Come reagiscono i diamantifancy in questa fase di mercato rispetto ai diamanti bianchi?
I diamanti fancy sono pietre che sirivolgono ad una clientelaparticolare, non solo per disponibilità economica ma anche per visionestrategica. Sono considerati asset di lungo o lunghissimo periodo.
Tra le altre cose sonomolto più rari dei diamanti bianchi. Hanno un coloreipnotico e, negli ultimi decenni, hanno avuto una dinamica dei prezzi decisamente positiva.
Nulla tuttavia è immune al mercato e anche loro, negli ultimi anni, si sono dovuti confrontare con le tante crisi.
Christie’s Perfect Palette
Secondo la Fancy Color Research Foundation (FCRF) nel 2024 sono calati, mediamente, di appena il 2.2%
La causa è stata la flessione del lusso e le incertezze socioeconomiche che ne hanno rallentato la domanda.
Ma anche qui il dato complessivo nasconde realtà diverse.
Mentre i fancy gialli hanno perso anche un 5,6% e i blu hanno perso circa l’1,8%, i rosa hanno limato un marginale 0,8%.
Colore a parte, le pietre più grandi sono calatemeno (se non cresciuteleggermente) mentre quelle più piccole (e abbordabili) hanno persoqualcosa in più, anche se ben lontano dal crollo patito dal bianco.
Per esempio un fancygiallointenso di 5 ct. ha perso solo lo 0,7%rispetto al 5,6% medio dellacategoria dei gialli.
I rosa più belli e grandi sono cresciuti tra lo 0,7% e l’1,4%.
Questo è ciò che è successo lo scorsoanno ma questi beni sono da valutare su un orizzontepiùampio.
L’FCRF ha iniziato a raccogliere i dati nel 2005 e, da allora, i diamantigialli sono cresciuti del 50%, i blu del 244% e i rosa del 394%.
Come si vede la qualità ha pagato piuttosto bene.
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I prezzi dei diamanti hanno avuto, negli ultimi due anni, caliimportanti, tuttavia percapire il quadro complessivo bisogna estendere il campo di analisi almeno fino al2020.
Il Covid è stato lo spartiacque tra un “prima”, che conoscevamo abbastanza bene e che non ci sorprendeva troppo, e un “dopo” nel quale ci siamo scoperti molto vulnerabili.
Il mercato dei diamanti, bianchi in questo caso, ha avuto movimenti che nonsivedevano dagli anni’70 del secolo scorso con gli shock petroliferi e le crisi inflattive.
Analizzando le quotazioni da inizio 2020 fino a oggi notiamo alcuni trendimportanti dei prezzi:
Un grosso rialzo fino a marzo2022
Un naturale (e moderato) storno nei mesisuccessivi
Un calomarcato nel 2023 e 2024
Il tutto favorito dal cambio $/€ che è passato da oltre 1,11 a 1,03/1,04 di oggi.
I prezzi nell’area Euro
Come è noto, un’immagine vale più di tante parole: nel grafico che segue vi indico le variazioni di prezzo dei diamanti, divisi perclassi di peso, tra il 2020 e oggi. È incluso il cambio $/€.
In blu è indicata la variazionecomplessiva, in verde gli aumenti della primafase e in rosso i calidell’ultimobiennio.
La cosa che salta all’occhio è che la concentrazione della ricchezza non è solo un’ipotesi ma unarealtà.
Mentre le pietre tra il mezzocaratoe il carato “abbondante” hanno perso circa il 25% del loro valore, quelle oltre i 2ct. hanno avuto un incremento, che nella fascia oltre i 3 ct. ha superato il 20%.
Per trasparenza e precisione questa è la tabella con le variazioniesatte dai listini Rapaport tra gennaio2020, marzo2022 e gennaio2025.
Variazione % quotazioni per classi di peso (€)
Ct
2020-2022
2022-2025
2020-2025
0,30 – 0,39
4,05%
-16,36%
-13,39%
0,40 – 0,49
4,46%
-16,83%
-13,59%
0,50 – 0,69
5,44%
-24,46%
-20,92%
0,70 – 0,89
3,92%
-23,42%
-21,02%
0,90 – 0,99
7,11%
-23,46%
-18,69%
1,00 – 1,49
8,70%
-26,68%
-21,22%
1,50 – 1,99
22,36%
-18,86%
-1,56%
2,00 – 2,99
24,04%
-14,05%
6,01%
3,00 – 3,99
21,18%
-1,99%
18,78%
4,00 – 4,99
16,72%
5,08%
22,76%
5,00 – 5,99
20,01%
2,67%
23,44%
10,00 – 10,99
17,29%
2,62%
20,53%
La cosa importante da notare è che nonsonocambiati i diamanti offerti, è cambiata la domanda.
Il grosso del mercato, che comprava pietre fino a 0,90 ct., e la famosa classemedia che si spingeva fino al carato e mezzo, hanno dovuto fare i conti con l’inflazione.
Come sappiamo sono stati contisalati che hanno fatto ridurre la domanda di questa tipologia di pietre in modo drastico. Da qui il calo delle quotazioni.
D’altra parte chi è invece riuscito ad incrementare la propria ricchezza, o ne possedeva già una consolidata, ha fatto aumentare la domanda di pietre grandi che, essendo più rare, hanno un’offertarigida.
Da qui la crescita rilevante delle quotazioni.
La situazione per chi usa i dollari
Infine la rivalutazione del dollaro ha favorito, per noi Europei, questi movimenti ma anche se guardiamo il grafico quotato in dollari, pur vedendo valori mediamente più bassi, avremo la stessa tendenza.
