Aste e diamanti: guida per il successo!

Partecipare alle aste di gioielli e diamanti e fare il colpo del secolo. Trovare il pezzo raro, pagarlo poco e realizzare una piccola fortuna rivendendolo. Questa è per molti la visione delle aste!

Nel bene e nel male, calza alla perfezione per un certo numero di esse, principalmente quelle collegate alle vendite giudiziarie o ai banchi dei pegni.

Tuttavia in queste aste si trovano un’infinità di oggetti ma raramente sono delle buone opportunità, i pezzi migliori sono i primi ad andarsene e seguono altre strade.

 

Esiste infatti un altro tipo di aste dove l’aria che si respira è decisamente più piacevole:

 

sono le aste internazionali, principalmente di Christie’s e Sotheby’s.

Si tengono a New York, Londra, Hong Kong e Ginevra, sono l’appuntamento mondiale per il lusso e per le vere opportunità, sia per gli acquirenti che per i venditori.

Qui si possono trovare diamanti colorati e pezzi davvero unici destinati a diventare icone mondiali del lusso.

Christie’s ci fornisce  due magnifici esempi:

  • Un diamante bianco da ct. 20,47, D/If, tipo IIa, venduto a New York il 12 giugno scorso per 2.700.000 $.
  • Un gioiello disegnato da Moussaieff con una goccia fancy vivid blue, If, da ct. 8,01, un fancy intense pink da ct. 1,6 e un diamante bianco da ct. 0,35 venduto a Hong Kong il 29 maggio per 20.500.000 $.

Per noi comuni mortali c’è comunque da imparare molto da queste aste, principalmente gli errori da evitare per non sbagliare l’investimento.

 

Pezzi importanti sono restati invenduti, come quest’anello con un diamante fancy blue, Vvs2, da ct. 14,15 che è rimasto da Sotheby’s a Hong Kong senza neppure avvicinarsi alla stima di 6 – 7.700.000 $.

Le cause? Fluorescenza elevata e non gradita, specialmente in oriente, oppure un colore non così saturo da farvi innamorare o, più semplicemente, una stima sbagliata.

 

Evitati gli errori, ecco l’opportunità

 

acquistare una pietra di pregio che arricchisca il proprio patrimonio e che possa essere rivenduta con profitto.

In barba alle politiche di marchio e al consumismo in questo settore il mantra è rappresentato da qualità, rarità e bellezza.

Chi ha seguito queste regole ha spesso fatto affari d’oro, stabilendo prezzi record.

Sempre Sotheby’s ha venduto lo scorso aprile a New York quest’anello con un fancy intense blue da ct. 3.47 per 6.700.000 $, polverizzando la stima di 2 – 2.500.000 $.

Diventa quindi importante conoscere bene il mercato per scegliere oculatamente.

Quando concludiamo accordi lavorativi siamo definiti professionisti se utilizziamo le competenze di esperti e tecnici per evitare trabocchetti o problemi futuri, perché dovrebbe essere diverso nella nostra vita privata?

Il mio compito è proprio far luce su questo mondo affascinante per permettervi, se lo vorrete, un acquisto o una vendita in totale serenità.

Paolo Genta

Photo courtesy of: Christie’s and Sotheby’s

gioielli

Moda, gioielli e scherma!

L’idea di un servizio fotografico che unisse moda, sport e gioielli mi è arrivata da Barbara Odetto.

Il suo grande intuito ha anticipato addirittura la famosa maison Dior! Infattti poche settimane dopo si è saputo della sua sfilata alla Paris Fashion Week con capi ispirati alla scherma.

Grazie a Michele Torella, le atlete dell’ Accademia Scherma Marchesa hanno indossato le mie creazioni e gli abiti di Atelier Beaumont.

Devo ammettere che è stato bello vederle posare dove si allenano duramente trasformando per un giorno la pedana in passerella.

Sempre solari e allegre nel backstage, determinate in pedana come in passerella, hanno dato un volto nuovo ai gioielli che indossavano.

