L’eterna attesa

Ho passato gli ultimi quattro mesi nell’attesa di capire da che parte avrebbe tirato il vento della commedia sui dazi.

Non ci sono riuscito perché, come vi raccontavo nello scorso articolo, l’originale metodo comunicativo di Trump ha raggiunto almeno un obbiettivo.

Ha convinto il mondo che, in attesa della nuova puntata del suo personalissimo show, tutto può andare avanti come prima.

A patto di passare il tempo a immaginare i possibili scenari della sua prossima sparata.

Non è certo una situazione che giovi a economia e politica ma è quella nella quale viviamo.

Purtroppo la situazione va presa molto seriamente perché questa commedia ha risvolti concreti sulla vita di molti.

La situazione attuale

A inizio agosto speravamo che, secondo uno dei tanti proclami trumpiani, saremmo arrivati al dunque.

Inutile dire che così non è stato: a fronte di dazi medi al 15% sull’acciaio sono arrivati al 50% e le esenzioni coprono i beni che interessano gli States, non quelli che avremmo voluto tutelare noi.

E continuiamo a raccontarci che è stato un buon accordo e stiamo trattando per migliorarlo.

In realtà ci siamo fatti spennare…

Che l’Europa non sia la Cina è abbastanza evidente ma la nostra eterna attesa va oltre il ridicolo.

È inutile sottolineare che, per decenni, abbiamo appaltato molte produzioni in estremo oriente e ricerca, sviluppo, alta tecnologia e difesa agli Stati Uniti.

Quello che è fatto è fatto, l’importante è cosa fare ora.

Cambiare rotta richiederà moltissimo tempo oltre a una coesione che non sappiamo neppure immaginare.

Quale futuro?

Intanto Trump sta già pensando a una nuova tosata sulle regole dell’high tech e sta continuando a espandere il suo potere cercando di portare sotto il suo controllo la FED.

Continuerà fino a che i suoi stessi cittadini non si opporranno.

Perché è così che funziona la democrazia: oltre alle regole e alla separazione dei poteri la variabile più importante sono le persone.

Trump continuerà a fare quello che sta facendo (e tanto altro che vorrebbe fare), sfruttando o ignorando le pieghe della legge, fino a che un numero sufficiente di persone non diranno basta (obbligandolo a rispettare le leggi).

Il problema è che il presidente americano è bravissimo a interpretare e stuzzicare i sogni proibiti del suo elettorato, specialmente quelli che riguardano la folle propensione al consumo, la presunta superiorità americana rispetto al resto del pianeta e l’ovvia avidità che non guasta mai.

È un teatrino che ho visto molte volte, anche nel mio settore, come per la “saga” delle tormaline Paraiba.

Il caso Paraiba

Scoperte nello stato brasiliano di Paraiba (da cui il nome) sono delle normali tormaline che però contengono rame e manganese.

Questo dona loro una trasparenza e una luminosità uniche ed eccezionali.

Inutile dire che sono diventate velocemente tra le gemme più desiderate (e care) del mercato.

Anni dopo, in Nigeria, sono state trovate tormaline con le stesse caratteristiche, vendute come “Paraiba” a una frazione del prezzo brasiliano, scatenando un putiferio legale sulla titolarità del nome e sulla presunta superiorità della merce brasiliana.

Era ovvio che i brasiliani si “risentissero”: riuscivano a vendere in monopolio, a 200/500 volte il prezzo delle normali tormaline, una gemma meravigliosa guadagnando cifre importanti mentre i nigeriani, leggermente meno avidi, si accontentavano di guadagnare 50/100 volte il prezzo delle tormaline classiche.

Tormalina Paraiba

Il caso si è sgonfiato (con una sonora sconfitta per il Brasile), quando qualcuno si è accorto che le tormaline Paraiba brasiliane e nigeriane erano chimicamente e fisicamente identiche

Semplicemente arrivavano dallo stesso giacimento di formazione separato dalla deriva dei continenti!

Siccome il fato non difetta di ironia pochi mesi dopo la storica e definitiva sentenza sono state scoperte altre di queste favolose gemme in Mozambico, dall’altra parte dell’Africa ma ormai il monopolio era stato rotto.

Così come gli americani, che consumano senza freni e poi si lamentano per la bilancia commerciale, anche i brasiliani si sono sentiti derubati dai cattivi africani che hanno avuto il coraggio di cercare, trovare, tagliare e vendere (a molto meno) le stesse pietre, spesso anche più grandi e più belle.

Vi ricorda nulla?

Il limite del potere

Presto vedremo altri scontri nei tribunali americani, fino alla Corte Suprema.

Tramite le sentenze su dazi, immigrazione e quant’altro, ci sarà un solo obbiettivo: stabilire il limite del potere presidenziale.

Come scrivevo ad aprile i dazi hanno minato la fiducia portando il mondo a dubitare, tra l’altro, della solidità del debito americano.

La FED, come organismo indipendente dal governo, ha sempre garantito i titoli che rappresentano questo debito.

Vi immaginate le conseguenze di una FED sotto controllo governativo che cambia i tassi o che acquista titoli del debito secondo le istruzioni della Casa Bianca?

Quale credibilità avrebbe ancora il dollaro come valuta di riserva?

In una situazione così complessa, mutevole e instabile si può solo navigare a vista con tutta la prudenza del caso.

Prudenza che richiede la consulenza di professionisti preparati per ogni settore nel quale si desidera investire, per non prendere la proverbiale “sola” scambiandola per opportunità (che ci sono, sempre).

Se siete curiosi di conoscere le opportunità nel mondo delle gemme preziose dovete solo contattarmi.

Alla prossima,

Paolo Genta

Dazi: cosa possiamo imparare

Come ho scritto nel precedente articolo la conseguenza più pericolosa dell’assurda politica americana sui dazi è il danno alla fiducia.

Abbiamo costruito un mondo dove ci siamo abituati a credere quasi a tutto.

Un mondo dove chi urla più forte ha ragione, indipendentemente dal fatto che, magari, stia dicendo enormi sciocchezze.

Tuttavia non ci eravamo accorti che alcune regole restavano scritte dentro di noi a prescindere dagli eventi.

Una di queste riguarda la fiducia, specialmente quando questa ci tocca il portafoglio.