Il mercatoamericano ha sempre comprato pietre più appariscenti, quindi la classe “di svolta”, la prima ad aver incrementato il valore, è quella dei 3 ct. mentre pernoi erano i 2 ct.
La musica tuttavia è la stessa: le pietregrandi hanno incrementato i prezzi, e in modo sostanziale.
Ecco i dati grezzi del grafico in dollari:
Variazione % quotazioni per classi di peso ($)
Ct
2020-2022
2022-2025
2020-2025
0,30 – 0,39
3,70%
-28,11%
-24,60%
0,40 – 0,49
4,80%
-27,09%
-24,83%
0,50 – 0,69
5,86%
-33,93%
-30,40%
0,70 – 0,89
3,60%
-31,48%
-27,93%
0,90 – 0,99
7,43%
-32,17%
-27,52%
1,00 – 1,49
8,15%
-35,58%
-28,12%
1,50 – 1,99
21,14%
-27,57%
-9,48%
2,00 – 2,99
23,05%
-22,19%
-2,35%
3,00 – 3,99
20,32%
-11,23%
10,38%
4,00 – 4,99
16,68%
-4,14%
14,67%
5,00 – 5,99
19,30%
-6,62%
15,53%
10,00 – 10,99
15,57%
-6,60%
11,68%
Tuttavia c’è una tipologia di diamanti che nonhasubitoquestodestino. Si tratta dei diamanti “Oversize”.
Sono le pietre di poco inferiori alla cifratonda inferiore di ogniclasse, come le 0,95 – 0,99 ct. rispetto alla classe 1,00 – 1,50 ct. o le 1.45 – 1.49 ct. rispetto alle classe 1,50 e 1,99 ct.
Se volete sapernedipiù su queste pietre leggete il mio articolo.
Brevemente vi rivelo che, anche se sonocalate, hanno perso moltomeno della media, in alcunicasi sono addirittura cresciute.
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https://coronado.it/wp-content/uploads/2025/02/Freccie-su-e-giu-scaled-e1738580087849.jpg400600Paolo Gentahttps://coronado.it/wp-content/uploads/2015/11/Logo-rosso.pngPaolo Genta2025-02-03 14:54:262025-02-03 15:20:34Prezzi dei diamanti: cosa è cambiato.
Dire che il mercato dei diamanti stia attraversando una fase di debolezza è affermare l’evidenza.
Questafase, che dura da 2 anni, segue la bruscaimpennata dei prezzipostCovid ed è causata dalla naturalereazione del mercato aifolliaumenti dei prezzi in tutti i settori.
Molte persone hanno logicamente dato la precedenza alle spesecorrenti, sempre più alte, a scapito delle spesevoluttuarie in gioielli.
Il settoreinvestimenti invece è stato colpito dal successo delle borse: viste le performance si è scelto di investire in ciò che si pensava desse ritorni maggiori e più rapidi.
Tuttavia come è sbagliato parlare di borsa senza distinguere tra titoli, settori e mercati, lo è anche parlare di diamanti senza distinguere tra le diverse classi di peso.
I diamanti sono quotati per classi: una pietra da 0.75 ct. viene valutata in base ai prezzi della classe di peso 0.70 – 0.89, una da 1.05 ct. farà riferimento alla classe 1.00 – 1.49.
Diamanti Oversize
Tra una classe e l’altra l’incremento di prezzo al carato è consistente: una pietra da 1 ct. può costare dal 30 al 50% inpiùrispetto ad una, identica, ma appenasotto la fatidica soglia.
Facile quindi pensare che le pietre più vicine al limitesuperiore di ciascuna classe siano le più ambite.
Prima venivano etichettate come pietre “fuori taglia”, poi “tagli premium” e oggi vengono definite pietre “oversize”.
Sono le gemme leggermente sotto il peso tondo di ogni classe. Come esempio:
tra ct. 0,95 e ct. 0.99 (classe superiore: ct 1.00 – ct 1.49)
tra ct. 1.30 e ct. 1.49 (classe superiore: ct. 1.50 – ct. 1.99)
tra ct. 2.50 e ct. 2.99 (classe superiore: ct. 3.00 – ct. 3.99)
Sorprendentemente questa passione è esplosa solo di recente!
In precedenza prevaleva la percezione dello status symbol del peso “tondo”: “IL” carato oppure “I” 2 ct. o “I” 3 ct. e così via.
Poi però ci si è accorti che una pietra da 0,95 ct o da 1,95 è spesso identica, per diametro, a una da 1 ct. o da 2 ct. e, oltre a costare decisamente meno, è anche molto più facile da monetizzare rispetto alle gemme appena più pesanti.
Ho sempre avvertito i miei clienti di questa possibilità e in molti l’hanno colta.
Oggi pare che tutto il mercato si sia resoconto di questosegreto di Pulcinella e iniziano a comparirestudi e analisi per spiegare l’ovvio.
Il più quotato è quello pubblicato da Rapaport che ha notato come questepietre non solo abbiano retto molto meglioallacrisi dei prezzi ma, avolte, siano addirittura cresciute.
Moda o nuovo mercato?
Le analisi forniscono variespiegazioni per questo fenomeno, principalmente attribuendolo ad una serie di concause:
Migliorvalutazione, da parte dei clienti, dei parametri di taglio e non del solo peso
Inflazione e tassi alti spingono i consumatori verso una maggior oculatezza
La crisicinese ha ulteriormente avvantaggiato la domandaamericana che ha sempre amato queste pietre
Scarsità di offerta in seguito al calo della produzioneindiana
Brillante marketing dei venditori
Certamente tutte queste motivazioni sono valide e influiscono sul successo dei diamanti Oversizema, in base alla miaesperienza, è laprima ad essere dominante.
A furia di ripetere che il peso non è l’unico parametro da valutare il messaggio sembra esserepassato.
