha permesso la nascita dell’economia moderna e del commercio.

È sempre stato considerato una protezione oltre che il mezzo di pagamento per eccellenza. Nel corso dei secoli si è passati dall’uso del nobile metallo in forma pura all’impiego di leghe meno nobili, alla carta ed alla moneta digitale.

E oggi? Che fine ha fatto l’oro? È molto richiesto per l’industria orafa, elettronica ed aerospaziale ed è una delle la riserve degli Stati.  È anche la forma preferita da molti per tesaurizzare e proteggere la propria ricchezza. Parlando però di protezione del patrimonio è d’obbligo porsi una domanda:

 

l’oro è davvero un buon investimento?

 

A guardare il grafico si direbbe proprio di sì e molto! Prima di buttarci a comprare oro a più non posso ricordiamoci però che il principio base di qualunque investimento deve essere la prudenza, intesa come assunzione di tutte le informazioni necessarie prima di agire.

 

Considerare tutti i fattori

 

Prima di tutto dobbiamo ricordarci che un grafico indica quello che è successo, può aiutarci a stimare il futuro ma certo non lo può prevedere.

Viene usato per scegliere il “timing” dell’investimento e deve essere perfetto: un impiego diventa proficuo solo se si scelgono saggiamente sia il punto di ingresso che quello di uscita, altrimenti sono dolori.

Altro aspetto fondamentale è il tipo di strumento con il quale investire. Tra i tanti possibili ci sono obbligazioni, certificati di deposito, futures e options.

Questo per me è proprio il punto di debolezza più grande perchè introduce sul mercato una volatilità estrema. Quando si cerca un bene rifugio alternativo non è proprio la volatilità esagerata che l’investitore vorrebbe evitare?

Se la carta finanziaria emessa sull’oro dovesse essere convertita in metallo la sua quotazione non sarebbe di circa 35 €/g. ma, secondo una stima prudenziale, di 50/60.000 € /g!

Prima di scegliere questo impiego si deve essere consapevoli che si sta per investire in un prodotto finanziario e non in un bene rifugio.

 

Quale strumento scegliere

 

Ogni tipo di investimento nel nobile metallo ha pro e contro:

  • Un investimento finanziario in obbligazioni o certificati ha un’alta liquidabilità ma ha un’alta volatilità ed un rischio legato all’emittente
  • Gli strumenti derivati permettono di moltiplicare virtualmente il capitale impiegato e i potenziali utili ma anche le potenziali perdite
  • Le monete d’oro sono accettate in tutto il mondo, hanno un importo unitario modesto quindi è facile disinvestire anche solo una piccola parte. Lo spread denaro/lettera può essere elevato.
  • L’oro metallico ha l’indubbio vantaggio di azzerare il rischio di insolvenza dell’intermediario ma ha costi di intermediazione più elevati.

Non dimentichiamoci poi che la custodia fisica del metallo o delle monete potrebbe diventare un problema. Se si parla di una piccola quantità una cassaforte o una cassetta di sicurezza sono adeguate soluzioni.

Se invece parliamo di una strategia di investimento ben pianificata per la tutela del patrimonio allora le quantità possono diventare rilevanti e i rischi aumentare. Un rischio in particolare è ben descritto in questo articolo di Pierluigi Santacroce.

Esiste poi il vecchio mito secondo il quale se mai si dovesse “sparire” in fretta basterebbe mettersi in tasca il prezioso metallo e ricominciare la propria vita in qualche paradiso tropicale! Vi trovereste a vostro agio a passare il metal detector dell’aeroporto con 10 kili di oro addosso?

A parità di valore basta meno di un grammo di diamanti da investimento per sostituire un kilo d’oro e sono decisamente più discreti e trasportabili.

In sintesi l’oro è stato e sarà un buon investimento ma solo se affrontato con tutte le informazioni necessarie e gestendo alla perfezione il timing.

La consulenza di un esperto sarà determinante non solo per stabilire una giusta diversificazione in funzione dei vostri obbiettivi ma anche per curare tutti gli adempimenti legali e fiscali evitando spiacevoli “fraintendimenti” in caso di controlli.