Se ne stanno accorgendo, in modo diverso, moltissime persone in tutto il mondo:

  • Gli americani si stanno rendendo conto che aver insultato i propri creditori con un linguaggio da bullo e aver portato accuse fasulle per giustificare un tentato furto non è stata proprio una mossa geniale.
  • Il resto del mondo sta iniziando a mandare un messaggio “sommesso”. Io alleggerisco le mie posizioni su di te, o ti dai una calmata o vediamo dove vai da solo.

La situazione è certamente molto più complessa ma, per ora, bastano un paio di linee guida.

Gi americani hanno avuto un piccolissimo assaggio di cosa capita quando si gioca con il dazi. Il mercato ha risposto, chiaro e forte, suonando la sveglia.

Le conseguenze

Il dollaro ha infranto quota 1,12 ed è arrivato a 1,14, perdendo oltre il 10% da inizio anno. I tassi sul debito stanno crescendo, invece di calare come sperava Trump.

Ciliegina finale il geniale presidente imprenditore si è accorto che, se non toglieva i dazi sull’elettronica, avrebbe ottenuto:

  • una gravissima carenza di prodotti
  • un impulso inflattivo “sgradevole”
  • probabilmente avrebbe rivissuto un nuovo assalto a Capitol Hill e non con l’esito che sperava 4 anni fa.

Ovviamente non si è smentito e ha fatto passare quest’ennesimo voltafaccia per una gentile concessione verso la Cina, per di più temporanea.

Dazi

Vogliamo poi notare che siamo anni luce oltre la turbativa dei mercati?

Non conosco un termine (usabile in società) per definire quello che sta facendo Trump.

La cosa più civile che posso scrivere è che, con il suo comportamento, ha rotto il giocattolo lasciando le conseguenze agli altri.

Cosa imparare dai dazi

In attesa della candidatura al Nobel per l’economia per il Presidente americano mi sono accorto che questa situazione ne rispecchia un’altra che mi tocca, professionalmente, molto più da vicino.

Anche se il mondo dei diamanti e dei preziosi in generale è strettamente correlato con l’andamento economico (ne parlavo nel mio articolo di febbrario) questo non basta a spiegare il calo dei prezzi e dei volumi avvenuto negli ultimi due anni e mezzo.

L’ho realizzato pienamente analizzando la reazione dei mercati alle mosse di Trump.

Ebbene i dazi del mio settore sono stati i diamanti sintetici.

Nello specifico è stata la folle idea di farli passare come sostituti economici dei diamanti naturali.

Quelli che lo hanno proposto hanno letteralmente segato il ramo su cui stavano seduti.

I sintetici esistono da un oltre un secolo. Già due millenni fa si parlava di come trattare le pietre per simularne altre ma mai si era provato a venderle come sostitute, eticamente migliori e indistinguibili, delle pietre naturali.

Rubini, zaffiri e quarzi sintetici sono diventati utilissimi per la tecnologia moderna e non hanno minimamente intaccato il mercato delle pietre naturali.

Per i diamanti sintetici (senza i quali non esisterebbero molti prodotti d’avanguardia) invece qualche genio ha pensato di fare il colpaccio vendendoli come la panacea a tutti i mali, presunti, delle pietre naturali.

In realtà si era accorto che il sintetico costava pochissimo ed era rivendibile con margini enormi. Peccato che questa, a mio parere, si chiami truffa!

Un copione già visto

Ed ecco perché, oltre a tutte le naturali reazioni a quanto è successo (e sta succedendo) nel mondo si percepisce una nuova nota: lo scetticismo.

I clienti si sono giustamente sentiti presi in giro e hanno messo in dubbio tutto il settore.

Esattamente come quando le banche hanno provato a vendere i diamanti al 250% del loro valore.

I clienti se la sono presa non (solo) con le banche ma con i diamanti, così come oggi non se la prendono solo con i venditori disonesti ma mettono in discussione il prodotto.

Questo offre un’altra spiegazione ai grafici sui prezzi dei diamanti naturali.

Le pietre più grandi non hanno risentito di questa crisi, sia perché i loro acquirenti non erano interessati ai sintetici, sia perché, essendo più informati e attenti li hanno riconosciuti subito per quello che erano: una bufala.

Anche se già molto tempo fa avvertivo del rischio  di acquistare sintetici, adesso mi resta il difficilissimo compito di recuperare la fiducia di chi ha creduto a questi venditori di fumo.

Alla prossima,

Paolo Genta

Dazi: tutti a bordo del Titanic!

Sui dazi abbiamo letto le notizie più disparate. Ho volutamente atteso qualche giorno, prima di scrivere la mia opinione, per valutare meglio la situazione.

Abbiamo assistito tutti al patetico balletto di affermazioni, smentite e minacce del Presidente americano.

Alla fine ha trovato un modo creativo” per dire che il mondo è cattivo e che lui deve difendere l’America.

Per prima cosa stabiliamo alcuni fatti. Certamente esistono dei dazi: alcuni reciproci, altri protezionistici e alcuni per sterilizzare illeciti aiuti di stato.

Riguardavano però una piccola percentuale del commercio mondiale.

La minaccia

Il Presidente Trump ha riscoperto un vecchio (e sconsigliato) modo per calcolarli, degno dell’equivalente economico dei “Darwin Awards”.

Ha rapportato import ed export con una certa nazione (o gruppo di nazioni) e, visto che gli Usa sistematicamente consumano molto più di quanto esportano, ha chiamato il deficit commerciale “dazio” che, imposto ai creditori, servirà a ripagare il debito.

In numeri: importa per 100, esporta per 60 quindi (100 – 60) / 100 = 40% di dazio che quei ladri degli stranieri gli hanno fatto pagare.

Visto che lui è più bravo gli impone un “dazio” solo del 20% e tutti sono contenti.

Sembra folle ma i conti li ha fatti proprio così, e pazienza se sta affossando il commercio mondiale e insultando i suoi creditori.

I rischi

Già, perché l’aspetto delicato non è la guerra commerciale, ma il fatto di entrare in conflitto con chi detiene il 25% dei suoi debiti e che può decidere di scaricarli facendogli molto ma molto male.

Vi consiglio una fonte autorevole come il Sole 24 Ore per capire meglio il rischio che, grazie a Trump, grava sugli States.