Le proporzioni, la fluorescenza, quanto e come un diamantebrilla credo siano aspetti molto piùimportanti del semplice peso di una pieta.
Quando il cliente ha deciso il budget è molto più saggioscegliere una pietrabentagliata rispetto a una pietra solo grossa.
Accettato questo semplice fatto improvvisamente ci si rende conto che le pietreOversize sono le vereoccasioni da cercare.
Proprio perché costano meno si può investire il risparmio in una pietraperfetta.
E la perfezione, tanto più se economicamente concorrenziale, hasemprepagato.
Vorrei sottolineare un aspetto che nessuno studio ha evidenziato: chifa il miolavorodeveinformare il cliente, segnalando e spiegando queste opportunità.
È una fase di mercato già abbastanzadura, quindi è ancora più importantefornire una consulenzacompleta ed esaustiva che sia davvero al servizio delle esigenze del cliente.
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Quando si parla del rubino spesso lo si considera “solo” un comprimario, insieme a smeraldo e zaffiro, alla corte di SuaMaestàildiamante.
Inrealtà, nel variegato mondo delle pietre preziose, il rubino è un protagonista assoluto.
Non solo per il suo coloreiconico ma per la sua rarità.
Mentre per comprare un diamante, uno zaffiro o uno smeraldoperfettibastano semplicemente moltisoldi, per comprare un rubinoperfetto, oltre ad un budget adeguato, prima lo si deve trovare.
Negli anni 60 e 70 del novecento le fonti principali erano la Thailandia e la Cambogia ma le loro miniere sono praticamenteesaurite. Stessasorte è capitata a quelle in Kenya e in Malawi.
Oggi le maggiori fonti di rubini sono in Birmania e in Mozambico.
Mentre la prima, con una giunta militare al governo e le miniere in esaurimento, fornisce pochissimo materiale, è il Mozambico a doversi sobbarcare praticamente l’interadomanda mondiale.
Domanda che resta alta contro un’offerta fisicamente limitata.
Quanto è raro un rubino?
Geologicamente i rubini vengono rinvenuti in saccheisolate all’interno dei potenzialigiacimenti, è quindi assai difficileprogrammarne la produzione, che risulta molto costosa.
Trovare poi gemme grandi non è facile, le pietre oltre i 3 ct. non sono comuni e le caraturemaggiori sono delle vere rarità.
Quanto costa un rubino?
Si parte dalle centinaia di Euro al carato per arrivare alle decinedimigliaia!
I prezzi poi hanno un andamento esponenziale: una pietra da 10 ct. costa dal 50 al 70% in più rispetto a una da 9 ct.
Nell’ultimoanno i prezzi del grezzo sono cresciuti del 30%, aiutati anche dalla nuova politica di vendita ad astesigillate.
Oggi ci sono solo duesocietàvenditrici, che consorziano anche i piccoli minatori, e preparano lottifissi di pietre che gli acquirenti possono solo scegliere se acquistare o no.
Se da un lato questopermette di avere pietre di ogniqualità e una remunerazione più equa lungo tutta la filiera, dall’altro rendeinevitabilmente più costose le pietrepregiate.
L’investimento
Ecco perché il rubino è il re delle pietre preziose, perché è bello, raro, prezioso e desiderato.
È una gemma che ha tutti gli ingredienti necessari per essere un ottimoinvestimento.
Ovviamente bisogna saper scegliere, tra i molti certificati esistenti, quelli con la migliorreputazione, accettati ovunque.
Guidarvi in questa scelta è una parteimportante del miolavoro. L’altra è fornirvi la gemma più adeguata ai vostridesideri.
Il mercato dei rubini, come quello di tutte le gemme di qualitàelevata, nonsfugge al trenddominante in tutti i mercati: i clientitarget sono le personericche o moltoricche, tramite continui rialzi dei prezzi si punta solo al top.
Capisco la scelta di marketing, manon la condivido.
È certamente la sceltavincenteperpochimarchi con un elevatobranding ma non tutti possono o dovrebbero farla.
Marchi come Cartier, LouisVuitton o Bulgari sono unici ma anche loro, di fianco alle linee esclusive per pochi fortunati, offronoprodottiaccessibili a diversi segmenti di clientela.
Purtroppo in molti (troppi) credono di avere un branding unico ed esclusivo mentre, inrealtà, stanno solo cercando di marginare il piùpossibile a danno del cliente finale.
Avere una clientela molto facoltosa è certamente il sogno di imprenditori e commercianti e non nascondo che piacerebbe anche a me averne qualcuno in più.
Tuttavia ne percepisco anche il rischio: oltre a non essere strutturato, come azienda, per avere solo quel target di clientela, so che basta un cambiamento di moda per portarti dal successo più sfrenato al fallimento in brevissimo tempo.
Fortunatamente il mercato delle gemme di qualità, pur essendo di nicchia, offre anche un’opportunitàunica: è ancora possibile trovaregemme magnifiche, a prezziaccessibili, che vi permettano di investire in un settore che ha visto performance davvero interessanti.
Quale futuro?
Questa è dasempre la domanda più delicata! Sarà sempre e soloilmercato a decretare il successo o il fallimento di un investimento, ma sta a noiscegliere i “cavallimigliori”, basandoci non sulla pancia ma sulle miglioriinformazioni disponibili.
Le informazionioggi ci dicono che
Le gemme di qualità sono semprepiùambite, che siano diamanti colorati, rubini o altro sicercasempre di più ilmeglio.
Il meglioèdisponibile ma ad un prezzosemprepiùelevato.
È ancorapossibiletrovaregemmeaccessibili che un domani ci riserverannogrossesoddisfazioni
Leoccasioni ci sono ma bisognacoglierle, quando quasimairitornano.