Questa per me è stata l’ennesima prova che un gioiello è un pezzo unico, legato alla personalità di chi lo indossa, diverso per ognuno e sempre nuovo.

Hanno portato con eleganza sia oggetti sontuosi sia creazioni pensate per essere indossate sempre, non solo in occasioni particolari.

Ecco cosa hanno indossato per me

La ricchezza ha molte forme

La moralità della ricchezza

Parlare di ricchezza e morale non è proprio semplice ma è molto utile. Per farlo mi serve una piccola introduzione.

Cosa capita quando migliaia di persone sono raggiunte da un tuo articolo sui diamanti acquistati in banca? Sei contento, ovvio, molto contento!

Anche Google Analytics ti dice che parecchie centinaia di loro hanno dedicato del tempo per leggerti ed è inutile nasconderlo: fa piacere.

 

La cosa che però mi ha colpito di più sono stati i commenti di tre lettori

 

  • State alla larga dai diamanti
  • Un campo di grano per me vale più di un kilo d’oro
  • Nella foto vedo solo 12 bambini morti e sangue a fiumi

 

Li riporto integralmente per trasparenza visto che ho dovuto cancellarli dalla pagina Facebook perché lo scambio con i lettori, anche se civile e corretto, era pesantemente fuori tema e non volevo scatenare sterili polemiche.

Quello che mi sembrava trasparire da questi commenti era una specie di avversione per l’idea stessa di ricchezza, come se possederla fosse una cosa immorale ed usarla per un bene di lusso fosse una colpa pesantissima.

Il primo commento è il più semplice e lineare: un lettore ha condiviso il mio articolo con un lapidario “state alla larga dai diamanti”. Lecito e rispetto la sua opinione!

Lo spirito dell’articolo tuttavia era di informare le persone cadute nella “trappola” dei diamanti venduti in banca sulle possibili soluzioni al loro problema e non allontanarle da un’opportunità di investimento.

 

La scelta di investire in diamanti era corretta, l’errore è stato fidarsi delle persone sbagliate.

 

La colpa di questo errore non è certo stata dei clienti ma di chi, tramite una comunicazione al limite del truffaldino, li ha illusi.

Più interessante è il secondo commento, in sintesi il lettore sosteneva che un campo di grano ha un valore reale, concreto, può sfamarti mentre un diamante o l’oro sono beni eterei, privi di utilità concreta.

Non volendo causare una disputa infinita tirando in ballo Marx e la proprietà dei mezzi di produzione mi limito ad osservare che

 

senza altri elementi anche un campo di grano è inutile

 

Per farlo fruttare servono lavoro, strumenti, animali o macchine, mulini e forni, panettieri e trasportatori ed infine commercianti. Ed in tutti questi passaggi serve l’altra faccia della ricchezza: il denaro.

Possiamo voler accorciare la filiera, eliminare i ricarichi assurdi, valorizzare il lavoro manuale a discapito di quello più mentale o d’ufficio ma sono ormai millenni che l’idea bucolica di una vita semplice a contatto con la natura non funziona. Almeno non per una società complessa come la nostra.

Nel bene e nel male ci siamo evoluti da semplici cacciatori e raccoglitori a ciò che siamo oggi perché migliaia di generazioni hanno prodotto un surplus che ha permesso a qualcuno di studiare e migliorare la comunità e se stesso.

 

La ricchezza non è né buona né cattiva, è l’uso che se ne fa a sancirne la differenza

 

Non possiamo fare a meno del denaro: dovrebbe essere un mezzo e non un fine ma è anche la misura di tutto quello che ci circonda.

Da sempre l’uomo ha cercato di proteggere le sue risorse per difendersi da un futuro incerto o per garantirsi una vecchiaia serena.

Il problema nasce quando si inizia a giudicare come e dove una persona investe il frutto del suo lavoro.

 

Perché investire in un immobile, in un’obbligazione o in un diamante dovrebbe essere meno nobile o socialmente utile che investire in un campo di grano?