In estrema sintesi: del debito Usa detenuto all’estero (oltre 8.500 miliardi di $ sui 36.218 complessivi) l’Europa ne possiede il 20%, quanto Cina e Giappone messi insieme.

Si parla di 1.700 miliardi di dollari, non proprio bruscolini.

Negli ultimi 3 giorni il mercato obbligazionario ha visto salire i tassi di 60 punti base, mentre Trump spinge per un taglio dei tassi!

È un allarmante segno di sfiducia verso il debito americano. Un debito che a breve dovrà rifinanziare circa 6.400 miliardi di titoli in scadenza e che non sembra più così appetibile.

Le conseguenze

Un altro esempio dell’autolesionismo di questi dazi: gli Usa non producono (internamente) un solo pc, notebook o smartphone. Sono prodotti o assemblati tutti all’estero.

Fino al 2 aprile il costo di produzione di un iphone era di circa 550 $, oggi è di 850 $: un aumento del 54%. Chi lo paga?

O Apple riduce i profitti (e, oltre a crollare in borsa, licenzia) o alza i prezzi generando un’inflazione folle che richiederà tassi più alti (non certo più bassi) rendendo il debito pubblico ancora più pesante.

Ed Apple è solo una delle aziende colpite, varrà anche per le altre.

Il sistema economico che abbiamo creato è fortemente interconnesso, quasi nessuno può proclamare l’autarchia senza pesanti ripercussioni.

Gli americani sono drogati di acquisti: appena hanno un dollaro in tasca lo spendono, se non ne hanno finanziano gli acquisti con le carte di credito, per garantirle accendono una seconda ipoteca sulla casa (o una terza!).

Il loro deficit commerciale con il resto del mondo non deriva dai dazi ma è il risultato della bilancia commerciale di un bulimico.

Non credo che dei contro dazi speculari siano la giusta soluzione, finiremmo per darci la zappa sui piedi, esattamente come stanno facendo gli americani adesso.

Se fossimo davvero uniti la risposta sarebbe relativamente semplice: o togli questi dazi assurdi o iniziamo a tassare le tue aziende (Meta, Amazon, Google) esattamente come le altre, senza accordi privilegiati.

Purtroppo ci sono nazioni come Irlanda, Paesi Bassi (ed altre) che prosperano su regimi fiscali estremamente accomodanti e sono sempre pronte a “remare contro”.

L’impatto sui preziosi

Ma veniamo al mio settore: si credeva che i dazi avrebbero riguardato solo” gli scambi tra India e Stati Uniti ma poi sono stati proclamati i dazi universali!

Quindi anche le esportazioni di diamanti, gioielli e pietre preziose sono state colpite, ovviamente con aliquote diverse per ogni paese in base all’estro di Trump.

L’india, maggior produttore mondiale di diamanti tagliati, ha spostato presso le sue filiali americane circa il 10% delle scorte.

GIA ha bloccato la certificazione delle pietre estere presso i suoi laboratori sul suolo americano, reindirizzandole presso i suoi numerosi laboratori sparsi nel mondo, visto che i clienti si sono rifiutati di pagare un dazio sul valore della pietra per una semplice certificazione.

Rapaport ha invitato i suoi iscritti a trasferire quanti più preziosi possibile negli States perché “in America varranno di più”.

A inizio giugno ci sarà il JCK a Las Vegas, un evento molto importante per il settore.

Sarà interessante vedere quanti decideranno di portarvi le loro gemme e quanti vorranno comprarle viste le condizioni tariffarie tutt’altro che chiare.

Risultato? Il mercato si è inchiodato come al lockdown del 2020. E così resterà fino a che non si farà chiarezza.

Se volete un’indicazione di cosa succederà all’inflazione americana eccola: in una settimana i prezzi dei diamanti, presenti sul suolo americano, è salito del 2,5%.

Tutti gli operatori, non avendo margini di manovra sugli utili, scaricheranno gli aumenti sui consumatori finali.

E noi? Cosa facciamo?

Questo per gli Stati Uniti. E per il resto del mondo? Le cose sono decisamente più tranquille.

Da un lato si aspetta per vedere che strada prenderanno i dazi e le gemme non vendute in America, dall’altro le relazioni commerciali sono solide e non è più necessario recarsi in America per fare acquisti.

I prezzi sono stabili e si cerca di trasformare questa follia in una nuova opportunità.

Non credo che i dazi possano durare a lungo, certo non in questa forma, ma dureranno a lungo le conseguenze della sfiducia creata.

Non dimentichiamoci che, in teoria, Usa e occidente erano amici e alleati: io non mi comporterei mai così con un amico o con un partner commerciale.

Esistono svariati modi migliori per risolvere eventuali problemi o per trattare nuove condizioni, se li conosco io mi aspetto che un Capo di Stato li conosca molto meglio e che non si comporti come un bullo in una rissa da bar.

Alla prossima,

Paolo Genta

Diamanti fancy: come reagiscono?

Come reagiscono i diamanti fancy in questa fase di mercato rispetto ai diamanti bianchi?

I diamanti fancy sono pietre che si rivolgono ad una clientela particolare, non solo per disponibilità economica ma anche per visione strategica. Sono considerati asset di lungo o lunghissimo periodo.

Tra le altre cose sono molto più rari dei diamanti bianchi. Hanno un colore ipnotico e, negli ultimi decenni, hanno avuto una dinamica dei prezzi decisamente positiva.

Nulla tuttavia è immune al mercato e anche loro, negli ultimi anni, si sono dovuti confrontare con le tante crisi.

Diamanti colorati
Christie’s Perfect Palette

Secondo la Fancy Color Research Foundation (FCRF) nel 2024 sono calati, mediamente, di appena il 2.2%

La causa è stata la flessione del lusso e le incertezze socioeconomiche che ne hanno rallentato la domanda.

Ma anche qui il dato complessivo nasconde realtà diverse.

Mentre i fancy gialli hanno perso anche un 5,6% e i blu hanno perso circa l’1,8%, i rosa hanno limato un marginale 0,8%.

Colore a parte, le pietre più grandi sono calate meno (se non cresciute leggermente) mentre quelle più piccole (e abbordabili) hanno perso qualcosa in più, anche se ben lontano dal crollo patito dal bianco.

Per esempio un fancy giallo intenso di 5 ct. ha perso solo lo 0,7% rispetto al 5,6% medio della categoria dei gialli.

