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L’eterna attesa

Ho passato gli ultimi quattro mesi nell’attesa di capire da che parte avrebbe tirato il vento della commedia sui dazi.

Non ci sono riuscito perché, come vi raccontavo nello scorso articolo, l’originale metodo comunicativo di Trump ha raggiunto almeno un obbiettivo.

Ha convinto il mondo che, in attesa della nuova puntata del suo personalissimo show, tutto può andare avanti come prima.

A patto di passare il tempo a immaginare i possibili scenari della sua prossima sparata.

Non è certo una situazione che giovi a economia e politica ma è quella nella quale viviamo.

Purtroppo la situazione va presa molto seriamente perché questa commedia ha risvolti concreti sulla vita di molti.

La situazione attuale

A inizio agosto speravamo che, secondo uno dei tanti proclami trumpiani, saremmo arrivati al dunque.

Inutile dire che così non è stato: a fronte di dazi medi al 15% sull’acciaio sono arrivati al 50% e le esenzioni coprono i beni che interessano gli States, non quelli che avremmo voluto tutelare noi.

E continuiamo a raccontarci che è stato un buon accordo e stiamo trattando per migliorarlo.

In realtà ci siamo fatti spennare…

Che l’Europa non sia la Cina è abbastanza evidente ma la nostra eterna attesa va oltre il ridicolo.

È inutile sottolineare che, per decenni, abbiamo appaltato molte produzioni in estremo oriente e ricerca, sviluppo, alta tecnologia e difesa agli Stati Uniti.

Quello che è fatto è fatto, l’importante è cosa fare ora.

Cambiare rotta richiederà moltissimo tempo oltre a una coesione che non sappiamo neppure immaginare.

Quale futuro?

Intanto Trump sta già pensando a una nuova tosata sulle regole dell’high tech e sta continuando a espandere il suo potere cercando di portare sotto il suo controllo la FED.

Continuerà fino a che i suoi stessi cittadini non si opporranno.

Perché è così che funziona la democrazia: oltre alle regole e alla separazione dei poteri la variabile più importante sono le persone.

Trump continuerà a fare quello che sta facendo (e tanto altro che vorrebbe fare), sfruttando o ignorando le pieghe della legge, fino a che un numero sufficiente di persone non diranno basta (obbligandolo a rispettare le leggi).

Il problema è che il presidente americano è bravissimo a interpretare e stuzzicare i sogni proibiti del suo elettorato, specialmente quelli che riguardano la folle propensione al consumo, la presunta superiorità americana rispetto al resto del pianeta e l’ovvia avidità che non guasta mai.

È un teatrino che ho visto molte volte, anche nel mio settore, come per la “saga” delle tormaline Paraiba.

Il caso Paraiba

Scoperte nello stato brasiliano di Paraiba (da cui il nome) sono delle normali tormaline che però contengono rame e manganese.

Questo dona loro una trasparenza e una luminosità uniche ed eccezionali.

Inutile dire che sono diventate velocemente tra le gemme più desiderate (e care) del mercato.

Anni dopo, in Nigeria, sono state trovate tormaline con le stesse caratteristiche, vendute come “Paraiba” a una frazione del prezzo brasiliano, scatenando un putiferio legale sulla titolarità del nome e sulla presunta superiorità della merce brasiliana.

Era ovvio che i brasiliani si “risentissero”: riuscivano a vendere in monopolio, a 200/500 volte il prezzo delle normali tormaline, una gemma meravigliosa guadagnando cifre importanti mentre i nigeriani, leggermente meno avidi, si accontentavano di guadagnare 50/100 volte il prezzo delle tormaline classiche.

Tormalina Paraiba

Il caso si è sgonfiato (con una sonora sconfitta per il Brasile), quando qualcuno si è accorto che le tormaline Paraiba brasiliane e nigeriane erano chimicamente e fisicamente identiche

Semplicemente arrivavano dallo stesso giacimento di formazione separato dalla deriva dei continenti!

Siccome il fato non difetta di ironia pochi mesi dopo la storica e definitiva sentenza sono state scoperte altre di queste favolose gemme in Mozambico, dall’altra parte dell’Africa ma ormai il monopolio era stato rotto.

Così come gli americani, che consumano senza freni e poi si lamentano per la bilancia commerciale, anche i brasiliani si sono sentiti derubati dai cattivi africani che hanno avuto il coraggio di cercare, trovare, tagliare e vendere (a molto meno) le stesse pietre, spesso anche più grandi e più belle.

Vi ricorda nulla?

Il limite del potere

Presto vedremo altri scontri nei tribunali americani, fino alla Corte Suprema.

Tramite le sentenze su dazi, immigrazione e quant’altro, ci sarà un solo obbiettivo: stabilire il limite del potere presidenziale.

Come scrivevo ad aprile i dazi hanno minato la fiducia portando il mondo a dubitare, tra l’altro, della solidità del debito americano.

La FED, come organismo indipendente dal governo, ha sempre garantito i titoli che rappresentano questo debito.

Vi immaginate le conseguenze di una FED sotto controllo governativo che cambia i tassi o che acquista titoli del debito secondo le istruzioni della Casa Bianca?

Quale credibilità avrebbe ancora il dollaro come valuta di riserva?

In una situazione così complessa, mutevole e instabile si può solo navigare a vista con tutta la prudenza del caso.

Prudenza che richiede la consulenza di professionisti preparati per ogni settore nel quale si desidera investire, per non prendere la proverbiale “sola” scambiandola per opportunità (che ci sono, sempre).

Se siete curiosi di conoscere le opportunità nel mondo delle gemme preziose dovete solo contattarmi.

Alla prossima,

Paolo Genta

Diamanti fancy: come reagiscono?

Come reagiscono i diamanti fancy in questa fase di mercato rispetto ai diamanti bianchi?

I diamanti fancy sono pietre che si rivolgono ad una clientela particolare, non solo per disponibilità economica ma anche per visione strategica. Sono considerati asset di lungo o lunghissimo periodo.

Tra le altre cose sono molto più rari dei diamanti bianchi. Hanno un colore ipnotico e, negli ultimi decenni, hanno avuto una dinamica dei prezzi decisamente positiva.

Nulla tuttavia è immune al mercato e anche loro, negli ultimi anni, si sono dovuti confrontare con le tante crisi.