Paolo Genta

La ricchezza ha molte forme

La moralità della ricchezza

Parlare di ricchezza e morale non è proprio semplice ma è molto utile. Per farlo mi serve una piccola introduzione.

Cosa capita quando migliaia di persone sono raggiunte da un tuo articolo sui diamanti acquistati in banca? Sei contento, ovvio, molto contento!

Anche Google Analytics ti dice che parecchie centinaia di loro hanno dedicato del tempo per leggerti ed è inutile nasconderlo: fa piacere.

 

La cosa che però mi ha colpito di più sono stati i commenti di tre lettori

 

  • State alla larga dai diamanti
  • Un campo di grano per me vale più di un kilo d’oro
  • Nella foto vedo solo 12 bambini morti e sangue a fiumi

 

Li riporto integralmente per trasparenza visto che ho dovuto cancellarli dalla pagina Facebook perché lo scambio con i lettori, anche se civile e corretto, era pesantemente fuori tema e non volevo scatenare sterili polemiche.

Quello che mi sembrava trasparire da questi commenti era una specie di avversione per l’idea stessa di ricchezza, come se possederla fosse una cosa immorale ed usarla per un bene di lusso fosse una colpa pesantissima.

Il primo commento è il più semplice e lineare: un lettore ha condiviso il mio articolo con un lapidario “state alla larga dai diamanti”. Lecito e rispetto la sua opinione!

Lo spirito dell’articolo tuttavia era di informare le persone cadute nella “trappola” dei diamanti venduti in banca sulle possibili soluzioni al loro problema e non allontanarle da un’opportunità di investimento.

 

La scelta di investire in diamanti era corretta, l’errore è stato fidarsi delle persone sbagliate.

 

La colpa di questo errore non è certo stata dei clienti ma di chi, tramite una comunicazione al limite del truffaldino, li ha illusi.

Più interessante è il secondo commento, in sintesi il lettore sosteneva che un campo di grano ha un valore reale, concreto, può sfamarti mentre un diamante o l’oro sono beni eterei, privi di utilità concreta.

Non volendo causare una disputa infinita tirando in ballo Marx e la proprietà dei mezzi di produzione mi limito ad osservare che

 

senza altri elementi anche un campo di grano è inutile

 

Per farlo fruttare servono lavoro, strumenti, animali o macchine, mulini e forni, panettieri e trasportatori ed infine commercianti. Ed in tutti questi passaggi serve l’altra faccia della ricchezza: il denaro.

Possiamo voler accorciare la filiera, eliminare i ricarichi assurdi, valorizzare il lavoro manuale a discapito di quello più mentale o d’ufficio ma sono ormai millenni che l’idea bucolica di una vita semplice a contatto con la natura non funziona. Almeno non per una società complessa come la nostra.

Nel bene e nel male ci siamo evoluti da semplici cacciatori e raccoglitori a ciò che siamo oggi perché migliaia di generazioni hanno prodotto un surplus che ha permesso a qualcuno di studiare e migliorare la comunità e se stesso.

 

La ricchezza non è né buona né cattiva, è l’uso che se ne fa a sancirne la differenza

 

Non possiamo fare a meno del denaro: dovrebbe essere un mezzo e non un fine ma è anche la misura di tutto quello che ci circonda.

Da sempre l’uomo ha cercato di proteggere le sue risorse per difendersi da un futuro incerto o per garantirsi una vecchiaia serena.

Il problema nasce quando si inizia a giudicare come e dove una persona investe il frutto del suo lavoro.

 

Perché investire in un immobile, in un’obbligazione o in un diamante dovrebbe essere meno nobile o socialmente utile che investire in un campo di grano?

 

In ogni caso partecipo al sistema economico ed aiuto il lavoro di altre persone.

Non giustifico certo gli sprechi, gli abusi e gli sfruttamenti né la concentrazione assurda della ricchezza ma l’idea romantica della semplicità e del valore della natura è, purtroppo, pura demagogia.