I rosa più belli e grandi sono cresciuti tra lo 0,7% e l’1,4%.

Questo è ciò che è successo lo scorso anno ma questi beni sono da valutare su un orizzonte più ampio.

L’FCRF ha iniziato a raccogliere i dati nel 2005 e, da allora, i diamanti gialli sono cresciuti del 50%, i blu del 244% e i rosa del 394%.

Come si vede la qualità ha pagato piuttosto bene.

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Alla prossima,

Paolo Genta

Prezzi dei diamanti: cosa è cambiato.

I prezzi dei diamanti hanno avuto, negli ultimi due anni, cali importanti, tuttavia per capire il quadro complessivo bisogna estendere il campo di analisi almeno fino al 2020.

Il Covid è stato lo spartiacque tra un “prima”, che conoscevamo abbastanza bene e che non ci sorprendeva troppo, e un “dopo” nel quale ci siamo scoperti molto vulnerabili.

Il mercato dei diamanti, bianchi in questo caso, ha avuto movimenti che non si vedevano dagli anni ’70 del secolo scorso con gli shock petroliferi e le crisi inflattive.

Analizzando le quotazioni da inizio 2020 fino a oggi notiamo alcuni trend importanti dei prezzi:

  • Un grosso rialzo fino a marzo 2022
  • Un naturale (e moderato) storno nei mesi successivi
  • Un calo marcato nel 2023 e 2024

Il tutto favorito dal cambio $/€ che è passato da oltre 1,11 a 1,03/1,04 di oggi.

I prezzi nell’area Euro

Come è noto, un’immagine vale più di tante parole: nel grafico che segue vi indico le variazioni di prezzo dei diamanti, divisi per classi di peso, tra il 2020 e oggi. È incluso il cambio $/€.

In blu è indicata la variazione complessiva, in verde gli aumenti della prima fase e in rosso i cali dell’ultimo biennio.

La cosa che salta all’occhio è che la concentrazione della ricchezza non è solo un’ipotesi ma una realtà.

Mentre le pietre tra il mezzo carato e il caratoabbondante” hanno perso circa il 25% del loro valore, quelle oltre i 2 ct. hanno avuto un incremento, che nella fascia oltre i 3 ct. ha superato il 20%.

Per trasparenza e precisione questa è la tabella con le variazioni esatte dai listini Rapaport tra gennaio 2020, marzo 2022 e gennaio 2025.

Variazione % quotazioni per classi di peso (€)

Ct2020-20222022-20252020-2025
0,30 – 0,394,05%-16,36%-13,39%
0,40 – 0,494,46%-16,83%-13,59%
0,50 – 0,695,44%-24,46%-20,92%
0,70 – 0,893,92%-23,42%-21,02%
0,90 – 0,997,11%-23,46%-18,69%
1,00 – 1,498,70%-26,68%-21,22%
1,50 – 1,9922,36%-18,86%-1,56%
2,00 – 2,9924,04%-14,05%6,01%
3,00 – 3,9921,18%-1,99%18,78%
4,00 – 4,9916,72%5,08%22,76%
5,00 – 5,9920,01%2,67%23,44%
10,00 – 10,9917,29%2,62%20,53%

La cosa importante da notare è che non sono cambiati i diamanti offerti, è cambiata la domanda.

Il grosso del mercato, che comprava pietre fino a 0,90 ct., e la famosa classe media che si spingeva fino al carato e mezzo, hanno dovuto fare i conti con l’inflazione.

Come sappiamo sono stati conti salati che hanno fatto ridurre la domanda di questa tipologia di pietre in modo drastico. Da qui il calo delle quotazioni.

D’altra parte chi è invece riuscito ad incrementare la propria ricchezza, o ne possedeva già una consolidata, ha fatto aumentare la domanda di pietre grandi che, essendo più rare, hanno un’offerta rigida.

Da qui la crescita rilevante delle quotazioni.

La situazione per chi usa i dollari

Infine la rivalutazione del dollaro ha favorito, per noi Europei, questi movimenti ma anche se guardiamo il grafico quotato in dollari, pur vedendo valori mediamente più bassi, avremo la stessa tendenza.

Il mercato americano ha sempre comprato pietre più appariscenti, quindi la classe “di svolta”, la prima ad aver incrementato il valore, è quella dei 3 ct. mentre per noi erano i 2 ct.

La musica tuttavia è la stessa: le pietre grandi hanno incrementato i prezzi, e in modo sostanziale.

Ecco i dati grezzi del grafico in dollari:

Variazione % quotazioni per classi di peso ($)

Ct2020-20222022-20252020-2025
0,30 – 0,393,70%-28,11%-24,60%
0,40 – 0,494,80%-27,09%-24,83%
0,50 – 0,695,86%-33,93%-30,40%
0,70 – 0,893,60%-31,48%-27,93%
0,90 – 0,997,43%-32,17%-27,52%
1,00 – 1,498,15%-35,58%-28,12%
1,50 – 1,9921,14%-27,57%-9,48%
2,00 – 2,9923,05%-22,19%-2,35%
3,00 – 3,9920,32%-11,23%10,38%
4,00 – 4,9916,68%-4,14%14,67%
5,00 – 5,9919,30%-6,62%15,53%
10,00 – 10,9915,57%-6,60%11,68%

Tuttavia c’è una tipologia di diamanti che non ha subito questo destino. Si tratta dei diamantiOversize”.

Sono le pietre di poco inferiori alla cifra tonda inferiore di ogni classe, come le 0,95 – 0,99 ct. rispetto alla classe 1,00 – 1,50 ct. o le 1.45 – 1.49 ct. rispetto alle classe 1,50 e 1,99 ct.

Se volete saperne di più su queste pietre leggete il mio articolo.

Brevemente vi rivelo che, anche se sono calate, hanno perso molto meno della media, in alcuni casi sono addirittura cresciute.

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Alla prossima,

Paolo Genta

Oversize me!

Dire che il mercato dei diamanti stia attraversando una fase di debolezza è affermare l’evidenza.

Questa fase, che dura da 2 anni, segue la brusca impennata dei prezzi post Covid ed è causata dalla naturale reazione del mercato ai folli aumenti dei prezzi in tutti i settori.

Molte persone hanno logicamente dato la precedenza alle spese correnti, sempre più alte, a scapito delle spese voluttuarie in gioielli.