Diamanti colorati
Christie’s Perfect Palette

Secondo la Fancy Color Research Foundation (FCRF) nel 2024 sono calati, mediamente, di appena il 2.2%

La causa è stata la flessione del lusso e le incertezze socioeconomiche che ne hanno rallentato la domanda.

Ma anche qui il dato complessivo nasconde realtà diverse.

Mentre i fancy gialli hanno perso anche un 5,6% e i blu hanno perso circa l’1,8%, i rosa hanno limato un marginale 0,8%.

Colore a parte, le pietre più grandi sono calate meno (se non cresciute leggermente) mentre quelle più piccole (e abbordabili) hanno perso qualcosa in più, anche se ben lontano dal crollo patito dal bianco.

Per esempio un fancy giallo intenso di 5 ct. ha perso solo lo 0,7% rispetto al 5,6% medio della categoria dei gialli.

I rosa più belli e grandi sono cresciuti tra lo 0,7% e l’1,4%.

Questo è ciò che è successo lo scorso anno ma questi beni sono da valutare su un orizzonte più ampio.

L’FCRF ha iniziato a raccogliere i dati nel 2005 e, da allora, i diamanti gialli sono cresciuti del 50%, i blu del 244% e i rosa del 394%.

Come si vede la qualità ha pagato piuttosto bene.

Se vi piacciono gli argomenti che tratto iscrivetevi alla mia newsletter: avere tempestivamente le giuste informazioni potrebbe esservi molto utile.

Alla prossima,

Paolo Genta

Prezzi dei diamanti: cosa è cambiato.

I prezzi dei diamanti hanno avuto, negli ultimi due anni, cali importanti, tuttavia per capire il quadro complessivo bisogna estendere il campo di analisi almeno fino al 2020.

Il Covid è stato lo spartiacque tra un “prima”, che conoscevamo abbastanza bene e che non ci sorprendeva troppo, e un “dopo” nel quale ci siamo scoperti molto vulnerabili.

Il mercato dei diamanti, bianchi in questo caso, ha avuto movimenti che non si vedevano dagli anni ’70 del secolo scorso con gli shock petroliferi e le crisi inflattive.

Analizzando le quotazioni da inizio 2020 fino a oggi notiamo alcuni trend importanti dei prezzi:

  • Un grosso rialzo fino a marzo 2022
  • Un naturale (e moderato) storno nei mesi successivi
  • Un calo marcato nel 2023 e 2024

Il tutto favorito dal cambio $/€ che è passato da oltre 1,11 a 1,03/1,04 di oggi.

I prezzi nell’area Euro

Come è noto, un’immagine vale più di tante parole: nel grafico che segue vi indico le variazioni di prezzo dei diamanti, divisi per classi di peso, tra il 2020 e oggi. È incluso il cambio $/€.

In blu è indicata la variazione complessiva, in verde gli aumenti della prima fase e in rosso i cali dell’ultimo biennio.

La cosa che salta all’occhio è che la concentrazione della ricchezza non è solo un’ipotesi ma una realtà.

Mentre le pietre tra il mezzo carato e il caratoabbondante” hanno perso circa il 25% del loro valore, quelle oltre i 2 ct. hanno avuto un incremento, che nella fascia oltre i 3 ct. ha superato il 20%.

Per trasparenza e precisione questa è la tabella con le variazioni esatte dai listini Rapaport tra gennaio 2020, marzo 2022 e gennaio 2025.

Variazione % quotazioni per classi di peso (€)

Ct2020-20222022-20252020-2025
0,30 – 0,394,05%-16,36%-13,39%
0,40 – 0,494,46%-16,83%-13,59%
0,50 – 0,695,44%-24,46%-20,92%
0,70 – 0,893,92%-23,42%-21,02%
0,90 – 0,997,11%-23,46%-18,69%
1,00 – 1,498,70%-26,68%-21,22%
1,50 – 1,9922,36%-18,86%-1,56%
2,00 – 2,9924,04%-14,05%6,01%
3,00 – 3,9921,18%-1,99%18,78%
4,00 – 4,9916,72%5,08%22,76%
5,00 – 5,9920,01%2,67%23,44%
10,00 – 10,9917,29%2,62%20,53%

La cosa importante da notare è che non sono cambiati i diamanti offerti, è cambiata la domanda.

Il grosso del mercato, che comprava pietre fino a 0,90 ct., e la famosa classe media che si spingeva fino al carato e mezzo, hanno dovuto fare i conti con l’inflazione.

Come sappiamo sono stati conti salati che hanno fatto ridurre la domanda di questa tipologia di pietre in modo drastico. Da qui il calo delle quotazioni.

D’altra parte chi è invece riuscito ad incrementare la propria ricchezza, o ne possedeva già una consolidata, ha fatto aumentare la domanda di pietre grandi che, essendo più rare, hanno un’offerta rigida.

Da qui la crescita rilevante delle quotazioni.

La situazione per chi usa i dollari

Infine la rivalutazione del dollaro ha favorito, per noi Europei, questi movimenti ma anche se guardiamo il grafico quotato in dollari, pur vedendo valori mediamente più bassi, avremo la stessa tendenza.

Il mercato americano ha sempre comprato pietre più appariscenti, quindi la classe “di svolta”, la prima ad aver incrementato il valore, è quella dei 3 ct. mentre per noi erano i 2 ct.

La musica tuttavia è la stessa: le pietre grandi hanno incrementato i prezzi, e in modo sostanziale.

Ecco i dati grezzi del grafico in dollari:

Variazione % quotazioni per classi di peso ($)

Ct2020-20222022-20252020-2025
0,30 – 0,393,70%-28,11%-24,60%
0,40 – 0,494,80%-27,09%-24,83%
0,50 – 0,695,86%-33,93%-30,40%
0,70 – 0,893,60%-31,48%-27,93%
0,90 – 0,997,43%-32,17%-27,52%
1,00 – 1,498,15%-35,58%-28,12%
1,50 – 1,9921,14%-27,57%-9,48%
2,00 – 2,9923,05%-22,19%-2,35%
3,00 – 3,9920,32%-11,23%10,38%
4,00 – 4,9916,68%-4,14%14,67%
5,00 – 5,9919,30%-6,62%15,53%
10,00 – 10,9915,57%-6,60%11,68%

Tuttavia c’è una tipologia di diamanti che non ha subito questo destino. Si tratta dei diamantiOversize”.

Sono le pietre di poco inferiori alla cifra tonda inferiore di ogni classe, come le 0,95 – 0,99 ct. rispetto alla classe 1,00 – 1,50 ct. o le 1.45 – 1.49 ct. rispetto alle classe 1,50 e 1,99 ct.