 

In ogni caso partecipo al sistema economico ed aiuto il lavoro di altre persone.

Non giustifico certo gli sprechi, gli abusi e gli sfruttamenti né la concentrazione assurda della ricchezza ma l’idea romantica della semplicità e del valore della natura è, purtroppo, pura demagogia.

Spesso siamo fuorviati da un mare di informazioni che ci piovono addosso. Siamo indotti a credere a realtà fittizie. Un esempio per tutti: ultimamente si vedono pubblicità che declamano un grano antico molto pregiato, il grano Senatore Cappelli…

Notizia errata: il Senatore Cappelli non è un grano “antico” ma il capolavoro di Nazzareno Strampelli, forse uno dei più grandi genetisti italiani.

È stato creato tramite ibridazione all’inizio del ‘900, raddoppiando la resa per ettaro. Quanto studio, quante risorse , quanto lavoro intellettuale c’è dietro questo successo? Quanta ricchezza è servita per renderlo possibile?

Se il deputato del Regno Raffaele Cappelli non avesse avuto un campo da prestare a Strampelli per il suo esperimento quanti italiani avrebbero sofferto la fame nei decenni successivi?

Ricchezza ed etica possono e devono crescere insieme

Diamanti etici, simbolo della ricchezza

Ed eccoci all’ultimo commento, quello che sembra il più brutale di tutti e che pesa come una lapide. Anche qui la realtà è leggermente diversa: nel 2002 è stato istituito il Kimberley Process proprio per impedire il commercio dei diamanti che non rispettano precisi standard etici.

Per esperienza diretta questo sistema funziona meglio di altri che  accettiamo quotidianamente e che garantiscono la qualità del cibo, la sicurezza dei prodotti o limitano l’inquinamento.

 

Lo sfruttamento di altri esseri umani, adulti o bambini che siano, uomini o donne è terribile. A prescindere dal settore nel quale sono sfruttati

 

È mio preciso dovere  non trattare i “conflict diamonds” ma demonizzare l’intero settore è ipocrita. L’industria dei diamanti fornisce un reddito vitale a interi stati.

Sarebbe magnifico vedere solo bambini che giocano e studiano ma la piaga dello sfruttamento non è generata dai diamanti, nasce qui in occidente dalla nostra avidità.

Pensate alle miniere necessarie per ottenere i minerali vitali per gli smartphone oppure ai vestiti “made in Italy” cuciti in Bangladesh, per tacere sullo smaltimento dei rifiuti: quanti bambini ci lavorano? Eppure non vedo la stessa indignazione contro i cellulari e i vestiti o un maggiore impegno per sporcare di meno.

Cerchiamo di essere sinceri: chi si ricorda dei bambini italiani che pochi decenni fa si spaccavano la schiena nei campi e nelle stalle per sopravvivere? Vi ricordate le loro foto mentre, anneriti, consegnavano il carbone nelle case?

È molto difficile scrivere di moralità e ricchezza perché purtroppo abbiamo quotidianamente sotto gli occhi situazioni tragiche nelle quali l’abuso della ricchezza causa danni ingenti. Quello che invece tendiamo a sottovalutare sono le situazioni, infinitamente più numerose, nelle quali la ricchezza viene correttamente impiegata e contribuisce al benessere di tutti.

Sono le persone che sfruttano le altre persone, la colpa non è dei prodotti. E se una persona lavora onestamente, paga le tasse e desidera acquistare un gioiello, un vestito, un’opera d’arte o un altro bene, anche solo per il suo piacere, non fa un torto a nessuno.

Paolo Genta

 

La carta d'indentità di un diamante

Vero o falso? Il dilemma dei diamanti sintetici

Lo scorso ottobre ho scritto un articolo sui diamanti sintetici e qualche giorno fa ho avuto modo di ascoltare le impressioni di alcune persone che lo avevano letto.