Il settore investimenti invece è stato colpito dal successo delle borse: viste le performance si è scelto di investire in ciò che si pensava desse ritorni maggiori e più rapidi.

Tuttavia come è sbagliato parlare di borsa senza distinguere tra titoli, settori e mercati, lo è anche parlare di diamanti senza distinguere tra le diverse classi di peso.

I diamanti sono quotati per classi: una pietra da 0.75 ct. viene valutata in base ai prezzi della classe di peso 0.70 – 0.89, una da 1.05 ct. farà riferimento alla classe 1.00 – 1.49.

Diamanti e lentino, il cuore di un lavoro affascinante

Diamanti Oversize

Tra una classe e l’altra l’incremento di prezzo al carato è consistente: una pietra da 1 ct. può costare dal 30 al 50% in più rispetto ad una, identica, ma appena sotto la fatidica soglia.

Facile quindi pensare che le pietre più vicine al limite superiore di ciascuna classe siano le più ambite.

Prima venivano etichettate come pietre “fuori taglia”, poi “tagli premium” e oggi vengono definite pietreoversize”.

Sono le gemme leggermente sotto il peso tondo di ogni classe. Come esempio:

  • tra ct. 0,95 e ct. 0.99 (classe superiore: ct 1.00 – ct 1.49)
  • tra ct. 1.30 e ct. 1.49 (classe superiore: ct. 1.50 – ct. 1.99)
  • tra ct. 2.50 e ct. 2.99 (classe superiore: ct. 3.00 – ct. 3.99)

Sorprendentemente questa passione è esplosa solo di recente!

In precedenza prevaleva la percezione dello status symbol del peso “tondo”: “IL” carato oppure “I” 2 ct. o “I” 3 ct. e così via.

Poi però ci si è accorti che una pietra da 0,95 ct o da 1,95 è spesso identica, per diametro, a una da 1 ct. o da 2 ct. e, oltre a costare decisamente meno, è anche molto più facile da monetizzare rispetto alle gemme appena più pesanti.

Ho sempre avvertito i miei clienti di questa possibilità e in molti l’hanno colta.

Oggi pare che tutto il mercato si sia reso conto di questo segreto di Pulcinella e iniziano a comparire studi e analisi per spiegare l’ovvio.

Il più quotato è quello pubblicato da Rapaport che ha notato come queste pietre non solo abbiano retto molto meglio alla crisi dei prezzi ma, a volte, siano addirittura cresciute.

oversize

Moda o nuovo mercato?

Le analisi forniscono varie spiegazioni per questo fenomeno, principalmente attribuendolo ad una serie di concause:

  • Miglior valutazione, da parte dei clienti, dei parametri di taglio e non del solo peso
  • Inflazione e tassi alti spingono i consumatori verso una maggior oculatezza
  • La crisi cinese ha ulteriormente avvantaggiato la domanda americana che ha sempre amato queste pietre
  • Scarsità di offerta in seguito al calo della produzione indiana
  • Brillante marketing dei venditori

Certamente tutte queste motivazioni sono valide e influiscono sul successo dei diamanti Oversize ma, in base alla mia esperienza, è la prima ad essere dominante.

A furia di ripetere che il peso non è l’unico parametro da valutare il messaggio sembra essere passato.

Le proporzioni, la fluorescenza, quanto e come un diamante brilla credo siano aspetti molto più importanti del semplice peso di una pieta.

Quando il cliente ha deciso il budget è molto più saggio scegliere una pietra ben tagliata rispetto a una pietra solo grossa.

Accettato questo semplice fatto improvvisamente ci si rende conto che le pietre Oversize sono le vere occasioni da cercare.

Proprio perché costano meno si può investire il risparmio in una pietra perfetta.

E la perfezione, tanto più se economicamente concorrenziale, ha sempre pagato.

Vorrei sottolineare un aspetto che nessuno studio ha evidenziato: chi fa il mio lavoro deve informare il cliente, segnalando e spiegando queste opportunità.

È una fase di mercato già abbastanza dura, quindi è ancora più importante fornire una consulenza completa ed esaustiva che sia davvero al servizio delle esigenze del cliente.

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Alla prossima,

Paolo Genta

Il rubino, il re delle gemme

Quando si parla del rubino spesso lo si considera “solo” un comprimario, insieme a smeraldo e zaffiro, alla corte di Sua Maestà il diamante.

In realtà, nel variegato mondo delle pietre preziose, il rubino è un protagonista assoluto.

Non solo per il suo colore iconico ma per la sua rarità.

Mentre per comprare un diamante, uno zaffiro o uno smeraldo perfetti bastano semplicemente molti soldi, per comprare un rubino perfetto, oltre ad un budget adeguato, prima lo si deve trovare.

Negli anni 60 e 70 del novecento le fonti principali erano la Thailandia e la Cambogia ma le loro miniere sono praticamente esaurite. Stessa sorte è capitata a quelle in Kenya e in Malawi.

Oggi le maggiori fonti di rubini sono in Birmania e in Mozambico.

Mentre la prima, con una giunta militare al governo e le miniere in esaurimento, fornisce pochissimo materiale, è il Mozambico a doversi sobbarcare praticamente l’intera domanda mondiale.

Domanda che resta alta contro un’offerta fisicamente limitata.

Quanto è raro un rubino?

rubino

Geologicamente i rubini vengono rinvenuti in sacche isolate all’interno dei potenziali giacimenti, è quindi assai difficile programmarne la produzione, che risulta molto costosa.

Trovare poi gemme grandi non è facile, le pietre oltre i 3 ct. non sono comuni e le carature maggiori sono delle vere rarità.

Quanto costa un rubino?

Si parte dalle centinaia di Euro al carato per arrivare alle decine di migliaia!

I prezzi poi hanno un andamento esponenziale: una pietra da 10 ct. costa dal 50 al 70% in più rispetto a una da 9 ct.

Nell’ultimo anno i prezzi del grezzo sono cresciuti del 30%, aiutati anche dalla nuova politica di vendita ad aste sigillate.

Oggi ci sono solo due società venditrici, che consorziano anche i piccoli minatori, e preparano lotti fissi di pietre che gli acquirenti possono solo scegliere se acquistare o no.