Se volete saperne di più su queste pietre leggete il mio articolo.

Brevemente vi rivelo che, anche se sono calate, hanno perso molto meno della media, in alcuni casi sono addirittura cresciute.

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Alla prossima,

Paolo Genta

Il rubino, il re delle gemme

Quando si parla del rubino spesso lo si considera “solo” un comprimario, insieme a smeraldo e zaffiro, alla corte di Sua Maestà il diamante.

In realtà, nel variegato mondo delle pietre preziose, il rubino è un protagonista assoluto.

Non solo per il suo colore iconico ma per la sua rarità.

Mentre per comprare un diamante, uno zaffiro o uno smeraldo perfetti bastano semplicemente molti soldi, per comprare un rubino perfetto, oltre ad un budget adeguato, prima lo si deve trovare.

Negli anni 60 e 70 del novecento le fonti principali erano la Thailandia e la Cambogia ma le loro miniere sono praticamente esaurite. Stessa sorte è capitata a quelle in Kenya e in Malawi.

Oggi le maggiori fonti di rubini sono in Birmania e in Mozambico.

Mentre la prima, con una giunta militare al governo e le miniere in esaurimento, fornisce pochissimo materiale, è il Mozambico a doversi sobbarcare praticamente l’intera domanda mondiale.

Domanda che resta alta contro un’offerta fisicamente limitata.

Quanto è raro un rubino?

rubino

Geologicamente i rubini vengono rinvenuti in sacche isolate all’interno dei potenziali giacimenti, è quindi assai difficile programmarne la produzione, che risulta molto costosa.

Trovare poi gemme grandi non è facile, le pietre oltre i 3 ct. non sono comuni e le carature maggiori sono delle vere rarità.

Quanto costa un rubino?

Si parte dalle centinaia di Euro al carato per arrivare alle decine di migliaia!

I prezzi poi hanno un andamento esponenziale: una pietra da 10 ct. costa dal 50 al 70% in più rispetto a una da 9 ct.

Nell’ultimo anno i prezzi del grezzo sono cresciuti del 30%, aiutati anche dalla nuova politica di vendita ad aste sigillate.

Oggi ci sono solo due società venditrici, che consorziano anche i piccoli minatori, e preparano lotti fissi di pietre che gli acquirenti possono solo scegliere se acquistare o no.

Se da un lato questo permette di avere pietre di ogni qualità e una remunerazione più equa lungo tutta la filiera, dall’altro rende inevitabilmente più costose le pietre pregiate.

L’investimento

Ecco perché il rubino è il re delle pietre preziose, perché è bello, raro, prezioso e desiderato.

È una gemma che ha tutti gli ingredienti necessari per essere un ottimo investimento.

Ovviamente bisogna saper scegliere, tra i molti certificati esistenti, quelli con la miglior reputazione, accettati ovunque.

Guidarvi in questa scelta è una parte importante del mio lavoro. L’altra è fornirvi la gemma più adeguata ai vostri desideri.

Il mercato dei rubini, come quello di tutte le gemme di qualità elevata, non sfugge al trend dominante in tutti i mercati: i clienti target sono le persone ricche o molto ricche, tramite continui rialzi dei prezzi si punta solo al top.

Capisco la scelta di marketing, ma non la condivido.

È certamente la scelta vincente per pochi marchi con un elevato branding ma non tutti possono o dovrebbero farla.

Rubino

Marchi come Cartier, Louis Vuitton o Bulgari sono unici ma anche loro, di fianco alle linee esclusive per pochi fortunati, offrono prodotti accessibili a diversi segmenti di clientela.

Purtroppo in molti (troppi) credono di avere un branding unico ed esclusivo mentre, in realtà, stanno solo cercando di marginare il più possibile a danno del cliente finale.

Avere una clientela molto facoltosa è certamente il sogno di imprenditori e commercianti e non nascondo che piacerebbe anche a me averne qualcuno in più.

Tuttavia ne percepisco anche il rischio: oltre a non essere strutturato, come azienda, per avere solo quel target di clientela, so che basta un cambiamento di moda per portarti dal successo più sfrenato al fallimento in brevissimo tempo.

Fortunatamente il mercato delle gemme di qualità, pur essendo di nicchia, offre anche un’opportunità unica: è ancora possibile trovare gemme magnifiche, a prezzi accessibili, che vi permettano di investire in un settore che ha visto performance davvero interessanti.

Quale futuro?

Questa è da sempre la domanda più delicata! Sarà sempre e solo il mercato a decretare il successo o il fallimento di un investimento, ma sta a noi scegliere i “cavalli migliori”, basandoci non sulla pancia ma sulle migliori informazioni disponibili.

Le informazioni oggi ci dicono che

  • Le gemme di qualità sono sempre più ambite, che siano diamanti colorati, rubini o altro si cerca sempre di più il meglio.
  • Il meglio è disponibile ma ad un prezzo sempre più elevato.
  • È ancora possibile trovare gemme accessibili che un domani ci riserveranno grosse soddisfazioni
  • Le occasioni ci sono ma bisogna coglierle, quando quasi mai ritornano.

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P.s.: volete saperne di più sui rialzi del mercato e sulle performance di questi investimenti? Allora vi suggerisco di leggere due miei articoli di gennaio 2024 e gennaio 2021: “Cicli di mercato, opportunità e bolle” e “Tutti i colori del diamante

Alla prossima,

Paolo Genta

Il valore di un oggetto prezioso: come saperlo?

Molti possono essere i motivi che ci portano a voler sapere il valore di un oggetto prezioso:

  • Il desiderio di assicurarlo.
  • Una ripartizione tra eredi o tra i figli.
  • La volontà di venderlo.
  • Un rimborso dopo un furto in banca.

Cosa si intende per valore

Valore
Braccialetto Tennis con diamanti naturali

Lo scoglio più grande è capire cosa si intende per “valore”.

Per il cliente spesso comprende anche il valore affettivo, certamente rilevante e degno di rispetto ma, purtroppo, esclusivamente personale.

Poi c’è la tipica valutazione basata sul “quanto l’ho pagato” e anche questa può essere fuorviante.

Ne parlavo già nel 2017 nell’articolo “Il valore del cliente perfetto” dove affrontavo lo stesso argomento da un diverso punto di vista.