Spesso siamo fuorviati da un mare di informazioni che ci piovono addosso. Siamo indotti a credere a realtà fittizie. Un esempio per tutti: ultimamente si vedono pubblicità che declamano un grano antico molto pregiato, il grano Senatore Cappelli…

Notizia errata: il Senatore Cappelli non è un grano “antico” ma il capolavoro di Nazzareno Strampelli, forse uno dei più grandi genetisti italiani.

È stato creato tramite ibridazione all’inizio del ‘900, raddoppiando la resa per ettaro. Quanto studio, quante risorse , quanto lavoro intellettuale c’è dietro questo successo? Quanta ricchezza è servita per renderlo possibile?

Se il deputato del Regno Raffaele Cappelli non avesse avuto un campo da prestare a Strampelli per il suo esperimento quanti italiani avrebbero sofferto la fame nei decenni successivi?

Ricchezza ed etica possono e devono crescere insieme

Diamanti etici, simbolo della ricchezza

Ed eccoci all’ultimo commento, quello che sembra il più brutale di tutti e che pesa come una lapide. Anche qui la realtà è leggermente diversa: nel 2002 è stato istituito il Kimberley Process proprio per impedire il commercio dei diamanti che non rispettano precisi standard etici.

Per esperienza diretta questo sistema funziona meglio di altri che  accettiamo quotidianamente e che garantiscono la qualità del cibo, la sicurezza dei prodotti o limitano l’inquinamento.

 

Lo sfruttamento di altri esseri umani, adulti o bambini che siano, uomini o donne è terribile. A prescindere dal settore nel quale sono sfruttati

 

È mio preciso dovere  non trattare i “conflict diamonds” ma demonizzare l’intero settore è ipocrita. L’industria dei diamanti fornisce un reddito vitale a interi stati.

Sarebbe magnifico vedere solo bambini che giocano e studiano ma la piaga dello sfruttamento non è generata dai diamanti, nasce qui in occidente dalla nostra avidità.

Pensate alle miniere necessarie per ottenere i minerali vitali per gli smartphone oppure ai vestiti “made in Italy” cuciti in Bangladesh, per tacere sullo smaltimento dei rifiuti: quanti bambini ci lavorano? Eppure non vedo la stessa indignazione contro i cellulari e i vestiti o un maggiore impegno per sporcare di meno.

Cerchiamo di essere sinceri: chi si ricorda dei bambini italiani che pochi decenni fa si spaccavano la schiena nei campi e nelle stalle per sopravvivere? Vi ricordate le loro foto mentre, anneriti, consegnavano il carbone nelle case?

È molto difficile scrivere di moralità e ricchezza perché purtroppo abbiamo quotidianamente sotto gli occhi situazioni tragiche nelle quali l’abuso della ricchezza causa danni ingenti. Quello che invece tendiamo a sottovalutare sono le situazioni, infinitamente più numerose, nelle quali la ricchezza viene correttamente impiegata e contribuisce al benessere di tutti.

Sono le persone che sfruttano le altre persone, la colpa non è dei prodotti. E se una persona lavora onestamente, paga le tasse e desidera acquistare un gioiello, un vestito, un’opera d’arte o un altro bene, anche solo per il suo piacere, non fa un torto a nessuno.

Paolo Genta

 

Diamanti acquistati in banca: la tempesta è passata?

La vicenda dei diamanti venduti da alcune banche ai propri clienti è un argomento tabù, specialmente per chi come me li tratta per lavoro. Tuttavia continuo a credere che spiegare correttamente i fatti sia un’opportunità e non un rischio.

 

Com’è nata l’idea di vendere diamanti in banca

 

In breve: alcune banche commerciali si sono accorte che investire in queste gemme poteva essere un’idea vincente.

Fin qui tutto bene, molte banche lo hanno fatto e continuano a farlo con una sostanziale differenza: sono banche d’affari e non commerciali.