Se da un lato questo permette di avere pietre di ogni qualità e una remunerazione più equa lungo tutta la filiera, dall’altro rende inevitabilmente più costose le pietre pregiate.

L’investimento

Ecco perché il rubino è il re delle pietre preziose, perché è bello, raro, prezioso e desiderato.

È una gemma che ha tutti gli ingredienti necessari per essere un ottimo investimento.

Ovviamente bisogna saper scegliere, tra i molti certificati esistenti, quelli con la miglior reputazione, accettati ovunque.

Guidarvi in questa scelta è una parte importante del mio lavoro. L’altra è fornirvi la gemma più adeguata ai vostri desideri.

Il mercato dei rubini, come quello di tutte le gemme di qualità elevata, non sfugge al trend dominante in tutti i mercati: i clienti target sono le persone ricche o molto ricche, tramite continui rialzi dei prezzi si punta solo al top.

Capisco la scelta di marketing, ma non la condivido.

È certamente la scelta vincente per pochi marchi con un elevato branding ma non tutti possono o dovrebbero farla.

Rubino

Marchi come Cartier, Louis Vuitton o Bulgari sono unici ma anche loro, di fianco alle linee esclusive per pochi fortunati, offrono prodotti accessibili a diversi segmenti di clientela.

Purtroppo in molti (troppi) credono di avere un branding unico ed esclusivo mentre, in realtà, stanno solo cercando di marginare il più possibile a danno del cliente finale.

Avere una clientela molto facoltosa è certamente il sogno di imprenditori e commercianti e non nascondo che piacerebbe anche a me averne qualcuno in più.

Tuttavia ne percepisco anche il rischio: oltre a non essere strutturato, come azienda, per avere solo quel target di clientela, so che basta un cambiamento di moda per portarti dal successo più sfrenato al fallimento in brevissimo tempo.

Fortunatamente il mercato delle gemme di qualità, pur essendo di nicchia, offre anche un’opportunità unica: è ancora possibile trovare gemme magnifiche, a prezzi accessibili, che vi permettano di investire in un settore che ha visto performance davvero interessanti.

Quale futuro?

Questa è da sempre la domanda più delicata! Sarà sempre e solo il mercato a decretare il successo o il fallimento di un investimento, ma sta a noi scegliere i “cavalli migliori”, basandoci non sulla pancia ma sulle migliori informazioni disponibili.

Le informazioni oggi ci dicono che

  • Le gemme di qualità sono sempre più ambite, che siano diamanti colorati, rubini o altro si cerca sempre di più il meglio.
  • Il meglio è disponibile ma ad un prezzo sempre più elevato.
  • È ancora possibile trovare gemme accessibili che un domani ci riserveranno grosse soddisfazioni
  • Le occasioni ci sono ma bisogna coglierle, quando quasi mai ritornano.

Se vi piacciono gli argomenti che tratto iscrivetevi alla mia newsletter: avere tempestivamente le giuste informazioni potrebbe esservi molto utile.

P.s.: volete saperne di più sui rialzi del mercato e sulle performance di questi investimenti? Allora vi suggerisco di leggere due miei articoli di gennaio 2024 e gennaio 2021: “Cicli di mercato, opportunità e bolle” e “Tutti i colori del diamante

Alla prossima,

Paolo Genta

Sanzioni 3.0: capitolo finale?

Le sanzioni occidentali contro i diamanti russi finalmente potrebbero ottenere un effetto combinato.

Ma non contro la Federazione Russa, bensì contro chi le ha imposte.

Potrebbero affossare l’industria dei diamanti in occidente causando, in contemporanea, un consistente aumento dei prezzi.

Dopo una prima fase poco più che simbolica si è passati  a sanzioni draconiane (per le pietre oltre il carato).

Montagne di documentazione, dubbi sul tipo di controlli richiesti e scarica barile tramite autocertificazioni hanno creato non pochi ingorghi sul mercato.

Le novità

In sintesi, dal primo gennaio 2024 è richiesta la prova fisica che i diamanti venduti non siano di provenienza russa. Tuttavia non è stato specificato in modo univoco come provarne l’origine.

Nel tempo necessario per capirlo si sono intasati i laboratori, è rallentata moltissimo la filiera e sono state firmate montagne di documenti per attestare, sotto la propria responsabilità penale, che i diamanti non fossero russi.

Tuttavia i profitti di Alrosa (l’azienda che produce i diamanti russi) nel 2023 sono addirittura cresciuti!

Questo non solo perché, grazie alla triangolazione su Dubai, i diamanti arrivano ancora in occidente ma soprattutto perché il G7 rappresenta meno del 10% della popolazione mondiale.

Cina e india, da sole, ne rappresentano oltre il 35% e questo la dice lunga sul peso che abbiamo sullo scacchiere mondiale.

Dal primo settembre, le sanzioni si applicheranno a tutte le pietre oltre il mezzo carato.

Questo sarà un evento molto importante perché riguarderà praticamente la totalità del mercato finale.

Le conseguenze

Verranno al pettine i problemi riguardo le analisi fisiche per garantire la provenienza e la quantità di carta da produrre crescerà ulteriormente.

Temo che la carta servirà solo per scaricare le responsabilità lungo la catena di approvvigionamento.

Naturalmente i costi saranno rilevanti e i prezzi ne rifletteranno gli aumenti.

Tutti, dagli analisti agli addetti ai lavori e al mercato stesso, se li aspettano in consistente crescita.

Questo potrebbe essere il detonatore che spaccherà il mercato: uno, di fascia alta, che si rivolgerà solo alle pietre naturali e uno di fascia bassa, che ripiegherà sulle pietre sintetiche.

Photo courtesy: Christie’s – The art of De Grisogono

I gioielli sono prodotti di lusso e i clienti che li vogliono pretendono sostenibilità, trasparenza ed etica: questo sarà un rischio ma anche un’opportunità.

Inutile nascondersi dietro ad un dito, siamo alla vigilia di un cambiamento radicale che aumenterà ancora la differenza tra le classi sociali.

I costi cresceranno e l’aumento sarà scaricato sui prezzi poiché negli ultimi due anni l’industria ha già assorbito molti rincari e oggi i margini di manovra si sono esauriti.

Questo purtroppo renderà i diamanti naturali meno accessibili per molti.