Per capire meglio la differenza tra prezzo e valore basta pensare al prezzo di vendita di un qualunque capo griffato se confrontato con il suo costo di produzione.

Pur considerando una lauta e legittima remunerazione per la filiera spesso il prezzo è molte volte superiore al costo (occasionalmente anche decine di volte).

Il valore del marketing

È successo anche nel mio settore: alcuni anni fa delle procaci ballerine, rese famose da una nota trasmissione satirica di Canale 5, hanno fatto da testimonial ad una nota casa di gioielli in acciaio.

Tutto perfettamente legittimo e molti hanno acquistato questi oggetti pubblicizzati come gioielli.

Anni dopo alcuni si sono rivolti a me per venderli e la delusione è stata grande: a fronte di un prezzo pagato di molte centinaia di euro la perizia spesso non raggiungeva i 50 euro.

Perizia e valutazione sono termini spesso usati in modo improprio da chi vuole sapere il valore dei preziosi.

Facciamo chiarezza

Diamo qualche noiosa definizione tecnica:

  • La perizia è un processo, dettagliato e complesso, che analizza tutte le componenti di un oggetto prezioso per determinarne, secondo criteri oggettivi, un valore di mercato.
  • La valutazione invece serve per determinare un prezzo massimo, minimo o anche solo sperato, al quale vendere un oggetto.

Un semplice esempio: un diamante può avere un valore di stima di 10.000 €.

Ma può essere valutato anche 15/20.000 € se si pensa ad un’asta o se lo si vuole comprare in un negozio.

Può anche arrivare a 100.000 € se, per esempio, è un oggetto da collezione appartenuto ad un personaggio famoso!

Perché tutta questa differenza?

È la somma di servizi, utile e tasse, tranne che per gli oggetti da collezione dove vigono regole e follie diverse.

Facciamo un calcolo a ritroso: abbiamo comprato il diamante dei nostri sogni in un negozio a 20.000 € ma, dopo l’acquisto decidiamo di sottoporlo a perizia e scopriamo che il valore è la metà.

Tolta l’iva il prezzo scende a poco meno di 16.400 €, tolte le tasse sull’utile (per comodità sogniamole solo al 50%) restano 13.200 €: 10.000 per il fornitore (e ricomincia il calcolo a ritroso) e 3.200 di utile per l’ultimo venditore.

Cosa ne pensate?

È tanto, poco, giusto?

  • Per il fisco vuol dire che il venditore ha evaso il 6.800 €: non ridete, dopo esserci passato posso garantirvi che è così e che c’è solo da piangere.
  • Per il cliente dell’esempio è da ladri: “Io, con i Btp, guadagno il 3-4% lordo in un anno e tu, in 10 minuti, oltre il 30%? Sì, mi è stato detto anche questo.
  • Sempre per il cliente, ma da venditore dell’oggetto, magari ereditato: “allora se la stima è 10 e in gioielleria si vende a 20 “noi vendiamolo a 19 e siamo a posto”.

In quest’ultimo caso nascono le situazioni più interessanti: Ma “Noi” i “19” come ce li spartiamo?

Li vuoi tu o è previsto anche qualcosa per me che ho “solo” la struttura, l’esperienza e il cliente?

Cito una risposta che mi è stata data: “ma sì dai, facciamo 20 così un millino esce anche per te! E non mi dire che farai veramente la fattura”!

Inutile dire che non ho trattato la vendita, salvo poi rivedere tempo dopo lo stesso oggetto in mano al nuovo proprietario che lo aveva acquistato per 9.500 €.

Soluzione

Prima si deve decidere cosa si vuole fare e poi si può scegliere tra perizia e valutazione.

Per esperienza nel 99% dei casi la perizia è l’unico valore corretto da considerare:

  • È l’unico accettato dalle assicurazioni, sia in stipula che in rimborso e spesso vale più della fattura di acquisto.
  • È il valore più sensato per non farsi illusioni sul quanto si può realizzare.
  • È il giusto valore anche tra eredi e, se usato insieme alla sacra regola che “uno fa le parti e l’altro sceglie”, evita qualunque discussione.
  • Permette di ripartire equamente i beni tra i figli.

Nel rimanente 1% dei casi aggiungo alla perizia una mia valutazione sull’eventuale surplus realizzabile e in quali condizioni.

Sembra scontato dirlo ma è importante che le perizie siano effettuate prima dell’evento che le richiede!

Perché fare perizie su oggetti che non si hanno fisicamente in mano è difficile, a volte impossibile.

Quindi, anche se ha un costo, è indispensabile far periziare gli oggetti prima dell’eventuale furto per il quale si richiede il rimborso, magari ad una banca che farà di tutto per limitare le perdite.

Sono a vostra disposizione sia per perizie che per valutazioni, e grazie alla rete di collaborazioni costruita negli anni posso curare per voi anche le perizie presso i laboratori più quotati al mondo.

Tutto il percorso inizia sempre nello stesso modo: una vostra telefonata per fissare un appuntamento, magari con un caffè, per parlare della strada migliore per ottimizzare costi e benefici in base alle vostre esigenze.

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Alla prossima,

Paolo Genta

De Beers in vendita: vero, falso, ma soprattutto perché?

Questa volta i protagonisti sono De Beers e la sua parent company Anglo American.

Negli anni molte volte si è parlato di una possibile vendita di De Beer, da parte di Anglo American.

Le motivazioni sono state le più disparate:

  • per far cassa
  • per ristrutturare un settore non più strategico
  • per non affrontare le cicliche crisi di domanda e offerta del settore dei diamanti
  • per scappare da un settore definitivamente compromesso dai diamanti sintetici

A rendere ancora più nebulosa la situazione Anglo American ha ricevuto, pochi giorni fa, una curiosa offerta di acquisto: ben 36 miliardi di euro da parte di BHP, un colosso minerario a livello planetario.

L’offerta è stata rifiutata sdegnosamente dichiarando che sottovalutava pesantemente il reale valore di Anglo American.

Questo anche se rappresentava un premio del 31% rispetto all’ultima chiusura di borsa e del 78% rispetto al valore medio degli ultimi 90 giorni.

Che però l’offerta fosse bassa lo si poteva intuire dal balzo del 13% che BHP ha fatto in borsa dopo l’annuncio dell’offerta!

Un balzo che, in termini di capitalizzazione, vale ben 30 miliardi di sterline!

Perché se ne riparla

Le voci per la vendita di De Beer sono tornate recentemente alla ribalta.