È stata una grande opportunità perche ho capito di aver trascurato un aspetto importante: la percezione dei diamanti sintetici da parte dei clienti.

L’argomento principale della conversazione riguardava proprio i dubbi sulla possibilità di riconoscerli e i dubbi ancora più grandi sulla professionalità dei venditori che affermavano che era impossibile distinguerli senza costosissime analisi.

Iniziamo con un’affermazione importate:

 

I diamanti sintetici sono riconoscibili

 

Anche se chimicamente uguale ai diamanti naturali i sintetici sono costruiti in laboratorio dall’uomo.  E proprio la mano dell’uomo lascia tracce fisiche e chimiche che ne permettono l’identificazione. Allora perchè i clienti hanno questa paura?

Semplice: perchè non hanno tutte le informazioni necessarie per fugare i loro dubbi.

Esistono strumenti capaci di individuare senza errori le pietre artificiali ma, essendo molto costosi, sono usati solo dagli istituti gemmologici.

Ed ecco la soluzione: acquistare pietre certificate. Sembra un suggerimento banale ma non lo è.

Quando vado a comprare un qualunque oggetto io per primo mi servo da chi, per esperienza, reputazione o passaparola, mi ispira fiducia. Se non ho informazioni sul venditore allora chiedo una garanzia (e spesso la chiedo comunque!).

Il mio ragionamento è semplice: sono disposto a spendere del denaro per un oggetto ma solo se corrisponde a quanto promesso dal venditore.

Perchè per un diamante o un gioiello dovrebbe essere diverso? I sintetici e le contraffazioni esistono in tutti i campi. Non per questo smettiamo di comprare cibo, vestiti, oggetti, viaggi. Abbiamo imparato a fare attenzione e a valutare i venditori.

Nella stessa conversazione si parlava del dubbio sull’autenticità del certificato. “E se poi mi rifilano un certificato falso?”

Anche in questo caso la tecnologia ci aiuta:

 

I certificati si possono controllare online.

 

È un servizio offerto dai tre istituti gemmologici più famosi: Igi, Gia e Hrd. Ogni loro certificato ha un numero. Per sapere se è originale basta collegarsi al sito, inserirlo e verificare che le informazioni siano le stesse del cartaceo.

Ecco i siti dove verificare: IGIGIAHRD

Potete inserire il numero di un certificato già in vostro possesso oppure verificare i seguenti:

  • IGI 296721306: ct. 2.12, colore G, purezza VVS1
  • GIA 2185421482: ct. 8.49, colore D, purezza FL
  • HRD 170003127741: ct. 4.36, colore N-O, Purezza VS2

L’ultimo dubbio è il costo. Non è necessario accendere un’ipoteca e spesso il costo del certificato è ampiamente ripagato dalla certezza sulle caratteristiche del diamante.

Il primo certificato che vi ho indicato è relativo ad una pietra che, al cambio attuale, ha un prezzo di circa € 42.000, la sua certificazione è costata € 400: meno dell’1% del valore!

Avere dubbi è naturale, spesso è anche sano perchè ci porta alla prudenza ma le risposte esistono e, se voglio conquistarvi come clienti, devo darvele. Adesso voi sapete cosa chiedere.

Paolo Genta

La perfezione della sfera

La sfera è un simbolo che troviamo ovunque! Emblema di perfezione è stata usata nei campi più diversi: archittettura e religione, nel linguaggio e nell’arredamento.  È un simbolo del potere, ha ispirato molte fiabe e senza di essa le arti divinatorie non esisterebbero.

Amo le sfere in minerale non per la loro simbologia ma per la purezza della forma che permette alla bellezza della pietra di emergere.

 

Una sfera è perfetta, la sua forma non ci distrae mentre ammiriamo il colore e il materiale

 

Anche questi oggetti preziosi esistono in mille colori e i disegni che si scoprono durante il taglio sono affascinanti. Le sfere di minerali sono come i cristalli di neve, non ne esistono due uguali!