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https://coronado.it/wp-content/uploads/2024/11/Rubino-302-ct-e1732533646188.jpg270400Paolo Gentahttps://coronado.it/wp-content/uploads/2015/11/Logo-rosso.pngPaolo Genta2024-11-25 18:40:382024-11-26 08:59:55Il rubino, il re delle gemme
Montagne di documentazione, dubbi sul tipo di controlli richiesti e scaricabarile tramite autocertificazioni hanno creato non pochi ingorghi sul mercato.
Le novità
In sintesi, dal primo gennaio 2024 è richiesta la provafisica che i diamanti venduti non siano di provenienza russa. Tuttavia non è stato specificato in modo univoco come provarne l’origine.
Nel tempo necessario per capirlo si sono intasati i laboratori, è rallentata moltissimo lafiliera e sono state firmatemontagne di documenti per attestare, sotto la propriaresponsabilitàpenale, che i diamanti non fossero russi.
Tuttavia i profitti di Alrosa (l’azienda che produce i diamanti russi) nel 2023 sono addirittura cresciuti!
Questo non solo perché, grazie alla triangolazione su Dubai, i diamanti arrivano ancora in occidente ma soprattutto perché il G7rappresentameno del 10% della popolazione mondiale.
Cina e india, da sole, ne rappresentano oltre il 35% e questo la dice lunga sul peso che abbiamo sullo scacchiere mondiale.
Dal primo settembre, le sanzioni si applicheranno a tutte le pietreoltre il mezzocarato.
Questo sarà un evento molto importante perché riguarderà praticamente la totalità del mercato finale.
Le conseguenze
Verrannoalpettine i problemi riguardo le analisi fisiche per garantire la provenienza e la quantità di carta da produrre crescerà ulteriormente.
Temo che la carta servirà solo per scaricare le responsabilità lungo la catena di approvvigionamento.
Naturalmente i costi saranno rilevanti e i prezzi ne rifletteranno gli aumenti.
Tutti, dagli analisti agli addetti ai lavori e al mercato stesso, se li aspettano in consistentecrescita.
Questo potrebbe essere il detonatore che spaccherà il mercato: uno, di fasciaalta, che si rivolgerà solo alle pietrenaturali e uno di fasciabassa, che ripiegherà sulle pietresintetiche.
Photo courtesy: Christie’s – The art of De Grisogono
I gioielli sono prodotti di lusso e i clienti che li vogliono pretendono sostenibilità, trasparenza ed etica: questo sarà un rischio ma anche un’opportunità.
Inutile nascondersi dietro ad un dito, siamo alla vigilia di un cambiamentoradicale che aumenterà ancora la differenza tra le classisociali.
I costicresceranno e l’aumento sarà scaricato sui prezzi poiché negli ultimi due anni l’industria ha già assorbito molti rincari e oggi i margini di manovra si sono esauriti.
Questo purtroppo renderà i diamantinaturalimenoaccessibili per molti.
Ci saranno diamanticontrollatissimi, praticamente con il pedigree, ma riservati ha chi potrà pagarne il prezzo e diamantisintetici che, pur non avendo valore intrinseco, daranno l’illusione di avere un gioiellounico.
Alternative e soluzioni
Personalmente mi baso sulla ciclicità del mercato.
Se da un lato mi fa sorridere che ci siano voluti due anni e mezzo per imporre sanzioni che danneggianopiù il mercatochel’economiarussa, dall’altro so che esistonomeravigliosepietre, diverse e anche più emozionanti dei diamanti, che non sono coinvolte in tutte queste vicende.
Ne ho parlato qualche tempo fa, se volete rifarvi gli occhi con le meravigliosealternativedisponibili seguite i link:
Se invece siete innamorati esclusivamente dei diamanti non resta che acquistarliprima di settembre oppure accettare i nuovi prezzi.
Anche se costosa resta poi valida la scelta di puntare sui diamanticolorati.
In ogni caso ricordiamoci che anche se laguerra in Ucraina prima o poi finirà (e speriamo per il “prima”) ben difficilmente i prezzi faranno marciaindietro.
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Molti possono essere i motivi che ci portano a voler sapere il valore di un oggetto prezioso:
Il desiderio di assicurarlo.
Una ripartizione tra eredi o tra i figli.
La volontà di venderlo.
Un rimborso dopo un furto in banca.
Cosa si intende per valore
Braccialetto Tennis con diamanti naturali
Lo scoglio più grande è capire cosa si intende per “valore”.
Per il cliente spesso comprende anche il valore affettivo, certamente rilevante e degno di rispetto ma, purtroppo, esclusivamente personale.
Poi c’è la tipica valutazione basata sul “quanto l’ho pagato” e anche questa può essere fuorviante.
Ne parlavo già nel 2017 nell’articolo “Il valore del cliente perfetto” dove affrontavo lo stesso argomento da un diverso punto di vista.
Per capire meglio la differenza tra prezzo e valore basta pensare al prezzo di vendita di un qualunque capo griffato se confrontato con il suo costo di produzione.
Pur considerando una lauta e legittima remunerazione per la filiera spesso il prezzo è molte volte superiore al costo (occasionalmente anche decine di volte).
Il valore del marketing
È successo anche nel mio settore: alcuni anni fa delle procaci ballerine, rese famose da una nota trasmissione satirica di Canale 5, hanno fatto da testimonial ad una nota casa di gioielli in acciaio.
Tutto perfettamente legittimo e molti hanno acquistato questi oggetti pubblicizzati come gioielli.
Anni dopo alcuni si sono rivolti a me per venderli e la delusione è stata grande: a fronte di un prezzo pagato di molte centinaia di euro la perizia spesso non raggiungeva i 50 euro.