I clienti di una banca d’affari sono fondi di investimento e multinazionali, non privati. In tempi non sospetti, prima del famoso servizio di Report, ne avevo già parlato in questo articolo.

Le banche commerciali non hanno scelto di investire direttamente in diamanti ma hanno proposto questa attività ai loro clienti, servendosi di due grosse aziende specializzate.

Nuovamente, fin qui tutto bene anche perchè le pietre vendute erano di qualità elevata e con certificati prestigiosi.

 

Dove nasce il problema

 

Come spesso capita le sorprese arrivano al momento del conto! Ma perchè?

Immaginate di andare in banca per comprare una pietra da 1 ct., colore D, purezza IF, in altre parole il meglio possibile.

Benissimo: secondo il listino usato da alcune banche bastano 48.705 € ed il diamante è vostro, addirittura ne bastano 48.049 se capitate nella banca che vende i diamanti dell’altra società.

Se un cliente mi chiedesse la stessa identica pietra al cambio di oggi la venderei a 20.238 €, iva compresa.

 

Ecco il problema: un sovrapprezzo del 140% (o 28.467 € che colpisce molto di più)

 

Perchè questa differenza? Ad oggi sono state proposte le motivazioni più fantasiose, tra le più note il costo dei servizi aggiuntivi offerti, come la garanzia di riacquisto.

Purtroppo questa garanzia non è mai stata prestata. Il servizio promesso era il “mandato a vendere”, cioè l’impegno di provare a vendere la pietra sul mercato ad un determinato prezzo, senza garanzie di successo. Questo servizio è lecito e proposto da molti operatori ma non è una “garanzia di riacquisto”.

Scoperto il sovrapprezzo molti clienti si sono preoccupati e hanno cercato una soluzione. Alcuni sono riusciti ad esercitare il diritto di recesso, altri hanno minacciato il disinvestimento dell’intero patrimonio in caso di mancato rimborso. E tutti gli altri dove sono finiti?

Alcuni mi ha chiesto informazioni e, purtroppo, ho dovuto dargli una risposta brutale: “l’unico modo che avrei per farvi recuperare i soldi spesi sarebbe passare la “patata bollente” ad un altro cliente e non voglio farlo”.

Perchè? Un semplice calcolo rivela l’enormità del problema: come ho scritto sopra posso vendere quel diamante perfetto a 20.238 €, ovvero 16.588 € + iva.

Sono un commerciante quindi l’utile che ho sulle vendite è il mio stipendio. Secondo l’Agenzia delle Entrate il mio margine minimo dovrebbe essere del 50% (purtroppo non è così, anche se sarebbe bello, ma usiamolo per i calcoli).

Il prezzo massimo che potrei pagare per quella pietra sarebbe di 11.058 € che, aggiungendo l’iva per onestà, diventano 13.490 €: una perdita per il cliente del 72%!

 

Cosa posso fare adesso

 

Oltre alle soluzioni indicate prima resta solo l’azione legale, meglio se di gruppo tramite le associazioni dei consumatori, facendo leva sull’informazione fornita dal venditore come non sufficiente o ingannevole.

Queste aziende, di concerto con banche e associazioni dei consumatori stanno cercando di creare un organismo di conciliazione per risolvere la situazione ma, ad oggi, la situazione appare nebulosa.

 

È finita qui?

 

Per il singolo cliente forse sì ma non per il sistema. Parlando con un fornitore ci siamo chiesti cosa capiterebbe se tutti i clienti che hanno acquistato diamanti in banca li restituissero e volessero essere rimborsati. Una delle società interessate ha dichiarato di aver venduto 1,5 miliardi in diamanti ad oltre 70.000 clienti, per l’altra società non sono riuscito a trovare dati affidabili ma è presumibile che l’ordine di grandezza sia simile.

Premesso che un diamante, come ogni altro bene, può essere venduto solo al prezzo che il mercato decide si pongono due problemi:

  • chi assorbirà la quantità di diamanti restituita?
  • chi si farà carico della perdita, stimabile al 70%?