Una magnifica sfera in Charoite

Dalla gelida Siberia una sfera in Charoite, una pietra già famosa all’estero per il suo viola unico.


Una rara sfera in sandstone

Simile alla pietra paesina questa Sandstone ha un diverso contenuto in silice che la rende ruvida al tatto. I suoi disegni sono magnifici

Possono essere un’idea originale per un regalo o per dare un tocco di colore alla nostra scrivania, per collezionare l’arcobaleno o per illuminare con i loro riflessi un angolo di casa. Ne esistono in tutte le dimensioni, da pochi centimetri fino ad quasi due metri di diametro!

Molte aziende hanno usato queste sfere giganti come sculture per dar lustro alle loro sedi: montate su un cuscino ad acqua ruotano lentamente come dei pianeti e sono ipnotiche.

Per sapere se il vostro colore preferito è disponibile basta una mail, se non lo troverete subito nel nostro assortimento potrete scegliere il minerale che preferite per ottenere la vostra sfera perfetta.

Paolo Genta

Design: l’evoluzione di un’idea!

La base del design deve essere un’idea! Questa a volte nasce timidamente, altre volte è un’ispirazione folgorante. Può arrivarci da una conversazione, da un panorama, da un momento o un’emozione particolari.

Bisogna mantenere la mente aperta altrimenti le idee ci sfioreranno solo senza mettere radici.

E poi? Come le facciamo crescere? Cosa serve per trasformarle in creazioni di successo?

Fino a oggi la mia azienda ha sempre puntato sulle pietre preziose come protagoniste dei gioielli. Con il nuovo anno ho deciso di studiare nuove forme da realizzare solo con il metallo, non importa che sia oro, platino o argento. Sarà una nuova collezione con al centro le idee e le forme.

 

Semplicità e design: se un’idea è buona non serve complicarla

 

L’eleganza di una nuvola stilizzata

Il design ha reso la nostra nazione famosa nel mondo, poi lo abbiamo eccessivamente esaltato a scapito della sostanza. Credo sia importante recuperare la giusta dimensione delle cose dove il design torni a essere il vestito di un’idea concreta.

Un filo d’oro, mille forme

Fedele alla filosofia del tailor made questi gioielli sono pezzi unici, nati da un’ispirazione e realizzati per soddisfare la personalità del cliente. I prossimi potrebbero essere bracciali e collane, da dove arriverà il suggerimento questa volta?

Paolo Genta

Arte e gioielli

L’arte è l’anima di un gioiello, solo gli artisti sanno trasformare un pezzo di pietra in qualcosa di vivo.

 

I capolavori nascono quando si è ispirati dal fuoco della passione.

 

la stessa che mi spinge a scegliere le pietre più particolari e a disegnare gioielli che riflettano i gusti del cliente.

Appena ho visto questa scultura sono rimasto a bocca aperta per la bravura della tagliatrice e per la bellezza dell’opera. Anche il nome è evocativo: Fire and Ice!

La base, il ghiaccio, è realizzata con 224 ct di quarzo ialino, la fiamma è composta da 89 ct di quarzo ametista e citrino.

Solo con l’unione di tecnica e arte si possono creare gioielli ricchi di fascino e personalità. La loro forma può anche essere quella di una scultura: un piccolo oggetto iconico che ci ricordi la passione per la bellezza che arde in tutti noi.

Il dono che riceviamo dall’arte è proprio questo: la possibilità di godere delle emozioni racchiuse in un oggetto altrimenti freddo.

Mi piace che anche degli artigiani italiani si avvicinino ai tagli fantasia, creando magnifiche gemme. Mi piacerebbe poter creare un gioiello interamente “Made in Italy”, purtroppo la domanda ancora bassa limita l’offerta di gemme tagliate in Italia.

Il mio sogno nel cassetto è che, anche grazie ad articoli come questo, sempre più persone apprezzino e chiedano gemme come queste permettendo ai tagliatori italiani di esprimere tutta la loro fantasia.

Spero che questo sogno contagi anche voi!