Perizia e valutazione sono termini spesso usati in modo improprio da chi vuole sapere il valore dei preziosi.
Facciamo chiarezza
Diamo qualche noiosa definizione tecnica:
La perizia è un processo, dettagliato e complesso, che analizza tutte le componenti di un oggetto prezioso per determinarne, secondo criteri oggettivi, un valore di mercato.
La valutazione invece serve per determinare un prezzo massimo, minimo o anche solo sperato, al quale vendere un oggetto.
Un semplice esempio: un diamante può avere un valore di stima di 10.000 €.
Ma può essere valutato anche 15/20.000 € se si pensa ad un’asta o se lo si vuole comprare in un negozio.
Può anche arrivare a 100.000 € se, per esempio, è un oggetto da collezione appartenuto ad un personaggio famoso!
Perché tutta questa differenza?
È la somma di servizi, utile e tasse, tranne che per gli oggetti da collezione dove vigono regole e follie diverse.
Facciamo un calcolo a ritroso: abbiamo comprato il diamante dei nostri sogni in un negozio a 20.000 € ma, dopo l’acquisto decidiamo di sottoporlo a perizia e scopriamo che il valore è la metà.
Tolta l’iva il prezzo scende a poco meno di 16.400 €, tolte le tasse sull’utile (per comodità sogniamole solo al 50%) restano 13.200 €: 10.000 per il fornitore (e ricomincia il calcolo a ritroso) e 3.200 di utile per l’ultimo venditore.
Cosa ne pensate?
È tanto, poco, giusto?
Per il fisco vuol dire che il venditore ha evaso il 6.800 €: non ridete, dopo esserci passato posso garantirvi che è così e che c’è solo da piangere.
Per il cliente dell’esempio è da ladri: “Io, con i Btp, guadagno il 3-4% lordo in un anno e tu, in 10 minuti, oltre il 30%? Sì, mi è stato detto anche questo.
Sempre per il cliente, ma da venditore dell’oggetto, magari ereditato: “allora se la stima è 10 e in gioielleria si vende a 20 “noi vendiamolo a 19 e siamo a posto”.
In quest’ultimo caso nascono le situazioni più interessanti: Ma “Noi” i “19” come ce li spartiamo?
Li vuoi tu o è previsto anche qualcosa per me che ho “solo” la struttura, l’esperienza e il cliente?
Cito una risposta che mi è stata data: “ma sì dai, facciamo 20 così un millino esce anche per te! E non mi dire che farai veramente la fattura”!
Inutile dire che non ho trattato la vendita, salvo poi rivedere tempo dopo lo stesso oggetto in mano al nuovo proprietario che lo aveva acquistato per 9.500 €.
Soluzione
Prima si deve decidere cosa si vuole fare e poi si può scegliere tra perizia e valutazione.
Per esperienza nel 99% dei casi la perizia è l’unico valore corretto da considerare:
È l’unico accettato dalle assicurazioni, sia in stipula che in rimborso e spesso vale più della fattura di acquisto.
È il valore più sensato per non farsi illusioni sul quanto si può realizzare.
È il giusto valore anche tra eredi e, se usato insieme alla sacra regola che “uno fa le parti e l’altro sceglie”, evita qualunque discussione.
Permette di ripartire equamente i beni tra i figli.
Nel rimanente 1% dei casi aggiungo alla perizia una mia valutazione sull’eventuale surplus realizzabile e in quali condizioni.
Sembra scontato dirlo ma è importante che le perizie siano effettuate prima dell’evento che le richiede!
Perché fare perizie su oggetti che non si hanno fisicamente in mano è difficile, a volte impossibile.
Quindi, anche se ha un costo, è indispensabile far periziare gli oggetti prima dell’eventuale furto per il quale si richiede il rimborso, magari ad una banca che farà di tutto per limitare le perdite.
Sono a vostra disposizione sia per perizie che per valutazioni, e grazie alla rete di collaborazioni costruita negli anni posso curare per voi anche le perizie presso i laboratori più quotati al mondo.
Tutto il percorso inizia sempre nello stesso modo: una vostra telefonata per fissare un appuntamento, magari con un caffè, per parlare della strada migliore per ottimizzare costi e benefici in base alle vostre esigenze.
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https://coronado.it/wp-content/uploads/2024/05/Valore.jpg400600Paolo Gentahttps://coronado.it/wp-content/uploads/2015/11/Logo-rosso.pngPaolo Genta2024-05-07 19:38:022024-05-07 22:26:28Il valore di un oggetto prezioso: come saperlo?
Questa volta i protagonisti sono De Beers e la sua parent company Anglo American.
Negli anni molte volte si è parlato di una possibile vendita di De Beer, da parte di Anglo American.
Le motivazioni sono state le più disparate:
per far cassa
per ristrutturare un settore non più strategico
per non affrontare le cicliche crisi di domanda e offerta del settore dei diamanti
per scappare da un settore definitivamente compromesso dai diamanti sintetici
A rendere ancora più nebulosa la situazione Anglo American ha ricevuto, pochi giorni fa, una curiosa offerta di acquisto: ben 36 miliardi di euro da parte di BHP, un colosso minerario a livello planetario.
L’offerta è stata rifiutata sdegnosamente dichiarando che sottovalutava pesantemente il reale valore di Anglo American.
Questo anche se rappresentava un premio del 31% rispetto all’ultima chiusura di borsa e del 78% rispetto al valore medio degli ultimi 90 giorni.
Che però l’offerta fosse bassa lo si poteva intuire dal balzo del 13% che BHP ha fatto in borsa dopo l’annuncio dell’offerta!