Molti si chiedono se il calo dei prezzi del 2023 sia stato solo l’ennesimo ciclo, già visto più volte, oppure se sia il primo segnale di un futuro crollo dovuto all’avvento del sintetico.

Dubbi legittimi, specialmente se si ricorda che a febbraio Anglo American ha svalutato di 1,56 miliardi di dollari il valore contabile di De Beers.

De Beers
De Beers Exceptional Blue Collection

Questa visione stride con il calibro dei potenziali acquirenti: fondi sovrani e grandi case del lusso.

Mi sembra che queste entità economiche non siano proprio facili da raggirare e che investano solo in settori ampiamente remunerativi.

Basta guardare le performance stellari del gruppo LVMH, giusto per citare il più famoso. Ogni acquisto che ha effettuato si è trasformato in un grande successo.

La mia opinione

A mio modestissimo parere sembra che Anglo American voglia togliersi dai piedi tutti i conflitti aziendali che hanno afflitto De Beers in questi anni. Anche a costo di rinunciare (in cambio di una montagna di soldi) a corposi utili.

Perché in effetti De Beers sta litigando un po’ con tutti.

Litiga con il Botswana per gli accordi minerari, con i Sightholders che lavorano in perdita e con giganti come HB (forse il maggiore grossista di diamanti di Anversa).

Per la cronaca: De Beers è controllata al:

  • 45% da Anglo American
  • 40% da Central Holdings (controllata a sua volta dalla famiglia Oppenheimer, fondatrice nel 1917 di Anglo American)
  • 15% dalla Repubblica del Botswana.

De Beers e il mercato

Comunque, pur in mezzo a tutte queste incognite, De Beers continua a restare fedele alla sua tradizione di regolatore del mercato.

Dopo aver analizzato le condizioni economiche mondiali la sua risposta a guerre, tassi, borse da record e agli elevati stock dei grossisti è stata di ridurre la produzione di 3.000.000 di ct.

Questo vuol dire che nel 2024 estrarrà “solo” tra 26 e 29.000.000 di carati invece dei previsti 29/32.000.000. Si tratterà comunque di un ribasso attorno 10%!

Questa operazione servirà non tanto a evitare cali di prezzo piuttosto permetterà al mercato di riassorbire il surplus generato nei mesi passati.

Pink Jubilee

Scenari futuri: De Beers e non solo

Come sempre non ho la sfera di cristallo. Posso solo basarmi sui segnali di mercato e sulle informazioni disponibili.

Sembra che il mondo del diamante sia sotto attacco su più fronti. Molti pensano addirittura che i topi stiano abbandonando la nave prima del proverbiale naufragio.

Tuttavia mi sembra assurdo dare per spacciato un settore nel quale sono stati investiti decine di miliardi di dollari e che ne vale circa 100 (solo per la parte lusso)!

Le ristrutturazioni aziendali sono sempre esistite, e a volte anche delle grandi aziende muoiono ma quasi mai è il settore a sparire.

Cosa dire, per esempio, del fatto che mentre l’oro è ai suoi massimi storici molte miniere siano in vendita? Chi mai venderebbe una miniera quando il metallo costa oltre 70 €/g? L’oro sta forse per non valere più nulla?

Anche se De Beers dovesse sparire non è affato detto che spariscano i diamanti: le miniere continuano ad esistere e le gemme continuano ad essere desiderate.

Certamente si dovranno valutare le conseguenze sui prezzi ma credo che l’eventuale assenza di un gigante come De Beers porterà a un sano riaggiustamento del mercato, a vantaggio della merce di qualità.

Sarà un caso che da tempo indirizzi i miei clienti verso i diamanti colorati oppure su pietre bianche con sconti importanti?

Mentre i diamanti colorati sono immuni a queste vicende quelli bianchi, se comprati bene, vi permetteranno di attendere l’esito del conflitto senza troppi rischi e senza aver rinunciato ad un’opportunità.

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Alla prossima,

Paolo Genta

Diamonds & chocolate

Diamanti e cioccolato sono un’accoppiata inconsueta, tranne quando si incontrano all’interno della stessa famiglia.

Se state leggendo questo articolo è abbastanza evidente quale sia il mio lavoro. Quello che non potete sapere è che mia moglie lavora presso un importatore del “cibo degli Dei”, il cioccolato!

I nostri amici hanno sempre scherzato su questa strana coppia di lavori, tanto che, quando ho aperto la mia azienda, uno dei nomi in ballo era proprio “Diamonds & Chocolate”.

Siccome non opero negli States ma in Italia, dove le regole sul commercio dell’alimentare sono molte e complesse, ho preferito non causare dubbi e optare per Coronado, in omaggio al parco naturale a Sud Est di Tucson dove ho deciso di svolgere questo lavoro.

Il cioccolato però è rimasto sempre nell’aria, solitamente come regalo per i miei clienti, a volte come caso di studio.

E proprio come caso di studio lo userò oggi.

Sul mercato dei derivati la materia prima, il cacao, è arrivato a costare quasi 10.000 $ a tonnellata, ben più del rame.

Se consideriamo che lo scorso anno era già cresciuto del 70% e da gennaio ha guadagnato un altro 135% è facile intuire che natura (pessimi raccolti) e speculazione (che tanto ha fatto lo scorso anno) non sono i soli responsabili.

La cosa incredibile è che questo rialzo sembra auto alimentarsi senza alcuna ragione apparente.

Le vere ragioni di questo rialzo forse sono nascoste nella miscela esplosiva di:

  • condizioni climatiche (pessime)
  • funghi e parassiti (in abbondanza e assai dannosi)
  • speculazione (tanta)
  • maldestri tentativi di molti operatori di lucrare sulla situazione (avidità)
  • domanda finale (rinuncereste mai all’uovo a Pasqua?).

Proprio come nella “tempesta perfetta” a volte molte cause si incontrano, nella giusta sequenza e intensità per generare un disastro.

La reazione di una parte del mercato è di rivolgersi ai surrogati per risparmiare sul cacao, un po’ come ha fatto Pietro Ferrero nel 1946 inventando la Nutella: il cacao scarseggiava ed era caro quindi vai di nocciole! Il resto è storia.

Temo che oggi si andrà su ben altri surrogati e che il gusto al quale sono affezionato diventerà, purtroppo, sempre più raro.

Ma cosa centra l’amato cioccolato con i diamanti? Più di quanto ci si possa aspettare, se non altro per le dinamiche.