Paolo Genta

Diamanti sintetici: sono un pericolo?

Spesso sentiamo parlare di diamanti sintetici come di una minaccia che distruggerà il mercato dei diamanti.

È già successo in passato, si è cercato di sostituire i diamanti naturali con altri minerali trasparenti, con vetri e cristalli, con la Moisanite e con il “cubic zirconia”, pietre create in laboratorio che hanno penalizzato i magnifici zirconi naturali anzichè che i diamanti.

Oggi è il turno dei diamanti sintetici. La tecnologia permette di costruirne di magnifici a costi inferiori alle pietre naturali.

 

Allora perchè non sfondano sul mercato?

 

Perchè anche se è sempre più diffusa la cultura dell’imitazione tutti noi siamo stregati dal fascino dell’autentico. Per quanto ci piaccia apparire la nostra passione più profonda si ferma dove sente il vero. Può essere irraggiungibile ma lo ammiriamo, gli diamo valore e ci attira.

Victoria’s Secret Fantasy Bra 2012 – Model: Alessandra Ambrosio

Anche un colosso mondiale come Victoria’s Secret ha scelto di mettere sul suo iconico “Fantasy Bra” pietre colorate e diamanti rigorosamente naturali.

Famosi gioiellieri, case di moda prestigiose e tutte le aziende del lusso spesso usano pietre coreografiche anche se di modesto valore ma non cedono mai alla lusinga dei diamanti sintetici.

I clienti li percepirebbero come dei falsi, delle imitazioni che sminuiscono la soddisfazione dell’acquisto.

La tentazione di comprare un diamante sintetico è frenata dalla certezza che non sarà mai rivendibile. La possibilità di essere scoperti se lo si fa passare per naturale aumenta con le dimensioni della pietra.

Il pensiero poi va subito al prezzo ma la triste sorpresa è che anche se meno costosi (circa il 35% in meno) delle gemme naturali i diamanti sintetici non sono certo regalati.

Spesso vengono proposti come tali altre pietre che imitano il diamante.

Il vero pericolo è l’uso di questi sintetici per i pavè. Immaginate quanto è difficile valutare l’autenticità di tutti i diamanti di quest’anello…sono centinaia!

Questo però è il mio compito: selezionare lotti di diamanti non solo belli ma tutti naturali per poter costruire gioielli realmente autentici e garantire a voi la tranquillità dell’acquisto.

Lo scrivo spesso: non è necessario spendere un capitale per un gioiello. L’importante è scegliere qualcosa di bello e autentico.

Chiamiamo gioiello un oggetto vero che ci sappia emozionare. Anche se monta pietre comuni devono essere naturali altrimenti qualcosa in noi ci avverte che stiamo sbagliando.

Paolo Genta

Il valore della fiducia si costruisce

Il valore del cliente perfetto

Individuarlo è un’operazione di marketing vitale, il suo valore è inestimabile. Conoscerlo è il sogno di imprenditori e professionisti. Servirlo e soddisfarlo certifica una carriera costruita con serietà.

Per conquistarlo io per primo devo offrire alcuni servizi che sono anche i diritti del cliente:

  • Informazione: adeguata alle domande, veritiera ed esaustiva.
  • Qualità: la migliore possibile per il budget che mi viene dato.
  • Convenienza: la concorrenza di prezzo esiste quindi devo affrontarla.

E il cliente? Quali obblighi ha? Pochi in effetti ma importanti. Il principale è quello di saper cosa chiedere.

Sembra strano ma questo punto davvero strategico spesso viene affrontato con gravi errori di comunicazione.

Le domande classiche sono: qual è il valore di questa pietra? Quanto vale?

Sono poche parole apparentemente innocue che hanno causato problemi a non finire.

Questo perché chi deve rispondere spesso non resiste alla tentazione di spandere letame su lavoro altrui andando così a ingrossare le fila di chi giura che se solo lo avesse saputo prima avrebbe fatto lo stesso lavoro per la metà.