Ci saranno diamanti controllatissimi, praticamente con il pedigree, ma riservati ha chi potrà pagarne il prezzo e diamanti sintetici che, pur non avendo valore intrinseco, daranno l’illusione di avere un gioiello unico.

Alternative e soluzioni

Personalmente mi baso sulla ciclicità del mercato.

Se da un lato mi fa sorridere che ci siano voluti due anni e mezzo per imporre sanzioni che danneggiano più il mercato che l’economia russa, dall’altro so che esistono meravigliose pietre, diverse e anche più emozionanti dei diamanti, che non sono coinvolte in tutte queste vicende.

Ne ho parlato qualche tempo fa, se volete rifarvi gli occhi con le meravigliose alternative disponibili seguite i link:

Tanzanite
Tanzanite: il colore del sogno
Tsavorite garnet
Tsavorite: il tesoro perfetto di un romanzo di avventura
Padparadscha 28.04 Christies's 11_2017
Zaffiro Padparadscha

Smeraldo Maximilian
Verde smeraldo

Se invece siete innamorati esclusivamente dei diamanti non resta che acquistarli prima di settembre oppure accettare i nuovi prezzi.

Anche se costosa resta poi valida la scelta di puntare sui diamanti colorati.

In ogni caso ricordiamoci che anche se la guerra in Ucraina prima o poi finirà (e speriamo per il “prima”) ben difficilmente i prezzi faranno marcia indietro.

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Alla prossima,

Paolo Genta

Il valore di un oggetto prezioso: come saperlo?

Molti possono essere i motivi che ci portano a voler sapere il valore di un oggetto prezioso:

  • Il desiderio di assicurarlo.
  • Una ripartizione tra eredi o tra i figli.
  • La volontà di venderlo.
  • Un rimborso dopo un furto in banca.

Cosa si intende per valore

Valore
Braccialetto Tennis con diamanti naturali

Lo scoglio più grande è capire cosa si intende per “valore”.

Per il cliente spesso comprende anche il valore affettivo, certamente rilevante e degno di rispetto ma, purtroppo, esclusivamente personale.

Poi c’è la tipica valutazione basata sul “quanto l’ho pagato” e anche questa può essere fuorviante.

Ne parlavo già nel 2017 nell’articolo “Il valore del cliente perfetto” dove affrontavo lo stesso argomento da un diverso punto di vista.

Per capire meglio la differenza tra prezzo e valore basta pensare al prezzo di vendita di un qualunque capo griffato se confrontato con il suo costo di produzione.

Pur considerando una lauta e legittima remunerazione per la filiera spesso il prezzo è molte volte superiore al costo (occasionalmente anche decine di volte).

Il valore del marketing

È successo anche nel mio settore: alcuni anni fa delle procaci ballerine, rese famose da una nota trasmissione satirica di Canale 5, hanno fatto da testimonial ad una nota casa di gioielli in acciaio.

Tutto perfettamente legittimo e molti hanno acquistato questi oggetti pubblicizzati come gioielli.

Anni dopo alcuni si sono rivolti a me per venderli e la delusione è stata grande: a fronte di un prezzo pagato di molte centinaia di euro la perizia spesso non raggiungeva i 50 euro.

Perizia e valutazione sono termini spesso usati in modo improprio da chi vuole sapere il valore dei preziosi.

Facciamo chiarezza

Diamo qualche noiosa definizione tecnica:

  • La perizia è un processo, dettagliato e complesso, che analizza tutte le componenti di un oggetto prezioso per determinarne, secondo criteri oggettivi, un valore di mercato.
  • La valutazione invece serve per determinare un prezzo massimo, minimo o anche solo sperato, al quale vendere un oggetto.

Un semplice esempio: un diamante può avere un valore di stima di 10.000 €.

Ma può essere valutato anche 15/20.000 € se si pensa ad un’asta o se lo si vuole comprare in un negozio.

Può anche arrivare a 100.000 € se, per esempio, è un oggetto da collezione appartenuto ad un personaggio famoso!

Perché tutta questa differenza?

È la somma di servizi, utile e tasse, tranne che per gli oggetti da collezione dove vigono regole e follie diverse.

Facciamo un calcolo a ritroso: abbiamo comprato il diamante dei nostri sogni in un negozio a 20.000 € ma, dopo l’acquisto decidiamo di sottoporlo a perizia e scopriamo che il valore è la metà.

Tolta l’iva il prezzo scende a poco meno di 16.400 €, tolte le tasse sull’utile (per comodità sogniamole solo al 50%) restano 13.200 €: 10.000 per il fornitore (e ricomincia il calcolo a ritroso) e 3.200 di utile per l’ultimo venditore.

Cosa ne pensate?

È tanto, poco, giusto?

  • Per il fisco vuol dire che il venditore ha evaso il 6.800 €: non ridete, dopo esserci passato posso garantirvi che è così e che c’è solo da piangere.
  • Per il cliente dell’esempio è da ladri: “Io, con i Btp, guadagno il 3-4% lordo in un anno e tu, in 10 minuti, oltre il 30%? Sì, mi è stato detto anche questo.
  • Sempre per il cliente, ma da venditore dell’oggetto, magari ereditato: “allora se la stima è 10 e in gioielleria si vende a 20 “noi vendiamolo a 19 e siamo a posto”.

In quest’ultimo caso nascono le situazioni più interessanti: Ma “Noi” i “19” come ce li spartiamo?

Li vuoi tu o è previsto anche qualcosa per me che ho “solo” la struttura, l’esperienza e il cliente?

Cito una risposta che mi è stata data: “ma sì dai, facciamo 20 così un millino esce anche per te! E non mi dire che farai veramente la fattura”!

Inutile dire che non ho trattato la vendita, salvo poi rivedere tempo dopo lo stesso oggetto in mano al nuovo proprietario che lo aveva acquistato per 9.500 €.

Soluzione

Prima si deve decidere cosa si vuole fare e poi si può scegliere tra perizia e valutazione.

Per esperienza nel 99% dei casi la perizia è l’unico valore corretto da considerare:

  • È l’unico accettato dalle assicurazioni, sia in stipula che in rimborso e spesso vale più della fattura di acquisto.
  • È il valore più sensato per non farsi illusioni sul quanto si può realizzare.
  • È il giusto valore anche tra eredi e, se usato insieme alla sacra regola che “uno fa le parti e l’altro sceglie”, evita qualunque discussione.
  • Permette di ripartire equamente i beni tra i figli.