Se da un lato è vero che i diamanti non si coltivano (almeno quelli naturali) dall’altro tra l’embargo alla Russia (primo produttore mondiale), l’ammodernamento degli impianti estrattivi e l’esaurimento di molte miniere l’offerta si è contratta ai livelli del 2009, con un calo di oltre il 30% rispetto al picco del 2017.

È anche vero che dopo gli aumenti record del biennio 2021/2022 i prezzi hanno ripiegato ma principalmente per i diamanti bianchi.

Cioccolato e diamanti

I diamanti rosa, per esempio, dal 2000 hanno visto crescere le loro quotazioni del 500%.

Cioccolato e diamanti
Courtesy of Sothebys
Ct.133.03, Fancy Vivid, Vs2

I diamanti gialli, ormai dati per giunti al capolinea della loro corsa, sono di nuovo sotto i riflettori.

Cioccolato e diamanti
The Cullinan Blue – Ct. 15.10

Dei diamanti blu meglio non parlare: sono saliti su un razzo molti anni fa e sono inavvicinabili, a meno di avere un budget decisamente molto elevato (si parla di centinaia di migliaia di euro, come minimo, per una pietra appena valida).

Nel mercato dei diamanti sembra quindi che le tensioni si esprimano più con una rotazione tra i diversi settori piuttosto che con una fiammata dei prezzi.

Come per il cioccolato anche qui speculazione e scelte sbagliate hanno lasciato il segno: abbagliate dalla fiammata post covid molte aziende sono cresciute troppo, spesso contraendo debiti con le banche.

L’incertezza economica derivata dal costo dell’energia e dai tassi (per tacere del resto) è stata la classica ciliegina: improvvisamente il giocattolo si è rotto e la giostra si è fermata.

O forse no?

La domanda per la gioielleria classica si è ridotta molto mentre quella per le pietre particolari è addirittura cresciuta.

Si parla di una nuova attenzione dei clienti che, pur cercando pietre che possano diventare gioielli gradevoli, sono molto sensibili all’aspetto investimento.

Gli operatori aspettano che l’onda passi ma quelli più attenti individuano le occasioni da cogliere oggi.

Le fasi di mercato non sono una novità, per moltissime ragioni sono connaturate con il comportamento umano. L’importante è non fissarsi ma perseguire i propri obbiettivi con la giusta flessibilità.

Non esistono solo i diamanti bianchi, tagliati a brillante: esistono altri colori e altri tagli, tutti bellissimi.

Un ulteriore vantaggio dei tagli diversi dal rotondo è che hanno un listino a parte, inferiore anche del 40% rispetto a quello per i tagli brillante.

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Alla prossima,

Paolo Genta

Diamanti sintetici: bufala o rivoluzione?

Non ho mai creduto che i diamanti sintetici potessero spodestare le pietre naturali dal podio delle gemme più ambite.

Questo non vuol dire che non possano essere pericolose per il mercato.

A guardare i numeri c’è di che avere paura: De Beers nell’ultimo bilancio ha perso 1.9 miliardi di dollari di fatturato. Un calo del 29% da 6,6 a 4,7 miliardi.

Questo calo è dovuto sia alla prepotente crescita del sintetico ma anche all’avidità di molti intermediari.

Confidando nella costante crescita dei prezzi nel post covid, hanno comprato senza valutazioni strategiche per trovarsi poi pieni di invenduto a causa dalla crisi inflattiva e dei tassi.

Nel B2B si assiste ad un marcato calo di ordini e prezzi per la produzione non di marca, dove l’uso dei diamanti sintetici permette utili elevatissimi.

Tuttavia i prezzi di produzione del sintetico crollano giornalmente.

Ormai ci stiamo avvicinando alle due cifre al carato.

Calano anche i prezzi al dettaglio: nessuno compra sintetici per il magazzino ma solo sul venduto.

Se da un lato la clientela più giovane, americana in particolare, non ha mai pensato ai diamanti in termini di investimento ma solo di apparenza dall’altro molti hanno acquistato sintetici, perché più economici, senza realizzare che il loro valore sarebbe affondato come il Titanic.

Cosa penseranno i clienti che hanno pagato un solitario sintetico 9.000 $ (contro i 12/15.000 dell’omologo naturale), che oggi lo vedono a 2.500 $ e che presto ne costerà 200?

Reciteranno un mea culpa perché hanno creduto ad una bufala, saranno soddisfatti di aver speso meno o se la prenderanno con il mercato?

I numeri del mercato

Dal crollo del Lockdown (20 marzo 2020) al massimo del 4 marzo 2022 i diamanti naturali hanno guadagnato, in media, oltre il 20% per poi perdere quasi il 13% dal picco a oggi.

Tuttavia la media del periodo resta positiva per circa il 7.87%. Ulteriori cali sono possibili ma credo che presto la situazione si stabilizzerà per riprendere il sentiero di crescita.

I diamanti sintetici sono usati in massa per gli accessori nell’abbigliamento, come lo sono stati gli Swarovsky anni fa.

Vengono comprati da clienti che, non potendo o volendo affrontare la spesa di una pietra naturale, anche di bassa qualità, preferiscono il più appariscente sintetico.

Infatti le pietre naturali di bassa qualità sono le più colpite in termini di prezzo.

La solidità dei diamanti naturali

Christies Cullinan Dream

Ho recentemente avuto la prova sia della solidità del mercato naturale che del caro prezzo che si paga se ci si affida a intermediari non professionali:

  • Una pietra, comprata nel lontano 1976 in Israele, certificata Top Wesselton / Vvs2 (F/G – Vvs2 secondo lo standard attuale), è risultata addirittura una E/Vvs2 ed è stata venduta in meno di due settimane con soddisfazione di tutte le parti.
  • Di tre pietre, comprate in banca, per circa 12.000 € due sono state vendute per 1.800 € e la terza non supererà i 2000 €. L’unico prezzo valido è quello di mercato.

Diamanti sintetici: quale futuro?

Personalmente non credo che i diamanti sintetici siano una bufala e neppure una rivoluzione.

Semplicemente sono un altro prodotto, che segue il suo ciclo di vita.

Ma su questo prodotto si sta speculando tantissimo in nome di un grande profitto a breve senza curarsi dei danni al mercato del naturale.

Non sembra neppure un cambiamento nelle abitudini di spesa, se non per la fascia di clientela che preferisce comprare una pietra (artificiale) più grande invece che naturale di qualità (e dimensione) inferiore.