Certamente non sarà il mercato ad assorbire questo surplus, considerando anche che non ha alcuna responsabilità per questa operazione. Si cercherà di accollare la perdita al cliente utilizzando le già abusate motivazioni sulle condizioni di mercato e sull’eccesso di offerta ma, come ho scritto qui, anche se il mercato si sta riprendendo non lo fa certo a prezzi “fantasiosi” ma a prezzi di mercato, appunto

Quindi sia le perdite esorbitanti che i diamanti in eccesso dovrebbero essere assorbiti dalle banche e dalle società che hanno venduto queste gemme meravigliose a prezzi troppo elevati. In ultima analisi sono loro i responsabili di questa situazione e sarebbe giusto che se ne facessero carico anzichè provare a spalmare sulla collettività il costo delle loro azioni.

Speriamo che questo auspicio non resti un sogno ma che o per senso di responsabilità o per intervento di legge diventi realtà.

 

Meglio stare alla larga dai diamanti?

 

No è l’unica risposta possibile perchè sono e restano un valido strumento per proteggere parte del patrimonio a patto di avere tutte le informazioni necessarie. Smettereste di comprare case perchè c’è stata una bolla speculativa? Oppure cerchereste la casa perfetta per voi rivolgendovi a chi vi spiega tutti gli aspetti del mercato con professionalità e trasparenza?

Paolo Genta

La carta d'indentità di un diamante

Vero o falso? Il dilemma dei diamanti sintetici

Lo scorso ottobre ho scritto un articolo sui diamanti sintetici e qualche giorno fa ho avuto modo di ascoltare le impressioni di alcune persone che lo avevano letto.

È stata una grande opportunità perche ho capito di aver trascurato un aspetto importante: la percezione dei diamanti sintetici da parte dei clienti.

L’argomento principale della conversazione riguardava proprio i dubbi sulla possibilità di riconoscerli e i dubbi ancora più grandi sulla professionalità dei venditori che affermavano che era impossibile distinguerli senza costosissime analisi.

Iniziamo con un’affermazione importate:

 

I diamanti sintetici sono riconoscibili

 

Anche se chimicamente uguale ai diamanti naturali i sintetici sono costruiti in laboratorio dall’uomo.  E proprio la mano dell’uomo lascia tracce fisiche e chimiche che ne permettono l’identificazione. Allora perchè i clienti hanno questa paura?

Semplice: perchè non hanno tutte le informazioni necessarie per fugare i loro dubbi.

Esistono strumenti capaci di individuare senza errori le pietre artificiali ma, essendo molto costosi, sono usati solo dagli istituti gemmologici.

Ed ecco la soluzione: acquistare pietre certificate. Sembra un suggerimento banale ma non lo è.

Quando vado a comprare un qualunque oggetto io per primo mi servo da chi, per esperienza, reputazione o passaparola, mi ispira fiducia. Se non ho informazioni sul venditore allora chiedo una garanzia (e spesso la chiedo comunque!).

Il mio ragionamento è semplice: sono disposto a spendere del denaro per un oggetto ma solo se corrisponde a quanto promesso dal venditore.

Perchè per un diamante o un gioiello dovrebbe essere diverso? I sintetici e le contraffazioni esistono in tutti i campi. Non per questo smettiamo di comprare cibo, vestiti, oggetti, viaggi. Abbiamo imparato a fare attenzione e a valutare i venditori.

Nella stessa conversazione si parlava del dubbio sull’autenticità del certificato. “E se poi mi rifilano un certificato falso?”

Anche in questo caso la tecnologia ci aiuta:

 

I certificati si possono controllare online.

 

È un servizio offerto dai tre istituti gemmologici più famosi: Igi, Gia e Hrd. Ogni loro certificato ha un numero. Per sapere se è originale basta collegarsi al sito, inserirlo e verificare che le informazioni siano le stesse del cartaceo.