Un balzo che, in termini di capitalizzazione, vale ben 30 miliardi di sterline!
Perché se ne riparla
Le voci per la vendita di De Beer sono tornate recentemente alla ribalta.
Molti si chiedono se il calo dei prezzi del 2023 sia stato solo l’ennesimo ciclo, già visto più volte, oppure se sia il primo segnale di un futuro crollo dovuto all’avvento del sintetico.
Dubbi legittimi, specialmente se si ricorda che a febbraio Anglo American ha svalutato di 1,56 miliardi di dollari il valore contabile di De Beers.
De Beers Exceptional Blue Collection
Questa visione stride con il calibro dei potenziali acquirenti: fondi sovrani e grandi case del lusso.
Mi sembra che queste entità economiche non siano proprio facili da raggirare e che investano solo in settori ampiamente remunerativi.
Basta guardare le performance stellari del gruppo LVMH, giusto per citare il più famoso. Ogni acquisto che ha effettuato si è trasformato in un grande successo.
La mia opinione
A mio modestissimo parere sembra che Anglo American voglia togliersi dai piedi tutti i conflitti aziendali che hanno afflitto De Beers in questi anni. Anche a costo di rinunciare (in cambio di una montagna di soldi) a corposi utili.
Perché in effetti De Beers sta litigando un po’ con tutti.
Litiga con il Botswana per gli accordi minerari, con i Sightholders che lavorano in perdita e con giganti come HB (forse il maggiore grossista di diamanti di Anversa).
Per la cronaca: De Beers è controllata al:
45% da Anglo American
40% da Central Holdings (controllata a sua volta dalla famiglia Oppenheimer, fondatrice nel 1917 di Anglo American)
15% dalla Repubblica del Botswana.
De Beers e il mercato
Comunque, pur in mezzo a tutte queste incognite, De Beers continua a restare fedele alla sua tradizione di regolatore del mercato.
Dopo aver analizzato le condizioni economiche mondiali la sua risposta a guerre, tassi, borse da record e agli elevati stock dei grossisti è stata di ridurre la produzione di 3.000.000 di ct.
Questo vuol dire che nel 2024 estrarrà “solo” tra 26 e 29.000.000 di carati invece dei previsti 29/32.000.000. Si tratterà comunque di un ribasso attorno 10%!
Questa operazione servirà non tanto a evitare cali di prezzo piuttosto permetterà al mercato di riassorbire il surplus generato nei mesi passati.
Pink Jubilee
Scenari futuri: De Beers e non solo
Come sempre non ho la sfera di cristallo. Posso solo basarmi sui segnali di mercato e sulle informazioni disponibili.
Sembra che il mondo del diamante sia sotto attacco su più fronti. Molti pensano addirittura che i topi stiano abbandonando la nave prima del proverbiale naufragio.
Tuttavia mi sembra assurdo dare per spacciato un settore nel quale sono stati investiti decine di miliardi di dollari e che ne vale circa 100 (solo per la parte lusso)!
Le ristrutturazioni aziendali sono sempre esistite, e a volte anche delle grandi aziende muoiono ma quasi mai è il settore a sparire.
Cosa dire, per esempio, del fatto che mentre l’oro è ai suoi massimi storici molte miniere siano in vendita? Chi mai venderebbe una miniera quando il metallo costa oltre 70 €/g? L’oro sta forse per non valere più nulla?
Anche se De Beers dovesse sparire non è affato detto che spariscano i diamanti: le miniere continuano ad esistere e le gemme continuano ad essere desiderate.
Certamente si dovranno valutare le conseguenze sui prezzi ma credo che l’eventuale assenza di un gigante come De Beers porterà a un sano riaggiustamento del mercato, a vantaggio della merce di qualità.
Sarà un caso che da tempo indirizzi i miei clienti verso i diamanti colorati oppure su pietre bianche con sconti importanti?
Mentre i diamanti colorati sono immuni a queste vicende quelli bianchi, se comprati bene, vi permetteranno di attendere l’esito del conflitto senza troppi rischi e senza aver rinunciato ad un’opportunità.
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https://coronado.it/wp-content/uploads/2024/05/De-Beers-e1714729732949.jpg403600Paolo Gentahttps://coronado.it/wp-content/uploads/2015/11/Logo-rosso.pngPaolo Genta2024-05-03 15:13:192024-05-03 15:13:23De Beers in vendita: vero, falso, ma soprattutto perché?
Diamanti e cioccolato sono un’accoppiata inconsueta, tranne quando si incontrano all’interno della stessa famiglia.
Se state leggendo questo articolo è abbastanza evidente quale sia il mio lavoro. Quello che non potete sapere è che mia moglie lavora presso un importatore del “cibo degli Dei”, il cioccolato!
I nostri amici hanno sempre scherzato su questa strana coppia di lavori, tanto che, quando ho aperto la mia azienda, uno dei nomi in ballo era proprio “Diamonds & Chocolate”.
Siccome non opero negli States ma in Italia, dove le regole sul commercio dell’alimentare sono molte e complesse, ho preferito non causare dubbi e optare per Coronado, in omaggio al parco naturale a Sud Est di Tucson dove ho deciso di svolgere questo lavoro.
Il cioccolato però è rimasto sempre nell’aria, solitamente come regalo per i miei clienti, a volte come caso di studio.
E proprio come caso di studio lo userò oggi.
Sul mercato dei derivati la materia prima, il cacao, è arrivato a costare quasi 10.000 $ a tonnellata, ben più del rame.
Se consideriamo che lo scorso anno era già cresciuto del 70% e da gennaio ha guadagnato un altro 135% è facile intuire che natura (pessimi raccolti) e speculazione (che tanto ha fatto lo scorso anno) non sono i soli responsabili.
