Dazi: cosa possiamo imparare
Come ho scritto nel precedente articolo la conseguenza più pericolosa dell’assurda politica americana sui dazi è il danno alla fiducia.
Abbiamo costruito un mondo dove ci siamo abituati a credere quasi a tutto.
Un mondo dove chi urla più forte ha ragione, indipendentemente dal fatto che, magari, stia dicendo enormi sciocchezze.
Tuttavia non ci eravamo accorti che alcune regole restavano scritte dentro di noi a prescindere dagli eventi.
Una di queste riguarda la fiducia, specialmente quando questa ci tocca il portafoglio.
Se ne stanno accorgendo, in modo diverso, moltissime persone in tutto il mondo:
- Gli americani si stanno rendendo conto che aver insultato i propri creditori con un linguaggio da bullo e aver portato accuse fasulle per giustificare un tentato furto non è stata proprio una mossa geniale.
- Il resto del mondo sta iniziando a mandare un messaggio “sommesso”. Io alleggerisco le mie posizioni su di te, o ti dai una calmata o vediamo dove vai da solo.
La situazione è certamente molto più complessa ma, per ora, bastano un paio di linee guida.
Gi americani hanno avuto un piccolissimo assaggio di cosa capita quando si gioca con il dazi. Il mercato ha risposto, chiaro e forte, suonando la sveglia.
Le conseguenze
Il dollaro ha infranto quota 1,12 ed è arrivato a 1,14, perdendo oltre il 10% da inizio anno. I tassi sul debito stanno crescendo, invece di calare come sperava Trump.
Ciliegina finale il geniale presidente imprenditore si è accorto che, se non toglieva i dazi sull’elettronica, avrebbe ottenuto:
- una gravissima carenza di prodotti
- un impulso inflattivo “sgradevole”
- probabilmente avrebbe rivissuto un nuovo assalto a Capitol Hill e non con l’esito che sperava 4 anni fa.
Ovviamente non si è smentito e ha fatto passare quest’ennesimo voltafaccia per una gentile concessione verso la Cina, per di più temporanea.

Vogliamo poi notare che siamo anni luce oltre la turbativa dei mercati?
Non conosco un termine (usabile in società) per definire quello che sta facendo Trump.
La cosa più civile che posso scrivere è che, con il suo comportamento, ha rotto il giocattolo lasciando le conseguenze agli altri.
Cosa imparare dai dazi
In attesa della candidatura al Nobel per l’economia per il Presidente americano mi sono accorto che questa situazione ne rispecchia un’altra che mi tocca, professionalmente, molto più da vicino.
Anche se il mondo dei diamanti e dei preziosi in generale è strettamente correlato con l’andamento economico (ne parlavo nel mio articolo di febbrario) questo non basta a spiegare il calo dei prezzi e dei volumi avvenuto negli ultimi due anni e mezzo.
L’ho realizzato pienamente analizzando la reazione dei mercati alle mosse di Trump.
Ebbene i dazi del mio settore sono stati i diamanti sintetici.
Nello specifico è stata la folle idea di farli passare come sostituti economici dei diamanti naturali.
Quelli che lo hanno proposto hanno letteralmente segato il ramo su cui stavano seduti.
I sintetici esistono da un oltre un secolo. Già due millenni fa si parlava di come trattare le pietre per simularne altre ma mai si era provato a venderle come sostitute, eticamente migliori e indistinguibili, delle pietre naturali.
Rubini, zaffiri e quarzi sintetici sono diventati utilissimi per la tecnologia moderna e non hanno minimamente intaccato il mercato delle pietre naturali.
Per i diamanti sintetici (senza i quali non esisterebbero molti prodotti d’avanguardia) invece qualche genio ha pensato di fare il colpaccio vendendoli come la panacea a tutti i mali, presunti, delle pietre naturali.
In realtà si era accorto che il sintetico costava pochissimo ed era rivendibile con margini enormi. Peccato che questa, a mio parere, si chiami truffa!
Un copione già visto
Ed ecco perché, oltre a tutte le naturali reazioni a quanto è successo (e sta succedendo) nel mondo si percepisce una nuova nota: lo scetticismo.
I clienti si sono giustamente sentiti presi in giro e hanno messo in dubbio tutto il settore.
Esattamente come quando le banche hanno provato a vendere i diamanti al 250% del loro valore.
I clienti se la sono presa non (solo) con le banche ma con i diamanti, così come oggi non se la prendono solo con i venditori disonesti ma mettono in discussione il prodotto.
Questo offre un’altra spiegazione ai grafici sui prezzi dei diamanti naturali.
Le pietre più grandi non hanno risentito di questa crisi, sia perché i loro acquirenti non erano interessati ai sintetici, sia perché, essendo più informati e attenti li hanno riconosciuti subito per quello che erano: una bufala.
Anche se già molto tempo fa avvertivo del rischio di acquistare sintetici, adesso mi resta il difficilissimo compito di recuperare la fiducia di chi ha creduto a questi venditori di fumo.
Alla prossima,