Nel rimanente 1% dei casi aggiungo alla perizia una mia valutazione sull’eventuale surplus realizzabile e in quali condizioni.

Sembra scontato dirlo ma è importante che le perizie siano effettuate prima dell’evento che le richiede!

Perché fare perizie su oggetti che non si hanno fisicamente in mano è difficile, a volte impossibile.

Quindi, anche se ha un costo, è indispensabile far periziare gli oggetti prima dell’eventuale furto per il quale si richiede il rimborso, magari ad una banca che farà di tutto per limitare le perdite.

Sono a vostra disposizione sia per perizie che per valutazioni, e grazie alla rete di collaborazioni costruita negli anni posso curare per voi anche le perizie presso i laboratori più quotati al mondo.

Tutto il percorso inizia sempre nello stesso modo: una vostra telefonata per fissare un appuntamento, magari con un caffè, per parlare della strada migliore per ottimizzare costi e benefici in base alle vostre esigenze.

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Alla prossima,

Paolo Genta

De Beers in vendita: vero, falso, ma soprattutto perché?

Questa volta i protagonisti sono De Beers e la sua parent company Anglo American.

Negli anni molte volte si è parlato di una possibile vendita di De Beer, da parte di Anglo American.

Le motivazioni sono state le più disparate:

  • per far cassa
  • per ristrutturare un settore non più strategico
  • per non affrontare le cicliche crisi di domanda e offerta del settore dei diamanti
  • per scappare da un settore definitivamente compromesso dai diamanti sintetici

A rendere ancora più nebulosa la situazione Anglo American ha ricevuto, pochi giorni fa, una curiosa offerta di acquisto: ben 36 miliardi di euro da parte di BHP, un colosso minerario a livello planetario.

L’offerta è stata rifiutata sdegnosamente dichiarando che sottovalutava pesantemente il reale valore di Anglo American.

Questo anche se rappresentava un premio del 31% rispetto all’ultima chiusura di borsa e del 78% rispetto al valore medio degli ultimi 90 giorni.

Che però l’offerta fosse bassa lo si poteva intuire dal balzo del 13% che BHP ha fatto in borsa dopo l’annuncio dell’offerta!

Un balzo che, in termini di capitalizzazione, vale ben 30 miliardi di sterline!

Perché se ne riparla

Le voci per la vendita di De Beer sono tornate recentemente alla ribalta.

Molti si chiedono se il calo dei prezzi del 2023 sia stato solo l’ennesimo ciclo, già visto più volte, oppure se sia il primo segnale di un futuro crollo dovuto all’avvento del sintetico.

Dubbi legittimi, specialmente se si ricorda che a febbraio Anglo American ha svalutato di 1,56 miliardi di dollari il valore contabile di De Beers.

De Beers
De Beers Exceptional Blue Collection

Questa visione stride con il calibro dei potenziali acquirenti: fondi sovrani e grandi case del lusso.

Mi sembra che queste entità economiche non siano proprio facili da raggirare e che investano solo in settori ampiamente remunerativi.

Basta guardare le performance stellari del gruppo LVMH, giusto per citare il più famoso. Ogni acquisto che ha effettuato si è trasformato in un grande successo.

La mia opinione

A mio modestissimo parere sembra che Anglo American voglia togliersi dai piedi tutti i conflitti aziendali che hanno afflitto De Beers in questi anni. Anche a costo di rinunciare (in cambio di una montagna di soldi) a corposi utili.

Perché in effetti De Beers sta litigando un po’ con tutti.

Litiga con il Botswana per gli accordi minerari, con i Sightholders che lavorano in perdita e con giganti come HB (forse il maggiore grossista di diamanti di Anversa).

Per la cronaca: De Beers è controllata al:

  • 45% da Anglo American
  • 40% da Central Holdings (controllata a sua volta dalla famiglia Oppenheimer, fondatrice nel 1917 di Anglo American)
  • 15% dalla Repubblica del Botswana.

De Beers e il mercato

Comunque, pur in mezzo a tutte queste incognite, De Beers continua a restare fedele alla sua tradizione di regolatore del mercato.

Dopo aver analizzato le condizioni economiche mondiali la sua risposta a guerre, tassi, borse da record e agli elevati stock dei grossisti è stata di ridurre la produzione di 3.000.000 di ct.

Questo vuol dire che nel 2024 estrarrà “solo” tra 26 e 29.000.000 di carati invece dei previsti 29/32.000.000. Si tratterà comunque di un ribasso attorno 10%!

Questa operazione servirà non tanto a evitare cali di prezzo piuttosto permetterà al mercato di riassorbire il surplus generato nei mesi passati.

Pink Jubilee

Scenari futuri: De Beers e non solo

Come sempre non ho la sfera di cristallo. Posso solo basarmi sui segnali di mercato e sulle informazioni disponibili.

Sembra che il mondo del diamante sia sotto attacco su più fronti. Molti pensano addirittura che i topi stiano abbandonando la nave prima del proverbiale naufragio.

Tuttavia mi sembra assurdo dare per spacciato un settore nel quale sono stati investiti decine di miliardi di dollari e che ne vale circa 100 (solo per la parte lusso)!

Le ristrutturazioni aziendali sono sempre esistite, e a volte anche delle grandi aziende muoiono ma quasi mai è il settore a sparire.

Cosa dire, per esempio, del fatto che mentre l’oro è ai suoi massimi storici molte miniere siano in vendita? Chi mai venderebbe una miniera quando il metallo costa oltre 70 €/g? L’oro sta forse per non valere più nulla?

Anche se De Beers dovesse sparire non è affato detto che spariscano i diamanti: le miniere continuano ad esistere e le gemme continuano ad essere desiderate.

Certamente si dovranno valutare le conseguenze sui prezzi ma credo che l’eventuale assenza di un gigante come De Beers porterà a un sano riaggiustamento del mercato, a vantaggio della merce di qualità.

Sarà un caso che da tempo indirizzi i miei clienti verso i diamanti colorati oppure su pietre bianche con sconti importanti?

Mentre i diamanti colorati sono immuni a queste vicende quelli bianchi, se comprati bene, vi permetteranno di attendere l’esito del conflitto senza troppi rischi e senza aver rinunciato ad un’opportunità.

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Alla prossima,

Paolo Genta