La cosa incredibile è che questo rialzo sembra auto alimentarsi senza alcuna ragione apparente.
Le vere ragioni di questo rialzo forse sono nascoste nella miscela esplosiva di:
condizioni climatiche (pessime)
funghi e parassiti (in abbondanza e assai dannosi)
speculazione (tanta)
maldestri tentativi di molti operatori di lucrare sulla situazione (avidità)
domanda finale (rinuncereste mai all’uovo a Pasqua?).
Proprio come nella “tempesta perfetta” a volte molte cause si incontrano, nella giusta sequenza e intensità per generare un disastro.
La reazione di una parte del mercato è di rivolgersi ai surrogati per risparmiare sul cacao, un po’ come ha fatto Pietro Ferrero nel 1946 inventando la Nutella: il cacao scarseggiava ed era caro quindi vai di nocciole! Il resto è storia.
Temo che oggi si andrà su ben altri surrogati e che il gusto al quale sono affezionato diventerà, purtroppo, sempre più raro.
Ma cosa centra l’amato cioccolato con i diamanti? Più di quanto ci si possa aspettare, se non altro per le dinamiche.
Se da un lato è vero che i diamanti non si coltivano (almeno quelli naturali) dall’altro tra l’embargo alla Russia (primo produttore mondiale), l’ammodernamento degli impianti estrattivi e l’esaurimento di molte miniere l’offerta si è contratta ai livelli del 2009, con un calo di oltre il 30% rispetto al picco del 2017.
È anche vero che dopo gli aumenti record del biennio 2021/2022 i prezzi hanno ripiegato ma principalmente per i diamanti bianchi.
I diamanti rosa, per esempio, dal 2000 hanno visto crescere le loro quotazioni del 500%.
Courtesy of Sothebys Ct.133.03, Fancy Vivid, Vs2
I diamanti gialli, ormai dati per giunti al capolinea della loro corsa, sono di nuovo sotto i riflettori.
The Cullinan Blue – Ct. 15.10
Dei diamanti blu meglio non parlare: sono saliti su un razzo molti anni fa e sono inavvicinabili, a meno di avere un budget decisamente molto elevato (si parla di centinaia di migliaia di euro, come minimo, per una pietra appena valida).
Nel mercato dei diamanti sembra quindi che le tensioni si esprimano più con una rotazione tra i diversi settori piuttosto che con una fiammata dei prezzi.
Come per il cioccolato anche qui speculazione e scelte sbagliate hanno lasciato il segno: abbagliate dalla fiammata post covid molte aziende sono cresciute troppo, spesso contraendo debiti con le banche.
L’incertezza economica derivata dal costo dell’energia e dai tassi (per tacere del resto) è stata la classica ciliegina: improvvisamente il giocattolo si è rotto e la giostra si è fermata.
O forse no?
La domanda per la gioielleria classica si è ridotta molto mentre quella per le pietre particolari è addirittura cresciuta.
Si parla di una nuova attenzione dei clienti che, pur cercando pietre che possano diventare gioielli gradevoli, sono molto sensibili all’aspetto investimento.
Gli operatori aspettano che l’onda passi ma quelli più attenti individuano le occasioni da cogliere oggi.
Le fasi di mercato non sono una novità, per moltissime ragioni sono connaturate con il comportamento umano. L’importante è non fissarsi ma perseguire i propri obbiettivi con la giusta flessibilità.
Non esistono solo i diamanti bianchi, tagliati a brillante: esistono altri colori e altri tagli, tutti bellissimi.
Un ulteriore vantaggio dei tagli diversi dal rotondo è che hanno un listino a parte, inferiore anche del 40% rispetto a quello per i tagli brillante.
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Che i mercati si muovano secondo cicli è cosa ampiamente nota. Le bolle speculative invece, così come le opportunità, a volte si riconoscono solo a posteriori.
Neppure il settore dei preziosi si sottrae a questa regola non scritta.
Circa 15 anni fa il mercato ha spostato i suoi riflettori dalle pietre colorate ai diamanti, prima su quelli bianchi, poi su quelli colorati.
Foto: Sotheby’s – ct. 102.39 D/Fl
In effetti è stata colta una grossa opportunità visto che il colore aveva fatto molta strada e i diamanti promettevano performance notevoli.
Il tempo ha dato quasi interamente ragione a questa visione ma la pandemia ha creato una situazione particolare.
I diamanti bianchi hanno fatto un percorso da manuale. Dopo i record di prezzo post covid hanno stornato parte della crescita fatta e sembrano ora pronti a ripartire.
Rubini, zaffiri e, parzialmente, gli smeraldi invece, dopo aver condotto un’esistenza lineare dal 2007 al 2020, improvvisamente hanno deciso di prendere un razzo ed entrare in orbita.
6.29 ct Zaffiro di Ceylon con 2.27 ct. diamanti.
By Gabriel Angulo
Opportunità o bolla?
Molti fattori concomitanti hanno portato a queste performance, facendo raddoppiare in due anni i prezzi per i rubini di qualità e triplicare quelli degli zaffiri più pregiati.
Pochi hanno fiutato l’opportunità e ancor meno sanno se questa sarà una bolla o il preludio di nuove incredibili performance.
Prima di loro già tutte le altre pietre di colore, dalle acquemarine ai topazi, dalle tormaline agli opali, avevano imboccato un percorso di crescita che negli anni le aveva proiettate a livelli di prezzo mai visti.
L’unica costante che ho trovato è la ricerca della qualità assoluta che è diventata più che maniacale.
Le leggi di mercato, tra speculazioni, oscillazioni di domanda e offerta e “problemi” geopolitici, basterebbero a spiegare il perché di tanto interesse.