Ecco i siti dove verificare: IGIGIAHRD

Potete inserire il numero di un certificato già in vostro possesso oppure verificare i seguenti:

  • IGI 296721306: ct. 2.12, colore G, purezza VVS1
  • GIA 2185421482: ct. 8.49, colore D, purezza FL
  • HRD 170003127741: ct. 4.36, colore N-O, Purezza VS2

L’ultimo dubbio è il costo. Non è necessario accendere un’ipoteca e spesso il costo del certificato è ampiamente ripagato dalla certezza sulle caratteristiche del diamante.

Il primo certificato che vi ho indicato è relativo ad una pietra che, al cambio attuale, ha un prezzo di circa € 42.000, la sua certificazione è costata € 400: meno dell’1% del valore!

Avere dubbi è naturale, spesso è anche sano perchè ci porta alla prudenza ma le risposte esistono e, se voglio conquistarvi come clienti, devo darvele. Adesso voi sapete cosa chiedere.

Paolo Genta

La perfezione della sfera

La sfera è un simbolo che troviamo ovunque! Emblema di perfezione è stata usata nei campi più diversi: archittettura e religione, nel linguaggio e nell’arredamento.  È un simbolo del potere, ha ispirato molte fiabe e senza di essa le arti divinatorie non esisterebbero.

Amo le sfere in minerale non per la loro simbologia ma per la purezza della forma che permette alla bellezza della pietra di emergere.

 

Una sfera è perfetta, la sua forma non ci distrae mentre ammiriamo il colore e il materiale

 

Anche questi oggetti preziosi esistono in mille colori e i disegni che si scoprono durante il taglio sono affascinanti. Le sfere di minerali sono come i cristalli di neve, non ne esistono due uguali!

Una magnifica sfera in Charoite

Dalla gelida Siberia una sfera in Charoite, una pietra già famosa all’estero per il suo viola unico.

Una rara sfera in sandstone

Simile alla pietra paesina questa Sandstone ha un diverso contenuto in silice che la rende ruvida al tatto. I suoi disegni sono magnifici

Possono essere un’idea originale per un regalo o per dare un tocco di colore alla nostra scrivania, per collezionare l’arcobaleno o per illuminare con i loro riflessi un angolo di casa. Ne esistono in tutte le dimensioni, da pochi centimetri fino ad quasi due metri di diametro!

Molte aziende hanno usato queste sfere giganti come sculture per dar lustro alle loro sedi: montate su un cuscino ad acqua ruotano lentamente come dei pianeti e sono ipnotiche.

Per sapere se il vostro colore preferito è disponibile basta una mail, se non lo troverete subito nel nostro assortimento potrete scegliere il minerale che preferite per ottenere la vostra sfera perfetta.

Paolo Genta

Design: l’evoluzione di un’idea!

La base del design deve essere un’idea! Questa a volte nasce timidamente, altre volte è un’ispirazione folgorante. Può arrivarci da una conversazione, da un panorama, da un momento o un’emozione particolari.

Bisogna mantenere la mente aperta altrimenti le idee ci sfioreranno solo senza mettere radici.

E poi? Come le facciamo crescere? Cosa serve per trasformarle in creazioni di successo?

Fino a oggi la mia azienda ha sempre puntato sulle pietre preziose come protagoniste dei gioielli. Con il nuovo anno ho deciso di studiare nuove forme da realizzare solo con il metallo, non importa che sia oro, platino o argento. Sarà una nuova collezione con al centro le idee e le forme.

 

Semplicità e design: se un’idea è buona non serve complicarla

 

L’eleganza di una nuvola stilizzata

Il design ha reso la nostra nazione famosa nel mondo, poi lo abbiamo eccessivamente esaltato a scapito della sostanza. Credo sia importante recuperare la giusta dimensione delle cose dove il design torni a essere il vestito di un’idea concreta.

Un filo d’oro, mille forme

Fedele alla filosofia del tailor made questi gioielli sono pezzi unici, nati da un’ispirazione e realizzati per soddisfare la personalità del cliente. I prossimi potrebbero essere bracciali e collane, da dove arriverà il suggerimento questa volta?

Paolo Genta