In mezzo a questa lotta i diamanti rosa (e i fancy in generale) sembrano insensibili e proseguono sulla loro strada.

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Alla prossima,

Paolo Genta

Tassi, inflazione e aspettative

Nel celebre film “Il diavolo veste Prada” una glaciale Meryl Streep, parlando di un servizio di moda, liquidava una collaboratrice con un lapidario “Floreale? Per la primavera? Avanguardia pura!”.

Negli anni è diventata una delle mie battute preferite per sottolineare cose ovvie o banali elevate al rango di idee innovative.

Proviamo ad analizzare una cosa ovvia e vediamo se nasconde informazioni importanti.

Inflazione e tassi oggi

La situazione dei tassi di interesse è sotto gli occhi di tutti (questo è stato il nono rialzo consecutivo) e chi paga un mutuo sa molto bene cosa questo significhi.

Anche se l’inflazione sta rallentando, pochi credono che i prezzi scenderanno grazie alla maggior propensione al risparmio prodotta dai tassi elevati a discapito dei consumi.

Molti in realtà credono che i prezzi resteranno alti.

Se andrà bene smetteranno di crescere o ripiegheranno leggermente ma non torneranno ai livelli precedenti.

Si consumerà certamente meno, semplicemente perché non si hanno risorse infinite e, ad un certo punto, si dice basta e si seleziona.

La reale fonte dell’inflazione

In pochi tuttavia si accorgono che la maggior componente dell’inflazione arriva dal lato dei servizi e non dei prodotti.

Le vacanze hanno dato l’ultima botta ai prezzi, in attesa del classico “autunno rovente”.

In questo contesto apparentemente ovvio ci vengono suggerite molte aspettative, dalle più rosee alle più cupe.

Chi suggerisce improbabili tetti ai prezzi (ovviamente partendo da ottobre, ad aumenti già ben consolidati).

Altri propongono la redistribuzione degli extra profitti (ma non hanno fatto nulla per bloccare gli aumenti insensati e ingiustificati che abbiamo subito da quasi due anni (tre se si considera solo l’energia).

Alcuni infine vedono una forte crescita dell’economia che ci permetterà di affrontare il maggior costo della vita.

La mia interpretazione

Quando non riesco ad individuare il futuro più probabile mi rivolgo al passato, in questo caso ai dati Istat sull’inflazione media negli ultimi 70 anni.

inflazione

Alla fine degli anni ’60 l’inflazione è passata da un 1.4% – 2.6% a circa un 5% dei primi anni ’70 per poi esplodere al 19.1% nel 1974 e toccare il 21.2% nel 1980.

Fortunatamente oggi la situazione è molto diversa.

Non si parla più di Italia e di Lira ma di Europa e di Euro, tuttavia mi ricordo gli effetti sui beni di investimento (case, oro, diamanti) e sulla borsa di un’inflazione così elevata.

Le case hanno triplicato i prezzi, idem hanno fatto i diamanti, l’oro è addirittura cresciuto di 17 volte, anche se all’epoca si potevano solo comprare monete d’oro e non lingotti.

Questa volta le cose andranno in modo diverso ma non vedere l’opportunità sarebbe un peccato.

Un possibile futuro

Le case hanno un carico fiscale ben diverso da quello degli anni ’80, gli investimenti in oro sono tassati (al 26% sia sul fisico che sul cartaceo), i diamanti continuano a essere esenti ma risentono maggiormente degli umori del mercato.

Ai clienti che vogliono investire nel mio settore suggerisco di acquistare o diamanti bianchi con particolari sconti oppure diamanti colorati, rosa soprattutto.

Comprare bene serve per ammortizzare eventuali cali nelle quotazioni massimizzando le possibilità di rivendita.

Acquistare un diamante colorato significa salire su un treno che, pur avendo quintuplicato i prezzi negli ultimi 15 anni, sembra avere ancora molta voglia di correre.

In questo caso il mio compito professionale è di razionalizzare l’acquisto eliminando la maggior parte possibile dei costi, accorciare la filiera e minimizzare il rapporto rischio-rendimento.

Come in tutti i settori il risultato lo potrà stabilire solo il mercato ma affrontarlo preparati e con le migliori armi è più “saggio”.

Nuovi servizi

Per eliminare un punto debole dell’investimento in diamanti sto trattando con un broker assicurativo per potervi offrire una polizza contro il furto, a prezzi competitivi, per i preziosi custoditi in cassaforte o in cassetta di sicurezza.

Al momento si parla di un capitale assicurabile tra i 5.000 e i 50.000 € ma sto lavorando per offrirvi polizze ad hoc per importi maggiori o per coprire i rischi fuori dalla cassaforte.

Alla classica domanda “Ma adesso dove li tengo?” rispondo sempre “in cassaforte o banca” e, fino ad ora, non potevo suggerire altre soluzioni.

Con la newsletter di agosto spero di darvi maggiori dettagli e costi precisi.

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Alla prossima,

Paolo Genta

Nel torbido si pesca meglio

Questa splendida foto di Jens Cullmann, vincitrice nel 2022 del World Nature Photography Awards, sintetizza perfettamente cosa sta facendo De Beers oggi parlando di diamanti sintetici.

Lo scorso 23 giugno Il Sole 24ore ha pubblicato un articolo di Sissi Bellomo che titolava “I diamanti naturali deludono e De Beers ora promuove il solitario sintetico”.

È un titolo altisonante, solo parzialmente vero, che tuttavia non svela fatti ben più complessi.

Si inizia con l’affermazione che, a causa di crisi e inflazione, i diamanti sono in crisi, come dimostrato dal calo di circa il 20% dai massimi di febbraio 2022.

Peccato che il dato non sia esatto.

Come sono cambiate le quotazioni

La tabella che segue indica la variazione percentuale assoluta, divisa per classi di peso, tra l’11 febbraio 2022 e il 16 giugno 2023.

Nella colonna “Best” è indicata la variazione per le pietre di migliore qualità (colore da D a E e purezza da IF a VS2) mentre nella colonna “Tot” è indicata la variazione media dell’intera classe (colore da D a M e purezza da IF a I3).