Frase pronunciata sempre dopo che il lavoro lo ha già fatto qualcun’altro, mai quando gli è richiesto un preventivo.

La domanda giusta dovrebbe essere: quanto mi costa questa pietra?

La differenza tra valore e costo è abissale:

  • Quando fornisco un prezzo comunico che ho realmente la merce richiesta e che accetto di cederla per l’ammontare dichiarato.
  • Se parlo di valore comunico un importo slegato sia dalla reale disponibilità del bene sia dalla mia intenzione di venderlo a quel prezzo.

Chi mi segue da più tempo avrà intuito che quanto sopra è frutto di un’esperienza diretta con un cliente che si è sentito truffato a causa di una maldestra valutazione.

In breve e senza facili polemiche: diversi anni fa ho contattato un imprenditore edile per un lavoro e, per coincidenza, nella stessa occasione l’imprenditore ha deciso di acquistare una pietra per la moglie.

Ci accordiamo per un generoso sconto reciproco e, entrambi soddisfatti, concludiamo l’accordo. Il lavoro edile viene effettuato, la pietra consegnata.

Il problema è nato quando un collega, interpellato dagli acquirenti, ha dichiarato: “il valore di questa pietra non è nemmeno la metà di quanto avete pagato”.

Avrei sperato che il mio cliente chiedesse subito: “Lei quindi dice che mi può vendere una pietra identica a questa a meno della metà?”

Invece si è precipitato da me e, arrabbiatissimo, mi ha chiesto legittime spiegazioni.

Anni di esperienza mi hanno insegnato che fornirle in prima persona sarebbe stato inutile e controproducente.

Quindi davanti al cliente ho chiamo il mio fornitore e, in vivavoce, ho spiegato la situazione. La risposta è stata lapidaria:

  • Ritira la pietra e restituisci il denaro.
  • Condizione: di al cliente che compri dal collega tutte le pietre disponibili, al prezzo indicato nella valutazione, sarò felice di riacquistartele subito con una provvigione del 20%.

Ero certo della qualità della pietra venduta e della convenienza del prezzo nonché dell’infondatezza della valutazione (ovviamente non scritta) ho quindi girato l’offerta all’imprenditore.

Rassicurato dalle spiegazioni ha deciso di tenere la pietra.

Ironia della sorte il lavoro edile commissionato ha presentato dei difetti e quindi la necessità di una riparazione secondo la garanzia prestata.

Dopo un’iniziale disponibilità a risolvere il problema, mille telefonate e appuntamenti saltati come da previsioni e da manuale salta fuori il problema: “Io non lavoro né riparo gratis! Con quella pietra mi hai fregato, ho chiesto anche ad un altro e mi ha confermato che vale la metà!”.

Farò finta di non notare l’uso strumentale di un presunto problema per non prestare la garanzia dovuta e continuerò ad attendere le valutazioni scritte o la restituzione della pietra con le sostitute a metà prezzo o l’incontro con i colleghi per sentire le loro opinioni.

L’insegnamento da trarre è semplice: un cliente ha molti diritti ma ha anche dei doveri.

Se avete dei dubbi che non ho saputo fugarvi allora prima dell’acquisto, confrontate il mio preventivo con chi preferite.

Ma non chiedete il valore, che non è impegnativo, chiedete il prezzo per una pietra con le stesse caratteristiche e lo stesso certificato. Solo allora potrete scegliere al meglio.

Il cliente perfetto non è quello che paga e non “rompe” e neppure quello che non ti fa perdere tempo con mille domande.

È quello che sa cosa vuole e se non è sicuro non ha paura di chiedere, è quello che fa i giusti confronti prima e non dopo l’acquisto, è colui che se riceve un’informazione troppo bella per essere vera è abbastanza smaliziato da intuire che probabilmente non è vera.

Saggezza popolare diceva: chi ha il sospetto ha il difetto. Come sempre il valore di questa esperienza è inestimabile.

Paolo Genta