Tuttavia la vera differenza è nata dalla richiesta di pietre perfette e non trattate, che sono rarissime.
Le cause
Facciamo un passo indietro: anche se la natura fa meraviglie siamo convinti di saper fare di meglio e quindi abbiamo inventato molti processi per “migliorare” quello che troviamo sulla terra.
Per le gemme, quando non ne troviamo di abbastanza belle, abbiamo imparato a trattarle per renderle più colorate, trasparenti o pure.
Rubini e zaffiri vengono ormai tutti trattati termicamente per saturarne il colore (e questo è l’unico trattamento accettato dal mercato) o migliorarne la purezza.
Alcuni vengono invece scaldati insieme a materiale vetroso colorato che, fondendosi, riempie le fratture, ma qui entriamo in un altro mondo e, a mio parere, si rovinano le gemme anziché migliorarle.
Il processo termico esiste in natura. Si misura in tempi geologici e non industriali, ma lascia tracce ben diverse nelle gemme, creando le meraviglie che collezionisti e investitori oggi cercano.
Credo che questo interesse per la qualità sia un effetto collaterale della bolla dei diamanti sintetici.
Invece di scoraggiare i clienti ha portato una sensibilità maggiore verso le cose più belle, perfette e naturali.
Gli effetti
Se da un lato non ci sono problemi di approvvigionamento o di prezzo per le pietre trattate termicamente (e considerate normali sul mercato) dall’altro sono sparite le pietre non trattate.
I maggiori grossisti mondiali prima ne vedevano 7 / 8 alla settimana, adesso sono contenti quando ne vedono una al mese!
Naturale che con queste premesse i prezzi siano esplosi. Credo tuttavia che questa sia un’opportunità e non solo una bolla.
Certamente un acquisto fatto oggi esige cautela ma la ricerca della qualità assoluta è ormai una tendenza consolidata da anni.
A quanto pare i tentativi di imitazione e di miglioramento delle gemme hanno avuto un triplice effetto.
Se da un lato hanno permesso a un segmento del mercato di comprare pietre esteticamente belle a prezzi contenuti, facendo anche abbassare anche i prezzi delle pietre naturali omologhe, dall’altro hanno spinto il segmento più attento verso la qualità senza compromessi.
Sembra che gli acquirenti che considerano le gemme non solo un magnifico oggetto ma anche un investimento invece di farsi spaventare da trattamenti e pietre sintetiche si affrettino ad accaparrarsi le migliori pietre naturali disponibili.
In finanza questo si chiama fly to quality e indica un comportamento valido anche in economia: in momenti di incertezza e turbolenza ci si rifugia nella qualità.
È un comportamento che paga sempre perché ci permette di guardare alle mode e alle operazioni commerciali con la consapevolezza che loro “passeranno”, la qualità invece sarà sempre desiderata.
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https://coronado.it/wp-content/uploads/2024/01/Orecchini-zaffiro-e1706610334313.jpg647600Paolo Gentahttps://coronado.it/wp-content/uploads/2015/11/Logo-rosso.pngPaolo Genta2024-01-30 14:48:362024-01-30 14:48:39Cicli di mercato, bolle e opportunità
Diamanti coltivati, diamanti sintetici, diamanti artificiali, diamanti cresciuti in laboratorio.
Le operazioni di “marketing semantico” sono servite per creare una lucrosa speculazione per l’ennesimo sostituto delle pietre naturali ma non sono bastate per costruire un mercato stabile.
Ho iniziato 6 anni fa a scrivere su questo argomento e, nel tempo, le previsioni si sono realizzate.
Riassunto delle puntate precedenti
Per trasparenza vi lascio i link ai miei articoli:
Non credo di essere un veggente, semplicemente a furia di vedere bolle e speculazioni ho imparato a riconoscerle da lontano.
A chi tocca il cerino?
Oggi il bubbone è scoppiato ma rischia di far ancora male a qualcuno.
I diamanti sintetici al momento vengono acquistati al 2% del valore dell’omologo naturale.
Si parla di decine di dollari al carato, raramente di centinaia, ben lontani dai prezzi del naturale.
Walmart, la famosa catena americana vende un solitario da 3 ct., colore F/G e purezza Vs1/Vs2 (e già ci sarebbe molto da dire su una classificazione così ampia) per 2.975 $ mentre Blue Nile di Signet vende un 3 ct., G/Vs1 per 8.190$.
Per Blu Nile si parla di circa il 10% del valore del naturale mentre per Walmart si parla del 4%, ovvero da 2 e 5 volte il costo della pietra.
Non male come utile, vero?
Soprattutto se si pensa che si sta comprando un oggetto replicabile all’infinito e quindi privo di un qualunque valore intrinseco.
Epilogo
Il problema è che molti commercianti continuano a quotare i diamanti sintetici in funzione dei diamanti naturali, vendendo al cliente l’idea di concludere un buon affare (cosa vera, ma non per il cliente).
Dopo i primi fallimenti di aziende che vendevano solo sintetici e la chiusura del programma DeBeers per gli anelli di fidanzamento con pietre “cresciute in laboratorio” quale coniglio zoppo uscirà dal cappello per far sopravvivere ancora un po’ questo mercato?
Un cliente non va illuso (e tantomeno raggirato), decide lui quanto vuole spendere.
Esistono diamanti naturali (e molte altre pietre) per tutte le tasche, e sono tutte belle e ottime soluzioni per i vostri desideri.
Comprereste mai una stampa di Marilyn per 3.900.000 $ o di un Magritte per 1.600.000 $ (il 2% del loro ultimo prezzo d’asta)?
Ecco, chi compra diamanti sintetici fa di peggio, solo che non se ne accorge.
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