CtBestTot
0,30 – 0,39-5,84%-9,98%
0,40 – 0,49-0,76%-7,27%
0,50 – 0,69-11,16%-13,80%
0,70 – 0,89-2,93%-6,99%
0,90 – 0,99-8,15%-7,46%
1,00 – 1,49-8,06%-9,46%
1,50 – 1,99-8,00%-7,03%
2,00 – 2,99-6,69%-6,26%
3,00 – 3,990,91%0,83%
4,00 – 4,992,96%4,40%
5,00 – 5,991,79%3,90%
10,00 – 10,992,12%3,08%

Come si nota si passa dal dato negativo peggiore (-13.80% per le pietre da mezzo carato) a diversi valori positivi con un +4.40% per le pietre da 4 carati.

Se però confrontiamo i prezzi con inizio 2020, ultimo dato significativo, ante covid, inflazione, crisi e guerra, le cose cambiano.

CtBestTot
0,30 – 0,39-3,73%-11,20%
0,40 – 0,491,71%-8,83%
0,50 – 0,69-4,05%-11,91%
0,70 – 0,890,69%-7,43%
0,90 – 0,993,39%-3,87%
1,00 – 1,495,05%-5,54%
1,50 – 1,9910,63%10,73%
2,00 – 2,998,97%13,41%
3,00 – 3,9910,39%17,09%
4,00 – 4,998,31%16,38%
5,00 – 5,997,26%18,32%
10,00 – 10,997,67%14,58%

Anche se le pietre da 30 e 50 punti hanno perso l’11-12% non si può ignorare la nutrita serie di performance positive, anche rilevanti.

Interessante poi notare come le pietre più piccole, inferiori al carato e mezzo, ma della selezione “Best”, si siano comportate meglio rispetto alle “colleghe” della stessa classe ma di qualità inferiore, da sempre considerate più facili e competitive.

Come manipolare i dati…

L’articolo prosegue cercando di dare l’idea che i diamanti creati in laboratorio stiano soppiantando quelli naturali, citando improbabili statistiche secondo le quali, numericamente, la metà circa dei diamanti venduti sono artificiali…

È vero che i diamanti sintetici si stanno diffondendo molto, specialmente nelle carature piccole usate per la gioielleria di largo consumo o per la bigiotteria di lusso e posso affermare che, numericamente, rappresentano oltre il 99% del mercato.

Basta considerare la vendita di 1 carato di pietre sintetiche da 1 punto (0,01 ct. l’una quindi 100 pietre) e di una pietra naturale da 1 carato: il sintetico rappresenterà oltre il 99% del mercato (100 pietre sintetiche su 101 totali) oppure il 50% se guardo il peso…

…e come interpretarli correttamente

Gli studi seri però valutano le vendite in base al valore.

Le 100 pietre sintetiche valgono meno di 400 $ complessivi mentre la pietra naturale da un carato ne vale 22.000 e, questa volta, il naturale rappresenta oltre il 98% del mercato!

Un’altra fonte citata afferma che in un anno le pietre da 1 ct. di qualità superiore alla media sono calate di quasi il 21%, passando da 6.700$ a 5.300$.

I diamanti che un anno fa costavano 6.700 $ sono gli I/SI1, quindi il minimo della fascia commerciale, non certo delle eccellenze!

I diamanti superiori alla media sono i G/VVS2 che nello stesso periodo sono calati di circa l’11%, passando da 11.700$ a 10.400$.

Confrontando questi valori con quelli di inizio 2020 si scopre che la pietra mediocre” costava 6.200$ mentre quella veramente superiore alla media quotava 9.500$.

Questo vuol dire che la mediocrità ha perso quasi il 15% mentre la qualità ha guadagnato oltre il 9%.

Citare numeri è facile come lo è creare false idee di un mercato quando non lo si conosce a fondo.

La vera questione, che l’articolo sfiora e poi trascura, è la posizione di De Beers su questo mercato.

Il reale interesse di De Beers per i diamanti sintetici

Con l’apertura del sito Lightbox, De Beers ha iniziato a proporre diamanti sintetici non solo come bigiotteria di lusso ma anche per gli anelli di fidanzamento fino a 2 ct.

Gli operatori percepiscono il cambiamento di rotta come un vero tradimento poiché dopo aver sempre negato la validità di questi prodotti adesso si è accorto che la torta è golosa e cerca di marginare il più possibile.

Purtroppo anche se i diamanti sintetici costano meno non costano poco: spendere 3-4-5000$ per una pietra artificiale da 2 ct. (anche se l’omologo naturale costa 5 o 10 volte tanto) non mi sembra un grande affare visto che il costo di produzione è in costante calo (dallo scorso anno si è più che dimezzato) ma non lo è il prezzo, tralasciando poi che nessuno mai me lo ricomprerà.

De Beers sta conducendo una geniale campagna di marketing partita con la garanzia di prezzi inferiori a 1000 $ per una gioielleria “facile”, senza certificazioni di sorta, per approdare ad un mercato completamente privo di sostanza ma ricco di fascino.

Oggi De Beers propone sintetici da migliaia di dollari, sia nella qualità “standard” che “finest”, tutti rigorosamente certificati e venduti come rare meraviglie anziché per quello che sono realmente: prodotti industriali, replicabili all’infinito, fino a saturazione del mercato.

Il vero volto dei diamanti sintetici

È il trionfo dell’apparire sulla sostanza. Non affermerò mai che ci si può fidanzare solo con un diamante naturale ma non accetterò che se si sceglie un simbolo per celebrare un’occasione allora sia legittimo usare una replica artificiale per spendere meno magari spacciandola pure per autentica.

Compleanni, anniversari, lauree, nascite, fidanzamenti, matrimoni sono solo alcuni dei momenti di una vita che posso decidere di celebrare e sono ovviamente libero di celebrarli come meglio credo.

Tuttavia se attribuisco un valore ad un simbolo, che sia un fiore, un diamante, un panino o uno sgabello allora quel simbolo deve essere autentico, il migliore possibile in base alle mie scelte e possibilità, non certo una copia dozzinale.

De Beers si sta comportando come il coccodrillo della foto, si è appostato in mezzo al fango che lui stesso ha creato in attesa di ghermire la preda.

Purtroppo la preda siamo noi: attirati dal risparmio non ci accorgiamo che paghiamo un falso 10 o 20 volte il suo costo.

I diamanti sintetici sono un ottimo prodotto ma non a questi prezzi e, soprattutto, non sono dei sostituti dei diamanti naturali, non sono eticamente superiori e neppure ecologici.

Queste affermazioni sono solo luoghi comuni usati per intorbidire l’acqua e prendervi all’amo.

Alla prossima,

Paolo Genta